lunedì 22 aprile 2024

Dio dà tutta la sua vita per te, ora, così come sei, conoscendo tutto di te!


Brano su cui pregare: Gv 10, 11-18

Grazia da chiedere

Chiedi al Signore la grazia di sentirti pecorella conosciuta, amata, custodita, salvata da Lui che è il buon pastore.

 

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

Leggi per intero il capitolo 10 del Vangelo di Giovanni da cui sono tratti i versetti 11-18.

Gesù si presenta come il «buon pastore», Colui che «dà la propria vita per le pecore» (v. 11). Non hai da temere: il buon pastore è con te per darti la vita e rimane con te anche quando vede venire il lupo; il buon pastore non permette che il lupo ti rapisca: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano» (v. 28).

«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (v. 14). Il buon pastore conosce ciascuna delle sue pecore, il buon pastore ti conosce. Non sei cristiano per caso, non sei uno dei tanti: sei quella pecorella che il pastore conosce ed è disposto a cercare finché non la trova, offrendo tutta la sua vita per salvarla: «… e do la mia vita per le pecore» (v. 15). Il salmo 139 dice: «Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. […] Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità» (139, 1-4. 23-24). Dio conosce tutto di ciascuna delle sue pecorelle e l’ama per intero, conoscendo anche tutto ciò che agli occhi della pecorella è fragilità, limite, peccato, vergogna da nascondere. Dio dà tutta la sua vita per te, ora, così come sei, conoscendo tutto di te! Niente e nessuno può diminuire il valore che tu hai davanti a Dio!

«… io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso» (vv. 17-18). Nessuno toglie la vita a Gesù; è Lui a donarla! In ogni luogo, in ogni tempo, in ogni situazione (anche sulla croce), nel nome di Gesù puoi offrire la tua vita, puoi amare, dare la vita e riceverla da Lui di nuovo!

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

martedì 26 marzo 2024

"Davvero quest’uomo era figlio di Dio!" (Mc 15, 39)

Brano su cui pregare: Mc 14, 1 – 15, 47

Grazia da chiedere

Chiedo al Signore la grazia di essere sempre in cerca di Lui!

 

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

Il racconto della passione e morte di Gesù ti fa incontrare Dio: Dio è uno che puoi toccare, puoi ungergli i piedi con il profumo, puoi mangiare e bere con Lui, puoi parlarci e ascoltarlo, fargli domande, offrirgli il tuo aiuto e la tua protezione, vegliare e pregare con Lui, amarlo, tradirlo, processarlo, rinnegarlo, accusarlo, condannarlo, coronarlo di spine, insultarlo, consegnargli una croce da portare, puoi portare la sua croce, inchiodarlo alla croce, tirarlo giù dalla croce, vederlo soffrire e morire,…

Il racconto della passione e morte di Gesù ti consegna un Dio che si fa così prossimo a te da essere completamente a tua disposizione, interamente nelle tue mani. Il racconto della passione e morte di Gesù ti permette di guardarlo in volto, e quando ti fermi a guardare qualcuno in volto, quando lo osservi con attenzione, non sei più come prima. La durezza di cuore può essere così grande e ostinata da non permetterti di vedere colui che incontri, tanto da restargli indifferente o addirittura da insultarlo, sputargli addosso e crocifiggerlo… Ma se ti prendi il tempo di guardare il tuo prossimo in volto, quando lo vedi veramente, non ti è più possibile l’indifferenza, non ti è più possibile alcuna forma di prepotenza o violenza.

Il racconto della passione e morte di Gesù ti suscita un forte affetto per Gesù. Vorresti fare come la donna che rompe il vaso di profumo: «Ha compiuto un’azione buona verso di me. […] Ella ha fatto ciò che era in suo potere, …» (Mc 14, 6.8). Fare ciò che è in nostro potere è amare qui e ora, senza distrazioni, senza calcoli, senza condizioni; fare ciò che è in nostro potere significa non restare indifferenti ma prendersi a cuore il Cristo che incontri nel tuo presente, nel tuo quotidiano.

Il racconto della passione e morte di Gesù ti rivela che è possibile stare con Lui fino alla fine, cercarlo e incontrarlo anche nella situazione più difficile, disperata, assurda in cui puoi capitare e che c’è sempre un momento in cui tutto si compie e l’amore viene riconosciuto: «Davvero quest’uomo era figlio di Dio!» (Mc 15, 39).

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

venerdì 22 marzo 2024

Che diabolica tentazione è il “Diritto di selezione”!!!


Il "Diritto di selezione" è il diritto che per tutta la vita cerchi di avere, ma che non avrai mai, e non perché non te lo riconoscono (anzi, te lo riconoscerebbero in tanti, forse quasi tutti), ma perché semplicemente non esiste ed è un bene che non esista: non c'è e non c'è mai stato un diritto a selezionare!!!
 
E quando uno se lo prende...
e quando uno se lo prende...
e quando uno se lo prende...
... GUAI!!!
 
Quando uno se lo prende, accadono genocidi, guerre, campi di sterminio, soluzioni finali, fame, malattie e pestilenze, bombe atomiche, stragi, terrorismo, dittature, omicidi, violenze, prepotenze, ingiustizie, stupri,... inferni terreni ben peggiori di quello eterno (perché dal diavolo l'inferno te l'aspetti, ma dall'uomo, da tuo padre, da tua madre, da tuo fratello, da tuo marito, da tua moglie, da tuo figlio, dall'amico, dal nemico,... violenze, cattiverie, brutalità e crudeltà non te li aspetti mai, perché è violenza dell'uomo su un altro uomo e l'uomo t'aspetti che sia sempre umano).
 
Ciclicamente nella storia vengono affermati diversi "diritti di selezione": diritto di selezione di chi può vivere e di chi non può vivere; diritto di selezione di chi può nascere e di chi non può nascere; diritto di selezione di chi può crescere e di chi non può crescere; diritto di selezione di chi può lavorare e di chi non può lavorare, di chi può parlare e di chi non può parlare, di chi può essere libero e di chi non può essere libero, di chi può mangiare, bere, vestirsi, curarsi e di chi non può mangiare, bere, vestirsi, curarsi; diritto di selezione di chi può difendersi e di chi non può difendersi; diritto di selezione di chi può sbarcare e di chi non può sbarcare; diritto di selezione di chi può stare in chiesa e di chi non può starci; diritto di selezione di chi può votare e di chi non può votare,... E chissà quanti altri diritti di selezione la fantasia umana ha generato ed è in grado di generare!
 
E ogni volta che s'afferma uno di questi diritti di selezione ci sono almeno tre inferni: un inferno per chi seleziona, perché la coscienza non la metti a tacere e, prima o poi, dovrai fare i conti con le tue selezioni e anche con le conseguenze delle tue selezioni e campagne di selezione: una infinita e profonda tristezza e disperazione; un inferno per chi viene selezionato e scopre che non ha diritto di vivere, nascere, vestirsi, mangiare, lavorare, sbarcare, soggiornare, essere libero, rispettato, curato,...; un inferno per chi viene selezionato e scopre che ha diritto di vivere, nascere, crescere, essere libero,... ma nemmeno lui può stare in pace perché sa che moltissimi altri non hanno o non hanno avuto la possibilità di vivere, nascere, crescere, amare, invecchiare, sbarcare, soggiornare, lavorare,...
 
A me non piace l'inferno, né quello eterno, né quello terreno!
Perciò spero e prego che il Padre nostro celeste mandi sempre un povero Cristo ad aprirmi il cuore, quando ho la tentazione d'affermare il mio diritto alla selezione!

giovedì 21 marzo 2024

mercoledì 20 marzo 2024

Il Papa

«Una simpatica rivista, Lilium, edita dal Seminario ginnasiale della diocesi di Milano, narra che un giorno il Tempo, sotto forma di un vegliardo, si presentò al Faraone. Il Faraone impallidì e si avvolse nelle fasce del suo mantello; le armi arrugginirono; il palazzo cadde in rovina; tutto intorno si fece deserto e silenzio.

Poi il Tempo andò a Babilonia, ad Atene, a Sparta, a Gerusalemme: per dove passava, tutto polverizzava.

Venne anche a Roma, salì il Vaticano e vi trovò un tremulo vecchio con la tiara. Credette di rovesciarlo con un soffio. Ma il vecchio gli chiese:

“Chi sei tu?”.

“Io sono il Tempo”.

“Io sono l’Eternità”.

E quel vecchio tremulo con la tiara fu l’unico che sulla terra trionfò del Tempo, e resta ancora là sul Vaticano, immortale.

“Un vecchio che non muore”: ecco la definizione del Papa, data dal De Maistre. Ogni volta, infatti, che s’era recato a Roma – da fanciullo, da giovane, da uomo – per vedere il Papa, vi aveva sempre trovato un vecchio, un vecchio sì, ma che non muore. Vecchio, per significare la profonda saggezza ed esperienza della vita; sempre vivo, per significare la perenne giovinezza della sua dottrina.

Non è forse l’identica parola, pronunciata in uno degli ultimi mesi della sua vita, da Pio XI?

Chamberlain, primo ministro dell’Inghilterra, si era recato da Lui in udienza. Ed il venerando Pontefice lo accolse dicendo: “Signor ministro, siete venuto a vedere un uomo morente. Il Papa, però, non muore. Quando ritornerete a Roma, troverete ancora il Papa”» (Mons. Francesco Olgiati, Schemi di conferenze, Vita e pensiero, 1950).

venerdì 15 marzo 2024

martedì 12 marzo 2024

Messaggio in bottiglia (1)


Cerca ogni giorno parole luminose e portale con te!
Sii grato a chi ti dona una parola luminosa
e offrine una anche tu a quelli che incontri.
 
Oggi,
cercando,
ho trovato la parola GRAZIA;
l’ho raccolta e
subito ho visto squarciarsi il buio
dei dolori e delle sofferenze,
delle ingiustizie e dei fallimenti,
delle delusioni e delle amarezze,
delle cose che sembrano non andare mai a posto
e delle violenze e delle guerre
che sembrano non voler finire mai.
 
GRAZIA dice di Qualcuno più grande.
GRAZIA dice di un amore che prende l’iniziativa
e risponde al male con il bene,
alla guerra con la pace,
all’odio col perdono.
GRAZIA dice di Uno
che offre per me la Sua vita
e non prende, non sottrae la mia vita.
GRAZIA dice di una luce
che nemmeno la tenebra più scura
potrà mai spegnere

lunedì 11 marzo 2024

Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia (dalla liturgia)

 


Brano su cui pregare: Efesini 2, 4-10

Grazia da chiedere

Chiedo al Signore la grazia di gioire per la bontà di Dio.
 

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

Leggendo le parole di Paolo ho come la sensazione di essere introdotto alla presenza di Dio e sono pieno di meraviglia perché lo vedo «ricco di misericordia» (v. 4). L’amore con cui ci ha amato è «grande» e a motivo di questo amore «ci ha fatto rivivere con Cristo» (v. 5).

Paolo mi parla di una vita nuova che ho ricevuto per grazia di Dio. Paolo mi dice di una salvezza che Dio ha operato per me e per i miei fratelli. Paolo mi dice che nei secoli si manifesta «la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la bontà verso di noi in Cristo Gesù» (v. 7). Posso dunque ammirare, riconoscere, apprezzare la bontà di Dio nel mio tempo, nella mia storia, nel mio mondo: ieri, oggi, sempre! Dio fa solo il bene, fa solo la vita, fa solo l’amore ed è sempre all’opera, sempre! Mi vengono in mente le parole dell’apostolo Giacomo: «Non ingannatevi, fratelli miei carissimi; ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c'è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature» (Gc 1, 17-18).

Le parole di Paolo agli Efesini e le parole dell’apostolo Giacomo sono luminose: Dio, misericordia, grande amore, Cristo Gesù, grazia, salvati, risuscitato, bontà, fede, dono di Dio, opera sua, creati in Cristo Gesù, opere buone; ogni buon regalo e ogni dono perfetto, dall’alto, discendono dal Padre, creatore della luce, ci ha generati, parole di verità, primizia delle sue creature. Sono parole che squarciano le tenebre! Sono parole che rivelano la bontà di Dio per noi! Sono parole che rivelano la nostra bellissima vocazione: «Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo» (Ef 2, 10).

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

giovedì 22 febbraio 2024

Il mistero di padre Pio


Don Placido sentiva spesso i suoi parrocchiani parlare di padre Pio: «Padre Pio era severo», diceva uno pieno di devoto compiacimento; «Padre Pio rimproverava i penitenti», diceva un altro pieno di zelo…
 
Un giorno a don Placido capitò di chiedere cortesemente ai suoi parrocchiani di non fermarsi a chiacchierare in chiesa, per custodire il silenzio e non disturbare la preghiera. E subito sentì borbottare: «Eh, ma non gli va bene niente a questo qua! Ci rimprovera sempre!».
 
«Ma non eravate voi a dire che Padre Pio…???», fece notare con un sorriso don Placido.

mercoledì 21 febbraio 2024

Massimo e Robertino

Ogni tanto guardo questo spezzone del film Ricomincio da tre e non posso fare a meno di pensare che Massimo Troisi ci abbia visto giusto quando diceva a Robertino di salvarsi invitandolo a uscire di casa, a uscire dal museo che la mammina gli aveva allestito intorno.

 
Spesso mi capita di chiudermi nel mio museo, fatto di cose, di ricordi, ma soprattutto di ideologie, opinioni, giudizi, pregiudizi, schemi… È un museo dove tutto è spiegabile e tutto ha un responsabile, un museo dove moltiplico i capri espiatori per vivere tranquillo sapendo che è colpa dei capelloni, della minigonna e… un poco anche del grammofono…
 
Ma, nel dialogo con Robertino, Massimo s’incarta cercando di spiegare la questione del limite e così rivela l’assurdità della pretesa di regolamentare tutto e l’impossibilità di vivere ognuno nel proprio museo.
È allora che Massimo tenta di riportare alla vita Robertino: «Robe’, tu devi uscire, ti devi salvare Robe’!».
 
Guardo Massimo e penso al Papa che dal giorno della sua elezione mi invita a uscire, uscire, uscire con Cristo a evangelizzare, a portare a tutti la gioia del Vangelo!
 
E mi succede quello che accade nel film: a volte accolgo l’invito della Chiesa a uscire e mi salvo; altre volte, invece, sto tanto bene nel museo e scappo via spaventatissimo: «Mammina! Mammina! Mammina!».

martedì 20 febbraio 2024

Amata e custodita come a casa


S’è appena conclusa l’Assemblea Diocesana dell’Azione Cattolica. Sui social cominciano a girare le foto di una bella giornata di fraternità vissuta all’interno dell’Auditorium Pacetti.

Cerco l’immagine che mi ha colpito di più ma non la trovo: a un certo punto dell’Assemblea, in prima fila ho visto una bambina che dormiva beata. Subito mi sono detto: «Questa è l’Azione Cattolica!».

E mi s’è riempito il cuore di tenerezza!

 
Uno potrebbe dire: «E cosa c’è di speciale? La comodità delle poltrone, il tepore della sala e la pacatezza degli interventi l’hanno fatta addormentare».

A me piace pensare, invece, che quella bambina con noi s’è sentita amata e custodita come a casa: non aveva nulla da temere perché era tra amici. E così inizio il nuovo triennio con la certezza che l’Azione Cattolica è una casa dove posso stare tranquillo, posso addormentarmi, non ho bisogno di vegliare in armi per essere pronto a difendermi. L’Azione Cattolica è una casa dove mi sento custodito come un bimbo in braccio alla mamma, o come la bambina che dorme in prima fila.

lunedì 19 febbraio 2024

La speranza ti farà buona la strada


Brano su cui pregare: Gn 9, 8-15

Grazia da chiedere
Chiedo al Signore la volontà di accogliere la Sua alleanza.

 

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

Colpisce il diluvio perché la catastrofe naturale ci fa sempre una grande impressione e resta come un ricordo indelebile: tutti ricordiamo il diluvio universale. Ricordiamo allo stesso modo l’alleanza universale? «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra» (Gn 9, 9).

Il diluvio ha una durata di quaranta giorni (Gn 7, 17), l’alleanza che Dio stabilisce è perenne: «Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio né il diluvio devasterà più la terra» (Gn 9, 10). Eppure ci resta impresso il diluvio più dell’alleanza… E siamo ben disposti a riconoscere il diluvio in ogni cosa imprevista che ci capita o in ogni cosa che sembra contraddire l’amore di Dio per noi.

«Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza…» (Gn 9, 14-15). Che meraviglia! Dio pone un segno per ricordarsi l’alleanza! «…ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne» (Gn 9, 15). Dio ricorda. E io?

Quanti segni di alleanza nell’Antico Testamento! E nel Nuovo Testamento il dono di Gesù Cristo è la nuova ed eterna alleanza! Ogni volta che partecipiamo alla Messa ascoltiamo queste parole: «Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati». L’alleanza significa che anche negli imprevisti, negli affanni, nelle sofferenze, nella catastrofe, … Dio è con me e per me, Dio è mia roccia, Dio è difesa della mia vita, Dio è provvidenza, Dio è la mia salvezza!

«Non aver paura: la speranza ti farà buona la strada», questo è l’augurio che monsignor Chiaretti, vescovo di San Benedetto del Tronto e poi di Perugia, amava rivolgere alle persone che incontrava. Se Dio fa alleanza con me, posso ben sperare che ogni strada su cui camminerò sarà una strada dove farò esperienza della Sua presenza, della Sua fedeltà, del Suo amore, della Sua provvidenza, della Sua benevolenza, della Sua misericordia!

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

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domenica 21 gennaio 2024

La buona notizia: Dio mi ama!

Brano su cui pregare: Mc 1, 14-20

Grazia da chiedere

Chiedo al Signore la grazia di una continua conversione

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA
Il Vangelo mi chiede una continua conversione a un Dio inaspettato: è inaspettato un Dio che si fa uomo, è inaspettato un Dio che passa lungo il mare di Galilea, è inaspettato un Dio in cerca di me, prima ancora di essere cercato, è inaspettato un Dio la cui chiamata è come la pesca: quando si gettano le reti in mare non si sa mai che cosa si tirerà su dentro le reti. Gettando le reti (o l’amo) non si può selezionare il pesce: usando reti con maglie più o meno larghe, si possono prendere pesci più o meno grandi ma non si riesce a selezionare il tipo di pesce da pescare. Così Gesù e così i “suoi” pescatori di uomini: chi mi ha “pescato” e portato a Cristo mi ha preso così com’ero e non perché avevo certe caratteristiche, non perché ero un “pesce” buono. Chi mi ha “pescato” mi ha “pescato” gettando le reti sulla Parola di Cristo (Lc 5, 1-11): chi mi ha “pescato” mi ha trasmesso l’amore di Cristo, la compagnia di Cristo, la vita di Cristo, proclamando il Vangelo di Dio: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (v. 14).
È inaspettato un Dio che viene a trovarmi mentre lavoro, mentre sono immerso nelle mie attività quotidiane, «mentre gettavano le reti in mare» (v. 16) o «mentre nella barca riparavano le reti» (v. 19); non me l’aspettavo un Dio così, ma ora sono felice d’essere stato trovato e chiamato, sono felice di sapere che mi dona la Sua stessa vita ed è con me sempre, sono felice di sapere che tutto il tempo che vivo lo vivo in Sua compagnia!
Ora che m’ha chiamato vorrei non perderlo più di vista il mio Dio: «E subito lasciarono le reti e lo seguirono» (v. 18), «Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui» (v. 20).

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

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domenica 7 gennaio 2024

Credo

Brano su cui pregare: Gv 1, 43-51

Grazia da chiedere
Chiedo al Signore la grazia di seguirlo come Filippo e Natanaele
 
INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA
«… trovò Filippo…» (v. 43).
Il soggetto è Gesù.
Guardo Gesù in cerca di Filippo e in cerca di me.
Gesù trova Filippo e trova me. Questo versetto mi ricorda le parole di Gesù ai suoi discepoli: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi…» (Gv 15, 16).
Filippo trova Natanaele (v. 45): «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret».
Noi cerchiamo Gesù e, trovandolo, ci accorgiamo che Gesù era già in cerca di noi.
La risposta di Filippo a Natanaele (v. 46) ricorda quella di Gesù ai primi due discepoli: «Venite e vedrete» (Gv 1, 39).
Mi fermo a considerare il momento in cui Natanaele e Gesù si incontrano e la meraviglia di Natanaele: «Come mi conosci?» (v. 48).
«Perché ti ho detto che… tu credi?» (v. 50). Questo versetto mi fa pensare alla mia professione di fede; cosa c’è all’origine del mio dire: «Credo»?
Natanaele crede per quello che Gesù gli ha detto e Gesù sembra stupirsi che basti così poco a Natanaele per dire: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!» (v. 49). Nel Duomo di Milano c’è la statua di Natanaele/Bartolomeo (vedi foto a pagina 2) che, per la sua fede in Cristo, è stato perseguitato e ucciso. Oggi, ricordando la vita e il martirio di San Bartolomeo, mi fa un po’ impressione pensare che tutto sia iniziato da questo incontro con Gesù e dalle parole di Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (v. 48).
E a me cosa ha detto Gesù per farmi dire: «Credo»?
Cosa mi ha detto per spingermi a vivere il Vangelo?
«Vedrai cose più grandi di queste» (v. 50). L’entusiasmo di Natanaele è anche il mio quando vedo compiersi i miei desideri e le mie attese! Gesù gioisce con me e mi annuncia cose più grandi: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo» (v. 51). E subito penso al Paradiso!

San Bartolomeo, Duomo di Milano (fonte Wikipedia)

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA
-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

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venerdì 5 gennaio 2024

Con altro cuore

San Giuseppe con Gesù bambino, opera di Pietro Annigoni


«I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro» (Lc 2, 20).
 
… se ne tornarono…
… con altri occhi
… con altro cuore!
 
A casa qualcuno aveva un figlio e, appena lo rivide, dopo quella Notte, si disse e disse alla moglie: «Come somiglia a Gesù!».
Qualcuno aveva un fratellino più piccolo e, come lo rivide, dopo quella Notte, si disse e gli disse: «Come somigli a Gesù!».
Qualcuno aveva una moglie o un marito e, dopo quella Notte, si disse e gli disse: «Come somigliamo a Maria e Giuseppe!».
 
Ognuno aveva una vita, più o meno serena, più o meno soddisfacente, e dopo quella Notte si disse: «La mia vita, così com’è, è un tesoro prezioso perché Dio s’è fatto uomo come me!».

giovedì 4 gennaio 2024

La vita è bella!

Stamattina mi siedo davanti al Bambinello e mi metto a sfogliare l’Evangeliario che è posto sotto di lui nella nostra chiesa di Cristo Re. Sfoglio l’Evangeliario fino al capitolo 8 del Vangelo di Giovanni là dove si narra di una donna che viene condotta davanti a Gesù perché sorpresa in flagrante adulterio. M’immergo nel racconto e sento le voci di scribi e farisei che si preparano a eseguire la condanna a morte e poi sento il silenzio mentre aspettano la risposta di Gesù.
La donna che hanno condotto a Gesù è una peccatrice, come sono peccatore io. Si sente giudicata e condannata, come mi sento giudicato e condannato io. Si sente disperata, come mi sento disperato io, se non c’è perdono per i miei molti peccati. Si sente persa per aver peccato, come mi sento perso io per aver peccato.
 
Ma quella donna sente la voce di Gesù, come la sento io: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (Gv 8, 7).
Gesù parla e subito viene colmata la distanza tra chi si erge a giudice e il peccatore; Gesù parla e subito tutti siamo sullo stesso piano, tutti siamo prossimi e il vederci prossimi ci disarma: cadono le pietre dalle mani e si arrendono anche i più accaniti, vinti dalla verità: siamo tutti peccatori, siamo tutti adulteri e non serve chi getta pietre, ma solo Uno che finalmente perdoni, assolva, rimetta in libertà!
E la donna sente la voce di Gesù, l’unico senza peccato: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8, 11).
 
Alzo lo sguardo su Gesù Bambino.
È proprio Lui oggi a dirmi: «Neanch’io ti condanno».
Così Egli vuole che stiamo davanti a Lui: non come davanti a uno che condanna, ma come davanti a Uno che non condanna; non come davanti a uno che ci imprigiona, ma come davanti a Uno che ci assolve, che ci libera perché possiamo correre ad annunciare la misericordia ricevuta, la vita ritrovata, la vita salvata: «… va’ e d’ora in poi non peccare più».
Come potrò peccare se farò memoria di Lui?
Come potrò scegliere vie di morte, se Lui mi ha salvato per la vita?
Come potrò disperare ricordando il Suo amore e la Sua pace?
Come potrò scegliere il male, se mi sentirò guardato con amore dagli occhi di Gesù Bambino, dagli occhi di Gesù Crocifisso, dagli occhi di Gesù risorto?
Che bella la vita con Gesù!!!

mercoledì 3 gennaio 2024

Bello è l’offrir


«Bello è l’offrir, quale il fiorire al fiore» (Clemente Rebora)
 
Stamattina questo verso di Clemente Rebora mi rivela l’essere cristiano non come una serie di doveri o di regole da rispettare, ma come un fiorire, un portare frutto: l’accoglienza del Bambino Gesù che nasce a Betlemme,
il mettermi in ascolto della Sua Parola,
il seguirlo sulla Via del Vangelo,
l’offrire la mia vita come Lui offre, per me e per tutti, la vita Sua,
è fiorire, portare frutto
ed è bello,
come quando fiorisce il fiore!
 
[Se vuoi, qui trovi tutto il testo di Clemente Rebora da cui è tratto il verso che ho citato:
https://gioiaepace.blogspot.com/2015/03/davanti-al-crocifisso-con-clemente.html]