mercoledì 30 novembre 2011

Narrano i cieli (Sal 18/19)

Padre, che hai creato il sole a illuminazione del giorno,
immagine del tuo Figlio, luce vera che illumina ogni uomo;
Padre, autore della Legge,
splendore che illumina ogni legge,
fonte di ogni santità;
Padre, cui tutto il creato scioglie l’inno di lode,
donaci un cuore puro
per essere anche noi luminosi della tua luce,
e seguendo la tua via possiamo giungere
a contemplare senza veli il tuo volto,
e a cantare con tutto il creato la tua gloria
nel giorno che non conosce tramonto.
Amen. [p. David Maria Turoldo, Lungo i fiumi]

martedì 29 novembre 2011

Nei suoi giorni fiorisca il giusto (Sal 71/72, 7)

Oggi a scuola ho partecipato alla festa dell’albero.
Mentre i ragazzi presentavano le loro ricerche ai compagni di scuola, io fissavo il vaso che conteneva l’alberello d’ulivo e ripensavo a una frase ascoltata in seminario: «Fiorisci là dove il Signore ti pianta».

L’albero non sceglie dove essere piantato, eppure non si sottrae al suo compito e, se il contadino è sapiente, germoglia e porta frutto. Il calciatore non decide da solo il suo ruolo ma si affida a un buon allenatore che, conoscendolo e valutandone le caratteristiche, lo inserisce nella squadra nella posizione che gli permette di esprimere al meglio i suoi talenti.

Anch’io, come l’albero, non ho scelto dove nascere, dove crescere, dove vivere, dove portare frutto. La stessa scelta di essere prete non è stata una mia scelta ma una scelta di Dio, una vocazione. Io ho solo detto un convinto «Sì» alla chiamata di Gesù e ho deciso di seguirlo dovunque Egli vada, annunciando il Suo Vangelo! Ora sento che per farlo è essenziale imparare ad amare il luogo in cui vivo, le persone che incontro, ciò che mi viene chiesto di fare,… la croce che quotidianamente mi viene presentata perché io la prenda.

Tanti fratelli condividono con me il cammino, il terreno, le relazioni e vivono in ascolto di Gesù. Con Lui anche quando ci sentiamo mancanti, fragili, peccatori,… scopriamo che è bello essere perdonati, accolti per quello che siamo, guardati come un albero che, stando con Lui, darà buoni frutti. Egli con uno sguardo dice a ciascuno: «Ti amo, ti chiamo e mi fido di te. Seguimi! E non temere di diventare un albero con i rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra» (Mc 4, 32).

Perdonami, Signore, se ogni tanto, cerco di riprendere le briglie in mano e di decidere io dove andare! [dGL]

lunedì 28 novembre 2011

Vangelo

All’annuncio,
lo svelarsi gioioso del desiderio
muove il pellegrino all’incontro con Te. [dGL]

Gioia e pace

Arriva qualcuno, annuncia il pellegrinaggio alla casa del Signore e subito chi ascolta esplode di gioia e col volto raggiante si unisce ai compagni di strada.

«Andiamo alla casa del Signore!» (Sal 121/122, 1), suona così l’invito che risveglia il desiderio dell’uomo, desiderio di una casa che lo accolga, desiderio di una relazione che lo custodisca, desiderio di una comunione che duri per sempre!
Il salmista è talmente concentrato sulla gioia e sul desiderio di Dio, che non si rende conto nemmeno della strada da percorrere, o, almeno, non la ricorda nella sua preghiera. Nei due versetti iniziali del salmo (Sal 121/122, 1-2), infatti, c’è solo la gioia per il pellegrinaggio e l’arrivo alle porte di Gerusalemme!

L’attesa che viviamo sia caratterizzata dalla gioia e infonda in noi la pace! [dGL]


Gesù, che hai detto quanto il Padre
ora cerchi adoratori in spirito e verità
e come tu per questo sei venuto
e ti sei fatto eterno pellegrino,
accompagna pure noi, liberi e gioiosi,
sulla strada verso il Regno,
vera patria dell’uomo e di Dio. Amen.

(p. David Maria Turoldo)

sabato 26 novembre 2011

Prima domenica d’Avvento

A Cristo Signore la Chiesa va incontro nel suo faticoso cammino, sorretta e allietata dalla speranza, fino a che, nell'ultimo giorno, compiuto il mistero del regno, entrerà con lui nel convito nuziale. [dalla liturgia ambrosiana]

Buon Avvento!

venerdì 25 novembre 2011

Il regno di Dio è vicino (Lc 21, 31)

Ogni evento per il discepolo diventa segno della Verità.

Lo spuntare dei germogli sugli alberi, oltre a rallegrare i rami, manifesta anche ai meno attenti la vicinanza dell’estate (Lc 21, 29-30).

I segni nel sole, nella luna, nelle stelle e sulla terra (Lc 21, 25) provocano con il loro fragore ansia e angoscia negli uomini ma svegliano anche le sentinelle addormentate e annunciano con forza qualcosa di lieto, luminoso, definitivo: l’avvento del regno di Dio. E il regno di Dio è amore, libertà, serenità, pace, letizia, comunione,…  Il regno di Dio è il nostro unico desiderio!

Se sapremo purificare e alimentare la nostra attesa, se manterremo vivo l’amore che ci unisce a Gesù, davvero ci risolleveremmo e alzeremo il capo con fiducia intuendo che la liberazione è vicina (Lc 21, 28). [dGL]

giovedì 24 novembre 2011

Per mantenere desta l'attesa (I)

Prima domenica d’avvento - 27 novembre
Vigilanza: cogliere i “segni dei tempi”

«Dio, Padre di misericordia, donaci lo Spirito dell’amore, lo Spirito del tuo Figlio… Tutti i membri della Chiesa sappiano riconoscere i segni dei tempi e si impegnino con coerenza al servizio del Vangelo. Rendici aperti e disponibili verso i fratelli che incontriamo sul nostro cammino, perché possiamo condividerne i dolori e le angosce, le gioie e le speranze, e progredire insieme sulla via della salvezza» (Preghiera Eucaristica V/B).

Is 63,16b-17.19b; 64,2-7
Salmo 79/80 Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi
1 Cor 1,3-9
Mc 13,33-37
La prima domenica d’Avvento contiene sempre il richiamo alla vigilanza cristiana. L’Avvento è così uno squarcio di luce non solo sulla storia della salvezza, ma sulla esistenza umana. Il cristiano è colui che, consapevole di essere salvato dall’amore di Dio comunicato nel Battesimo, è proiettato verso il fine dell’intera avventura umana. Caratteristica di questo protendersi in avanti è la vigilanza, sia per tenere presente la meta, sia  per cogliere fin d’ora i segni della presenza salvifica del Signore.
La prima lettura è tratta dalla terza parte del libro di Isaia. Il profeta intende rafforzare la speranza del popolo tornato dall’esilio di Babilonia, alle prese con le difficoltà della ricostruzione. Il messaggio contenuto nel brano può essere condensato in tre punti:
-  Dio è padre del suo popolo, ma spesso – di fronte alle difficoltà – sembra lontano, quasi insensibile, al di sopra del telone che separa la terra e il cielo. Quel telo deve essere squarciato, Dio deve mostrarsi ancora presente in mezzo ai suoi. Le invocazioni del profeta sono toccanti: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi»; «Ritorna per amore dei tuoi servi». Non solo Dio sembra assente, ma lascia che il suo popolo vaghi lontano dalle sue vie. È il paradossale rimprovero del profeta a un Dio che nel suo grande amore lascia anche la libertà di sbagliare.
-  Il brano, entrato nella sua seconda parte nel famoso inno dell’Avvento che è il Rorate coeli, contrappone il ricordo dei prodigi del Signore in favore del suo popolo alla consapevolezza di essere peccatori, «panno immondo». È questa la causa delle sofferenze del popolo: quando si allontana da Dio prende coscienza della propria miseria e fragilità.
-  La profezia si chiude con un grido di speranza e una professione di fede: «Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma». Il Battesimo ci rende figli di Dio, ci fa invocare Dio col nome di padre e ci dona, insieme, la consapevolezza che la nostra vita è nelle sue mani. A noi tocca farci plasmare da Lui, perché la nostra esistenza sia piena.
(testi tratti dal sussidio per l’Avvento della Diocesi di Rimini)

Per riflettere…
-         «Tu, Signore, sei nostro padre». (Is 63, 16)
Signore, non ho ancora compreso bene cosa vuol dire essere Tuo figlio, insegnami a riconoscere la tua cura paterna nelle più piccole cose della mia vita.
-         «Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui». (Is 64, 3)
Signore, nelle difficoltà della vita, aiutaci ad alzare lo sguardo per guardare Te che ci precedi e ci sostieni con la Tua presenza! Aumenta la nostra fede!
-         «Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani» (Is 64, 7).
Signore, la nostra vita è nelle Tue mani. Infondi in noi la pace di chi si sente amato e custodito. Donaci di dire ogni giorno con fede: «Sia fatta la tua volontà».


Per pregare…
Salmo 79. 2-3. 15-16. 18-19
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Padre nostro

ORAZIONE
Per la morte e risurrezione di tuo Figlio
ci hai innestati, o Padre, nella vera vite
come tralci dai quali attendi frutti copiosi:
donaci di rimanere sempre uniti a lui
nell’eterno mistero
del morire e del risorgere.
Amen.
(p. David Maria Turoldo)


Impegno d’Avvento:
In una stanza della casa potremmo allestire un piccolo angolo della preghiera con la Bibbia aperta sulle letture della domenica, una icona di Avvento o di Natale, la corona del Rosario e scegliere di sostare ogni giorno per qualche minuto in ascolto del Signore che parla al nostro cuore.

mercoledì 23 novembre 2011

Nel nome di Gesù

«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (Lc 21, 19).

Sentiamo forte il desiderio di annunciare l’incontro con il Signore che ci ha salvato, eppure ci ritroviamo a fare i conti con le nostre paure e con l’indifferenza o l’ostilità di chi ci circonda. Ma le resistenze, le persecuzioni che troviamo in noi o nel mondo sono, alla luce della fede, un’occasione di testimonianza.

Vincendo la tentazione di allontanarci da Dio, manifestando il nostro essere suoi amici, incarnando il Vangelo, amando come Lui ci ha amati, pronunciamo con gioia il nome di Gesù, quel nome che è per tutti fonte di salvezza (Fil 2, 9-11). Se avremo fede in Lui, vivremo per Lui (Sal 21/22, 30) e ci accorgeremo di essere portatori di una Parola che è inarrestabile e irresistibile perché è Lui stesso a porla sulla nostra bocca. È questa la testimonianza di profeti e apostoli; essi, resi forti dallo Spirito, hanno annunciato il Vangelo senza timore e hanno perseverato anche nella tribolazione (At 14, 21-22).

Signore, aumenta la nostra fede e fa’ che l’esperienza della persecuzione, dell’incomprensione, dell’ostilità non ci disorienti ma ci ricordi che tu sei con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20)! [dGL]

martedì 22 novembre 2011

L’Amore

L’Amore,
allegro guizzo di fiamma vivace,
rompe il buio colorando il cuore. [dGL]

lunedì 21 novembre 2011

Il sigillo di Gesù

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).

È stato il Signore Gesù a mettere il Suo sigillo su un sinodo che ha guidato dall’inizio alla fine. E non si è servito di ceralacca, inchiostro, segni maestosi, ma della potenza della Sua Parola.

Forse non c’era tutta la comunità diocesana in cattedrale, ma sicuramente in tutta la Diocesi, sacerdoti e diaconi ieri (Solennità di Cristo Re) hanno prestato la loro voce per proclamare la Parola del Signore (Mt 25, 31-46) e tutti hanno potuto trovare la chiave di lettura e il senso della vita e anche del sinodo.

Cristo Re ci ha incoraggiato a incamminarci con decisione sulla via della carità, dell’amore senza misura, della dedizione incondizionata. È giunto il momento di dare un cuore, il nostro cuore, a quello che viviamo; dare il cuore alla Parola di Dio che leggiamo o ascoltiamo, dare il cuore alla voce dei fratelli, dare il cuore ai documenti del Magistero, dare il cuore alla carta del libro sinodale, dare il cuore alle relazioni, al lavoro, al gioco,…

Il documento finale è un libro a colori e sembra di facile consultazione,… ma, per non rischiare di essere una meravigliosa bolla di sapone, ora ha bisogno del nostro cuore. Il testo servirà a qualcosa se ci richiamerà costantemente a dar da mangiare all’affamato, a dar da bere all’assetato, ad accogliere lo straniero, a vestire chi è nudo, a farci prossimi del malato e del carcerato (Mt 25, 35-36); se ci ricorderà quanto è importante stare con il Signore, conoscerlo, ascoltarlo, camminare dietro di Lui.

Già, perché solo seguendo il Signore, che accende il cuore, usciremo dalle nostre case per incontrare l’uomo sulle sue strade; solo con un cuore rinnovato dal Suo amore, deporremo umilmente la nostra corona regale e saremo capaci di riconoscerlo in ogni fratello crocifisso; solo con un cuore nuovo non ci affanneremo per le cose da fare ma saremo felici della Sua Presenza in mezzo a noi! [dGL]

sabato 19 novembre 2011

Principio e fondamento

L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l'uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato. Ne segue che l'uomo tanto deve usare di esse, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve liberarsene, quanto glielo impediscono. È perciò necessario renderci liberi rispetto a tutte le cose create, in tutto quello che è lasciato al nostro libero arbitrio e non gli è proibito; in modo che, da parte nostra, non vogliamo più salute che malattia, ricchezza che povertà, onore che disonore, vita lunga che breve, e così via in tutto il resto; solamente desiderando e scegliendo quello che più ci conduce al fine per cui siamo creati. [Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali]

venerdì 18 novembre 2011

Cristo Re

Ai piedi del Dio crocifisso,
Signore a cui tutto appartiene (1Cr 29, 10-13),
mi reco mendicante
per deporre corona e vesti regali
indossate al pensiero di essere il più grande. [dGL]

Pensieri su Gesù tratti da L’uomo che cammina, di Christian Bobin

«Sono dapprima in quattro a scrivere su di lui. Quando scrivono hanno sessant’anni di ritardo sull’evento del suo passaggio. Noi ne abbiamo molti di più: duemila. Tutto quanto può essere detto su quest’uomo è in ritardo rispetto a lui. Conserva una falcata di vantaggio e la sua parola è come lui, incessantemente in movimento, senza fine nel movimento di dare tutto di se stessa. Duemila anni dopo di lui è come sessanta. È appena passato e i giardini di Israele fremono ancora per il suo passaggio, come dopo una bomba, onde infuocate di un soffio.

Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l’ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo. Si direbbe che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera. Che la morte è nulla più di un vento di sabbia. Che vivere è come il suo cammino: senza fine.

L’umano è chi va così, a capo scoperto, nella ricerca mai interrotta di chi è il più grande. E il primo venuto è più grande di noi: è una delle cose che dice quest’uomo. È l’unica cosa che cerca di inculcare nelle nostre teste grevi. Il primo venuto è più grande di noi: bisogna scandire ogni parola di questa frase e masticarla, rimasticarla. La verità la si mangia. Vedere l’altro nella sua nobiltà di solitudine, nella bellezza perduta dei suoi giorni. Guardarlo nel movimento del venire, nella fiducia in questa venuta. È quanto si sfianca a dirci, l’uomo che cammina: non guardate me. Guardate il primo venuto e basterà, e dovrebbe bastare». [C. Bobin, L’uomo che cammina]

giovedì 17 novembre 2011

L’abbraccio di Gesù

«Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime» (1Pt 3, 25).

A conclusione di un pranzo in casa di amici, il mio sguardo si ferma su una formella appesa alla parete: c’è Gesù Eucaristia al centro e intorno una folla di persone stilizzate che si stringono a Lui.

Penso al nostro essere cristiani: riceviamo la nostra vera identità da Colui che ha dato la vita per noi e quando Lo incontriamo, sentiamo forte il desiderio di abbracciarlo e di lasciarci abbracciare da Lui! Il Suo è un abbraccio che comunica amore, cura, misericordia, letizia, serenità, unità, pace, grazia,... In Lui scompare ciò che ci divide e appare chiaro che siamo un solo corpo (Rm 12, 4-5)!

Il Buon Pastore viene a indicarci la via dell’unità e della pace e raccoglie attorno a sé ogni uomo (Lc 13, 34) chiamandolo per nome.

Signore, Tu chiami anche me, costantemente distratto o bloccato dalla coscienza della mia infedeltà e del peccato. E proprio il Tuo abbraccio mi fa rientrare in me stesso per seguirTi! [dGL]

mercoledì 16 novembre 2011

Salendo verso Gerusalemme

«Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme» (Lc 19, 28). Come perderti di vista, Signore? Sei sempre davanti ai miei occhi. Ogni tanto alzo lo sguardo verso Gerusalemme e mi prende un po’ di timore al pensiero della croce, del martirio quotidiano, ma poi ti vedo e ritrovo coraggio; quella croce la porti Tu con me. 
Mi basta seguire i Tuoi passi e tenere gli occhi fissi su di Te per non fermarmi smarrito lungo la via. [dGL]