giovedì 31 marzo 2022

Sinodo

Oggi provo a rispondere alla prima domanda che ho trovato sulla traccia per il cammino sinodale

https://camminosinodale.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/2021/11/Traccia_AscoltoTutti.pdf

Le risposte naturalmente sono personali, ma ho pensato che potrebbero essere utili anche ad altri che, come me, si stanno lasciando interrogare dallo Spirito Santo! Buona lettura!

 

I COMPAGNI DI VIAGGIO

Nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco

Quanto riteniamo sia vera questa frase e perché? Qual è la nostra esperienza di Chiesa? Ci sentiamo accompagnati nella nostra vita, nelle fatiche e nelle speranze? La Chiesa riesce ad essere la casa di tutti? Chi viene lasciato ai margini del cammino della Chiesa e perché secondo noi? Che cosa è di ostacolo, che cosa impedisce o frena nella Chiesa la possibilità di camminare insieme e di camminare insieme con tutti?

 

1. Quanto riteniamo sia vera questa frase e perché?

Penso sia il gusto d’essere Chiesa quello di riconoscersi sulla stessa strada, compagni di viaggio di Gesù e di ogni uomo. È l’esperienza di chi riceve la vocazione alla vita cristiana, vocazione che siamo invitati tutte le mattine a riconoscere pregando la “Preghiera del mattino”: «Ti adoro mio Dio e ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio per avermi creato, FATTO CRISTIANO,…». Se perdiamo di vista la vocazione ricevuta da Gesù e se perdiamo di vista il fatto che Gesù quella stessa vocazione la rivolge a ogni uomo, perdiamo il gusto d’essere Chiesa, d’essere compagni di viaggio e cominciamo a fare selezioni, a fare distinzioni, a dividerci, a sentire i compagni di viaggio come un peso, a non riconoscerci fratelli, a non stimarci a vicenda… magari continuiamo a camminare sulla stessa strada, ma ci si sentiamo soli, appesantiti, tristi,…

 

2. Qual è la nostra esperienza di Chiesa?

In Chiesa mi sento davvero a casa. È una casa vera, non una casa ideale. La Chiesa è una comunità dove si vivono tutte le dinamiche della vita comune, proprio come accade nel Nuovo Testamento. Nella mia esperienza di Chiesa, la Chiesa rimane una casa finché non la si idealizza: finché non si comincia a pensare che sarà casa solo quando se ne saranno andate le persone che secondo noi sono difettose,…

La Chiesa è fin da subito casa di tutti! Questo è il Vangelo, la buona notizia: Cristo viene a darci casa! (Gv 1, 38-39).

 

3. Ci sentiamo accompagnati nella nostra vita, nelle fatiche e nelle speranze?

Nella Chiesa mi sono sempre sentito accompagnato dalla presenza di Cristo e dalla presenza di tanti fratelli e sorelle. Dio ci fa dono del Suo Spirito perché possiamo riconoscere in ogni evento e in ogni persona che incontriamo (anche semplicemente in un sorriso o in una parola), il Suo amore per noi.

 

4. La Chiesa riesce a essere la casa di tutti?

Sicuramente si propone di esserlo, ma forse non sempre riesce a comunicare questa sua missione in modo efficace. A volte si dà per scontato che chi riceve l’annuncio abbia gli strumenti per cogliere l’aria di casa, mentre invece occorre parlare, spiegare, far notare,… L’uomo di oggi sembra aver perso molte chiavi di lettura e fatica a percepire il buono che lo raggiunge in un gesto, in un messaggio, in uno scritto, in un’esperienza, in un segno,… Mancano a volte luoghi in cui ricevere gli strumenti necessari per vedere il bene. Spesso si dà per presupposto che tutti siano capaci immediatamente di comprendere e invece c’è sempre bisogno di una mediazione. Senza questo aiuto l’uomo magari riceve da noi un gesto d’amore, ma non risale a Cristo che è la sorgente di quell’amore. E non risale non perché non ne ha voglia, ma perché non ha nessuno che glielo spieghi.

Mi viene in mente l’incontro di Filippo con l’eunuco raccontato negli Atti degli Apostoli:

“Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti, e raggiungi quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui” (da Atti 8, 26-40).

Ogni tanto noi “di Chiesa” dovremmo chiederci se l’uomo a cui ci rivolgiamo capisce quello che gli stiamo dicendo. Nel caso della domanda “La Chiesa riesce a essere la casa di tutti?”, potremmo chiederci se l’uomo che incontriamo è in grado di riconoscere la sua casa nella Chiesa che gli testimoniamo…

 

5. Chi viene lasciato ai margini del cammino della Chiesa e perché secondo noi?

Chi è franco nel parlare, chi fa domande, chi pone questioni viene lasciato ai margini perché costringe a una revisione dello schema.
Chi è umile e sta al suo posto, rimane ai margini perché non viene notato.
Chi è lontano, rimane lontano perché è ritenuto colpevole del suo essere lontano dalla Chiesa.
Chi è più lento degli altri rimane ai margini perché resta indietro.

Grazie a Dio, però, nella Chiesa c’è sempre qualche buon samaritano che si affianca a chi viene lasciato a i margini, accettando di camminare al suo passo: oggi Papa Francesco e tutti quelli che ne condividono la missione abitano i margini e così riescono a portare i margini proprio al cuore della Chiesa!

 

6. Che cosa è di ostacolo, che cosa impedisce o frena nella Chiesa la possibilità di camminare insieme e di camminare insieme con tutti?

La mancanza di umiltà.

La mancanza di contemplazione del fatto che siamo tutti discepoli in ascolto del Maestro.

La mancanza di attenzione al prossimo che non viene riconosciuto, ascoltato, amato: Gesù insegna che il più piccolo è il più grande, ma noi siamo sempre tentati di dare importanza ai più grandi trascurando i più piccoli.

Leggendo Gv 13

Si dicono cristiani, ma non credono nella Natività, perché altrimenti avrebbero cercato la via del negoziato ed evitato la guerra che è sempre strage di innocenti.

Si dicono cristiani, ma non credono nelle Beatitudini, perché altrimenti non costruirebbero e non venderebbero armi.

Si dicono cristiani, ma non credono che Dio è Padre e che noi siamo tutti fratelli, perché altrimenti sul lavoro non sfrutterebbero donne e uomini in nome del profitto.

Si dicono cristiani, ma non credono in Dio e nella sua misericordia, perché altrimenti non giudicherebbero le persone condannandole per i loro peccati.

Si dicono cristiani, ma non credono nell'Incarnazione, perché altrimenti avrebbero compassione del povero, del debole, dell'abbandonato, di ogni uomo.

Si dicono cristiani, ma dirlo di se stessi rischia di essere ipocrisia se gli altri non ci riconoscono da come ci amiamo! (leggendo Gv 13)

venerdì 25 marzo 2022

Noi cristiani…

Prima di affrontare qualsiasi emergenza, noi cristiani prendiamo la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37) e ce la leggiamo e rileggiamo finché non sentiamo in noi gli stessi sentimenti del buon samaritano; e continuiamo a leggere e rileggere finché non ci vediamo lì con il buon samaritano a farci prossimi dell’uomo sofferente versando sulle sue ferite olio e vino,…

Se prima di affrontare qualsiasi emergenza, non ci mettiamo a contemplare come l’affronta Gesù, il nostro Maestro, come possiamo pensare che il nostro agire sia cristiano? Se noi cristiani non contempliamo Gesù, ci capiterà di agire animati anche dalle migliori intenzioni, ma ancora con una trave nell’occhio che ci impedisce di vedere bene (Lc 6, 39-45), e continueremo a fare opere buone, ma prima o poi ci ritroveremo a fare distinzioni di simpatia, provenienza, distanza, colore, lingua, religione, cultura, convenienza,…

Noi cristiani, che siamo Uno in Cristo Gesù, vediamo solo sorelle e fratelli di cui prenderci cura: «Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 26-28).

Se noi che ci riteniamo cristiani, facciamo ancora distinzioni, vuol dire che ancora non abbiamo incontrato Cristo Gesù.

E allora affrettiamoci a cercarlo!

Cercare Cristo Gesù è per noi cristiani un’emergenza! Prima di affrontare un’emergenza, noi cristiani prendiamo la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37) e ce la leggiamo e rileggiamo finché non sentiamo in noi gli stessi sentimenti del buon samaritano; e continuiamo a leggere e rileggere finché non ci vediamo lì con il buon samaritano a farci prossimi dell’uomo sofferente versando sulle sue ferite olio e vino,…

martedì 22 marzo 2022

Chi è?

Chi è un cristiano?
Un uomo che la fede rende impassibile?
Uno che dall'alto della sua sapienza giudica il comportamento di tutti gli altri?
Uno che sta sempre dalla parte giusta?
Uno che ha la risposta a tutte le domande?
Uno che...

No.

Un cristiano è semplicemente un uomo
che vive cercando in ogni cosa la perla preziosa
che è Dio e il prossimo che Dio porta sempre con sé!

sabato 19 marzo 2022

Dal cuore e dall’amore

«Nessuna delle cose grandi nella vita umana è scaturita dal mero pensare; tutte dal cuore e dall'amore che vi nasce» (Romano Guardini, Il Signore, ed. Vita e Pensiero)

giovedì 17 marzo 2022

A proposito di Madre Teresa di Calcutta

Visto che a San Benedetto del Tronto in questi giorni si parla di Madre Teresa e visto che sui social stanno fiorendo le solite dichiarazioni imbarazzanti che rivelano scarsa conoscenza della storia o la presunzione di conoscere Madre Teresa solo perché è nostra contemporanea e quindi ne abbiamo sentito parlare, condivido qui una conferenza del professor Alessandro Barbero (che sicuramente non è un clericale).

La condivido perché così possiamo informarci accuratamente e poi scrivere o parlare; perché è vero che c'è libertà di parola e di opinione, ma è anche vero che chi vuole esercitare questa libertà ha l'obbligo di farlo con responsabilità, informandosi e anche studiando!

Buon ascolto, allora! E poi, se volete, ne riparliamo!



mercoledì 16 marzo 2022

Il passato e l’avvenire


«Questo è per me il significato della festa di stamattina e gli alberelli che adesso voi bambini pianterete dentro la terra sono come il legame fra la morte e la vita: fra la vita che sta sopra e la morte che sta sotto. E se l’avvenire dell’albero e il suo progresso verso l’alto sono sopra la terra, le radici sono sotto la terra. E ciò significa che l’avvenire è alimentato dal passato. Guai a coloro che non coltivano il ricordo del passato: sono gente che seminano non sulla terra ma sul cemento…» (Giovanni Guareschi, Tutto don Camillo, volume II, pag. 2030).

domenica 13 marzo 2022

«In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!» (Papa Francesco)

La foto è tratta dalla prima pagina de "Il Sole 24 ore" di oggi

«Fratelli e sorelle, abbiamo appena pregato la Vergine Maria. Questa settimana la città che ne porta il nome, Mariupol, è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina. Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!

Vorrei ancora una volta esortare all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è presente Cristo, e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata. Chiedo a tutte le comunità diocesane e religiose di aumentare i momenti di preghiera per la pace. Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome. Ora preghiamo in silenzio per chi soffre e perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace» (Papa Francesco, a conclusione dell'Angelus di oggi, Domenica 13 marzo 2022).

giovedì 10 marzo 2022

Dite loro che perdonino sempre, sempre!

«“… Figliuoli! voglio che abbiate un ricordo del povero frate.” E qui levò dalla sporta una scatola d’un legno ordinario, ma tornita e lustrata con una certa finitezza cappuccinesca; e proseguì: “qui dentro c’è il resto di quel pane... il primo che ho chiesto per carità; quel pane, di cui avete sentito parlare! Lo lascio a voi altri: serbatelo; fatelo vedere ai vostri figliuoli. Verranno in un tristo mondo, e in tristi tempi, in mezzo a’ superbi e a’ provocatori: dite loro che perdonino sempre, sempre! tutto, tutto! e che preghino, anche loro, per il povero frate!”» (Fra Cristoforo a Renzo e Lucia, in Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, capitolo XXXVI)

sabato 5 marzo 2022

Mt 6, 1-16


Quando hai con te Gesù, cosa può importare la lode che ricevi o non ricevi dagli uomini per le tue buone maniere e pratiche religiose?

E se, invece, non hai cercato Gesù e non ti sei accorto della Sua Presenza in te, con te, per te e da te, non senti quanto sono inutili la lode, la fama e l’approvazione degli uomini e del mondo intero?

La sera quando ti ritrovi da solo nella tua stanza, cosa ti resta se non hai con te il Padre, perché ti sei nascosto dietro alle tue ipocrisie? 

Mi vengono in mente due immagini.

La prima è tratta da una serie TV su Gesù (si intitola “The Chosen” e si trova gratuitamente su internet).
Il primo episodio si apre con una bambina di nome Maria che guarda le stelle con il padre. Il dialogo tra la bambina e suo padre è bellissimo:

Maria: «Ho paura».

Papà: «Cosa facciamo quando abbiamo paura?».

Maria: «Diciamo le parole».

Papà: «Le parole di Dio dal profeta Isaia».

E insieme recitano Isaia 43, 1:

«Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
"Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni”».
 
La bambina è Maria Maddalena e quelle parole la accompagnano per tutta la vita e ogni volta le ricordano l’amore di suo padre e di sua madre, e l’amore di Dio a cui appartiene!
 
La seconda immagine è tratta dal film di Liliana Cavani su San Francesco.
Si tratta della vocazione di frate Leone e dei primi compagni di Francesco, un avvocato e un notaio.
Frate Leone, ricordando le parole di Francesco, dice: «Rimasi come fulminato: “Leone, pecorella di Dio”. Perché mi aveva chiamato così? Mia madre mi chiamava così da piccolo, ma lui non poteva saperlo!».
E gli amici di Francesco, dopo aver aperto le loro case e dato via tutti i loro beni, si vedono strappare di dosso anche le vesti che indossavano e si ritrovano lì a guardarsi meravigliati senza possedere più nulla di proprio, loro che fino a un momento prima erano ricchi.
E uno dei due dice: «Bel ringraziamento!».
E l’altro: «Ingrati!».
E Francesco sorridendo chiede a tutti e due: «Forse vi aspettavate: “Grazie, signore?”».

E iniziano tutti e tre a fare festa, segno di quella gioia incontenibile che si riceve solo dal Signore!

Quella stessa gioia io cerco: «Rendimi la gioia della tua salvezza» (Salmo 50/51, 14)!