domenica 4 maggio 2025

Buona Vita con Gesù!

 

Omelia per le Prime comunioni 2025 – Primo turno

Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 21, 1-19),

c’è uno che RICONOSCE Gesù: quel discepolo che Gesù amava;
c’è uno che si GETTA in mare come la rete: Simon Pietro;
c’è una parola che rende pieni di vita: «È il Signore!»;
c’è un invito di Gesù: «Venite a mangiare».
 
Ieri sera, guardando le persone che venivano a Messa, mi sono meravigliato vedendo Luigino, un Nonno di un’ottantina d’anni, SALTARE AGILMENTE giù dalla sua macchina appena parcheggiata, PER VENIRE A MESSA.
Forse anche i discepoli si saranno meravigliati per il TUFFO di Simon Pietro!
Forse si sarà meravigliato anche Gesù!
 
Simon Pietro VIENE PRESO da una vivacità incontrollabile e inarrestabile, quella vivacità tipica dei ragazzi che si entusiasmano e sembra che non possano mai stare fermi. Una vivacità che, col passare degli anni, sembra riaccendersi solo in alcuni momenti particolarmente felici, ma quando sentiamo che si riaccende, vorremmo che quei momenti non finissero mai!
 
È la vivacità di chi AMA e si mette a SERVIRE.
È la vivacità di chi SEGUE e SERVE la Vita!
È la vivacità di chi si accorge che la Vita si può seguire anche «quando sarai vecchio… e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21, 18).
 
Siamo qui OGGI per NUTRIRCI di Cristo!
Siamo qui OGGI perché Lui ci ha invitato: «Venite a mangiare» (Gv 21, 12).
E OGGI con noi ci sono, per la prima volta, i nostri amici della Prima Comunione.
In questi anni ci hanno sicuramente GUARDATO mentre facevamo la Comunione e poi ci hanno guardato VIVERE di quella Comunione con Gesù, ci hanno visti SERVIRE e anche SERVIRLI.
 
Così, OGGI, accostandosi all’altare del Signore per la prima volta, sanno bene che quella Comunione che riceviamo ci fa TUFFARE come Simon Pietro nella Vita per dire a tutti il nostro AMORE, mettendoci a SERVIRE CON GIOIA!
 
Buona Vita con Gesù, piccoli amici miei!
OGGI prego perché scopriate, giorno dopo giorno, com’è bella l’AMICIZIA, l’amicizia di Gesù, ma anche l’amicizia dei vostri genitori, nonni, parenti, amici, l’amicizia di chi vi vuole bene e vuole il vostro bene, prendendosi cura di voi sempre e indicandovi la via del bene, che è UNICA ed è la VIA di Gesù, la via del dono di sé per amore degli altri, la via di chi, per servire voi, piccoli amici miei, ogni giorno dimentica se stesso.
 
GUARDATE chi vi cucina, GUARDATE chi vi veste, GUARDATE chi si siede a mangiare con voi, GUARDATE chi vi accompagna, GUARDATE chi vi incoraggia, GUARDATE chi vi corregge, GUARDATE chi vi insegna il bene,… GUARDATE chi vi dà fiducia, GUARDATE chi vi vuole bene e vi viene a cercare quando c’è da giocare e fare festa, ma anche quando siete un po’ tristi o quando bisogna fare i compiti,…

GUARDATE E RINGRAZIATE!

È questa l’amicizia, è questa la Comunione, è questo l’Amore!
È questa la Vita!
 
Buona Vita con Gesù, piccoli amici miei!

mercoledì 23 aprile 2025

E allora, vi mostro la via più sublime

 
Foto prese da www.ancoraonline.it

INTRODUZIONE

“L’amore è l’unica strada” – Questo titolo l’abbiamo deciso insieme Francesco e io mentre, completata la realizzazione di alcune stanze, ci dicevamo che sarebbe stato bello condividere con tutta la comunità qualche pensiero, qualche emozione, qualche cosa di bello,… e cercando un titolo abbiamo scelto: “L’amore è l’unica strada!”. Siamo entrati nel triduo pasquale pieni della luce emanata da un versetto dell’Evangelista Giovanni: «Gesù… avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13, 1). E abbiamo vissuto il triduo pasquale percorrendo con Gesù la Via dell’amore, la via della Passione, Morte, Risurrezione! La VIA di Gesù è una via da cui non vorrei mai staccarmi, una via che non vorrei mai perdere, la via della vita è una via di amore fino alla fine! Quando sono su questa via, mi sento amato e portato, e così, a mia volta, amo e porto, e il cammino lo sento leggero, leggero come la musica, di questi amici della Picenorchestra, leggero come la danza, di queste amiche della Scuola di Danza “Danza è…”, leggero come la Risurrezione raffigurata nel quadro di Francesco che troviamo sull’altare, leggero come il nostro Papa Francesco che nel tempo della sua missione ha testimoniato la gioia del Vangelo, la gioia dell’Amore, offrendoci il suo esempio perché facessimo anche noi con lui e con Cristo altri passi sulla strada dell’amore, passi che non avevamo ancora mai fatto e, a volte, nemmeno pensato!

Il tempo che vivremo qui in chiesa e poi nelle sale è un tempo di preghiera, un tempo di grazia, contemplando l’amore, un tempo di memoria e ricordo dei santi e di tutti i buoni testimoni che abbiamo incontrato nel tempo della nostra vita. Ricordiamo in modo particolare il Papa, che oggi è andato in Paradiso, e tutte le persone che ogni giorno con la loro vita buona ci incoraggiano a cercare il bene e a vivere facendo il bene! Buona preghiera, buon ascolto e buona visione!
 
 
RIFLESSIONE

C’è un brano nella prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, un brano in cui l’apostolo parla di una via più sublime (1Cor 12, 31), una via accessibile a tutti e non solo a chi ha dei doni o dei carismi o dei poteri particolari, una via desiderabile perché corrisponde pienamente alla nostra identità e vocazione, ma non sempre desiderata perché non corrisponde alla mia ambizione, alle attese del mondo, alla mia vanità e vanagloria! Ho visto e vedo camminare su questa via più sublime tutte le persone significative per la mia vita. Ho visto che le persone sono diventate significative nella mia vita, proprio perché camminavano su questa via più sublime. Ci camminavano come ci cammino io, con le loro fragilità e difetti, con i loro errori e peccati, ma non si stancavano di tornare sulla via più sublime, quando si accorgevano di essersi distratti o di esserne usciti. Questo mi ha reso curioso, mi ha messo in cerca della via più sublime, ha fissato la mia attenzione, la mia ricerca, ha reso la mia ricerca sicura, nel senso che mi dicevo e mi dico ancora: «come l’hanno trovata loro, la troverò anch’io!».

 
Ascoltiamo allora il nostro amico Paolo:
«Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità,…»

LETTURA DEL TESTO DALLA BIBBIA (1Cor 12, 31 - 13, 13)

 

«Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità…

… non sarei nulla
… a nulla mi servirebbe»

Penso sempre che San Paolo, prima di essere San Paolo, era Saulo e poi Paolo, e che tutte quelle esperienze che elenca, le ha cercate e vissute, arrivando a un certo punto a ritrovarsi a terra, cieco. E s’è sentito un nulla. E in quel momento ha accolto Gesù, la VIA!

 
Forse si tratta di un’esperienza che abbiamo già fatto anche noi, forse è un’esperienza che dobbiamo ancora fare. Ma sicuramente è qualcosa che quando ci capita ci manda in crisi: sembra che tutto ciò che prima aveva valore, ora non conti più nulla, che tutto ciò per cui fino a un momento prima vivevamo, ora non ci dia più nessuna motivazione per continuare.
Siamo caduti, siamo ciechi….
 
«E allora, vi mostro la via più sublime»
La via la si può indicare solo a qualcuno che ha perso la strada o non la conosce proprio. Per Paolo c’è stato Anania. Per noi, oggi, Paolo!
Da buon amico, che ci è passato prima di noi, Paolo ci prende per mano e ci guida come i suoi compagni di viaggio avevano guidato lui fino a Damasco, quando egli era cieco e da solo non avrebbe potuto proseguire il cammino.
La carità, l’amore.
Ecco la via più sublime! Ecco la via migliore di tutte!
 
«La carità è magnanima, benevola è la carità…»
Ecco cosa ho visto. Ecco cosa mi è piaciuto nella Chiesa, nella comunità cristiana. Ecco cosa mi è rimasto impresso e non si cancella mai. Ecco cosa andavo cercando e cosa ho continuato a cercare. Ecco perché sono nato: nato per amore, nato per amare! E amare per sempre: «La carità non avrà mai fine»
 
Qualche giorno fa, una bambina entra in chiesa con sua Nonna. La osservo mentre dice qualcosa e sente l’eco della sua voce: non la smette più di parlare. Ricordo don Domenico che, nel Duomo di Ripatransone, mi raccontava questa stessa cosa e diceva che era normale: i bambini piccoli in chiesa sentono la loro voce che ritorna nell’eco e continuano a parlare, perché si meravigliano. Questo effetto per noi facilmente spiegabile è per loro tanto misterioso.
Ora che ci penso, per me la chiesa è rimasto il luogo dove quando parlo qualcuno mi risponde e io allora continuo a dialogare. Anche per me, all’inizio, sarà stato semplicemente l’eco della mia voce, poi è stato un dialogo con le immagini o con i corpi dei santi: mia Madre mi racconta che da piccolo, nella chiesa della Marina, mi rivolgevo a Santa Urbichetta, ben visibile in una teca sotto uno degli altari laterali, e le raccomandavo: «Copriti, ché così senti freddo!».
A un certo punto, però, ho scoperto che oltre a quell’eco, oltre a quelle mie parole di bambino, davvero c’è un dialogo con Qualcuno che mi ascolta e mi parla. E mi parla parole d’amore, di benevola misericordia, di tenerezza!
La chiesa di Cristo Re mi invita, ci invita tutti, a rimanere in dialogo con Dio, coi Santi, col mio prossimo, col popolo di Dio di cui faccio parte, con ogni uomo!
 
I murales della scuola sono in continuità con quanto vedete qui in Chiesa: don Bosco, la Madonna col Bambino, S. Francesco, Madre Teresa, Cristo Re e San Giorgio sono tutti soggetti che sono stati “ripresi” da questa nostra chiesa parrocchiale, a sottolineare il legame tra l’Eucaristia che celebriamo e tutte le attività di catechesi, oratorio, laboratorio, incontro, festa, gioco, vita,…
L’unico soggetto “nuovo” che troviamo è il Beato Carlo Acutis, che presto sarà canonizzato, testimone adolescente dell’amicizia con Gesù e della vita buona del Vangelo!
 
Sono tutte persone vive!
Persone che ci accompagnano e ci incoraggiano. Persone che ci ispirano a percorrere la via dell’amore, l’unica strada della vita! La via di Gesù!
 
In questi giorni mi è capitato di leggere in un libro di Luigi Santucci un bel dialogo tra Cristo, la Vita e la Morte. Lo scrittore immagina questo dialogo nel sepolcro. Cristo dice: «Sì, il miracolo è solo questo. Chiunque ami gli altri come io li ho amati, dopo morto tornerà vivo» (Luigi Santucci, Una vita di Cristo, San Paolo).
 
E proprio lo vediamo vivo nel quadro realizzato da Francesco e qui esposto. Lo vediamo vivo, mentre ci viene incontro come nel Vangelo che abbiamo ascoltato nella messa di oggi: «Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Francesco nel presentare l’opera per una mostra ha scritto: «Il Cristo, dipinto nell’opera, è un Cristo Risorto, Gesù che viene verso di te con le braccia aperte, un abbraccio per dirti: “Tranquillo, non aver paura: io sono qui”».
 
Concludo con una parola di San Luigi Orione che vi invito a tenere sullo sfondo oggi e, se possibile, ogni giorno: penso che con queste parole lui abbia voluto trasmettere ai suoi il segreto della vita.
«Com’è bello e santo vivere fraternamente così; di questa fede, di questa vita, di questo amore: amarci così, come si ama in Paradiso!
Era questa la fede e l'amore dei Santi» (San Luigi Orione).
 
Se ricordiamo con devozione i Santi e se ricordiamo con affetto, amicizia e commozione Papa Francesco, e tante persone come i nostri Nonni o i nostri amici che già sono in Paradiso, è perché accanto a loro abbiamo vissuto un anticipo di Paradiso!
 
Cerchiamo dunque la vita, cerchiamola nell’unico luogo in cui possiamo trovarla: nell’amare Dio e il prossimo! 
L’amore è l’unica strada!

[In occasione dell'inaugurazione dei murales realizzati nelle stanze dell'oratorio della Parrocchia Cristo Re, 21 aprile 2025]

mercoledì 9 aprile 2025

Rischi evangelici


Se non corro il rischio della povertà,
non troverò la vera ricchezza.

Se non corro il rischio dell'obbedienza,

non vedrò il tesoro che non mi aspetto.

Se non corro il rischio della castità,

non vedrò compiersi la Promessa.

Se non corro il rischio dell'umiltà,

non conoscerò la vera grandezza.

Se non corro il rischio della mitezza,

non troverò ristoro per la mia vita.

Se non corro il rischio della precarietà,

non saprò cos'è la Provvidenza.

Se non corro il rischio del Vangelo,

non incontro e non gusto il Paradiso!

sabato 5 aprile 2025

Vi ho dato l’esempio

 

«Intendete voi quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate il maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque ho lavato a voi i piedi io, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Io vi ho dato l’esempio, affinché facciate anche voi come ho fatto io».
 
Vi ho dato l’esempio. Se dovessi scegliermi una reliquia della passione, raccoglierei tra i flagelli e le lance quel tondo catino di acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente sotto il braccio, guardare solo i talloni della gente; e a ogni piede cingermi l’asciugatoio, curvarmi giù, non alzare mai gli occhi oltre i polpacci, così da non distinguere gli amici dai nemici. Lavare i piedi all’ateo, al cocainomane, al mercante d’armi, all’assassino del ragazzo nel canneto, allo sfruttatore della prostituta nel vicolo, al suicida, in silenzio: finché abbiano capito.
A me non è dato poi di alzarmi per trasformare me stesso in pane e in vino, per sudare sangue, per sfidare le spine e i chiodi. La mia passione, la mia imitazione di Gesù morituro possono fermarsi a questo.
 
(Luigi Santucci, Una vita di Cristo, ed. San Paolo, pp. 192-193,)

giovedì 27 marzo 2025

È come quando…

Pietro Annigoni, Giuseppe falegname con Gesù Bambino, Basilica di San Lorenzo, Firenze, particolare

I talenti della parabola (Mt 25, 14-30) non sono qualcosa di essenziale per vivere: altrimenti il servo che sotterra il suo talento, non potrebbe sotterrarlo, ma sarebbe costretto a impiegarlo per vivere.
I talenti della parabola non sono cose che i servi ambiscono di possedere, altrimenti il servo che sotterra il suo talento non penserebbe mai di sotterrarlo, ma andrebbe subito a impiegarlo.
I talenti della parabola non sono cose di fronte alle quali i servi dicevano: «Magari potessi avere anche un solo talento!», altrimenti il servo, ricevendolo finalmente dal padrone, farebbe salti di gioia e non andrebbe a fare una buca nel terreno per nasconderlo (v. 18).
 

Ma anche gli altri servi, che al momento del ritorno del padrone sono così liberi di rimettere nelle sue mani tutto quello che avevano guadagnato, mi fanno pensare che si tratta di cose che essi non ritengono un possesso personale e irrinunciabile.

Nella parabola non si nota tristezza nel restituire al padrone.
È come se di quei talenti ciascuno continuasse a pensare di poterne fare a meno.
È come quando la gente mi cerca e mi chiede un aiuto e io lo faccio, cosciente che avrebbe potuto farlo chiunque, senza bisogno di un talento particolare. E anche un «Grazie!» mi sembra di troppo.
 
E se quei talenti fossero quei doni che ricevo da Dio, dal prossimo, dalla mia storia personale, dalla società, dalle esperienze,... ma che non sento come miei e forse non riesco nemmeno a capire a cosa potrebbero servirmi? Perché sono convinto che per le cose che desidero fare o che mi trovo a fare, avrei bisogno del talento che ha X o Y o Z ma che sento di non avere io...
Eppure in questo presente e in questa situazione mi ci trovo io e non X, Y, Z!
 
Forse è in questo presente e in questa situazione che devo stare con i talenti che ho, o che mi sono stati dati, e andare a impiegarli là dove il presente mi fa capire che servono o dove mi vengono richiesti, senza passare il tempo ad aspettare che arrivino i talenti "giusti" per quello che devo fare o per quello che voglio fare.
 
Proprio stasera mi sono accorto che la felicità la incontro mettendo tutto al servizio e non aspettando i talenti "giusti" per essere felice!

martedì 25 marzo 2025

La cosa più bella

 

Gli educatori dell'ACR in Avvento e in Quaresima propongono sempre un altare "parlante" che, di settimana in settimana, si arricchisce di segni e domande.

Quest'anno c'è un grande specchio intitolato "Rifiorire da Te" e chi si ferma è invitato a "guardarsi dentro" a partire dallo sguardo misericordioso di Dio.
 
Questa settimana sullo specchio è apparsa una domanda: "Qual è una cosa bella che Dio ha messo in me?".
 
Una bambina oggi pomeriggio s'è fermata un po' di tempo in chiesa con il suo babbo e i suoi nonni.
A un certo punto ha chiesto: "Che cosa c'è scritto sullo specchio?".
E il babbo glielo ha letto: "Qual è una cosa bella che Dio ha messo in te?".
Lei ci ha pensato un attimo e poi tutta contenta: "L'amore! L'amore è la cosa più bella!".

venerdì 21 marzo 2025

Il Vangelo, il gatto e io…

Qualche giorno fa, ho creato nella mia camera un piccolo spazio per la lettura del Vangelo: c’è una lampada, il Messale quotidiano con le letture del giorno, un piccolo quaderno e una penna. Questo angolo della preghiera sta vicino al comò e fin dal primo giorno ho notato che la vicinanza del comò agevolava le ispezioni del gatto Tom, che vedeva lo spostamento di piccoli mobili nella stanza ma non capiva che cosa stavo preparando. Poi ha iniziato a vedere che mi fermavo davanti al mobiletto per qualche minuto ogni mattina e ha deciso di mettersi anche lui accanto a me a guardare dove guardavo io.

Così adesso ogni mattina siamo in due davanti al Vangelo del giorno…

La cosa mi ha fatto sorridere, ma poi mi sono venute in mente le parole del Papa allo stadio di San Siro: «I bambini ci guardano. […] I bambini conoscono le nostre gioie, le nostre tristezze e preoccupazioni. Riescono a captare tutto, si accorgono di tutto e, dato che sono molto, molto intuitivi, ricavano le loro conclusioni e i loro insegnamenti. Sanno quando facciamo loro delle trappole e quando no. Lo sanno. Sono furbissimi. Perciò, una delle prime cose che vi direi è: abbiate cura di loro, abbiate cura del loro cuore, della loro gioia, della loro speranza. Gli “occhietti” dei vostri figli via via memorizzano e leggono con il cuore come la fede è una delle migliori eredità che avete ricevuto dai vostri genitori e dai vostri avi. Se ne accorgono. E se voi date la fede e la vivete bene, c’è la trasmissione» (Milano, 25/03/2017).

E mi sono detto: un bambino che vede i suoi genitori ogni mattina fermarsi in preghiera sempre nello stesso luogo della casa, magari davanti al Crocifisso o davanti a una icona, un bambino che vede i suoi genitori fermarsi a leggere il Vangelo ogni mattina, non maturerà una curiosità verso questa bella abitudine dei suoi genitori?

Il gatto, curioso, in mia assenza s’è buttato sul Messale quotidiano, probabilmente attirato dai laccetti che fanno da segnalibro, e ci è entrato proprio dentro: la sera ho ritrovato la pagina graffiata e un po’ stropicciata, chiara prova della sua incursione. Non ha mai considerato quel libro, non ci ha mai fatto caso, finché non mi ha visto lì davanti due o tre volte al giorno.


Non accadrà lo stesso anche al bambino?

Non sarà curioso di capire cosa ci trovano i suoi genitori in quel Vangelo mattutino?
Non si metterà anche lui a pregare con loro? 

I bambini ci guardano!