sabato 29 ottobre 2022

Il primo passo



Quanti eravate?
 
Eravamo pochi, ma eravamo tutti!
 
Tutti?
 
Sì. Tutti!
 
Ma se eravate pochi, come fai a dire che eravate tutti?
 
Amico, i presenti erano comunque tutti: tutti quelli che potevano esserci!
Il catechista è stato bravissimo a coinvolgerli. E io stavo lì e ascoltavo giovanissimi e giovani che mettevano sul tavolo i loro post-it con l’obiettivo dell’anno, obiettivo che ciascuno ha scelto sulla base di ciò in cui sente di dover fare il primo passo. Mi s’è aperto davanti agli occhi un universo, un panorama bellissimo: i sentieri che ciascuno sta percorrendo. Anch’io li sto percorrendo.
E così, ho provato la gioia bellissima di sentirmi in compagnia. Gioia sempre più essenziale in questi tempi, dove magari, pur essendo in un posto molto affollato, continuiamo ad avere la convinzione di essere soli!
 
Sì. Quello che dici è molto bello, ma quelli che non c’erano?
 
Ci saranno la prossima volta! Chi può sapere quando si decideranno a cogliere l’invito di Gesù? E se Lui è benevolo e paziente, perché io dovrei essere pieno di pretese e impaziente?
 
Sì. Ma così…
 
L’importante è fare il primo passo per esserci. E noi l’abbiamo fatto!

venerdì 28 ottobre 2022

Dà alla testa


Mi è stato insegnato a non bere vino a stomaco vuoto perché anche in piccole quantità, dà subito alla testa.

Vorrei partire da questa indicazione molto utile per la vita e per la sana e buona convivenza civile e sociale, per dire che invece il Vangelo quando lo leggi deve darti alla testa, anche se ne leggi solo un versetto. Se quel versetto o quella pagina non ti ha fatto sentire come chi sta perdendo l’equilibrio, vuol dire che devi rileggere quel versetto o quella pagina e meditarla finché non ti avrà toccato il cuore, commosso, ispirato un desiderio di conversione, inquietato su qualche atteggiamento praticato o subito, consolato e incoraggiato, …
 
Guarda, ad esempio, l’episodio di Marta e Maria (Lc 10, 38-42).

Non puoi accontentarti di liquidare la questione dicendo che senza l’opera di Marta, Gesù sarebbe rimasto senza una degna accoglienza. Non è questo il messaggio che il Vangelo vuole comunicarti. Quel Vangelo vuole sconvolgerti mostrando che c’è Maria, che anche lei è matura e responsabile e conosce a memoria tutte le norme del galateo e le prescrizioni per l’accoglienza di un ospite, e sceglie di accoglierlo così.
 
Possibile che questa cosa non ti dia alla testa? Possibile che non ti spinga a fare lo stesso assecondando quel desiderio di Cristo che porti nel cuore?
 
E se osservi bene, non ti accorgi che sono state proprio quelle Marie a farti sentire accolto, compreso, amato, consolato, risorto? Quelle Marie che hanno interrotto le loro faccende quotidiane e hanno scelto di trovare il tempo per stare con te e solo con te? E non sei stato anche tu Maria per le persone che ami?
 
E allora cosa c’è di tanto strano in quel sedersi ai piedi di Gesù per ascoltarlo? Cosa c’è di tanto strano nel prendere un vaso di profumo per ungere i piedi di Gesù (Gv 12, 1-8)?

mercoledì 26 ottobre 2022

Chi succede?


«Che succede in piazza Cristo Re?», mi chiedono alcuni amici dopo aver letto gli articoli di giornale sugli schiamazzi ad opera del popolo della notte.
 
Non «che succede?», ma «chi succede?», mi chiedo e vi chiedo.
In piazza Cristo Re succede quello che succede in ogni piazza: i cittadini si incontrano. Quindi è normale che anche di notte la piazza sia attraversata dai cittadini. Questo è quello che succede.
 
Diverso è “chi ci succede”.
Quali cittadini stiamo crescendo?
Questi cittadini di cui ci lamentiamo sono i nostri successori. Noi come li stiamo educando? E quando dico “noi”, non sto parlando dei genitori e della scuola, ma sto parlando di tutti “noi cittadini”, della televisione, dei social, di Youtube, di Spotify, di Netflix, di Instagram, TikTok, Facebook, Twitter, Amazon,… sto parlando di tutti i Metaversi e Multiversi… cioè di tutti quelli che questi ragazzi incontrano dal giorno in cui nascono fino al giorno in cui la stessa società che li ha usati e consumati, li denuncia come un problema.
 
Avete mai fatto caso alla colonna sonora che accompagna la vita di molti di loro? Fermatevi ad ascoltare un po’ di trap (che magari fosse Trapattoni!!!); ascoltate quei testi al rallentatore (meglio se li leggete mentre li sentite cantare). Guardate su Youtube i video di questi trapper, che spesso sono anche influencer.
 
Ma non li guardate da adulti che hanno un senso critico e quindi sono capaci di comprendere che quelli non sono messaggi positivi e che non c’è vita in una canna o nei superalcolici o in qualche altro stupefacente,… Provate a guardarli con gli occhi di un ragazzino (basta uno smartphone di quelli che gli regalate per la Prima Comunione per avere accesso a questi contenuti).
 
Provate a immaginare che effetto fa su un ragazzino la visione e l’ascolto di tante cose brutte, parolacce, violenze, cattiverie,… dalla mattina alla sera. La prepotenza, il bullismo, la rabbia, il non rispetto per l’altro, l’egoismo, l’intolleranza, il brutto, stanno tutti dentro quelle immagini, dentro quei gesti e dentro quelle parole.
 
Noi adulti speriamo che molto di tutto quello che cantano sia finzione, ma i bambini e i ragazzi facilmente lo prendono per vero e li imitano pensando che ci si affermi così, che si possa diventare famosi così, che si possa vivere così.
E lentamente muoiono dentro.
 
Il mondo si sta riempiendo di fotocopie di quei modelli, senza capire che gli originali lo fanno per i più svariati motivi, e non è detto che quei motivi siano anche i nostri.
 
Perciò non penso che la soluzione siano solo telecamere, cancelli, transenne, ronde notturne, punizioni esemplari, denunce,… È necessario che si proponga a questi ragazzi qualcosa di bello, esperienze in cui possano scoprire quanto sono importanti per il mondo, attività di volontariato in cui possano prendersi cura del piccolo, del povero, del malato. È necessario vigilare su quello che ascoltano, vedono, fanno: vigilare non è proibire, ma dialogare con loro su quello che ascoltano, vedono, fanno, per aiutarli a formarsi un pensiero critico e a non bere da fonti inquinate.
 
In questa educazione alla virtù bisogna investire tutto il nostro tempo, tutte le nostre risorse ed energie, tutta la nostra pazienza, tutta la nostra fantasia e tutta la nostra esperienza, perché quello che succede nelle nostre piazze dipende da chi ci succede nelle nostre piazze. E chi ci succede dipende dalla presenza e dall’amore di noi predecessori!

lunedì 24 ottobre 2022

Quello che sarà


Isaia 2, 4: «Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra».
 
Isaia annuncia quello che accadrà alla fine dei tempi: la pace tra tutti i popoli sarà una realtà definitiva.
 
Sapendo per rivelazione che questa è la volontà di Dio, cosa stiamo aspettando a spezzare le nostre spade e a farne aratri? Cioè a costruire la pace con il nostro prossimo? Noi chiediamo e aspettiamo la pace tra le nazioni in guerra, ma stiamo costruendo la pace nelle nostre case? E nei nostri condomini e quartieri? E nella parrocchia che frequentiamo? E sulle strade che percorriamo?
Se il farsi prossimi è quello che sarà la nostra condizione definitiva (Lc 10, 25-37), perché qui e ora stiamo perdendo tempo in liti inutili ed estenuanti perfidie?
 
Isaia annuncia quello che sarà, ma allo stesso tempo annuncia quello che può essere già qui e ora. E vediamo le sue parole realizzarsi continuamente nella vita di persone sante (di quei tempi e dei nostri tempi).

Che stiamo aspettando a cercare la beatitudine?
«Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9)

martedì 18 ottobre 2022

Mantello, libri e pergamene

Caro Timoteo,

che effetto può averti fatto ricevere una lettera dall’apostolo Paolo in cui egli ti scrive: «Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Troade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene» (2Tm 4, 13)?

Forse non ti ha fatto nessun effetto, se non quello di andare a casa di Carpo per recuperare il mantello.

Forse, invece, ti ha aiutato a non idealizzare Paolo e a non pensarti come su un piedistallo, irraggiungibile, privilegiato, inarrivabile per la vocazione alla santità che hai ricevuto da Dio, per il compito che ti ha affidato l’apostolo Paolo, e per l’amicizia di Paolo che ti considera suo figlio: «Figlio mio,…» (2Tm 2, 1).

 

Così, oggi, ascoltando nella prima lettura la frase: «Venendo, portami il mantello…», ho pensato alle necessità quotidiane (mantello, libri, pergamene,…) che entrano nelle lettere dei Santi e restano a testimonianza che l’evangelizzazione non è mai astratta e che gli evangelizzatori, perfino gli apostoli, hanno bisogno di una coperta e di qualcuno che recuperi per loro libri e pergamene.

E il fatto che, terminata la lettura, anche oggi il lettore abbia detto: «Parola di Dio», mi ha richiamato a non essere astratto quando predico o scrivo e a non desiderare la vita spirituale come qualcosa che mi estranea dalla realtà, rendendomi cieco e sordo (insensibile) alle necessità mie e del mio prossimo.

Venendo, portami il mantello…

giovedì 13 ottobre 2022

La Grande perla


«… D’improvviso udii una voce dietro di me:

“Dove sei diretto, padrone? Al convento?”

[…] “Al convento,” risposi; “ad ascoltare i cantici alla Madonna.”

“Che la Sua grazia ti assista!”

Accelerò il passo e mi raggiunse.

“Tu sei quello che chiamano la Società del carbone?”

“Sono io.”

“Eh, che la Madonna ti conceda buoni profitti. Tu fai del bene al villaggio; dai il pane ai poveri padri di famiglia, che Dio ti benedica!”

E subito dopo lo scaltro vecchio, il quale doveva aver subodorato che i lavori stavano andando in malora, aggiunse in tono consolatorio:

“Anche se non guadagni niente, figliolo, non preoccuparti! Ne ricaverai sempre un profitto; la tua anima andrà in Paradiso…”

“Questo voglio anch’io, nonno.”

“Io non sono molto istruito; ma una volta in chiesa ho sentito un discorso di Cristo, e questo discorso mi si è impresso nella mente e non va più via. Diceva: vendi tutto quello che possiedi per comprare la Grande perla. E qual è la Grande perla? La salvezza della tua anima, figliolo. La tua signoria, padrone, è sulla buona strada per la Grande perla.”» (Nikos Kazantzakis, Zorba il greco, Crocetti editore, pp. 218-219).

mercoledì 5 ottobre 2022

… è forse la stessa cosa

 «“… un giorno passavo da un piccolo villaggio. Un vecchierello di novant’anni stava piantando un mandorlo. ‘Ehi’, gli faccio, ‘pianti un mandorlo?’. E lui, curvo com’era, si voltò e mi disse: ‘Io, figliolo, mi comporto come se fossi immortale!’. ‘E io’, gli risposi, ‘mi comporto come se dovessi morire da un momento all’altro’. Chi dei due aveva ragione, padrone?”.
Mi guardava con aria trionfale: “Qui ti voglio!”, disse.
          Io tacevo. Ugualmente ripidi e giusti, entrambi i sentieri possono portare alla vetta. Agire come se non esistesse la morte e agire avendo presente in ogni istante la morte è forse la stessa cosa; ma allora, quando me lo chiese Zorba, non lo sapevo» (Nikos Kazantzakis, Zorba il greco, Crocetti editore, p. 57).