lunedì 26 giugno 2023

Il Vangelo

          «Il Vangelo è tutt’altro che comodo quando lo si prende sul serio. Non viene da un maestro fabbricato da noi, su misura e diplomato nelle nostre scuole o applaudito sulle nostre piazze. È il Maestro.

“Uno solo è il vostro Maestro” venuto a rendere testimonianza alla Verità.

In fondo alla chiesa uno che conosco bene sorride.

– Non si mangia la Verità.

– Non lo dire, fratello disoccupato. Nessuno vive di solo pane. Del pane ce n’è tanto: ma siccome c’è poca Verità il pane non basta più.

Un altro, un ben pensante, mormora: – Con questo parlare costui non riempirà mai la chiesa.

Come se il problema centrale della vita religiosa fosse di affollar le chiese.
          Siamo ancora un po’ malati di clientismo: ci piace camminar d’accordo con tutti. Lo spirito di Cristo è uno spirito d’amore, non uno spirito di concessione. La prima prova d’amore è il coraggio della verità» (don Primo Mazzolari, Tra l’argine e il bosco, Vittorio Gatti editore).

venerdì 23 giugno 2023

«Non abbiate paura…»

Resurrezione di Cristo, opera di Salvatore Fiume, 1983


Brano su cui pregare: Mt 10, 26-33

Grazia da chiedere

Chiedo la grazia di capire come si possa non temere nelle difficoltà e nelle avversità
 
INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA
Siamo all’interno del discorso missionario (Mt 10, 1-42): Gesù chiama i Dodici e li invia in missione senza nascondere loro quello che incontreranno. Portano la buona notizia (il Vangelo) e possono ben sperare di essere accolti con affetto, simpatia, amicizia, cordialità; ma di fronte a loro si preparano anche il rifiuto, i contrasti, le persecuzioni,…
 
Gesù ci prepara a quello che incontreremo accogliendo la sua vocazione a seguirlo: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi» (Mt 10, 16).
Facciamo il bene («Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni», Mt 10, 8), viviamo per offrire tutto quel che abbiamo per il bene del nostro prossimo («Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date», Mt 10, 8), portiamo la pace a chiunque incontriamo («… la vostra pace scenda su di essa», Mt 10, 13), … eppure siamo come pecore in mezzo a lupi e quindi «… vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe…» (Mt 10, 17-25).
 
Se nel rileggere questi versetti t’è presa un po’ di paura, ora ascolta quello che ti dice Gesù: «Non abbiate paura…» (v. 26), «Non abbiate paura…» (v. 28), «Non abbiate paura…» (v. 31).
 
Il primo «Non abbiate paura…» (v. 26) forse ti fa pensare a tutto il bene che hai fatto (o che fai) ma resta nascosto; nessuno lo vede, o ai tuoi occhi appare comunque insignificante rispetto al male che sembra sempre averla vinta: ho perdonato chi mi offendeva, ho fatto del bene a chi mi danneggiava, ho benedetto chi mi malediceva, … ma non è cambiato nulla, non è servito a niente.
Gesù ti rassicura e ti rafforza perché tu possa perseverare nella missione che ti ha affidato: «Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto» (v. 26). Tutto il bene di ogni luogo e di ogni tempo verrà in luce e verrà annunciato dalle terrazze! Solo il bene rimane per sempre! Perciò vale la pena di fare il bene e di farlo sempre!
 
Il secondo e il terzo «Non abbiate paura…» (v. 28 e v. 31) forse ti ricordano la precarietà della tua vita. La notizia di morti improvvise o di malattie che portano l’uomo alla morte in brevissimo tempo, la notizia di naufragi in cui muoiono in una sola volta centinaia di persone, la notizia delle molte vittime dell’odio, della guerra e della violenza,… sicuramente ti sconvolge e la paura della morte forse arriva anche a bloccarti o a rendere opaca la tua luce, a intristire ogni momento della tua vita…
Anche in questo caso, giunge provvidenziale la parola di Gesù che ti ricorda che sei nelle mani amorevoli del Padre (leggi il salmo 16/15). Il Padre nostro celeste tiene ai passeri e tiene perfino il conto dei capelli che sono sul tuo capo: «Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!» (Mt 10, 31). Possiamo aver fiducia, vivere con fiducia! È la fiducia in Dio a scacciare la paura! È la fiducia in Dio a far sì che non temiamo nelle difficoltà e nelle avversità!
 
Ti può aiutare la lettura di queste parole di don Primo Mazzolari: «Così la vita. La solita ora, la solita giornata, il solito lavoro, il solito posto… Adesso gli pareva di capire che il bene è qualche cosa che rimane, che la forza della religione è la stabilità, che l’amore è prima di tutto pazienza, lunga pazienza e che solo le ininterrotte fedeltà generano i grandi amori e le grandi opere» (don Primo Mazzolari, Tra l’argine e il bosco, Vittorio Gatti editore)
 
INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

martedì 20 giugno 2023

Abitate il cielo

Cielo, fotografia

«Comportiamoci come tempio di Dio, perché si veda che Dio abita in noi» (dal trattato «Sul Padre nostro» di San Cipriano, vescovo e martire).
 
I Santi se gli diamo spazio, ci convertono alla vita!
 
E in questo cambiamento d’epoca,
che spesso ci fa sentire disorientati, senza punti di riferimento, pieni di paure per il futuro e angosciati perché non sappiamo bene cosa fare,
quanto abbiamo bisogno di persone che ci richiamino a prendere il timone della nostra navicella per seguire la rotta della Vita!
 
Qualche giorno fa, a richiamarmi alla Vita è stato un Santo.
Un mio amico prete ha indirizzato ai ragazzi del suo oratorio una frase di San Giovanni Bosco. L’ho letta sul suo stato di Whatsapp e mi sono sentito chiamare:
«Camminate con i piedi per terra e con il cuore abitate il cielo».
 
Bella!
Luminosa!
Entusiasmante!
Piena di vita!
Attraente!
Me ne sono subito innamorato!
 
Senza perdere tempo, l’ho trasmessa agli educatori della mia parrocchia, riuniti in saletta per preparare l’oratorio estivo. Ma, mentre gliela dicevo e gliela spiegavo come una esortazione di San Giovanni Bosco, l’ho sentita come un forte invito ad accorgerci di qualcosa in cui già siamo: noi già abitiamo il cielo, già siamo in cielo. Solo la pianta dei nostri piedi poggia sulla terra, tutto il resto del nostro corpo abita già il cielo. Qualcuno potrebbe dire che anche molti altri esseri viventi si trovano nella nostra stessa condizione. Può darsi. Ma nel momento in cui io ho coscienza di essere in questa condizione, non posso far finta di essere altro da quello che sono: io sono uno che abita il cielo!
 
E infatti mi sento bene, mi sento felice ogni volta che incontro qualcosa di bello, di buono, di giusto, di santo, di celeste! In quei momenti mi sento leggero, mi sembra di volare!
E invece mi sento male quando mi raggiungono notizie di cronaca nera, o subisco un’ingiustizia, o una offesa da parte di qualcuno. Mi sento male ogni volta che vedo il mio prossimo schiacciato a terra dalla prepotenza, dalla violenza, dalla cattiveria, …
 
Oggi San Cipriano mi mantiene sulla stessa rotta di don Bosco: «Comportiamoci come tempio di Dio, perché si veda che Dio abita in noi».
Dio abita in noi!

Un’altra frase
bella!
Luminosa!
Entusiasmante!
Piena di vita!
Attraente!
 
Se stiamo coi Santi,
essi ci convertono alla vita!

sabato 17 giugno 2023

Gratuitamente


Brano su cui pregare: Mt 9, 36-10, 8

Grazia da chiedere

Chiedo la grazia di avere in me gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (cfr. Fil 2, 5)
 
INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA
La messe è abbondante. Lascia che la gioia per questa notizia così buona, ti prenda il cuore! Alza i tuoi occhi e guarda i campi che già biondeggiano per la mietitura (cfr. Gv 4, 35). Il raccolto è abbondante. Questo significa che ci si prepara a far festa! Ci sarà per tutti cibo, allegria, gioia, serenità, pace, ... L’operaio sei tu: «Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica» (Gv 4, 38).

Guarda gli apostoli, ognuno con la sua identità, ognuno coi suoi talenti e fragilità, ma ognuno chiamato per nome da Gesù! La chiamata che hai ricevuto a essere cristiano è rivolta proprio a te, a te così come sei oggi! Sei tu colui che Gesù ha scelto; a te ha affidato il Vangelo. L’ha affidato a te e a tuo fratello: vengono chiamati a due a due.

Gesù ti affida una missione: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino» (Mt 10, 7). Non partire come chi cammina da solo, ma come chi sa di essere sempre in compagnia di Gesù e dei fratelli; non partire come chi è sciolto da ogni legame, ma come chi si sente membro vivo del corpo di Cristo che è la Chiesa.

Lascia che la gratuità colpisca i tuoi occhi e il tuo cuore. Nota la gratuità nella tua storia. Se scavi sotto le apparenze, ti accorgi che è la gratuità a farti vivere e a far vivere il mondo. La gratuità di quella messe che biondeggia, la gratuità di quelle dodici vite al servizio di Gesù, la gratuità di chi sceglie di amare e di amare senza condizioni: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8).

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

sabato 10 giugno 2023

Al mio don



Caro don,
ti ringrazio perché in tutti questi anni ci sei sempre stato!
 
Poco tempo dopo che ero nato, tu mi hai battezzato e poi, di Domenica in Domenica, sei diventato uno di famiglia. Eri un uomo umile, che sapeva parole grandi e ce le donava gratis; come quella volta che, durante un incontro di catechesi nella chiesa di San Martino, ci hai detto una parolona che nessuno di noi bambini aveva mai sentito prima: transustanziazione. E ce l’hai spiegata così bene che quando l’ho ritrovata in seminario, durante una lezione di teologia, mi sono detto: «Ah! Ma io questa già la conosco! Me l’ha insegnata il mio don!». E non puoi sapere quanto è stata grande la mia gioia!
 
Caro don, per i sentieri di montagna durante i campi-scuola eri imbattibile e non ti perdevi mai. E a noi sembravi agile mentre salivi sicuro davanti a tutti, nonostante i tuoi capelli bianchi. Ci insegnavi il passo giusto per la salita e per la discesa, ci raccomandavi di stare sempre attenti a non rimanere indietro, ma anche a non lasciare indietro nessuno. Ci dicevi cosa mettere nello zaino, come pregare, come guardare, cosa lasciare, … E i tuoi insegnamenti, tanto semplici ed essenziali, ancora me li ricordo e li tramando ai più piccoli. E ai loro occhi forse sembra che ho cent’anni! Così mi affretto a chiarire: «Me l’ha insegnato il mio don, quando andavamo al campo-scuola qualche anno fa…».
 
E l’amore per la Parola di Dio e la celebrazione dell’Eucaristia? Anche quello me lo hai trasmesso tu, caro don: vederti in chiesa a pregare, ascoltarti predicare, vederti celebrare,… mi faceva venire voglia di scoprire la fonte della tua devozione, del tuo amore per Gesù. Intuivo qualcosa di grande e mi sono messo a cercare!
 
Caro don, in oratorio mi colpiva il tuo sguardo limpido, sincero, sereno! La tua fiducia in Dio e nel prossimo. All’inizio mi chiedevo: «Ma come fa?». Dopo un po’ ho scoperto che non importa sapere come fai, ma aver visto che lo fai! Così ora so che anch’io posso fare come te!
 
Caro don, ti ringrazio perché quando sono andato all’università e poi in seminario, hai continuato a pregare per me e hai coinvolto nella preghiera tutta la comunità parrocchiale: mi hai fatto sentire parte viva della parrocchia, anche se non potevo essere presente come prima. Grazie per la tua simpatia e il tuo affetto!
 
Caro don, ti ringrazio per la vita che hai dedicato allo studio. Le lezioni che tenevi in seminario mi fanno stare in piedi oggi in parrocchia nella missione di evangelizzare. Ti ringrazio perché lo studio teologico mi ha aiutato (e mi aiuta) a leggere Dio nella mia storia e a leggere me nella Sua storia di salvezza!

Caro don, ti ringrazio per le ore e i giorni dedicati ad ascoltarmi e per il discernimento vocazionale in cui mi hai accompagnato. Se oggi sono prete, è grazie a te!
 
Caro don, da quando sono diventato prete, ti ho guardato con attenzione ancora più grande: dovevo imparare la carità pastorale. E t’ho visto all’opera e sono rimasto ammirato per le iniziative, le proposte, la carità, la predicazione,… Mi sembravi infaticabile! Hai avuto pazienza con me. Chissà come dovevano sembrarti pesanti le mie lamentele quotidiane, le litanie di cose che non andavano per il verso giusto, i miei sfoghi e le mie delusioni. Eppure mi guardavi sempre benevolo e poi mi donavi un racconto della tua vita o della vita di un santo, e lo facevi con una umiltà che ti consentiva di sciogliermi il cuore e rimettermi in pace!
 
Caro don, a volte t’ho visto sbagliare. E ti ringrazio perché non hai cercato di nascondere l’errore. Se tu non avessi mai sbagliato, al mio primo errore, il ricordo della tua perfezione m’avrebbe schiacciato. E invece è il ricordo della tua umiltà a rialzarmi!
 
Caro don, ti ringrazio per aver chiesto aiuto. Mi hai insegnato che bastare a se stessi, essere autonomi non è un valore e che la fraternità dei figli di Dio si manifesta proprio nel poter contare gli uni sugli altri.
 
Caro don, ti ringrazio perché in questo cambiamento d’epoca, in questo tempo di incertezza e di difficoltà, continui a pregare, a predicare, a studiare, a dare consigli, a incoraggiarmi, a evangelizzare, a dialogare con Dio e col prossimo e a rispondere all’amore di Cristo. So che lo farai per tutto il tempo della mia vita e te ne sono grato!
 
Caro don, ti ringrazio perché ci sei sempre!

Con affetto,

don Gian Luca

 
[dedicato a tutti i don che ho incontrato da quando sono nato fino a oggi, e a tutti quelli che incontrerò nel cammino della vita]

sabato 3 giugno 2023

Rivelazione-rivoluzione

Salvatore Fiume, Perplessità del romano, 1973

Brano su cui pregare: Gv 3, 16-18

Grazia da chiedere

Sentire e gustare l’amore di Dio per il mondo e per me

 

INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA

C’è bisogno di una rivelazione quando non riusciamo a percepire qualcosa, non riusciamo a conoscerla, a capirla, a vederla con le sole nostre forze. Quella che riceviamo nel Vangelo è la rivelazione di Dio e la riceviamo da Dio stesso. Chi riceve una rivelazione, la accoglie sempre come una rivelazione? Non sempre.

Può capitare di ridurre quella rivelazione in qualcosa di già conosciuto; può capitare di non darle la giusta considerazione, di non accorgersi che si tratta di una rivelazione!

I versetti che riceviamo oggi sono anch’essi rivelazione. E sono rivelazione non solo su Dio, non solo su Nicodemo, a cui Gesù indirizza le sue parole, ma anche su noi e su tutti. Il Vangelo è rivelazione-rivoluzione su di me! Il Vangelo dice l’amore di Dio per me, per me così come sono: «Dio ha tanto amato il mondo da…» (v. 16). Il mondo è il mondo nella sua interezza, con la sua santità e con la sua corruzione, con la sua pace e con la sua guerra,… Dio non ama certo la corruzione e non ama certo la guerra, la prepotenza, la violenza,… ma Dio offre la sua vita per la salvezza di tutti, anche dei peccatori e dei corrotti: «Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15, 7)!

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito,…» (v. 16). La vita mia vale tutta la vita di Dio! Sono così prezioso che valgo tutta la vita di Dio, tutto l’amore di Dio! E il mio prossimo vale come me! Per amore sono stato chiamato alla vita e per amore vivo! Questo mi viene rivelato una volta per sempre da Gesù!

Dice padre Silvano Fausti: «Il testo parla fondamentalmente dell’amore incredibile di Dio per l’uomo. Cioè all’origine del nostro esistere non c’è il fato, non c’è un caso, non c’è una banalità, non c’è nemmeno un disegno sadico della natura che distrugge tutto ciò che produce, c’è un amore personale di tante persone; questa è la prima cosa» (dalla trascrizione della lectio su Gv 3, 14- 4, 3, tratta dal sito dei Gesuiti di Villapizzone).

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

 

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli