giovedì 2 novembre 2023

52 giorni a Natale

Mattinata sempre molto intensa quella del 2 novembre e non solo per la Commemorazione di tutti i defunti, ma anche per quello che ascolti nel silenzio della chiesa o del cimitero, o per gli incontri che ti capita di fare, per le parole che doni e per quelle che ricevi in dono.
 
Il 1 e il 2 novembre sono due giorni bellissimi per noi cristiani.
Stamattina ho ascoltato la bellissima omelia di don Dino che ci ha fatto gustare la gioia del Vangelo ricordandoci la comunione dei Santi, la comunione con i nostri fratelli e sorelle defunti, il nostro pregare con loro, l’amore che ci hanno donato e quello che possiamo donare noi nel tempo di questa vita, un amore che resta per l’eternità, anche quando sarà svanito il ricordo di noi su questa terra.
 
In Paradiso io ci sto andando così: ascoltando tutto contento chi mi parla del Paradiso!
 
Il giorno di tutti i Santi noi preti raccomandiamo alla gente di partecipare alla Messa del 2 novembre e di far visita ai propri cari al cimitero, o almeno di volgere loro un pensiero d’affetto e di gratitudine durante la giornata. Lo raccomandiamo perché sappiamo che ne abbiamo bisogno: abbiamo bisogno di guardare il cielo, la Gerusalemme celeste! Abbiamo bisogno di ricordare l’amore che abbiamo ricevuto da Dio, dai Santi, dai nostri cari defunti per essere trasfigurati da quell’amore e portare Paradiso in ogni luogo che abitiamo!
 
Alle 11.00 anch’io ho celebrato la Messa e, ascoltando le letture del terzo formulario, ho pensato intensamente a Gerusalemme, al pianto di Gesù alla vista della città (Lc 19, 41) e alle sue parole, pronunciate qualche tempo prima del Suo ingresso: «Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Lc 13, 34).
 
La seconda lettura ci fa vedere la Gerusalemme nuova, la città santa, «la tenda di Dio con gli uomini» (Apocalisse 21, 3), e allora mi sono immaginato il Paradiso così: un luogo in cui finalmente tutti saremo pulcini che si lasciano raccogliere sotto le ali della chioccia. I pulcini non fanno paura: anche i bambini tranquillamente li prendono nelle loro mani. Il loro becco non è ancora una minaccia, le loro zampe non possono ancora ferire. Sarebbe bellissimo se tutti volessimo essere pulcini…
 
«… e voi non avete voluto!» (Lc 13, 34).
La santità sta tutta qui: accettare già nel tempo di questa vita di essere pulcini che tutto ricevono da Dio e che vedono nell’altro un loro simile, figlio dello stesso Dio, ugualmente indifeso e ugualmente bisognoso di tutto. Essere pulcini, essere agnelli non significa arrendersi alla prepotenza, non significa rassegnarsi al male, non significa assumere uno stile passivo. Essere pulcini significa vivere la vita di Cristo Gesù, vivere la vita delle beatitudini, confidare in Dio e scegliere con mitezza e amore di rispondere al male con il bene!

Quando mancano cinquantadue giorni a Natale, chiedo a Dio la grazia di essere un pulcino sotto le Sue ali!

1 commento: