venerdì 30 aprile 2021

25 aprile 2021


E finalmente arriva la sera e con la sera arriva il silenzio. Il cigolio del cancello mentre chiudo il campetto parrocchiale è l’ultimo suono della Domenica.
Sa come di “Tutto è compiuto”.
E mi avvio per le strade semi-deserte per una breve passeggiata. È l’ultima sera in “zona arancione” e per le vie m’accompagna il silenzio, interrotto soltanto dal rumore di motori più o meno chiassosi.
 
“Come profumano i fiori a primavera!”, penso mentre passo davanti al cancello di una casa coperto di tanti fiori colorati!
A primavera è così sempre, ma quest’anno pare tutto nuovo, tutto come se lo vedessi e lo sentissi per la prima volta. Forse è uno dei segni che ci sta lasciando addosso la pandemia quello di essere più attenti ai particolari, alle piccole cose, anche a quelle che si ripetono apparentemente tutte uguali. Chissà
 
Cammino e mi riposo.
Alla sera, chiusa la porta della chiesa, torno a essere semplicemente un figlio.
Finalmente, dopo una giornata trascorsa a predicare, consigliare, prendere decisioni, dire “sì” o “no”, indirizzare, pensare, progettare,… posso stare in silenzio: a quest’ora nessuno pretende più nulla, a quest’ora dal prete ci si aspetta solo la preghiera.
 
Sarebbe bello educarsi tutti alla gratuità, abbandonando quei toni da mercato o da centro commerciale che hanno invaso anche le nostre chiese, dove a volte il prete sembra un impiegato che non deve in nessun modo contrariare il cliente...
Perché non proviamo a riconoscere che a farci vivere è il dono gratuito e non la compravendita?
 
La sera è il momento in cui nessuno si aspetta più nulla da te e tutto appare gratuito.
Il sole tramonta. Lo guardo con una certa soddisfazione: è passato un altro giorno di pandemia. Forse non dovrei farlo, ma ogni giorno che passa mi dico che è un giorno in meno di pandemia da affrontare. Così m’addormento quasi sollevato, immaginando quante persone sono guarite durante la giornata e quante hanno ricevuto il vaccino.
 
S’è compiuto un anno, l’undicesimo anno da prete, un anno molto significativo, anche se non il più significativo.
 
Il più significativo anno da prete è stato il quarto anno di Seminario, quando ancora non ero prete. È l’anno che mi ha fatto conoscere e gustare lo stile del prete.
Spesso penso ai doni ricevuti in quell’anno; potrei sintetizzarli con una parola di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
 
In quel tempo ero di servizio all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Il Seminario ci aveva mandato in tre e avevamo il compito di stare con i Frati Cappuccini a cui era affidata l’assistenza spirituale di tutti i ragazzi ospiti della casa. La casa era in realtà un grande quartiere in cui abitavano persone affette da diverse malattie e c’erano reparti per pazienti di tutte le età, dai bimbi appena nati alle persone anziane.
 
In quei pomeriggi entravamo in un reparto per accompagnare tre ragazzi a prendere una boccata d’aria. Erano affetti da patologie molto gravi e anche comunicare con loro era difficilissimo.
 
Molte volte quest’anno mi è capitato di tornare con il pensiero in quel reparto a trovare quegli uomini. Ci sono tornato perché ho trascorso molto tempo in casa, le uscite quotidiane sono state abbastanza rare e la mia condizione mi ha ricordato quegli uomini e la vita, non solo la loro vita, ma anche la mia. Questo tempo di pandemia è vita, come il tempo di quegli uomini nel reparto è vita; eppure non uscivano quasi mai, eppure erano sempre lì a fare i conti con la loro malattia, eppure vedevano quasi esclusivamente personale medico e altri pazienti come loro, eppure i giorni si susseguivano e sembravano tutti uguali, eppure...
Ogni tanto bisogna fermarsi a riconoscere il valore senza misura della vita: noi cristiani sappiamo che Cristo per la nostra vita ha offerto tutta la Sua vita.
Quanto vale ogni vita!!!
Vale tutta la vita di Dio!!!
 
Se cadiamo nell’errore di credere che siamo noi a stabilire il valore della vita, la noia e la tristezza ci porteranno a non considerare vita tantissime situazioni che viviamo dalla mattina alla sera e, a lungo andare, nulla avrà più senso per noi: ci ritroveremo a essere insoddisfatti di tutto il tempo che abbiamo.
 
La vita di quegli uomini vale quanto la mia: ogni vita è unica e preziosissima, anche quella che alcuni giudicano non essere vita. Prendevamo quei ragazzi e, quando era possibile, li portavamo fuori per un’oretta di passeggiata. Per loro non eravamo seminaristi che si stavano preparando a diventare preti, eravamo semplicemente Andrea, Matteo e Gian Luca, tre uomini che ogni settimana li accompagnavano per una camminata. Loro ci sembravano contenti. E noi pure eravamo contenti.
 
I frati, poi, erano fenomenali!
Riuscivano ad animare anche il sabato pomeriggio più grigio.
E la messa della domenica mattina?
Era una vera festa: da tutti i reparti, accompagnati dai volontari, gli ammalati che potevano uscire si recavano nella chiesa, cuore vivo dell’Istituto, per celebrare l’Eucaristia. Era bellissimo essere un solo corpo: tutte le membra del corpo di Cristo riunite lì per celebrare l’Eucaristia, anche le membra più sofferenti.
 
Le vedevi quelle membra e le sentivi pregare e cantare con gioia. In quelle celebrazioni toccavi la grazia del Sacramento e vedevi i volti illuminarsi ricevendo l’Eucaristia. Un entusiasmo e una gioia che non è possibile spiegarsi, se non con la Risurrezione e la Presenza viva del Cristo in mezzo a noi!
 
Quest’anno, l’undicesimo, somiglia molto a quello: il desiderio di vivere la gratuità nella comunità cristiana s’è fatto fortissimo in me, ha preso il sopravvento e tante pretese mie e degli altri non le comprendo più.
 
Il sabato, entrando in Istituto, incontravamo sempre Livio e altri che facevano un circoletto in una piccola piazzetta. Appena ci vedevano, ci chiamavano e ci coinvolgevano nei loro discorsi, come se ci conoscessimo da sempre. I loro sorrisi e la calorosa accoglienza ci liberavano di tutte le pretese e le attese che avevamo prima di entrare. Ogni volta facevamo esperienza di com’è bello poter essere semplici tra semplici.
 
Forse la pandemia ci ha aiutato a prendere coscienza di tante complicazioni costruite da noi o imposte a noi dal consumismo: non c’era mai tempo di annusare un fiore, di guardare un’alba o un tramonto, di visitare un anziano o un ammalato, di giocare coi figli,… d’essere se stessi, d’essere gratis per qualcuno o addirittura per tutti, come quei Frati Cappuccini, discepoli di San Francesco…

giovedì 29 aprile 2021

«… ti circonda di bontà e misericordia» (Salmo 102/103, 4)


L’autore del salmo 102 canta la bontà di Dio: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia» (Salmo 102/103,3-4).
L’indicazione è preziosissima per me, che sono continuamente in cerca di Dio.
Tutte le informazioni che possono portarmi a trovarlo, le custodisco come un tesoro prezioso. Queste parole oggi mi dicono dove posso incontrare Dio in ogni istante: nella bontà e nella misericordia con cui Egli mi circonda per sempre.

Continuando a leggere, mi accorgo che è il salmo stesso a suggerirmi dove cercare Dio: l’autore, infatti, lo incontra in situazioni molto concrete: «Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono…» (102/103, 13).

Perché mi lascio colpire e ferire dal male che incontro e non mi accorgo della bontà e della misericordia con cui Dio perdona tutte le mie colpe e guarisce tutte le mie infermità?
Ogni azione buona, donata o ricevuta, mi rivela che Dio non è uno che sta a distanza, ma uno che mi circonda di bontà e misericordia! [dGL]

giovedì 15 aprile 2021

Abbiamo visto il Signore! (Gv 20, 25)

«Mangiare i tortellini con la prospettiva della vita eterna, rende migliori anche i tortellini, più che mangiarli con la prospettiva di finire nel nulla» (card. Giacomo Biffi).
 
Questo tempo così particolare  mi sta portando a essere più attento all’opera di Dio e agli infiniti modi che lo Spirito Santo trova per raggiungere ogni uomo e suscitare una risposta libera d’amore. Così anche un semplice pasto diventa occasione per pensare con gratitudine a chi lo ha cucinato, a chi ha coltivato e raccolto gli ingredienti, a chi li ha confezionati perché arrivassero in cucina e poi sulla tavola, a chi s’è alzato di notte per infornare il pane,… e a chi lo sta condividendo con me.

Sono tanti i particolari, a cui nella fretta non facevo caso, e aiutano a vivere meglio tutti gli altri momenti della vita.
Fanno gustare meglio anche la catechesi in preparazione ai Sacramenti.
Un anno fa per dire che uno era pronto per ricevere la Prima Comunione o la Cresima, bastava che andasse a catechismo e quasi automaticamente veniva considerato pronto. Adesso, invece, con il catechismo a singhiozzo, sono altri i particolari a cui porre attenzione ed è necessario che i genitori compiano un discernimento sulla vita dei loro figli (in realtà era necessario anche prima):
Come si sta prendendo cura dei suoi familiari?
E delle cose che gli sono affidate?
Studia?
Si allena?
È in grado di prendersi un impegno?
Come si comporta con i suoi compagni di classe e con gli amici?
Rispetta l’ambiente?
Rispetta i più piccoli?
È capace di rallentare per aiutare chi è rimasto indietro?
Mette a frutto i suoi talenti per il bene di qualcuno?
Come impiega il suo tempo?
Ascolta i buoni insegnamenti? …

L’anno scorso, mentre eravamo chiusi in casa, un amico mi inviò il video di un ragazzo che dal terrazzo di casa sua suonava la chitarra elettrica per allietare con la musica chi abitava lì vicino. Grazie a internet, la sua iniziativa allietò e donò sollievo a tantissime persone in ogni parte del mondo. Non conosco Jacopo, ma sono sicuro che nel compiere quell’azione è stato ispirato dallo Spirito Santo (puoi vedere e sentire Jacopo suonare nel video che ho inserito qui sotto).


Qualche settimana fa, il Presidente della Repubblica ha conferito ad alcuni giovani l'Attestato d'onore di Alfiere della Repubblica. Leggendo le motivazioni per cui ogni giovane ha ricevuto l'Attestato (qui puoi leggere l'elenco degli Alfieri della Repubblica), ho potuto riconoscere in quelle giovani vite l’espressione dello Spirito Santo: decentrarsi da sé stessi per far spazio al prossimo, impegnarsi e sacrificarsi per qualcuno è segno dello Spirito Santo che agisce nel cuore di una persona a tutte le età. E ho gioito con loro e per loro!!!

Domenica scorsa a Ripatransone, in occasione della Festa della Madonna di San Giovanni, Patrona della nostra Diocesi, essendo impossibile vivere la tradizionale giornata di festa con la Processione e l’accensione del Cavallo di fuoco, la Città ha reso omaggio alla Madonna con un video in cui le tenebre vengono squarciate dalla luce.
Nel guardare il video, sono state fortissime in me le risonanze di tutto il Vangelo di Giovanni, a cominciare dal Prologo:
«In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. […] Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, 4-5.9).
Così ho guardato e gustato il video pensando al cardinal Biffi e alla sua frase sui tortellini, perché essere cristiano è semplicemente la grandissima Grazia di poter riconoscere in Cristo risorto che tutto è Grazia!!!
(puoi vedere il video intitolato "lumen" cliccando qui sotto)


Ogni espressione d’amore e di talento a cui un cristiano assiste, diventa occasione di lode a Dio che ha acceso nel cuore dell’uomo una fiamma d’amore inestinguibile ed eterna. Non tutti ancora conoscono il Vangelo e possono apprezzare pienamente l’amore di Dio, ma Gesù dice: «Attirerò tutti a me» (Gv 12, 32) e io ci credo perché faccio esperienza ogni giorno della mia fragilità estrema e dei miei peccati, ma ogni giorno è estrema la Sua attrazione fino a vincere ogni mia resistenza e fragilità!!!

E chi non s’è ancora aperto ad accogliere la luce di Cristo, un bel giorno si aprirà ad accoglierla, anche attraverso la nostra scintillante testimonianza di cristiani, e la sua meraviglia sarà più grande.
Gli capiterà quello che capita a chi s’è riempito di meraviglia contemplando il cielo stellato in una notte trascorsa in montagna o nel deserto.
Ma poi è tornato a guardare quello stesso cielo stellato dopo aver ascoltato una conferenza del prof. Zichichi o del prof. Enrico Medi e, guardando le stelle, è stato rapito da una meraviglia ancora più grande, una meraviglia senza misura che prima non si sarebbe mai immaginato di poter provare!!!

La più bella avventura è essere cristiani, e com’è vero che la prospettiva della vita eterna rende migliori tutte le cose!!! [dGL]

Nei video qui sotto, puoi ascoltare le parole meravigliose di due grandissimi studiosi: il professor Antonino Zichichi (dal minuto 45 in poi) e il professor Enrico Medi




lunedì 12 aprile 2021

Bellissima

Particolare di un murales che sta al Molo Sud di San Benedetto del Tronto

Anni fa in un cantiere navale vidi una barca bellissima pronta per essere varata.
Passavo davanti al cantiere tutti i giorni e la barca era sempre là al suo posto.
Avrei voluto imbarcarmi, tanto mi piaceva quella nave.
Eppure passavano gli anni e il momento di prendere il mare non arrivava mai.
Un bel giorno parcheggiai ed entrai nel cantiere.
Mi avvicinai all’armatore.
Aveva alle sue dipendenze una grande squadra di tecnici specializzati che percorrevano lo scafo in lungo e in largo e annotavano sui loro computer ogni minimo particolare.
Gli chiesi quando avrebbe preso il mare la sua imbarcazione.
Mi disse che lui e i suoi collaboratori stavano analizzando i dati del giorno prima per programmare l’uscita in mare del giorno dopo.
Mi complimentai con lui per la bellezza della sua barca e gli manifestai il mio desiderio di assistere al varo. Ci accordammo per il giorno successivo.
Mi presentai all’ora convenuta e davanti ai miei occhi si ripeté la scena del giorno prima: tutti i tecnici correvano frenetici avanti e indietro coi computer e analizzavano i dati per programmare l’uscita in mare del giorno dopo.
L’armatore mi disse che il varo era stato rimandato perché le verifiche sul giorno prima non avevano dato risultati incoraggianti e bisognava riprogrammare tutto da capo.
Me ne andai.
Il giorno dopo, stessa scena e stesse spiegazioni: varo rimandato.
Entrai nel cantiere per qualche mese: ogni giorno davanti a me si svolgeva lo stesso copione con l’armatore che, allargando le braccia, sembrava dirmi: «Anche oggi prendiamo il mare domani».
Oggi la barca è ancora lì, tirata a lucido e rifinita in ogni sua parte.
È perfetta e non c’è motivo per tenerla ancora in cantiere, eppure è lì, ferma, con l’armatore che guarda i tecnici che si affannano con le loro analisi in mano, e corrono avanti e indietro  con la consueta frenesia, ma sempre più demoralizzati e stanchi,…

Rischia d’essere così la vita di ognuno:
se si impiega tutto il presente ad analizzare il passato per programmare il futuro, passano i giorni e non se ne vive uno.

domenica 11 aprile 2021

#codainterrogativa


Il mio gatto Tom è da stamattina che mi guarda
e mi chiede perché tra noi umani c'è così poca solidarietà.
Non so dargli una risposta e la sua coda è sempre in attesa…
Alla fine mi arrendo e gli dico: "Caro Tom, me lo chiedo pure io"
#vitaconTom #codainterrogativa

domenica 4 aprile 2021

Buona Pasqua!!!

Rembrandt, Cena in Emmaus

«Come ai magi la stella,
a noi si fa guida nella notte
la grande luce di Cristo risorto,
che il sacerdote con apostolica voce
oggi a tutti proclama»
(dal Preconio Pasquale, Messale Ambrosiano)

La Risurrezione di Cristo illumini la nostra vita e doni gioia e pace a ogni uomo!!!
don Gian Luca

giovedì 1 aprile 2021

Primavera di Grazia



Alcune immagini dell'altare della reposizione preparato dai catechisti e dalle catechiste della Parrocchia Cristo Re di Porto d'Ascoli - Giovedì Santo 2021

L’amore è sempre inedito.
E l’inedito sconvolge, fa paura, suscita diffidenza: «Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia e non sa quello che trova», dice un proverbio popolare.
L’inedito può portare con sé la tentazione di tirarsi indietro e di opporsi fino a rifiutare l’amore.
 
L’ultima cena è una delle tante cene pasquali ebraiche:
chissà quante ce n’erano state da quella prima cena consumata in Egitto,
e chissà quante se ne stavano celebrando nelle case d’Israele in quella stessa sera.
La Pasqua ha un suo schema e i discepoli l’avevano preparata come ogni anno, ma a un certo punto succede davanti ai loro occhi una cosa mai vista.
Eppure di Pasque ne avevano vissute tante!
I Dodici si trovano di fronte alla novità, di fronte all’inedito dell’amore di Dio e la loro reazione non tarda a manifestarsi: «Signore, tu lavi i piedi a me?» (Gv 13, 6).
Come dire: «Che è mai questo? Il Signore prende e si mette a fare il servo?».
 
Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo» (v. 7).
Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!» (v. 8), cioè «Non voglio, non posso proprio accettarlo, non così!».
 
Ma poi la Parola di Gesù sblocca la resistenza di Pietro: «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (v. 8).
E Pietro sente che avere parte con Gesù – cioè essere in comunione con Lui – è ciò che vuole più di tutto!!!
La Parola di Gesù sblocca Pietro e sblocca anche noi inserendoci nell’amore di Cristo, l’amore che va fino alla fine: «… avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (v. 1).
 
Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, contempliamo l’amore inedito di Dio che si consegna a noi nel pane e nel vino consacrati – il Suo Corpo e il Suo Sangue – perché abbiamo parte con Lui, cioè perché ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ama, in modo inedito, senza misura e senza condizioni.
 
Ci aiuterà a entrare nell’amore di Dio la preghiera che faremo stasera nel silenzio, sostando davanti al nostro altare della reposizione.
Per dire l’inedito, abbiamo fatto fiorire il cielo e così abbiamo reso visibile quello che ai nostri occhi distratti non appare quasi mai: il buon Dio fa piovere su di noi con abbondanza la Sua Grazia!!!
A questa meravigliosa fioritura di GRAZIA vogliamo imparare a rispondere offrendo a Dio il nostro meglio: l’amore che si esprime anche in quella gentilezza che ogni giorno con semplicità possiamo donare gli uni agli altri.