sabato 31 ottobre 2020

Piena fiducia


«… come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia» (Fil 1,20).

Ardente attesa, speranza, piena fiducia.
Questo condivide di sé l’apostolo Paolo con i cristiani della comunità di Filippi.
Ci fa un gran bene ascoltare le parole di San Paolo oggi, perché siamo noi quei cristiani a cui egli si rivolge.
Che cosa sta facendo Paolo?
Sta confermando nella fede i cristiani di ogni tempo.
Ci siamo accorti che l’uomo si confronta continuamente con alcune domande fin dall’inizio della sua esistenza terrena. Sono domande che accompagnano le nostre giornate e troviamo risposte più o meno serene a seconda del luogo in cui è fisso il nostro cuore, la nostra vita. Quando la nostra vita è fissa sull’annuncio dell’Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, le domande trovano una risposta luminosa e viviamo nell’ardente attesa, nella speranza e nella piena fiducia. Quando la nostra vita perde di vista il Vangelo e si fissa sulle cose di questo mondo, facilmente le domande trovano risposte precarie, negative, tristi, incerte, disperate,...
 
Il versetto di Paolo possiamo portarlo con noi e metterlo nello scrigno in cui custodiamo i ricordi più belli.
«Come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo,…».
Quante volte ci viene chiesto: «Come va? Come stai?».
La risposta dipende dallo stato d’animo di quel momento, da quello che ci è capitato, dai pensieri e dalle preoccupazioni nostre o del tempo in cui viviamo.
È normale che sia così: la vita ci interpella e se non fossimo sensibili alla vita, se non avessimo sentimenti, emozioni, pensieri,… non saremmo uomini e donne, non saremmo vivi. E le parole di Paolo non vogliono contraddire la nostra umanità. Esse, al contrario, vogliono portarla a compimento!
Possiamo passare attraverso i più svariati stati d’animo e affrontare le più disparate situazioni gioiose e dolorose, di tranquillità e di prova, possiamo camminare in pianura, salita e discesa, ma noi cristiani camminiamo con la certezza che «come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo». Anche qui, anche ora, «come sempre».
 
E continua Paolo: «… sia che io viva, sia che io muoia».
Non è necessario avere tutto sotto controllo per evangelizzare, per annunciare il Cristo risorto. Basta appartenergli, essere umili discepoli, essere “suoi”. Noi apparteniamo a Lui ed Egli sarà glorificato nel nostro corpo mentre viviamo e anche nell’ora della nostra morte: chi ci incontra vede la risurrezione di Cristo e la vede sempre!
Mi tornano in mente i cristiani uccisi a Nizza qualche giorno fa. Si sono trovati lì, proprio in quel momento e il Cristo che era glorificato in vita nei loro corpi, ha continuato a essere glorificato anche nella loro morte così violenta, vittime di un odio senza senso, agnelli come l’Agnello, vivi come il Cristo risorto!
 
Carissimo Paolo,
sia sempre anche nostra la tua ardente attesa,
la tua speranza che in nulla rimarrai deluso,
la tua «piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia». [dGL]

venerdì 30 ottobre 2020

E poi

Rembrandt, Cena in Emmaus

«Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”» (Lc 5,4-5).
 
Cos’è cambiato tra il prima e il dopo?
Cos’è che gli fa riprendere in mano le reti?
Cosa ha visto e sentito Simone?
E perché proprio ora, in pieno giorno?
Com’è possibile tutto questo?
 
Il cuore di Simone arde d’amore (leggi Lc 24,13-35).
E l’amore fa intraprendere le strade percorse da Dio, fa camminare sulle acque, fa gettare le reti senza che l’agire sia condizionato dal pensiero del risultato.
Chi accoglie l’amore gratuito di Cristo, vive di grazia!
 
Sento in me il cuore ardere d’amore, e allora, anche se non è il tempo in cui di solito esco a pescare, «sulla tua parola getterò le reti».
La fatica è durata tutta la notte, il risultato è stato fallimentare; ma ora so che a Te, Signore, tutto è possibile e sulla Tua parola getterò le reti! Con Te vivrò e offrirò la mia vita senza lasciare che la paura di fallire o il calcolo dei risultati, mi tolgano l’entusiasmo di amare! [dGL]

* Questo testo è la continuazione di È questo il tempo

giovedì 29 ottobre 2020

Dio per i bambini

Sieger Köder, Natività

«Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Lc 13,34).

È Gesù a definire così l’opera di Dio.
è Gesù a rivelare Dio non come un re potente che viene a sbaragliare tutti i nemici, non come un giudice seduto su un trono che incute paura a chi è in attesa di giudizio, non come un angelo con una spada di fuoco, ma come una chioccia che vuole raccogliere i suoi pulcini sotto le ali.
Noi siamo i suoi pulcini: senza la chioccia ci manca l’amore che dà vita.

Non ce lo aspettiamo un Dio che si rivela così.
Rischiamo anche di non accettarlo: «… e voi non avete voluto», dice Gesù.
Ma se ci convertiamo e diventiamo «come i bambini» (leggi Mt 18,1-5), ci accorgiamo che Gesù ha scelto l’immagine più bella.
Il bambino sa che essere preso in braccio, sentirsi custodito, coccolato è straordinariamente bello e la chioccia con i suoi pulcini sotto le ali somiglia molto alla mamma e al babbo che accompagnano nella vita i loro pulcini.

Dio è così: padre e madre che si prendono cura dei figli.

Se solo iniziassimo ad accettare che Dio ci raccolga sotto le sue ali!
Se solo cominciassimo ad accogliere Dio che ci lava i piedi!

Oggi intanto possiamo iniziare a convertirci ricordando la meraviglia con cui da bambini guardavamo la chioccia e i suoi pulcini! [dGL]

mercoledì 28 ottobre 2020

È questo il tempo


«Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca» (Lc 5,1-3).

È questo il tempo opportuno per ascoltare Gesù.

Non c’è altro da fare: la giornata lavorativa si è conclusa e fino a sera non ci sarà modo di tornare a pescare.

Proprio allora Gesù vide due barche accostate alla sponda.

Proprio allora per quei pescatori non c’è motivo di negargli il piccolo favore di «scostarsi un poco da terra».

Che tempo è questo che stiamo vivendo?

È questo il tempo in cui Gesù vede le nostre barche accostate alla sponda e noi che le guardiamo mentre meccanicamente puliamo e riponiamo gli attrezzi.

È questo il tempo in cui Gesù ci prega di scostarci un poco da terra.

Riprendere il mare significa abbandonare la terraferma e fare esperienza di precarietà: com’è incerto il mare! In mare gli occhi cercano sempre punti di riferimento fissi. Sulla terraferma ci sembra di bastare a noi stessi, d’essere autonomi. In mare, no.

È questo il tempo in cui ascoltare Gesù che insegna; essere finalmente tutt’orecchi, come Maria la sorella di Lazzaro e Marta.

Anche Marta sulla barca s’è fermata.

È seduta e ascolta.

Che pace mentre Gesù insegna!

Il cuore arde d’amore e l’amore genera vita! [dGL]

*Se vuoi, puoi leggere qui il seguito: E poi

martedì 27 ottobre 2020

Incontri

Camminando in oratorio ho incontrato una lattina calpestata.
Mi sono avvicinato e l’ho sentita che mi chiamava con un filo di voce.
Poverina: era lì tutta sola.
Mi chiese se potevo farle il favore di metterla insieme alle altre nel cassonetto.
Era preoccupata perché se fosse rimasta lì tra l’erba, qualche altro passante l’avrebbe schiacciata. Se, invece, fosse riuscita ad arrivare in un cassonetto della raccolta differenziata, il suo metallo sarebbe servito a produrre altre lattine e sarebbe stata ancora utile a qualcosa. Il pensiero la consolava.
 

«Mi hai convinto. Ti raccolgo. Fammi un po’ vedere cosa contenevi», dissi avvicinandola agli occhi per leggere l’etichetta. C’era scritto: «Concentrato di caffeina. Non raccomandato per i bambini e durante la gravidanza e l’allattamento, o per chi è sensibile alla caffeina».

«Praticamente contenevi caffè», le dissi pieno di stupore. «E come ci sei arrivata sul prato dell’oratorio? Da quando ai bambini piace il caffè?».

«Me lo chiedo anch’io. Non sono adatta ai bambini, né ai ragazzi. Tu glielo offriresti un caffè a un bambino?».

«No. Mai», le risposi deciso. «Perché un bambino dovrebbe bere caffè? È già pieno di vivacità ed entusiasmo. E così un ragazzo! A che gli serve il caffè?», argomentai.

La lattina ribatté: «Eppure ti assicuro che mi sono ritrovata tra le mani di un ragazzetto che s’è bevuto tutto in poco tempo, mi ha gettato a terra e mi ha schiacciato senza rispetto. Forse è perché ho un gusto più gradevole del caffè. Forse perché fa sentire grandi bere roba così. Farà anche sembrare grandi, ma fa male. Come siete strani voi umani: disposti ad avvelenarvi pur di sembrare grandi».

«Come darti torto, saggia lattina. Siamo così strani noi umani: invece di proteggere i nostri cuccioli da ciò che nuoce, li lasciamo in balia del consumismo, un idolo senza cuore molto abile a somministrar veleni, spacciandoli per felicità». [dGL]

sabato 10 ottobre 2020

Beati gli operatori di pace!

Si respira un’aria piena di tensione, di paura, di rabbia repressa, di sospetto.
Sembra esserci un desiderio incontrollabile di far cagnara, di sfogarsi, di farsi valere, di mostrare i denti e ringhiare come cani feroci.
E si litiga incontrandosi per strada, parlando al telefono, scrivendo sui social, si litiga in privato e in pubblico, con gli sconosciuti e anche con i familiari e con le persone più care.

La mia bisnonna stava seduta in casa, vicino al caminetto.
Era tutta vestita di nero e i suoi capelli erano di un bianco candido.
Nelle mani teneva la corona del rosario,
sulle ginocchia un libricino tutto sgualcito di preghiere.
Trascorreva tutto il giorno a fare la pace.
Le bastava veramente poco per fare la pace:
le bastava dire solo quelle parole necessarie,
le bastava benedire in modo calmo, dolce, gentile, benedire sempre.
 
Basta così poco anche oggi per fare la pace:
benedire, benedire, sempre e soltanto benedire