lunedì 25 dicembre 2017

Nella notte di Natale

Caro Gesù,
eccomi qui con le mani piene di richieste.
Ho depositato il mio piccolo dono davanti alla tua mangiatoia e poi ho subito preso il grande sacco in cui ho raccolto le cose da chiederti, i desideri da esprimere perché Tu li esaudisca.
Ho scritto una lista che, di giorno in giorno, si è arricchita di nuove pagine, di nuovi particolari: ho elencato tutte le mie attese, le mie speranze, le cose che desidero per me e per gli altri.

Guardale.

Sono tante.
Sono tutte le cose che da solo non riesco a risolvere, e così le ho lasciate lì in attesa della Tua venuta, del Tuo pronto intervento,… in attesa di Te che puoi tutto, perché sei Dio.

Devo confessarti, però, che adesso sono un po’ in dubbio:
«Come potrai, caro Gesù Bambino, cancellare le disuguaglianze, stabilire la giustizia, consolare gli afflitti, portare la pace, realizzare i miei sogni e i sogni degli altri?
Come potrai, Tu che sei un Bambino appena nato, farmi felice?
Come potrai donarmi la pace?».

Sono venuto qui a Betlemme in cerca di risposte, ma, stando qui a guardarti, sono aumentate le mie domande!!!
Sono venuto a trovare uno che finalmente si prenderà cura di me e trovo un Bambino di cui è già necessario che io mi prenda cura!!!

Il Tuo angelo ci ha annunciato una grande gioia:
«Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore!» (Lc 2,11).

Ma Tu sei così piccolo, oh mio Signore!
Tu mi somigli così tanto che…

Eppure, qui con Te, quanta pace!

Fuori continua la frenesia della vita, dei soliti traffici, dei soliti commerci,…
… e il chiasso, la confusione, la fretta, gli occhi ciechi, le orecchie sorde, i cuori duri,…

Qui con Te è pace; qui con Te è consolazione.
Qui con Te è bello stare e il silenzio ristora;
qui respiri tranquillo e a tutti sorridi, caro Gesù Bambino.

Ti guardo e il carico delle attese, delle ansie, delle tristezze, delle delusioni, dei fallimenti, dei peccati si fa sempre più leggero,… quasi scompare!
Ma che cosa è successo?
Niente di eccezionale,
o forse l’unica cosa veramente eccezionale: l’inizio della mia conversione!

Per poterti vedere, caro Gesù, mi sono alzato nel cuore della notte e dal mio accampamento ho camminato fino a Betlemme.
Per poterti vedere, caro Gesù, ho dovuto alzare lo sguardo e smettere di stare piegato su me stesso… E a quel punto la Tua luce, la Tua salvezza, il Tuo amore hanno sfasciato l’egoismo che, poco prima, mi aveva fatto dire:
«Non c’è posto»;
«Non c’è tempo»;
«Non ho voglia»;
«Non ho forza»;
«Non ho modo»;
«Non ho coraggio»…

Ora, invece, sono tutto preso perché
voglio trovarti un posto,
voglio trovare il tempo,
voglio trovare la forza,
voglio trovare il modo,
voglio trovare il coraggio…

Tu, Gesù, ne hai bisogno!

Tu mi sorridi
e a me viene spontaneo risponderti col mio miglior sorriso.
Tu ti fidi di me
e io desidero fare in modo che la Tua fiducia sia ben riposta.
Tu mi guardi con amore
e già sento nascere il desiderio di correre fuori a portare a tutti il Tuo amore!

Caro Gesù Bambino,
ho cercato di spiegarti perché oggi e sempre voglio unirmi al coro degli angeli e cantare;
voglio cantare a ogni uomo
quello che ho visto,
quello che ho sentito,
quello che Tu fai per me.
Voglio cantare con gli angeli:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).

Con affetto grande,
don Gian Luca

mercoledì 13 dicembre 2017

Compagnia di Gesù

22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. (Mc 5,22-24)

È sull’inizio del versetto 24 che si ferma la mia attenzione: «Andò con lui».
Il testo mi presenta Gesù che cammina insieme a Giàiro verso la stanza dove si trova la figlioletta. Immagino la scena e mi sembra molto quotidiana: mi capita spesso di correre incontro a Gesù cercando la salvezza.
«Andò con lui» mi dice di una compagnia, di una condivisione, di un sostegno che il Signore Gesù offre costantemente all’uomo.
Andò con lui» mi dice di una presenza che non viene mai meno, su cui posso sempre appoggiarmi, da cui posso sempre ricevere forza.

In una lettera pastorale del Cardinal Martini trovo un passaggio bellissimo: «Sotto lo stimolo di così tante istanze ho cercato a lungo, insieme con i diversi Consigli diocesani, una parola riassuntiva, un’icona unificante. In questa ricerca, talora sofferta proprio per la molteplicità dei temi e la difficoltà di collegarli in maniera convincente, sempre più mi è entrata nel cuore la domanda che Dostoevskij, nel suo romanzo L’idiota, pone sulle labbra dell’ateo Ippolit al principe Myskin. “è vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la ‘bellezza’? Signori – gridò forte a tutti – il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza… Quale bellezza salverà il mondo?”. Il principe non risponde alla domanda (come un giorno il Nazareno davanti a Pilato non aveva risposto che con la sua presenza alla domanda “Che cos’è la verità?”: Gv 19,38). Sembrerebbe quasi che il silenzio di Myskin – che sta accanto con infinita compassione d’amore al giovane che sta morendo di tisi a diciotto anni – voglia dire che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore» (C. M. Martini, Quale bellezza salverà il mondo?, lettera pastorale 1999-2000, p. 11).

«… la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore».
Di questo mi parla l’inizio del versetto 24: «Andò con lui».

E mi immagino Gesù che avanza con Giàiro, uno dei capi della sinagoga, ma soprattutto il babbo fortemente addolorato per la malattia della figlia. È la compagnia di Gesù che ci permette di continuare a camminare mentre tutto sembra contraddire la nostra speranza, sembra ostacolare il nostro lento procedere un passo dopo l’altro: «... dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”» (Mc 5,35). Quante volte, ascoltando le notizie che provengono dal mondo, ci viene voglia di interrompere il cammino? Quante volte, vedendo la massa che procede da una parte, ci viene voglia di accodarci, di fare quello che fanno tutti, di diventare anche noi mondani? Quante volte l’incomprensione, la solitudine, la persecuzione sembrano il capolinea che ci costringe a una conversione alla logica del mondo?

«Perché disturbi ancora il Maestro?» (Mc 5,35).
Ma io non lo disturbo; Lui mi sta vicino, la strada la stiamo affrontando insieme, Lui mi parla. È Lui stesso a incoraggiarmi, è Lui stesso a guidarmi: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36).

Questo Avvento mi annuncia la buona notizia: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).
Sta a me, ora, accogliere la buona notizia!
Sta a me accorgermi che non sto camminando da solo e che la mèta verso cui sono diretto non è la disperazione di chi assiste impotente alla morte, ma lo stupore e la gioia incontenibile di chi è testimone della risurrezione! [dGL]

lunedì 4 dicembre 2017

Vivere di fede…

«Vivere di fede vuol dire vivere rischiosamente, giocare se stessi per fidarsi di Dio. In verbo tuo laxabo rete! (Lc. 5, 5). “Non perché sia persuaso che questa sia una buona regola per pescare, ma perché Tu hai detto che debbo pescare così, lo farò in verbo tuo”».
(G. B. Montini, «Omelia nel Duomo di Milano per l’annuncio della missione ai seminaristi», 14.11.57)