«Io
sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore,
come disse il profeta Isaia» (Gv 1, 23).
Non ascoltare questa voce che continua a
gridare è possibile solo allontanandosi o cominciando a elencare scuse e ragionevoli
motivazioni per il disimpegno e l’indifferenza.
Restare a portata di voce, però, può
essere molto pericoloso perché quelle parole coinvolgono, interrogano,
chiamano, rendono l’uomo collaboratore di qualcuno. Non c’è scusa che possa
metterlo al riparo: il Signore viene e occorre preparargli la via, cominciando
proprio dalle vie del cuore. «Beato
l’uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore» (Sal
83/84, 6), così abbiamo pregato nella festa della Santa Famiglia riconoscendo
la felicità nell’avere nel cuore le vie di Dio.
Tenere fisso lo sguardo su Gesù vuol
dire imparare da Lui la mitezza e l’umiltà, l’obbedienza e la povertà, la
libertà e la castità. Tenere fisso lo sguardo su Gesù è incarnare il Vangelo e
riflettere la Sua luce, stare in mezzo, farsi prossimi. È scoprire che è
impegno per ciascuno rendere «diritta la
via del Signore», prendere sul serio quella voce, accogliere lo Spirito e
cominciare a vivere da figli (Gal 4, 4-7) nell’oggi!
«Va’,
ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» (2Cel 10; FF
593), disse il Crocifisso a San Francesco.
Non disse: «Demolisci e poi
ricostruisci», ma: «Va’, ripara». Con
amore, attenzione ai più piccoli, alle fiammelle che si stanno spegnendo, ai
poveri, a ogni pecorella, nessuna esclusa.
Al restauratore è chiesta la pazienza,
la delicatezza, la cura paterna e materna per ciò che gli è affidato, il senso
della bellezza, l’acutezza dello sguardo, la contemplazione dei particolari,
l’amore, l’ascolto, la disponibilità al sacrificio, il silenzio, il
nascondimento.
Non
temere! Sarà Dio stesso a guidare chi, prendendo sul serio la voce di Giovanni,
vorrà mettersi in ascolto, convertirsi e diventare discepolo. [dGL]