Omelia per le Prime comunioni
2025 – Primo turno
Nel
Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 21, 1-19),
GUARDATE
E RINGRAZIATE!
Omelia per le Prime comunioni
2025 – Primo turno
Nel
Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 21, 1-19),
GUARDATE
E RINGRAZIATE!
INTRODUZIONE
“L’amore
è l’unica strada” – Questo titolo
l’abbiamo deciso insieme Francesco e io mentre, completata la realizzazione di
alcune stanze, ci dicevamo che sarebbe stato bello condividere con tutta la
comunità qualche pensiero, qualche emozione, qualche cosa di bello,… e cercando
un titolo abbiamo scelto: “L’amore è l’unica strada!”. Siamo entrati nel triduo
pasquale pieni della luce emanata da un versetto dell’Evangelista Giovanni: «Gesù… avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò
fino alla fine» (Gv
13, 1). E abbiamo vissuto il triduo pasquale percorrendo con Gesù la Via
dell’amore, la via della Passione, Morte, Risurrezione! La VIA di Gesù è una
via da cui non vorrei mai staccarmi, una via che non vorrei mai perdere, la via
della vita è una via di amore fino alla fine! Quando sono su questa via, mi
sento amato e portato, e così, a mia volta, amo e porto, e il cammino lo sento
leggero, leggero come la musica, di questi amici della Picenorchestra, leggero
come la danza, di queste amiche della Scuola di Danza “Danza è…”, leggero come
la Risurrezione raffigurata nel quadro di Francesco che troviamo sull’altare,
leggero come il nostro Papa Francesco
che nel tempo della sua missione ha testimoniato la gioia del Vangelo, la gioia
dell’Amore, offrendoci il suo esempio perché facessimo anche noi con lui e con
Cristo altri passi sulla strada dell’amore, passi che non avevamo ancora mai
fatto e, a volte, nemmeno pensato!
C’è un brano nella prima Lettera di San
Paolo Apostolo ai Corinzi, un brano in cui l’apostolo parla di una via più
sublime (1Cor 12, 31), una via accessibile a tutti e non solo a chi ha dei doni
o dei carismi o dei poteri particolari, una via desiderabile perché corrisponde
pienamente alla nostra identità e vocazione, ma non sempre desiderata perché
non corrisponde alla mia ambizione, alle attese del mondo, alla mia vanità e
vanagloria! Ho visto e vedo camminare su questa via più sublime tutte le
persone significative per la mia vita. Ho visto che le persone sono diventate
significative nella mia vita, proprio perché camminavano su questa via più
sublime. Ci camminavano come ci cammino io, con le loro fragilità e difetti,
con i loro errori e peccati, ma non si stancavano di tornare sulla via più
sublime, quando si accorgevano di essersi distratti o di esserne usciti. Questo
mi ha reso curioso, mi ha messo in cerca della via più sublime, ha fissato la
mia attenzione, la mia ricerca, ha reso la mia ricerca sicura, nel senso che mi
dicevo e mi dico ancora: «come
l’hanno trovata loro, la troverò anch’io!».
LETTURA
DEL TESTO DALLA BIBBIA (1Cor 12, 31 - 13, 13)
«Se parlassi
le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità…
Penso sempre che San
Paolo, prima di essere San Paolo, era Saulo e poi Paolo, e che tutte quelle
esperienze che elenca, le ha cercate e vissute, arrivando a un certo punto a
ritrovarsi a terra, cieco. E s’è sentito un nulla. E in quel momento ha accolto
Gesù, la VIA!
Se
non corro il rischio dell'obbedienza,
Se
non corro il rischio della castità,
Se
non corro il rischio dell'umiltà,
Se
non corro il rischio della mitezza,
Se
non corro il rischio della precarietà,
Se
non corro il rischio del Vangelo,
Ma
anche gli altri servi, che al momento del ritorno del padrone sono così liberi
di rimettere nelle sue mani tutto quello che avevano guadagnato, mi fanno
pensare che si tratta di cose che essi non ritengono un possesso personale e
irrinunciabile.
Gli
educatori dell'ACR in Avvento e in Quaresima propongono sempre un altare
"parlante" che, di settimana in settimana, si arricchisce di segni e
domande.
Qualche giorno fa, ho creato nella mia camera un piccolo spazio per la lettura del Vangelo: c’è una lampada, il Messale quotidiano con le letture del giorno, un piccolo quaderno e una penna. Questo angolo della preghiera sta vicino al comò e fin dal primo giorno ho notato che la vicinanza del comò agevolava le ispezioni del gatto Tom, che vedeva lo spostamento di piccoli mobili nella stanza ma non capiva che cosa stavo preparando. Poi ha iniziato a vedere che mi fermavo davanti al mobiletto per qualche minuto ogni mattina e ha deciso di mettersi anche lui accanto a me a guardare dove guardavo io.
La
cosa mi ha fatto sorridere, ma poi mi sono venute in mente le parole del Papa allo
stadio di San Siro: «I bambini ci
guardano. […] I bambini conoscono le nostre gioie, le nostre tristezze e
preoccupazioni. Riescono a captare tutto, si accorgono di tutto e, dato che
sono molto, molto intuitivi, ricavano le loro conclusioni e i loro
insegnamenti. Sanno quando facciamo loro delle trappole e quando no. Lo sanno.
Sono furbissimi. Perciò, una delle prime cose che vi direi è: abbiate cura di
loro, abbiate cura del loro cuore, della loro gioia, della loro speranza. Gli “occhietti” dei vostri figli via via
memorizzano e leggono con il cuore come la fede è una delle migliori eredità
che avete ricevuto dai vostri genitori e dai vostri avi. Se ne accorgono. E se
voi date la fede e la vivete bene, c’è la trasmissione» (Milano,
25/03/2017).
E mi sono detto: un bambino che vede i suoi genitori ogni mattina fermarsi in preghiera sempre nello stesso luogo della casa, magari davanti al Crocifisso o davanti a una icona, un bambino che vede i suoi genitori fermarsi a leggere il Vangelo ogni mattina, non maturerà una curiosità verso questa bella abitudine dei suoi genitori?
Il gatto, curioso, in mia assenza s’è buttato sul Messale quotidiano, probabilmente attirato dai laccetti che fanno da segnalibro, e ci è entrato proprio dentro: la sera ho ritrovato la pagina graffiata e un po’ stropicciata, chiara prova della sua incursione. Non ha mai considerato quel libro, non ci ha mai fatto caso, finché non mi ha visto lì davanti due o tre volte al giorno.