venerdì 10 maggio 2024

Il bene e il bello: l'arte come testimonianza di vita piena!


Inventare un ritiro per i ragazzi dell’acr è sempre un’esperienza entusiasmante perché ti mette in ricerca e l’ideazione diventa un’avventura. Così, quando il gruppo catechisti s’è messo all’opera, subito sono arrivate proposte, idee, testimonianze, … che avrebbero messo in gioco i ragazzi rendendoli protagonisti.

E il ritiro, cominciato sabato pomeriggio (13 aprile), effettivamente è stato avventuroso: una meravigliosa scoperta è stata l’incontro con le suore Teresiane che ci hanno accolto con gioia e ci hanno fatto sentire a casa, custodendoci come buone sorelle maggiori; un altro incontro sorprendente è stato quello con Giuseppe e i suoi fratelli, conosciuti attraverso l’ascolto di un brano tratto dal libro della Genesi e poi con la visione di alcuni spezzoni del film “Giuseppe, il re dei sogni”. I ragazzi, coinvolti in diverse attività dopo ogni spezzone, hanno scoperto forti somiglianze tra la vita di Giuseppe e le loro giovani vite: sogni, affetti, paure, fatiche, incomprensioni, desideri, gioie, tristezze, fraternità, solitudine, sincerità, falsità, …

Nella serata del sabato abbiamo anche giocato insieme, grazie alle educatrici più giovani che hanno coinvolto tutti in giochi serali molto divertenti e in simpatiche “missioni segrete” da svolgere durante i pasti e i tempi di svago!

La Domenica mattina, dopo una magnifica colazione preparata dalle suore, i ragazzi hanno incontrato un giovane artista di Ripatransone: Mario Vespasiani. L’incontro è nato pensando ai sogni di Giuseppe: mentre con gli educatori si progettava il ritiro, sono uscite diverse proposte su una persona che avremmo potuto far incontrare ai ragazzi. Alla fine abbiamo scelto di chiedere a un artista di raccontarci il suo sogno, la sua vocazione.

Perché un artista?

Perché l’artista non è soltanto uno che ha riconosciuto di possedere un talento o una abilità. L’artista è uno che s’è messo in cammino, uno che ha scelto di percorrere una via diversa dalle altre, una strada che, agli occhi di tanti, può apparire inutile e infruttuosa. In una prospettiva economica, scegliere di dedicarsi a tempo pieno all’arte è una scelta che espone l’artista al grande rischio di una continua precarietà. Scegliere di dipendere da un’ispirazione mette in una condizione di continua incertezza. Si tratta di quell’incertezza che, in fondo, è propria dell’uomo, ma che l’uomo cerca in tutti i modi di esorcizzare riuscendo perfino a convincersi di bastare a se stesso e di poter provvedere a tutte le proprie necessità contando solo sulle sue capacità e sui suoi beni.

Volevamo che i ragazzi potessero confrontarsi con uno che non ha scelto la sua strada perché quella strada gli dava immediate garanzie di successo o di stabilità, ma ha seguito la sua vocazione aprendosi a qualcosa di bello, ma di non calcolabile all’inizio del percorso.

La storia di Giuseppe è la storia di ciascuno di noi e quindi avremmo potuto incontrare una persona qualsiasi e magari arrivare alle stesse conclusioni, ma ci sono persone nella cui scelta di vita, si rintraccia più facilmente la vocazione come qualcosa che supera la semplice idea di stabilità e sistemazione: penso ai religiosi, ai missionari, ai poveri, agli ammalati, ai volontari, penso a chiunque svolga la sua professione sempre come servizio e non come occasione di profitto, penso ai poeti e agli artisti, che attraverso l’arte ci mettono di fronte l’ordinario che è sempre sotto i nostri occhi, ma ce lo indicano condividendo con tutti la bellezza che, probabilmente, hanno colto solo loro. E tu leggi un verso o guardi un colore e ti dici: «Non ci avevo mai pensato!», oppure: «Non avevo mai notato quella sfumatura nel cielo, o il verde di quel filo d’erba!».

Mario ci ha accolto nel suo studio sul corso di Ripatransone e ci ha fatto sedere immergendoci fin da subito in un’atmosfera caratterizzata dalla bellezza: una musica di sottofondo e i colori delle sue opere appese alle pareti rendono lo studio un’oasi di pace, un luogo di ristoro per il pellegrino. E i ragazzi hanno ascoltato con grande attenzione la sua storia, ciò che lo ispira, ciò che lo muove a dipingere, ciò che attira la sua attenzione nel mondo in cui viviamo. Mario ci ha raccontato la sua vocazione di artista: cercare il bello che Dio mette nel creato e nella vita ed esprimerlo in modo da offrirlo allo sguardo dell’uomo. E ha invitato i ragazzi a guardare le opere esposte cercando di leggervi non solo quello che l’artista ha voluto esprimere, ma anche quello che l’opera stessa sta comunicando a chi si ferma e ci entra in dialogo. Da qui l’invito a cercare sempre il bello, il buono, il giusto perché ci sentiamo ristorati e restaurati dalla bellezza e dalla bontà che incontriamo sulla nostra via.

Alcune frasi di Mario sono state un po’ sconvolgenti, se rapportate al sentire comune: «Non inizio un’opera perché la so fare, ma proprio perché non la so fare»; «Non dipingo un quadro perché debba piacere a tutti»; «Siamo tutti chiamati a fiorire come i fiori del campo: essi sono belli così come sono e non perché qualcuno li guarda e ne ammira la bellezza»; «Non dobbiamo permettere al mondo di spegnere quella bellezza che Dio ha messo in ciascuno di noi»; «Noi qui ora siamo il mondo e siamo coscienti che la fraternità è bella, che la pace ci fa stare bene, che la gentilezza ci rasserena, che il rispetto dell’altro e della sua diversità ci permette di essere in armonia tra noi, che siamo tra fratelli e sorelle e non abbiamo nulla da temere; cosa ci può impedire di vivere così anche fuori da questa stanza, da questo luogo?»; «La mia vita è diventata completa quando ho avuto la fortuna di conoscere Mara, la mia musa, e affrontare insieme questo cammino tra vita e arte, che, insieme alle ispirazioni e alle opere, ha anche generato Venise Maria, nostra figlia. Ringrazio Dio per il tempo che ci dona di trascorrere insieme! Non è tempo sottratto all’arte quello che trascorro con mia moglie e mia figlia! È tempo di grazia, tempo d’amore, tempo di bellezza e incontro con Dio in questi frammenti quotidiani e ordinari che brillano della Sua luce! È tempo da riconoscere sempre come un dono prezioso, anche quando è vissuto al di fuori dei propri programmi e previsioni: anche nelle situazioni impreviste e inaspettate Dio pone i suoi doni, la Sua luce!».

Mentre ascolto Mario, ricordo la vita di Giuseppe, la sua fiducia in Dio, conosciuto nei racconti di Giacobbe, la fiducia nei suoi genitori e nei suoi fratelli, che mai avrebbero dovuto invidiarlo, pensare di ucciderlo, venderlo,… Ricordo quel Giuseppe che più viene gettato in basso e più viene raggiunto da Dio, dal Suo amore, dalla Sua provvidenza e, così, diventa benedizione per l’Egitto, ma anche per i suoi fratelli. Ricordo quel Giuseppe che, profondamente grato per la misericordia che ha ricevuto da Dio, impara a perdonare i suoi fratelli e offre egli stesso misericordia.

Usciamo dallo studio con tanta bellezza negli occhi e nel cuore, bellezza che si traduce in gratitudine a Mario per il tempo che ci ha dedicato, per quello che ci ha comunicato e per l’incoraggiamento che ha dato a ciascuno di noi a essere coscienti della bellezza che siamo e a offrire quella bellezza seguendo Gesù, il bel pastore!

La due giorni a Ripatransone s’è conclusa con la celebrazione dell’Eucaristia nella Chiesa di San Pastore: le preghiere dei fedeli, composte dai ragazzi, sono state espressione della gioia della fraternità vissuta e della bellezza di vivere in compagnia di Gesù, guardando il mondo e il prossimo coi Suoi occhi!


Poi, naturalmente, c’è stato un bel pranzo di festa e abbiamo fatto volare gli aquiloni costruiti dai ragazzi scrivendo sulle “code” i loro sogni!

martedì 30 aprile 2024

"Io sono la vite, voi i tralci" (Gv 15, 5)


Brano su cui pregare: Gv 15, 1-8

Grazia da chiedere

Chiedi al Signore la grazia di riconoscere che sei tralcio della «vite vera» e di gioire dell’opera provvidenziale di Dio in te e nel tuo prossimo!


INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

Leggi il testo contemplando l’opera provvidenziale della vite vera e dell’agricoltore (v. 1). Se tu sei il tralcio, qui si sta parlando di tutta la tua vita, di tutta la tua esistenza. C’è qualcuno che ti comunica la linfa vitale; c’è qualcuno che ti custodisce e si prende cura di te perché tu porti più frutto.

Leggi il testo contemplando quello che viene chiesto ai discepoli: «Rimanete in me e io in voi» (v. 4). Può rimanere uno che è già stato accolto. Chi ti ha accolto? Chi ti ha detto di entrare nella sua casa? Quando è iniziata questa relazione vitale con Gesù? Ricordi la domanda dei primi discepoli nel Vangelo di Giovanni? «Rabbì, dove dimori?» (Gv 1, 38). E Gesù li accoglie, li fa entrare dove Lui dimora: «Venite e vedrete» (v. 39). E il versetto 39 continua dicendo quello che fecero i due discepoli: «Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno RIMASERO con lui; erano circa le quattro del pomeriggio». Fai memoria del tuo Battesimo e della vita nuova iniziata quel giorno, la vita nuova nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Leggi il testo contemplando la comunione in cui Gesù ti fa entrare: comunione con Dio e con il prossimo. Sei tralcio collegato a Lui che è la vite vera; sei tralcio di cui il Padre si prende cura, potandolo quando è necessario ma sempre per farti portare più frutto, mai per farti seccare o per il gusto di tagliare. Il tuo prossimo è anch’egli tralcio della vite vera; anche lui riceve come te la vita da Dio, anche dei suoi frutti Dio gioisce, come gioisce dei tuoi. E la gioia di Dio per i tuoi frutti (come per i frutti del tuo prossimo) è gioia piena! Ogni tralcio porta molto frutto: i frutti della vite sono gioia per tutti; i tuoi frutti sono gioia per Dio e per il prossimo e i frutti del prossimo sono gioia per Dio e per te! Nella vite i tralci non si guardano e non si mettono a confronto, né fanno la gara a chi porta più frutto; i tralci non provano invidia gli uni per gli altri!

Riconosci l’opera di Dio in te, gioisci e canta il Magnificat con Maria e tutti i Santi: «L’anima mia magnifica il Signore,…».

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

lunedì 22 aprile 2024

Dio dà tutta la sua vita per te, ora, così come sei, conoscendo tutto di te!


Brano su cui pregare: Gv 10, 11-18

Grazia da chiedere

Chiedi al Signore la grazia di sentirti pecorella conosciuta, amata, custodita, salvata da Lui che è il buon pastore.

 

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

Leggi per intero il capitolo 10 del Vangelo di Giovanni da cui sono tratti i versetti 11-18.

Gesù si presenta come il «buon pastore», Colui che «dà la propria vita per le pecore» (v. 11). Non hai da temere: il buon pastore è con te per darti la vita e rimane con te anche quando vede venire il lupo; il buon pastore non permette che il lupo ti rapisca: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano» (v. 28).

«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (v. 14). Il buon pastore conosce ciascuna delle sue pecore, il buon pastore ti conosce. Non sei cristiano per caso, non sei uno dei tanti: sei quella pecorella che il pastore conosce ed è disposto a cercare finché non la trova, offrendo tutta la sua vita per salvarla: «… e do la mia vita per le pecore» (v. 15). Il salmo 139 dice: «Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. […] Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità» (139, 1-4. 23-24). Dio conosce tutto di ciascuna delle sue pecorelle e l’ama per intero, conoscendo anche tutto ciò che agli occhi della pecorella è fragilità, limite, peccato, vergogna da nascondere. Dio dà tutta la sua vita per te, ora, così come sei, conoscendo tutto di te! Niente e nessuno può diminuire il valore che tu hai davanti a Dio!

«… io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso» (vv. 17-18). Nessuno toglie la vita a Gesù; è Lui a donarla! In ogni luogo, in ogni tempo, in ogni situazione (anche sulla croce), nel nome di Gesù puoi offrire la tua vita, puoi amare, dare la vita e riceverla da Lui di nuovo!

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

martedì 26 marzo 2024

"Davvero quest’uomo era figlio di Dio!" (Mc 15, 39)

Brano su cui pregare: Mc 14, 1 – 15, 47

Grazia da chiedere

Chiedo al Signore la grazia di essere sempre in cerca di Lui!

 

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

Il racconto della passione e morte di Gesù ti fa incontrare Dio: Dio è uno che puoi toccare, puoi ungergli i piedi con il profumo, puoi mangiare e bere con Lui, puoi parlarci e ascoltarlo, fargli domande, offrirgli il tuo aiuto e la tua protezione, vegliare e pregare con Lui, amarlo, tradirlo, processarlo, rinnegarlo, accusarlo, condannarlo, coronarlo di spine, insultarlo, consegnargli una croce da portare, puoi portare la sua croce, inchiodarlo alla croce, tirarlo giù dalla croce, vederlo soffrire e morire,…

Il racconto della passione e morte di Gesù ti consegna un Dio che si fa così prossimo a te da essere completamente a tua disposizione, interamente nelle tue mani. Il racconto della passione e morte di Gesù ti permette di guardarlo in volto, e quando ti fermi a guardare qualcuno in volto, quando lo osservi con attenzione, non sei più come prima. La durezza di cuore può essere così grande e ostinata da non permetterti di vedere colui che incontri, tanto da restargli indifferente o addirittura da insultarlo, sputargli addosso e crocifiggerlo… Ma se ti prendi il tempo di guardare il tuo prossimo in volto, quando lo vedi veramente, non ti è più possibile l’indifferenza, non ti è più possibile alcuna forma di prepotenza o violenza.

Il racconto della passione e morte di Gesù ti suscita un forte affetto per Gesù. Vorresti fare come la donna che rompe il vaso di profumo: «Ha compiuto un’azione buona verso di me. […] Ella ha fatto ciò che era in suo potere, …» (Mc 14, 6.8). Fare ciò che è in nostro potere è amare qui e ora, senza distrazioni, senza calcoli, senza condizioni; fare ciò che è in nostro potere significa non restare indifferenti ma prendersi a cuore il Cristo che incontri nel tuo presente, nel tuo quotidiano.

Il racconto della passione e morte di Gesù ti rivela che è possibile stare con Lui fino alla fine, cercarlo e incontrarlo anche nella situazione più difficile, disperata, assurda in cui puoi capitare e che c’è sempre un momento in cui tutto si compie e l’amore viene riconosciuto: «Davvero quest’uomo era figlio di Dio!» (Mc 15, 39).

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

venerdì 22 marzo 2024

Che diabolica tentazione è il “Diritto di selezione”!!!


Il "Diritto di selezione" è il diritto che per tutta la vita cerchi di avere, ma che non avrai mai, e non perché non te lo riconoscono (anzi, te lo riconoscerebbero in tanti, forse quasi tutti), ma perché semplicemente non esiste ed è un bene che non esista: non c'è e non c'è mai stato un diritto a selezionare!!!
 
E quando uno se lo prende...
e quando uno se lo prende...
e quando uno se lo prende...
... GUAI!!!
 
Quando uno se lo prende, accadono genocidi, guerre, campi di sterminio, soluzioni finali, fame, malattie e pestilenze, bombe atomiche, stragi, terrorismo, dittature, omicidi, violenze, prepotenze, ingiustizie, stupri,... inferni terreni ben peggiori di quello eterno (perché dal diavolo l'inferno te l'aspetti, ma dall'uomo, da tuo padre, da tua madre, da tuo fratello, da tuo marito, da tua moglie, da tuo figlio, dall'amico, dal nemico,... violenze, cattiverie, brutalità e crudeltà non te li aspetti mai, perché è violenza dell'uomo su un altro uomo e l'uomo t'aspetti che sia sempre umano).
 
Ciclicamente nella storia vengono affermati diversi "diritti di selezione": diritto di selezione di chi può vivere e di chi non può vivere; diritto di selezione di chi può nascere e di chi non può nascere; diritto di selezione di chi può crescere e di chi non può crescere; diritto di selezione di chi può lavorare e di chi non può lavorare, di chi può parlare e di chi non può parlare, di chi può essere libero e di chi non può essere libero, di chi può mangiare, bere, vestirsi, curarsi e di chi non può mangiare, bere, vestirsi, curarsi; diritto di selezione di chi può difendersi e di chi non può difendersi; diritto di selezione di chi può sbarcare e di chi non può sbarcare; diritto di selezione di chi può stare in chiesa e di chi non può starci; diritto di selezione di chi può votare e di chi non può votare,... E chissà quanti altri diritti di selezione la fantasia umana ha generato ed è in grado di generare!
 
E ogni volta che s'afferma uno di questi diritti di selezione ci sono almeno tre inferni: un inferno per chi seleziona, perché la coscienza non la metti a tacere e, prima o poi, dovrai fare i conti con le tue selezioni e anche con le conseguenze delle tue selezioni e campagne di selezione: una infinita e profonda tristezza e disperazione; un inferno per chi viene selezionato e scopre che non ha diritto di vivere, nascere, vestirsi, mangiare, lavorare, sbarcare, soggiornare, essere libero, rispettato, curato,...; un inferno per chi viene selezionato e scopre che ha diritto di vivere, nascere, crescere, essere libero,... ma nemmeno lui può stare in pace perché sa che moltissimi altri non hanno o non hanno avuto la possibilità di vivere, nascere, crescere, amare, invecchiare, sbarcare, soggiornare, lavorare,...
 
A me non piace l'inferno, né quello eterno, né quello terreno!
Perciò spero e prego che il Padre nostro celeste mandi sempre un povero Cristo ad aprirmi il cuore, quando ho la tentazione d'affermare il mio diritto alla selezione!

giovedì 21 marzo 2024

mercoledì 20 marzo 2024

Il Papa

«Una simpatica rivista, Lilium, edita dal Seminario ginnasiale della diocesi di Milano, narra che un giorno il Tempo, sotto forma di un vegliardo, si presentò al Faraone. Il Faraone impallidì e si avvolse nelle fasce del suo mantello; le armi arrugginirono; il palazzo cadde in rovina; tutto intorno si fece deserto e silenzio.

Poi il Tempo andò a Babilonia, ad Atene, a Sparta, a Gerusalemme: per dove passava, tutto polverizzava.

Venne anche a Roma, salì il Vaticano e vi trovò un tremulo vecchio con la tiara. Credette di rovesciarlo con un soffio. Ma il vecchio gli chiese:

“Chi sei tu?”.

“Io sono il Tempo”.

“Io sono l’Eternità”.

E quel vecchio tremulo con la tiara fu l’unico che sulla terra trionfò del Tempo, e resta ancora là sul Vaticano, immortale.

“Un vecchio che non muore”: ecco la definizione del Papa, data dal De Maistre. Ogni volta, infatti, che s’era recato a Roma – da fanciullo, da giovane, da uomo – per vedere il Papa, vi aveva sempre trovato un vecchio, un vecchio sì, ma che non muore. Vecchio, per significare la profonda saggezza ed esperienza della vita; sempre vivo, per significare la perenne giovinezza della sua dottrina.

Non è forse l’identica parola, pronunciata in uno degli ultimi mesi della sua vita, da Pio XI?

Chamberlain, primo ministro dell’Inghilterra, si era recato da Lui in udienza. Ed il venerando Pontefice lo accolse dicendo: “Signor ministro, siete venuto a vedere un uomo morente. Il Papa, però, non muore. Quando ritornerete a Roma, troverete ancora il Papa”» (Mons. Francesco Olgiati, Schemi di conferenze, Vita e pensiero, 1950).