"Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione" (Salmo 99/100,5).
sabato 30 aprile 2016
venerdì 29 aprile 2016
Una Parola al giorno (43)
"In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»" (Mt 11,25-30).
Stamattina ho celebrato la messa, ho fatto colazione e poi mi sono lavato i denti. Il sapore del caffè e latte se n'è andato subito, mentre quello della liturgia celebrata sta dando gusto a questa bella giornata.
Sull'onda del Vangelo di oggi, mi impegno a essere un "piccolo" che mendica e sta ben attento ad accogliere con gratitudine quanto gli viene dato, senza pretendere da Dio, dalla Chiesa e dal prossimo!
Dio ti benedica!
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»" (Mt 11,25-30).
Stamattina ho celebrato la messa, ho fatto colazione e poi mi sono lavato i denti. Il sapore del caffè e latte se n'è andato subito, mentre quello della liturgia celebrata sta dando gusto a questa bella giornata.
Sull'onda del Vangelo di oggi, mi impegno a essere un "piccolo" che mendica e sta ben attento ad accogliere con gratitudine quanto gli viene dato, senza pretendere da Dio, dalla Chiesa e dal prossimo!
Dio ti benedica!
giovedì 28 aprile 2016
Una Parola al giorno (42)
"Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome" (dal Salmo 95/96).
Oggi vorrei accostare a questi versetti alcune parole di don Tonino Bello: "Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: «Ma che cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?»" (da "Fino in cima", Editrice AVE).
Dio ti benedica!
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome" (dal Salmo 95/96).
Oggi vorrei accostare a questi versetti alcune parole di don Tonino Bello: "Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: «Ma che cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?»" (da "Fino in cima", Editrice AVE).
Dio ti benedica!
mercoledì 27 aprile 2016
Una Parola al giorno (41)
"Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15,1-8).
"Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).
Gesù, Tu non dici che senza di Te possiamo fare poco, ma dici proprio che non possiamo fare nulla!
Liberaci dalla pretesa di poter fare a meno di Te!
Fa' che le nostre vite siano alimentate dalla linfa della tua mitezza e umiltà, perché possiamo essere miti agnelli anche quando all'orizzonte vediamo spuntare lupi minacciosi.
Dio ti benedica, amico/a!
"Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).
Gesù, Tu non dici che senza di Te possiamo fare poco, ma dici proprio che non possiamo fare nulla!
Liberaci dalla pretesa di poter fare a meno di Te!
Fa' che le nostre vite siano alimentate dalla linfa della tua mitezza e umiltà, perché possiamo essere miti agnelli anche quando all'orizzonte vediamo spuntare lupi minacciosi.
Dio ti benedica, amico/a!
Assistere gli ammalati
«Signore, non ho nessuno che mi immerga
nella piscina quando l’acqua si agita» (Gv 5,7).
Sto leggendo il Vangelo di Giovanni
quando incontro queste parole di un paralitico che mi sconvolgono la mattinata.
Prendo coscienza di botto che quel nessuno sono proprio io.
Io che, dall’alto della mia scontata
salute fisica, non ho occhio per un uomo paralizzato.
Io che potrei fare il bene… e me ne
guardo bene.
Io che potrei dare una mano a qualcuno, ma
per paura che mi rallenti, passo a largo o mi dileguo in fretta.
«Vuoi guarire?», gli aveva chiesto Gesù.
«Signore, non ho nessuno…», fu la
risposta dell’ammalato.
Più della paralisi è la possibilità di
questa solitudine a farmi paura.
Potrei ammalarmi, aver bisogno di cure, non
essere più autosufficiente; potrei diventare incapace di muovermi e di comunicare
con il mondo esterno; potrei perdere la testa e non capire più niente,…
Mi basta pensarci per un momento e già sento
arrivare l’angoscia!
Eppure, più di tutto quello che potrebbe
capitarmi, mi fa paura la possibilità reale di dire: «Signore, non ho nessuno».
Visitando le famiglie il primo venerdì
di ogni mese, o in occasione delle benedizioni pasquali, ho la possibilità di
incontrare le persone nel loro ambiente quotidiano e rimango edificato da
testimonianze di prossimità a persone malate o bisognose di tutto. Incontro uomini
e donne che, nel nascondimento delle loro case, perdono la vita per il bene
dell’altro e sono capaci di una tenerezza straordinaria!
Anche se l’altro è ormai incapace di
riconoscerle, esse gli restano accanto. Imparano un nuovo linguaggio fatto di
carezze, attenzioni, strette di mano, sorrisi, sguardi.
Avverto qualcosa di sacro in quelle
case, avverto chiara la presenza di Gesù. Lo riconosco vicino all’ammalato, poi
lo vedo nella persona dell’ammalato, ma anche nel barelliere, nel suo angelo
custode, nell’amorevole badante.
Mi rendo conto che la vera malattia, la
vera sofferenza è quella sensazione d’esser soli e abbandonati davanti a un
nemico troppo grande; è la paura di non avere alleati, compagni di battaglia
verso cui poter volgere uno sguardo d’intesa, prima di balzare fuori dalla
trincea per l’ultimo assalto.
La vera malattia si chiama solitudine,
si chiama indifferenza.
Ed è una malattia che si vince solo
avvicinandoci ai fratelli, solo sforzandoci di restare accanto all’amico nel
momento della prova.
Scopriremo, così, d’essere sostenuti
dalla forza di Dio; ci accorgeremo che, pur non essendo medici, abbiamo da
offrire la medicina che vince ogni morte: l’amore. «L’amore guarisce», diceva
il santo medico Giuseppe Moscati.
Mentre scrivo, mi vengono in mente le
parole di un bellissimo prefazio:
«è
veramente giusto lodarti e ringraziarti, Padre santo, Dio onnipotente ed
eterno, in ogni momento della nostra vita, nella salute e nella malattia, nella
sofferenza e nella gioia, per Cristo tuo servo e nostro Redentore.
Nella sua vita mortale egli passò
beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancora oggi
come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello
spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della
speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre
alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto. E noi, insieme agli
angeli e ai santi, cantiamo con voce unanime l’inno della tua gloria…»
(Prefazio comune VIII).
Gesù sta lì, vicino a quell’uomo, prigioniero
da trentotto anni.
Gli rivolge la parola e riaccende in lui
il desiderio di una condizione diversa: «Vuoi guarire?» (Gv 5,6).
Forse il paralitico si sarà chiesto che
cosa potesse ancora significare per lui guarire.
Forse dopo trentotto anni di malattia, si era rassegnato a doversi accontentare
di quel minimo che gli veniva riconosciuto da chi gli stava intorno.
Forse, dopo svariati tentativi inutili,
non trovava più la voglia di provare a rialzarsi: «C’è sempre qualcuno che scende nella piscina prima di me».
E mentre stai fermo a guardare
quell’acqua che s’agita, lì davanti, a portata di mano… e fai i conti con la
tristezza di vederla vicina e di non poterla raggiungere… Mentre piano piano
viene meno il desiderio di una guarigione che, col passare del tempo, appare
sempre meno probabile… Quando ti fermi e non attendi più nulla...
…lì ti incontra Gesù.
Cerca proprio te e risveglia i tuoi bei
sogni, quelli che le circostanze della vita ti avevano rapinato. Ti fa una
domanda e ti ricordi che volevi guarire, che hai provato a guarire, ma poi ti
sei seduto, non ti sei lasciato curare, non sei stato aiutato, non hai più
cercato aiuto,…
Ora mi riconosco nel paralitico.
C’è voluto tutto quello che ho scritto
prima, per arrivare a questa conclusione.
Sono io quel malato che s’è chiuso, che
ha rinunciato ad affrontare le salite, che s’è scoraggiato, che ha perso la
direzione e aspetta d’esser preso in braccio e portato. Sono io che ho bisogno
dell’olio della consolazione e del vino della speranza.
Una volta che tu, Gesù, li avrai versati
sulle mie ferite, sarò capace di guardare l’altro con misericordia e di fargli
misericordia.
Poi, sarà lo slancio del Vangelo a darmi
il coraggio di farmi prossimo e la forza per sollevare ogni paralitico e
portarlo a incontrare Te, che mi hai guarito (Mc 2,1-12)!
don Gian Luca Rosati
martedì 26 aprile 2016
Una Parola al giorno (40)
"In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace»" (Gv 14,27-31a).
Riceviamo la pace da Gesù, custodiamo la pace, diventiamo operatori di pace!
Dio ti benedica!
Riceviamo la pace da Gesù, custodiamo la pace, diventiamo operatori di pace!
Dio ti benedica!
lunedì 25 aprile 2016
Una Parola al giorno (39)
"In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»" (Mc 16,15-20).
Mi sembra di poter associare a questo versetto, un invito di don Tonino Bello che stamattina ho trovato in una raccolta di suoi scritti all'Azione Cattolica: "Portate la tuta di lavoro in chiesa, ma nei cantieri di lavoro portate la veste battesimale" (da "Fino in cima", editrice AVE).
Andiamo per le strade vestiti di Cristo Risorto e annunciamo a ogni creatura la gioia del Vangelo!
Dio ti benedica!
Mi sembra di poter associare a questo versetto, un invito di don Tonino Bello che stamattina ho trovato in una raccolta di suoi scritti all'Azione Cattolica: "Portate la tuta di lavoro in chiesa, ma nei cantieri di lavoro portate la veste battesimale" (da "Fino in cima", editrice AVE).
Andiamo per le strade vestiti di Cristo Risorto e annunciamo a ogni creatura la gioia del Vangelo!
Dio ti benedica!
domenica 24 aprile 2016
Una Parola al giorno (38)
"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,31-33a.34-35).
sabato 23 aprile 2016
Una Parola al giorno (37)
"Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia" (Salmo 97/98,2).
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia" (Salmo 97/98,2).
venerdì 22 aprile 2016
Una Parola al giorno (36)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1-6).
giovedì 21 aprile 2016
Una Parola al giorno (35)
"Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica" (Gv 13,16-20).
Dio ti benedica!
Dio ti benedica!
mercoledì 20 aprile 2016
Una Parola al giorno (34)
"Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, scesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro. Giunti a Salamina, cominciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei" (Atti 12,24-13,5).
"Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri" (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 121).
Dio ti benedica!
"Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri" (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 121).
Dio ti benedica!
martedì 19 aprile 2016
Una Parola al giorno (33)
"Quando questi (Barnaba) giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore" (Atti 11,19-26).
Guardiamo la grazia di Dio all'opera nel mondo e rallegriamoci anche noi come Barnaba: siamo il popolo di Dio, siamo una comunità di fratelli e sorelle!
Con la nostra vita buona annunciamo a tutti che Gesù è il Signore!
Dio ti benedica!
Guardiamo la grazia di Dio all'opera nel mondo e rallegriamoci anche noi come Barnaba: siamo il popolo di Dio, siamo una comunità di fratelli e sorelle!
Con la nostra vita buona annunciamo a tutti che Gesù è il Signore!
Dio ti benedica!
lunedì 18 aprile 2016
Una Parola al giorno (32)
"Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio" (salmo 41-42).
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio" (salmo 41-42).
domenica 17 aprile 2016
Una Parola al giorno (31)
"Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo" (Salmo 99/100).
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo" (Salmo 99/100).
sabato 16 aprile 2016
Una Parola al giorno (30)
"Pietro gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto»" (Atti 9,31-42).
Nella guarigione di Enea vedo la mia guarigione continuamente operata da Gesù: «Gian Luca, Gesù Cristo ti guarisce».
Ora posso alzarmi e rifarmi il letto, cioè posso fare tutte le cose quotidiane, ma con uno spirito completamente nuovo, con la gioia di una salute perduta e ritrovata!
Oggi vorrei condividere con te anche questa bella frase di Papa Francesco: «Ringrazio per il bell'esempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia» (Evangelii Gaudium, n.76).
Queste parole mi fanno pensare che noi guardiamo il bene che fa il Papa e il Papa guarda il bene che facciamo noi!
Dio ti benedica, amico/a!
Nella guarigione di Enea vedo la mia guarigione continuamente operata da Gesù: «Gian Luca, Gesù Cristo ti guarisce».
Ora posso alzarmi e rifarmi il letto, cioè posso fare tutte le cose quotidiane, ma con uno spirito completamente nuovo, con la gioia di una salute perduta e ritrovata!
Oggi vorrei condividere con te anche questa bella frase di Papa Francesco: «Ringrazio per il bell'esempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia» (Evangelii Gaudium, n.76).
Queste parole mi fanno pensare che noi guardiamo il bene che fa il Papa e il Papa guarda il bene che facciamo noi!
Dio ti benedica, amico/a!
Accogliere i forestieri
L’autore della Lettera agli Ebrei
esorta: «L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni
praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli» (Eb 13,1-2).
Davanti a me si presenta per primo
Abramo (Gen 18), poi Lot (Gen 19), Tobia (Tb 5, 4-5),… infine i due discepoli
di Emmaus (Lc 24).
All’inizio penso che questi due siano
del tutto forestieri in una pagina dedicata alla quarta opera di misericordia e
allontano il pensiero cercando nella memoria altri esempi di accoglienza. Ma
non c’è niente da fare: più tento di chiudere la porta, più i due discepoli si
affacciano chiedendo di lasciarli entrare e di ascoltarli anche solo per un
momento: «Poi ce ne andremo e ti lasceremo in pace», promettono.
Non posso fare altro che fidarmi.
Entrano, si siedono e cominciano a
raccontare:
«Quel giorno eravamo in cammino verso
Emmaus, un villaggio distante circa undici chilometri da Gerusalemme e stavamo
discutendo di tutto quello che era accaduto. Si avvicinò a noi un forestiero,
uno che sembrava non essere per niente pratico del luogo: non sapeva neppure
ciò che era successo a Gerusalemme! Allora gli raccontai quello che era
successo a Gesù e gli confidai le nostre speranze deluse e poi la sconvolgente
notizia portata dalle donne che “si sono recate al mattino alla tomba e, non
avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una
visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo” (Lc 24, 22-23). Infine,
gli dissi di come alcuni dei nostri “sono andati alla tomba e hanno trovato
come avevano detto le donne, ma lui non lo hanno visto” (Lc 24, 24).
Era come se tutto questo ci oscurasse la
vista: dal momento della crocifissione non c’era più colore nelle cose intorno
a noi, non c’era più voglia di sorridere, di sperare, di camminare. Era come se
non ci fosse più gusto nelle cose che fino a quel momento erano state piene di
senso per tutti noi. Era morto Gesù e il giogo all’improvviso s’era fatto
pesante: non riuscivamo a vederlo sulle nostre strade, non riconoscevamo la sua
presenza accanto a noi. Una fredda solitudine avvolgeva i nostri cuori.
E parlarne tra noi serviva a poco: i
nostri volti tristi ne erano testimoni.
Non so perché avevamo aperto il cuore a
quel viandante incontrato sulla strada, forse perché anche lui andava verso
Emmaus e camminare insieme ci aveva reso subito compagni. Restammo un po’
meravigliati quando, dopo averci ascoltato, rispose: “Stolti e lenti di cuore a
credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo
patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24, 26).
Ci colpirono quelle parole: sembrava che
in noi si riaccendesse qualcosa.
Ma che cosa?
I chilometri trascorsero in fretta. Il
passo s’era fatto leggero e il nostro non era, come all’inizio, un vagare
stanco; ci pareva di essere condotti per mano da qualcuno. Forse era solo
un’impressione dovuta al desiderio di tornare indietro ai giorni più belli,
quando il maestro indicava la strada e noi lo seguivamo sicuri: la sua parola
era autorevole; egli sapeva dove andare.
Quel forestiero non lo conoscevamo, ma
le sue parole avevano un effetto benefico in noi e alla fine ci ritrovammo in
due a confidarci di aver vissuto la stessa esperienza: “Non ardeva in noi il
nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le
Scritture?” (Lc 24, 32).
Intanto eravamo arrivati a Emmaus ed
“egli fece come se dovesse andare più lontano” (Lc 24, 28). Ma noi lo pregammo
con insistenza: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al
tramonto” (Lc 24, 29). Egli entrò per rimanere con noi.
Quando fu a tavola, prese il pane,
recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede a noi.
Allora si sono aperti i nostri occhi e
lo abbiamo riconosciuto: era Gesù!
Ma egli era sparito dalla nostra vista.
Ci restava la certezza di averlo
incontrato e la gioia di saperlo vivo e realmente presente accanto a noi. Fu la
gioia di non essere soli a rimetterci in strada perché non c’era tempo da
perdere, ma bisognava subito tornare a Gerusalemme e raccontare agli altri
quello che ci era accaduto».
Terminato il racconto, con gli occhi
sorridenti mi guardavano in attesa di una mia risonanza a quanto avevo
ascoltato. Stavo ancora pensando a come lo avevano riconosciuto nello spezzare
il pane e non risposi prontamente.
Il mio silenzio spinse Cleopa a
riprendere la parola per chiedermi: «Ma ancora non hai capito perché siamo
venuti a trovarti?».
Cominciavo a intuire qualcosa, ma
preferivo che fossero loro a esplicitare il motivo di quella visita.
Cleopa continuò: «Noi abbiamo accolto il
forestiero, gli abbiamo dato confidenza raccontandogli qualcosa di noi,
praticamente lo abbiamo fatto entrare nella nostra vita senza sapere chi fosse.
Ma in realtà, è stato lui ad accoglierci per primo: egli si è fatto prossimo e
s’è messo a camminare con noi, perché sapeva che avevamo bisogno di stare con
lui; egli ci ha lasciato parlare e poi ha condiviso con noi la sua visione di
quelle stesse cose. A noi sembravano oscure ed egli le ha rischiarate con la
sua luce, la luce del Vangelo. è
stato lui a rivedere i suoi programmi e a cedere alla nostra insistenza quando
gli abbiamo chiesto di rimanere con noi.
E, una volta seduti a tavola, quanti
ricordi si sono accesi e quante parole e gesti ci sono tornati in mente: “… chi
tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che
serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse
colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc
22, 27).
Si ripresentava alla nostra memoria
l’ultima cena e il suo gesto di lavarci i piedi con la raccomandazione di fare
noi altrettanto a ciascuno dei fratelli che avremmo incontrato. Lavare i piedi
dell’altro è un gesto di accoglienza, è il gesto di chi per amore si fa servo.
Questo il forestiero ci aveva ricordato
e insieme ci aveva rassicurato che egli avrebbe accompagnato ogni nostro passo
e, nello stesso tempo, sarebbe stato presente in ciascuno di quegli uomini e
donne a cui ci saremmo fatti prossimi.
Siamo partiti senza indugio e da quel
giorno ogni cristiano, senza indugio, sa cosa deve fare: per amore di Gesù,
accogliere, incoraggiare, rialzare, sostenere, curare ogni fratello che
incontrerà sulla sua strada.
Questo vorremmo che scrivessi ai tuoi
lettori!».
Mi guardavano soddisfatti per la
testimonianza che mi avevano offerto e furono ancora più contenti quando, pieno
di gratitudine, li invitai a restare a pranzo. Interpretarono giustamente il
mio invito come il segno che avrei scritto ciò che mi avevano suggerito.
Cari lettori, non aggiungo altro al
racconto dei due discepoli di Emmaus, solo vi chiedo di non accontentarvi di
queste parole, ma di ascoltare ogni giorno la Parola che Dio ci rivolge, attraverso
quel tesoro prezioso che non siamo costretti a chiudere in cassaforte: il
Vangelo.
Saranno l’ascolto costante della Parola
di Dio, la partecipazione attiva all’Eucaristia e l’incontro con Dio negli
altri Sacramenti ad aprire il nostro cuore perché vi trovi spazio ogni
forestiero!
don Gian Luca Rosati
venerdì 15 aprile 2016
Una Parola al giorno (29)
"Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre" (Salmo 116).
popoli tutti, cantate la sua lode.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre" (Salmo 116).
giovedì 14 aprile 2016
Una Parola al giorno (28)
"Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi". (Salmo 65)
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi". (Salmo 65)
mercoledì 13 aprile 2016
Una Parola al giorno (27)
"E vi fu grande gioia in quella città" (At 8,1-8).
Si tratta di una città della Samaria in cui Filippo predica il Cristo.
Anche noi quando accogliamo il Cristo e ascoltiamo la Sua Parola, facciamo esperienza di una grande gioia!
Dio ti benedica!
Si tratta di una città della Samaria in cui Filippo predica il Cristo.
Anche noi quando accogliamo il Cristo e ascoltiamo la Sua Parola, facciamo esperienza di una grande gioia!
Dio ti benedica!
martedì 12 aprile 2016
Una Parola al giorno (26)
"Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Io confido nel Signore.
Esulterò e gioirò per la tua grazia" (Salmo 30).
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Io confido nel Signore.
Esulterò e gioirò per la tua grazia" (Salmo 30).
lunedì 11 aprile 2016
Una Parola al giorno (25)
"E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo" (At 6,8-15).
È il volto di Santo Stefano, testimone di Cristo.
Anche il nostro volto, se lo teniamo rivolto verso il Signore Gesù, sarà come quello di un angelo, un angelo che annuncia gioia e pace!
Dio ti benedica!
È il volto di Santo Stefano, testimone di Cristo.
Anche il nostro volto, se lo teniamo rivolto verso il Signore Gesù, sarà come quello di un angelo, un angelo che annuncia gioia e pace!
Dio ti benedica!
domenica 10 aprile 2016
Una Parola al giorno (24)
"Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». [...]
«Seguimi»" (Gv 21,1-19).
Il Vangelo di oggi mi parla di Gesù che mi accoglie così come sono e mi invita a seguirlo.
Ogni volta che leggo questo brano, mi viene in mente la preghiera di Papa Giovanni Paolo I:
"Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi desideri".
Accettiamo con gioia di esser presi dal Signore così come siamo, ma accettiamo anche con umiltà di seguirlo dove Lui vorrà condurci!
Se lo seguiamo, anche noi un giorno saremo capaci di dire: Ti amo, Signore!
Dio ti benedica!
«Seguimi»" (Gv 21,1-19).
Il Vangelo di oggi mi parla di Gesù che mi accoglie così come sono e mi invita a seguirlo.
Ogni volta che leggo questo brano, mi viene in mente la preghiera di Papa Giovanni Paolo I:
"Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi desideri".
Accettiamo con gioia di esser presi dal Signore così come siamo, ma accettiamo anche con umiltà di seguirlo dove Lui vorrà condurci!
Se lo seguiamo, anche noi un giorno saremo capaci di dire: Ti amo, Signore!
Dio ti benedica!
sabato 9 aprile 2016
Una Parola al giorno (23)
"...dell'amore del Signore è piena la terra" (Salmo 32/33,5).
Non mi basta sapere questo versetto! Desidero vederlo questo amore del Signore di cui è piena la terra! Ho fame e sete di questo amore che tutto abita l'universo. E lo cerco anche là dove, a prima vista, non mi pare presente: nelle cose che non vanno come vorrei, nelleg situazioni difficili, nelle tensioni che possono esserci con gli altri, nelle mie paure,... tutto abita l'amore del Signore!
Stai contento: Dio ti bene dice!
Non mi basta sapere questo versetto! Desidero vederlo questo amore del Signore di cui è piena la terra! Ho fame e sete di questo amore che tutto abita l'universo. E lo cerco anche là dove, a prima vista, non mi pare presente: nelle cose che non vanno come vorrei, nelleg situazioni difficili, nelle tensioni che possono esserci con gli altri, nelle mie paure,... tutto abita l'amore del Signore!
Stai contento: Dio ti bene dice!
venerdì 8 aprile 2016
Una Parola al giorno (22)
"Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?" (Salmo 26/27,1).
Dio ti benedica!
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?" (Salmo 26/27,1).
Dio ti benedica!
Vestire gli ignudi
Racconta l’evangelista Luca:
26Approdarono nel
paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena
sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai
demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo
alle tombe. 28Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e
disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego,
non tormentarmi!». 29Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di
uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo
tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i
legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30Gesù gli
domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano
entrati in lui. 31E lo scongiuravano che non ordinasse loro di
andarsene nell’abisso. 32Vi era là una grande mandria di porci, al
pascolo sul monte. I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei
porci. Glielo permise. 33I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei
porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.
34Quando videro
ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città
e nelle campagne. 35La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando
arrivarono da Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e
sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura. 36Quelli
che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato. 37Allora
tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse
da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro.
38L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con
lui, ma egli lo congedò dicendo: 39«Torna a casa tua e racconta
quello che Dio ha fatto per te». E quello se ne andò, proclamando per tutta la
città quello che Gesù aveva fatto per lui. (Lc 8,26-39)
Fa impressione l’uomo posseduto dai
demòni che ci viene incontro nudo e fuori di sé.
Fa impressione la forza di Gesù: davanti
a lui una legione di demòni cade a terra e si riduce a piagnucolare
scongiurandolo di non essere ricacciata nell’abisso.
Fa impressione una grande mandria di
porci che d’un tratto precipita giù dalla rupe, nel lago e annega.
Fa talmente impressione che forse anche noi,
come i mandriani, abbiamo la tentazione di scappare via sconvolti.
L’episodio, nel suo insieme, fa così
impressione che alcuni particolari forse non li notiamo o non li consideriamo
come meriterebbero!
Forse non notiamo la compassione di Gesù
alla vista di questo uomo solo, nudo, condannato a una vita da morto, ancor
prima di essere morto.
I nostri occhi vedono qualcosa di
terrificante, qualcosa che ci autorizza a fuggire lontano; gli occhi di Gesù
vedono un uomo da liberare perché possa tornare a vivere. Gesù gli si fa
prossimo.
La penna dell’evangelista Luca sembra
non riuscire a stare dietro al gesto immediato di Gesù nei confronti dell’uomo.
Si rende così necessario un flashback: «Gesù aveva ordinato allo spirito impuro
di uscire da quell’uomo» (8,29).
La compassione ci libera dalla paralisi
generata dalla paura dell’altro e della sua condizione, ci libera
dall’imbarazzo del non saper che fare o come essere utili. Senza la
misericordia siamo legati alle nostre sicurezze, a quello che sappiamo di poter
dare, ma non ci spingiamo oltre, non ci coinvolgiamo. Tante volte si pensa di
non poter frequentare i luoghi del dolore perché non sappiamo che dire, che
fare, come aiutare,… e riempiamo le nostre giornate di omissioni che, poi,
giustifichiamo per mettere a tacere l’inquietudine della nostra coscienza.
Se non siamo capaci di misericordia, di
compassione per l’altro, la nostra condizione non è molto diversa da quella
dell’indemoniato: lui è legato con catene e con i ceppi ai piedi o è
condizionato dal demonio che lo possiede, noi in apparenza siamo liberi, ma ci
lega un egoismo che non riusciamo a rompere.
Quanto è libero Gesù!
La Sua è la libertà dei misericordiosi.
Il Suo gesto fa uscire dalla solitudine
un uomo che ormai viveva della compagnia dei morti, ma solo perché i morti sono
morti e non possono più fuggire.
Il Suo gesto riveste l’uomo di una
dignità da cui i più prossimi lo avevano svestito per paura di essere
contagiati o danneggiati, per paura di tutto ciò che non si riesce a
controllare, di tutto ciò che non riusciamo a definire “normale”.
Il Suo gesto riveste l’uomo dello
sguardo benevolo di Dio che lo ama.
Vestire l’uomo è un gesto da Dio.
È la Sua risposta alla paura di Adamo ed
Eva dopo il peccato: «Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di
pelli e li vestì» (Gn 2,21).
Che bello il nostro Dio! Risponde con un
vestito alla nudità che impaurisce Adamo: «Ho udito la tua voce nel giardino:
ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gn 2,10).
Che bello il nostro Dio! Ci riveste di
vesti preziose come lo sposo fa con la sua sposa, con la persona che al mondo
gli è più cara.
Lasciamoci accarezzare dalle parole del
profeta Ezechiele e prendiamo coscienza di quanto siamo preziosi agli occhi di
Dio:
3Così dice il
Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei
Cananei; tuo padre era un Amorreo e tua madre un’Ittita. 4Alla tua
nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato il cordone ombelicale e non
fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale né
fosti avvolta in fasce. 5Occhio pietoso non si volse verso di te per
farti una sola di queste cose e non ebbe compassione nei tuoi confronti, ma
come oggetto ripugnante, il giorno della tua nascita, fosti gettata via in
piena campagna.
6Passai vicino a
te, ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue 7e
cresci come l’erba del campo. Crescesti, ti facesti grande e giungesti al fiore
della giovinezza. Il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla
pubertà, ma eri nuda e scoperta.
8Passai vicino a
te e ti vidi. Ecco: la tua era l’età dell’amore. Io stesi il lembo del mio
mantello su di te e coprii la tua nudità. Ti feci un giuramento e strinsi
alleanza con te – oracolo del Signore Dio – e divenisti mia. 9Ti
lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio. 10Ti
vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti
ricoprii di stoffa preziosa. 11Ti adornai di gioielli. Ti misi
braccialetti ai polsi e una collana al collo; 12misi al tuo naso un
anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. 13Così
fosti adorna d’oro e d’argento. Le tue vesti erano di bisso, di stoffa preziosa
e ricami. Fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo. Divenisti sempre
più bella e giungesti fino ad essere regina. 14La tua fama si
diffuse fra le genti. La tua bellezza era perfetta. Ti avevo reso uno
splendore. Oracolo del Signore Dio. (Ez 16,3-14)
Dio ci passa vicino, ci vede e ci
riveste continuamente.
Fermiamoci a considerare questa
misericordia che spinge Dio a farsi sempre nostro prossimo! Lasciamo entrare
Dio nella nostra vita! Lasciamo che con le Sue mani Egli ci allarghi il cuore
perché chiunque incontriamo possa trovarvi posto, possa sentirsi riconosciuto
come fratello, possa vederci mentre a lui ci avviciniamo, finalmente spogli
della paura e rivestiti solo della misericordia dei figli di Dio!
don Gian Luca Rosati
giovedì 7 aprile 2016
Una Parola al giorno (21)
"Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore" (Salmo 33/34,20).
Dio ti benedica!
ma da tutti lo libera il Signore" (Salmo 33/34,20).
Dio ti benedica!
mercoledì 6 aprile 2016
Una Parola al giorno (20)
"In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16-21).
Mi piace chiudere la giornata con questo versetto così bello!
Il Signore ti conceda una notte serena e un riposo tranquillo!
Mi piace chiudere la giornata con questo versetto così bello!
Il Signore ti conceda una notte serena e un riposo tranquillo!
martedì 5 aprile 2016
A fuochi spenti
La storia si è addormentata da poco.
Riaprirà gli occhi l’anno prossimo, più o meno di questi tempi.
Fino ad allora: «Buonanotte e buon ricordo di quello che è stato!».
Mi sento vecchio oggi.
Vecchio e fuori tempo.
Domenica ho parlato da innamorato, da innamorato di Cristo e
dell’uomo.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, ferito dall’indifferenza
nei confronti di Uno che muore in croce per amore nostro e poi risorge e ci fa
risorgere con Lui e così rende nuove tutte le cose.
Certamente non mi sono mancati i motivi di gioia in questa
Quaresima e in tutta la Settimana Santa perché i credenti, i fedeli, hanno
espresso tutta la loro generosità e gratuità: ce l’hanno messa tutta, si sono
messi in gioco animando persino le ore notturne dell’adorazione eucaristica tra
lunedì e martedì santo, una novità introdotta quest’anno per dare la
possibilità a chi lavora di fermarsi un po’ in chiesa a pregare.
È stato edificante guardare i miei parrocchiani pregare.
Sorrido pensando che, nel buio della notte, potrebbe essere andato
da Gesù anche qualche Nicodemo...
Le campane hanno suonato, hanno richiamato, hanno avvisato, hanno
ricordato,…
Ma con tutto il loro entusiasmo, non sono riuscite a rompere
l’indifferenza,...
Continuo a sperare che, almeno, sentendole suonare qualcuno si sia
chiesto: «Ma
che ci sarà stasera in Duomo?».
Eppure tutto era molto bello, caldo, amichevole, accogliente,…
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché è vero che a
ubriacarsi durante la festa patronale sono in pochi, ma anche un solo figlio
ubriaco toglie al padre la gioia, toglie il sorriso, toglie il sonno, toglie la
festa.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché l’uomo, come Dio
l’ha fatto, è una meraviglia, e vedere questa meraviglia inquinata da sostanze,
naturali o chimiche, mi fa tristezza, mi addolora.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché la Madonna di San
Giovanni, vera protagonista della festa, è sistematicamente dimenticata, messa
da parte, quasi tollerata: il momento centrale della festa sono i fuochi
d’artificio.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché la storia della
città, in cui risiedo ormai da quattro anni, non si fa vivendoci per un giorno…
… perché, poi, a fuochi spenti, sono pochi quelli che si impegnano a
mantenere vivace il cuore della comunità.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché amo questa
comunità cristiana e vorrei vederla bella viva tutto l’anno, coi giovani che si
danno da fare per far fiorire il giardino parrocchiale e civile coi loro bei
talenti e, invece, mi ritrovo a desiderare l’impossibile: l’altro giorno mi
sono sorpreso a pregare perché a quei cristiani, che frequentano la messa
quotidianamente e si impegnano generosamente per non far mancare alla parrocchia
quanto è necessario, il Signore conceda di ringiovanire di almeno vent’anni per
poter aiutare con la forza di una nuova giovinezza quella chiesa che tanto
amano!
Ma sono fantasie, le fantasie di un vecchio innamorato.
E non importa se Domenica non sono stato compreso, o se sono stato
male interpretato; a me interessa che m’abbiano capito Gesù e Sua Madre: loro sanno
cosa c’è nel mio cuore.
Questo mi basta. [dGL]
Una Parola al giorno (19)
"Un cuore solo e un'anima sola" (At 4,32).
Credere nel Cristo risorto e vivere i Suoi insegnamenti trasforma il nostro modo di essere e il nostro modo di relazionarci con gli altri.
Se accogliamo Cristo nella nostra casa, vivremo da fratelli, ci prenderemo cura delle necessità di chi ci sta intorno, impareremo a condividere quello che siamo e abbiamo, mettendolo a disposizione di tutta la comunità.
"Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti" (Salmo 92/93,5).
Cominiciamo o continuiamo a praticarli questi insegnamenti! Ci accorgeremo che seguendo la Via del Signore, stiamo lieti, in pace, contenti!
Dio ti benedica!
Credere nel Cristo risorto e vivere i Suoi insegnamenti trasforma il nostro modo di essere e il nostro modo di relazionarci con gli altri.
Se accogliamo Cristo nella nostra casa, vivremo da fratelli, ci prenderemo cura delle necessità di chi ci sta intorno, impareremo a condividere quello che siamo e abbiamo, mettendolo a disposizione di tutta la comunità.
"Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti" (Salmo 92/93,5).
Cominiciamo o continuiamo a praticarli questi insegnamenti! Ci accorgeremo che seguendo la Via del Signore, stiamo lieti, in pace, contenti!
Dio ti benedica!
lunedì 4 aprile 2016
Una Parola al giorno (18)
"Non temere" (Lc 1,30).
Sì. Non voglio temere!
Voglio imparare a confidare in Te, Signore, perché a Te tutto è possibile!
Sì. Non voglio temere!
Voglio imparare a confidare in Te, Signore, perché a Te tutto è possibile!
domenica 3 aprile 2016
Una Parola al giorno (17)
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,19-31).
Siamo beati, cioè felici perché abbiamo creduto senza aver visto!
Il Vangelo che ci è stato annunciato, se lo facciamo diventare parte integrante della nostra vita, ci fa felici, beati!
Cristo è risorto!
Dio ti benedica!
Siamo beati, cioè felici perché abbiamo creduto senza aver visto!
Il Vangelo che ci è stato annunciato, se lo facciamo diventare parte integrante della nostra vita, ci fa felici, beati!
Cristo è risorto!
Dio ti benedica!
sabato 2 aprile 2016
Una Parola al giorno (16)
"In quei giorni, i capi, gli anziani e gli scribi, vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù" (At 4,13-21).
Stare con Gesù ci fa Suoi testimoni capaci di evangelizzare con quel poco che siamo e sappiamo, ma con quel "di più" che è il Suo accompagnarci in missione con la forza dello Spirito Santo!
Forza, allora! Tutti a condividere la nostra fede! Tutti ad annunciare con franchezza che Cristo è risorto!
Dio ti benedica!
Stare con Gesù ci fa Suoi testimoni capaci di evangelizzare con quel poco che siamo e sappiamo, ma con quel "di più" che è il Suo accompagnarci in missione con la forza dello Spirito Santo!
Forza, allora! Tutti a condividere la nostra fede! Tutti ad annunciare con franchezza che Cristo è risorto!
Dio ti benedica!
7 uomini in barca
Non sono i centocinquantatre grossi
pesci ad attirare la mia attenzione, ma quei 7 uomini in barca (Gv 21,1-14).
Mi soffermo su quei 7 che si trovano
insieme e desiderano la presenza in mezzo a loro di Gesù.
Per tutta la Settimana Santa ho tenuto
lo sguardo fisso su Gesù coi “suoi”, sul loro stare insieme e ho desiderato di stare anch’io con Gesù.
La missione nasce dalla comunione con
Lui: è averlo visto risorto a farci uscire per portarlo a chi ancora non lo
conosce, a chi ancora non sa che Lui cammina con noi.
Ogni uomo ha bisogno d’incontrare il
Risorto!
Ne sono certo!
Stare con Gesù appassiona e fa perdere
di vista i risultati: l’entusiasmo di Pietro e degli altri non è per le reti
piene, ma per aver riconosciuto a riva il Maestro.
Per essere contenti, non c’è bisogno di
contare i pesci, non c’è bisogno di quantificare i frutti, non c’è bisogno di elencare
i risultati,…
Me lo ripeto, sperando di convincermene
in modo definitivo!
A terra c’è Uno che sta preparando
qualcosa per me e i miei compagni: «Venite a mangiare» (Gv 21,12).
«Venite a mangiare».
Mi piace questo versetto!
Ne avrei fatto
volentieri il motto della mia vita quotidiana, ma poi non sapendo cucinare,…
È bello sapere che uno ha cucinato per
te, fa pensare che ti vuole bene, che è contento di fermarsi un po’ con te, che
desidera accoglierti, ascoltarti.
Non sono i risultati a entusiasmare, ma questa
presenza del Risorto accanto a noi!
Non sono le iniziative ad attirare
l’attenzione, ma è la bellezza della comunione con Lui e coi fratelli ad
attirare sguardo e cuore di chi va cercando la pace e ancora non la trova.
Le reti continuerò a vederle vuote:
tendo sempre a vederle più vuote di come sono realmente, o di come le vede il
Signore.
Ma va bene così: Tu, Signore, non mi chiedi di costruire recinti e
passare la vita a contare pecore. Tu mi chiedi di incontrare ogni pecora e
chiamarla perché torni al Suo Pastore.
Non mi chiedi di tenerti chiuso in un
sepolcro, bello, ma pur sempre un sepolcro; né di essere contenuto nello spazio
di un Venerdì Santo, dove può essere facile battermi il petto in pubblico e vestirmi da
cristiano. Tu mi chiedi, invece, di portarti con me in ogni luogo, in ogni
tempo: d’esser tuo sempre e non solo quando celebro, prego, benedico.
venerdì 1 aprile 2016
"Io sono la vite, voi i tralci" (Gv 15,5)
Rileggendo Gv 15,1-17 e prendendo spunto in modo particolare da Gv 15,5...
Una volta un contadino andò a raccogliere l'uva nella sua vigna, ma non ne trovò.
Allora se la prese col concime; buttò via quello che aveva sempre utilizzato e ne comprò un altro appena uscito sul mercato.
Al momento della vendemmia, entrò nella vigna e non trovò grappoli d'uva.
Allora se la prese con il terreno, che sicuramente non era stato lavorato in modo giusto,...
L'anno dopo la colpa fu dell'acqua, poi dei trattamenti inadeguati, poi della posizione della vigna, poi del vicino invidioso, poi della stagione troppo fredda, poi di quella troppo calda, poi degli animali selvatici,...
Il risultato, però, era sempre lo stesso: la vigna non produceva uva!
Solo dopo parecchi anni e altri costosi, ma infruttuosi, tentativi, il contadino si accorse che i tralci erano staccati dalla vite.
Una volta un contadino andò a raccogliere l'uva nella sua vigna, ma non ne trovò.
Allora se la prese col concime; buttò via quello che aveva sempre utilizzato e ne comprò un altro appena uscito sul mercato.
Al momento della vendemmia, entrò nella vigna e non trovò grappoli d'uva.
Allora se la prese con il terreno, che sicuramente non era stato lavorato in modo giusto,...
L'anno dopo la colpa fu dell'acqua, poi dei trattamenti inadeguati, poi della posizione della vigna, poi del vicino invidioso, poi della stagione troppo fredda, poi di quella troppo calda, poi degli animali selvatici,...
Il risultato, però, era sempre lo stesso: la vigna non produceva uva!
Solo dopo parecchi anni e altri costosi, ma infruttuosi, tentativi, il contadino si accorse che i tralci erano staccati dalla vite.
Una Parola al giorno (15)
"Gesù disse loro: Venite a mangiare" (Gv 21,12).
L'invito di Gesù mi fa pensare a chi ci prepara da mangiare: sono le persone che ci vogliono bene a preoccuparsi e a chiederci se abbiamo mangiato... e se non lo abbiamo ancora fatto, subito si mettono ai fornelli per cucinare qualcosa!
Nel Vangelo di oggi è Gesù a cucinare per i suoi, per noi che siamo i suoi discepoli di oggi.
È Gesù a indicarci dove è bene gettare le nostre reti.
È Gesù a trasformare una compagnia di 7 uomini in barca in una gioiosa comunità di discepoli!
Chiedo ai 7 di Gv 21,1-14 di donarci un po' del loro entusiasmo e del loro desiderio di vedere Gesù e di stare con Lui!
Gli chiedo di farci sempre pronti a cogliere l'invito di Gesù a nutrirci dell'Eucaristia: "Venite a mangiare".
Dio ti benedica!
L'invito di Gesù mi fa pensare a chi ci prepara da mangiare: sono le persone che ci vogliono bene a preoccuparsi e a chiederci se abbiamo mangiato... e se non lo abbiamo ancora fatto, subito si mettono ai fornelli per cucinare qualcosa!
Nel Vangelo di oggi è Gesù a cucinare per i suoi, per noi che siamo i suoi discepoli di oggi.
È Gesù a indicarci dove è bene gettare le nostre reti.
È Gesù a trasformare una compagnia di 7 uomini in barca in una gioiosa comunità di discepoli!
Chiedo ai 7 di Gv 21,1-14 di donarci un po' del loro entusiasmo e del loro desiderio di vedere Gesù e di stare con Lui!
Gli chiedo di farci sempre pronti a cogliere l'invito di Gesù a nutrirci dell'Eucaristia: "Venite a mangiare".
Dio ti benedica!
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