Mancano quarantuno giorni a Natale e col mio parroco si va in
tipografia a stampare un piccolo racconto di Natale.
Ha una grande fantasia il mio parroco e scrive molto bene; così
ogni anno, anche ora che è in pensione, regala ai nostri parrocchiani un
racconto che ti cambia la vita perché sempre, dopo che l’hai letto, sia che
continui a vivere come prima, sia che cambi vita, vivrai con la consapevolezza
che se fai l’egoista rimarrai solo e t’incontrerai con l’infelicità, se,
invece, ti fai prossimo guadagnerai un fratello (o una sorella) e la grande gioia
d’averlo amato!
Su una delle illustrazioni che abbiamo scelto per accompagnare il
testo, è raffigurata una natività: le figure del presepe sono vicinissime tra
loro come a volersi scaldare in un dolcissimo abbraccio. Quella notte, chi decise
di non aver posto per quei tre in cerca di un alloggio, magari aveva anche il
caminetto acceso e stava in maniche corte dentro la sua casa, ma sicuramente non
avrà sentito il calore di quell’abbraccio, e gli sarà rimasto nel cuore il
pensiero di quei tre, una donna incinta e suo marito: «Fuori fa così freddo… Chissà se avranno trovato riparo per la
notte?».
Notte insonne quella notte per chi ha deciso di non aver posto per
ospitarli (Lc 2, 7).
Notte insonne
ogni notte per noi, sapendo che in tanti posti della terra c’è chi non trova
riposo per la fame, per la sete, per il freddo, per le bombe, per la malattia,
per la paura, per il vento e il mare grosso che sommerge la sua nave, …
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