giovedì 29 settembre 2011

Bellissima pagina di Christian Bobin

Lei è bella. No, è più che bella. E' la vita stessa nel suo più tenero luccichìo d'aurora. Non la conoscete. Non avete mai visto uno solo dei suoi ritratti, ma l'evidenza è là, l'evidenza della sua bellezza, la luce delle sue spalle quando si china sulla culla, quando va ad ascoltare il respiro del piccolo Francesco, che non si chiama ancora Francesco, che non è che un po' di carne rosa e grinzosa, un piccolo d'uomo più indifeso di un gattino o di un arboscello. E' bella in virtù di quest'amore di cui si spoglia per rivestirne la nudità del bambino. E' bella per questa sollecitudine con cui ogni volta accorre nella camera del bambino. Tutte le madri hanno questa bellezza. Tutte hanno questa giustezza, questa verità, questa santità. [...] La bellezza delle madri supera infinitamente lo splendore della natura. Una bellezza inimmaginabile, la sola che possiate immaginare per questa donna attenta ad ogni movimento del bambino. 
La bellezza, Cristo non ne parla mai. Eppure è sempre con essa, nella sua accezione vera: l'amore. La bellezza viene dall'amore come il giorno viene dal sole, come il sole viene da Dio, come Dio viene da una donna sfinita dai parti. 
I padri vanno in guerra, vanno in ufficio, firmano contratti. I padri hanno la responsabilità della società. E' affar loro, il loro grande affare. Un padre è qualcuno che rappresenta qualcosa di diverso da se stesso di fronte a suo figlio, e che crede in ciò che rappresenta: la legge, la ragione, l'esperienza. La società. Una madre non rappresenta nulla di fronte a suo figlio. Non è di fronte a lui ma intorno a lui, dentro, fuori, ovunque. Solleva il bambino sulle braccia e lo presenta alla vita eterna. Le madri hanno la responsabilità di Dio. E' la loro passione, la loro unica occupazione, la loro rovina e al tempo stesso la loro consacrazione. [...] Essere madre è un mistero assoluto, un mistero che non somiglia a niente, un assoluto relativo a niente, un compito impossibile eppure assolto, persino dalle cattive madri. Anche le cattive madri si trovano in questa condizione di prossimità con l'assoluto, di familiarità con Dio, che i padri non conosceranno mai, persi come sono nella smania di occupare correttamente il loro posto, di essere all'altezza della propria posizione. 
Le madri non hanno una posizione, non hanno un posto. Esse nascono contemporaneamente ai propri figli. [...] Le madri crescono insieme al proprio bambino, ed essendo il bambino dalla nascita eguale a Dio, le madri si ritrovano nel tabernacolo, appagate di tutto, ignare di quanto le appaga. E se ogni bellezza pura viene dall'amore, da dove viene l'amore, di quale materia è la sua materia, di quale elemento naturale è composta la sua soprannatura? 
La bellezza viene dall'amore. L'amore viene dall'attenzione. L'attenzione semplice rivolta al semplice, l'attenzione umile agli umili, l'attenzione viva ad ogni vita, e anzitutto a quella del cucciolo nella sua culla, incapace di nutrirsi, incapace di tutto tranne che di piangere. Primo sapere del neonato, unica ricchezza del principe nella sua culla: il dono dei suoi gemiti, l'invocazione all'amore lontano, gli urli alla vita troppo distante - ed è la madre che si leva e risponde, ed è Dio che si desta ed accorre, sempre pronto, sempre attento malgrado la fatica. Fatica dei primi giorni del mondo, fatica dei primi anni d'infanzia. Di là vien tutto. Al di fuori, il nulla. Non c'è santità più grande di quella delle madri sfinite per i panni da lavare, la pappa da scaldare, il bagno da preparare. Gli uomini reggono il mondo. Le madri reggono l'eterno, che regge il mondo e gli uomini. La futura santità del piccolo Francesco d'Assisi, ancora imbrattato di latte e di lacrime, dovrà la sua vera grandezza a questa imitazione del tesoro materno, estendendo alle bestie, agli alberi, a tutti gli esseri viventi quanto le madri hanno da sempre inventato per il bene d'un neonato. 
[da C. Bobin, Francesco e l'infinitamente piccolo, San Paolo]

martedì 27 settembre 2011

Desiderio di felicità, desiderio di comunione...

Seduto sotto il monumento al gabbiano Jonathan, mentre mi lascio cullare dalla voce del mare che si frange sugli scogli, osservo l'opera di un amico scultore e penso a questi primi mesi di sacerdozio; alle persone incontrate, ai sorrisi affettuosi degli amici, alle esperienze vissute, all'Eucaristia, centro di ogni giornata,... Lo sguardo si sofferma su quell'inginocchiatoio immerso nelle onde e il pensiero va al desiderio di comunione che anima l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Le onde di un mare in tempesta si placano in Lui e il cuore trova pace e consolazione tra le braccia di Colui che è Amore. Quanto è importante custodire la Sua presenza; continuare a camminare cercando di scoprire il Suo passaggio nella vita ordinaria; rendere grazie per il mondo che per noi Egli ha creato; rilucere di Lui! [dGL]

domenica 25 settembre 2011

Un uomo aveva due figli…

XXVI Domenica del Tempo Ordinario [Mt 21, 28-32]
Siamo all’interno di una casa, di una famiglia, di una relazione di paternità. Il padre e due figli. La relazione si esplicita in una richiesta: «Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna». La proposta è per tutti e due i figli. Entrambi sono messi di fronte a una richiesta che vale per l’oggi. Oggi incontri il padre e oggi egli ti propone di andare a lavorare nella vigna. Ti chiede di collaborare con lui, ma anche di gioire insieme per il buon vino! 
Le risposte sono differenti e ci rappresentano bene con i nostri slanci di generosità, i nostri propositi, le nostre resistenze e le nostre pigrizie, ipocrisie e falsità. I due rappresentano ciascuno di noi! La parola del Padre produce un effetto nel cuore di chi ascolta, nel cuore docile, nel cuore di chi, per qualche motivo sta aspettando o attende qualcosa; una possibilità di salvezza, di redenzione, di guarigione da una malattia o da qualche peccato. 
Così, i pubblicani, le prostitute, i ladroni,… che in principio si erano allontanati dalla retta via, ascoltano e, colpiti dalla parola e dalla vita di Giovanni (non era un uomo vestito con abiti di lusso, né una canna sbattuta dal vento) o dall’incontro con Gesù, scoprono di essere fatti per la VITA BUONA, si pentono e si convertono (vocazione di Matteo – Mt 9, 9; incontro con Zaccheo – Lc 19, 1-10; incontro con la peccatrice – Gv 8, 1-11; pentimento di Pietro – Lc 22, 61-62; dialogo con il buon ladrone – Lc 23, 42-43; …). 
L’oggi dell’incontro con Gesù rinnova la vita e libera dalla schiavitù del peccato ricostruendo anche la dignità dell’uomo. Quando scegliamo di intraprendere il cammino di sequela, ci affidiamo totalmente a Lui e abbandoniamo tutto ciò che ci rende schiavi. Abbandoniamo, dunque, con decisione la strada del peccato, che ci allontana da Dio e dal prossimo, e seguiamo con gioia il Signore!

Il Tuo Spirito, Signore, ci renda docili alla Tua parola e ci doni gli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù (preghiera di colletta). [dGL]

sabato 24 settembre 2011

Vita che irrompe in una vita

"Pochi sono gli avvenimenti in una vita. Le guerre, le feste e tutto ciò che fa chiasso non sono avvenimenti. L'avvenimento è la vita che irrompe in una vita" [C. Bobin, Francesco e l'infinitamente piccolo]

Ti ringrazio, Signore, per la Tua Parola d'amore, vita che irrompe nella mia vita! [dGL]

lunedì 19 settembre 2011

Che cosa cercate?

XXV Domenica del Tempo Ordinario [Mt 20, 1-16]
Ci rasserena pensare che dall'alba al tramonto siamo sotto lo sguardo di Dio che passa, ci vede e ci chiama a lavorare nella Sua vigna. Ogni momento è alla presenza di Dio. Anche quando siamo disoccupati sulla piazza, Egli ci chiama per una missione, vocazione all'amore di Dio e del prossimo.
Entrando nella vigna, diventando cristiani, occorre chiarirsi le idee: "Che cosa cerchiamo?". Perché alla fine della giornata di duro lavoro, alla fine della vita, come operai della prima ora, potrebbe non bastarci quel solo denaro e ci ritroveremmo carichi di invidia e di risentimento a far valere i nostri presunti meriti e diritti senza aver capito nulla del vero tesoro che ci è stato donato: abitare nella casa del Signore. Siamo chiamati ad entrare nel Regno di Dio e questa vocazione può arrivare anche all'ultimo istante di vita [vedi Lc 23, 42-43]. 
Signore, insegnaci a gioire con i fratelli dell'ultima ora perché in essi si manifesta la grandezza del Tuo amore, della Tua misericordia, della Tua bontà! [dGL]

lunedì 12 settembre 2011

12 settembre

E sono 29! Ringrazio il Signore per la vita che mi ha donato, ringrazio la mia famiglia e tutte le persone incontrate in questi bellissimi anni. Ringrazio tutti e ciascuno! Gioia e pace nel Signore! [dGL]

domenica 11 settembre 2011

"Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette" [Mt 18, 22]

Sarebbe comodo riuscire a quantificare l’amore! C’è una canzone che cantano i bambini della scuola elementare che unisce al ti voglio bene il gesto delle braccia aperte in segno di accoglienza. Sono le braccia aperte di Gesù, sempre pronte a perdonare e accogliere con amore ogni uomo. L’amore non si può misurare e al cristiano, discepolo di Gesù, viene chiesto di imparare ad amare come Lui ci ha amato. Occorre, dunque, partire dall’esperienza della misericordia di Dio per poter essere a nostra volta capaci di misericordia. Occorre mettersi in ascolto della Parola di Dio per conoscerlo e avere nel nostro cuore i Suoi stessi sentimenti, la Sua compassione, la Sua larghezza di cuore. [dGL]

sabato 10 settembre 2011

Risurrezione

Rimasi colpito e compresi la necessità di imparare a contemplare e a fermarmi di fronte al mondo, quando mio nonno donò una conchiglia di rara bellezza a una nipotina. Osservare le sue emozioni e la tenerezza con cui se ne prendeva cura amorevole, come fosse un tesoro prezioso da custodire, suscitò in me una forte commozione interiore. Mi fu chiaro in un momento che ero cieco e, ancora una volta, incapace di vedere e di stupirmi. Tutto era sempre secondo lo stesso schema, senza alcuna novità, senza alcuna bellezza. È possibile avere gli occhi bene aperti sul mondo e non vedere, non intuire la bellezza, l’amore, la cura quotidiana che qualcuno ha per noi. «È bellissima», ripeteva la bambina sottovoce, quasi incredula che fosse davvero per lei, che fosse adagiata nella sua piccola mano. La vera bellezza muove il cuore, appassiona, eleva l’animo, rende lieti. Lo sguardo dell’innamorato riesce a cogliere particolari che altri non vedono, riesce ad apprezzare anche le cose più piccole e quotidiane. Mi resi conto che la vita non può trascorrere nella considerazione di ciò che non va bene o nel tentativo di creare un recinto in cui tutto funziona alla perfezione o secondo una visione schematica o troppo realistica di ciò che accade intorno a me; perché lo schema, prima o poi, annoia e spegne la passione, il desiderio, l’entusiasmo,… spegne la vita, perché non ci si stupisce più di una Parola bella, di un sorriso, di un gesto gratuito,… di un Amore fino alla fine e senza misura. Quale, dunque, la via? Come tornare bambini? Il Vangelo ci rinnova continuamente, ci aiuta a ritrovare lo stupore; fissando lo sguardo sul Pastore bello, le nostre ferite saranno guarite, anche quelle più profonde e troveremo comprensione, accoglienza, un abbraccio,… La bambina si chiama Anastasia, che vuol dire Risurrezione; per me davvero un segno del passaggio del Risorto nel quotidiano. [dGL]

Vino nuovo in otri nuovi!

Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: "Il vecchio è gradevole!". [Lc 5,39] 
E' sempre motivo di grande stupore accorgersi di come certe parole ti aiutino a leggere il quotidiano, a dare il giusto peso alle cose che vivi e a comprendere cos'è essenziale, a rinnovare ogni giorno il tuo impegno cristiano, a ritrovare la forza per scelte coraggiose e radicali, ...
Vino nuovo in otri nuovi, dunque!
Senza paura sapendo che stai seguendo Gesù! [dGL]