venerdì 21 ottobre 2016

What do you mean with “sinodo”?

La costruzione di un modello aiuta a capire meglio come funziona una certa realtà. Mi ci sono voluti anni, anni in cui mi sono portato dietro la domanda senza perdere la certezza che prima o poi avrei trovato la risposta che cercavo…

Sento parlare di sinodo da quando ho partecipato al Sinodo diocesano e quindi sono ormai più di sette anni che cerco di capire cosa voglia dire la parola sinodo e cosa sia lo stile sinodale. Stamattina, ripensando alla partita di calcio vista domenica scorsa, finalmente ho potuto esclamare il mio eureka! (Ho trovato!).

Cosa vuol dire sinodo?
Vuol dire scoprirsi parte di una grande squadra, vuol dire tutti per uno e uno per tutti in vista di una mèta comune. La rosa di una squadra di calcio è formata da tanti giocatori che in campo ricoprono diversi ruoli e hanno caratteristiche tecniche diverse gli uni dagli altri. In ogni squadra c’è un allenatore che mette in campo i giocatori in modo da valorizzare i talenti di ciascuno. Ogni squadra ha, infine, un obiettivo comune a tutti i giocatori: fare goal nell’unica porta avversaria.

Eh sì! Può sembrare scontato, ma è necessario che prendiamo coscienza che la porta avversaria è unica; in campo non ci sono undici porte avversarie, una per ciascun giocatore!

Per raggiungere l’obiettivo comune, ciascuno mette a disposizione il suo talento impegnandosi al massimo per il bene della squadra.

Le cose funzionano quando gli undici in campo sono un cuore solo e un’anima sola, giocano gli uni per gli altri e si sacrificano per il bene della squadra.

Le cose non funzionano quando ogni giocatore interpreta la partita come uno sport individuale e si perde in giochetti e azioni personali, come se ognuno avesse una sua mèta da raggiungere indipendentemente dal resto della squadra e dalle indicazioni dell’allenatore.

Sinodo vuol dire aver scoperto che c’è un amore che ci chiama tutti quanti: l’amore di Cristo. Sinodo vuol dire essere contenti che i tanti compagni di squadra con i loro talenti tutti belli, tutti differenti, ma tutti utili alla causa comune, siano con noi al servizio dello stesso Cristo. In una squadra di calcio c’è l’allenatore che ha il compito di incoraggiare i giocatori e di aiutarli con le sue indicazioni a giocare insieme; in una Diocesi c’è il Vescovo; in una comunità parrocchiale il Parroco.

Ovviamente, il mio modello non ha la pretesa di coincidere in modo perfetto con la realtà da spiegare o da descrivere, ma penso che sia di aiuto a noi persone semplici per comprendere un termine che, altrimenti, rischierebbe di essere interpretato da ciascuno in un modo diverso. A volte, infatti, ci capita di dimenticare che la porta avversaria è unica e pensiamo che ognuno abbia la sua mèta e giochiamo la partita come se fosse il tutti contro tutti, che giocavamo da bambini nelle piazzette o nei campetti comunali. Erano sfide in cui uno poteva contare solo su se stesso e sul suo talento personale.

Ma la Chiesa non è un campetto in cui si gioca da soli contro tutti e a vincere è il più forte; la Chiesa è, invece, il luogo in cui vince chi si mette umilmente al servizio degli altri. [dGL]

lunedì 17 ottobre 2016

Fede e vita

Penso che l'importante nella vita sia dire "Sì" alla vocazione alla santità, vocazione ricevuta da Dio e riconosciuta attraverso l'ascolto della Sua Parola! È un "Sì" che rende luminosa tutta l'esistenza!