lunedì 26 dicembre 2022

Cari a Dio

«La convinzione inculcata dalla religione che su altri piani e in altri mondi saremmo stati riscattati dalle nostre pene, generava un orizzonte di fiducia e una maggiore capacità di sopportazione e suscitava altresì rispetto per il povero o lo sfortunato: non reietti e maledetti ma cari a Dio, e perciò da trattare con riguardo. Il povero e il malato erano riscattati già in vita nella loro dignità da quella ricompensa che avrebbero ricevuto dal cielo o in cielo. Insomma la promessa della gloria post mortem non generava solo alienazione in terra, come sostenevano Feuerbach e Marx, ma aveva effetti sociali e morali benefici (carità, solidarietà, dignità, compassione). Perso quell'orizzonte di speranza, tutte le aspettative si sono trasferite in terra in forma di diritti e pretese; e se disattese o deluse producono ribellione, frustrazione, malcontento» (Marcello Veneziani, Scontenti, Marsilio Editori, Venezia 2022, p. 47).

giovedì 15 dicembre 2022

… come Antoine Griezmann

Vedendo giocare Antoine Griezmann in “Francia – Marocco” mi è venuto in mente lo stile tipico del cristiano.

Durante la partita, Griezmann era ovunque: centrocampo, attacco, difesa. E si trovava lì al momento giusto e senza risultare invadente per i suoi compagni di squadra a cui era affidato il presidio di quella zona del campo. Era, invece, provvidenziale. Guardandolo mi dicevo che un cristiano somiglia a Griezmann ieri sera, o meglio: Griezmann ieri sera ha interpretato il suo ruolo di giocatore come un cristiano che sa farsi prossimo e non rimane indifferente al gioco che si sviluppa intorno a lui.
 
Stamattina, ripensandoci, mi è venuta in mente una persona di cui parlano gli Atti degli apostoli: il suo nome è Tabità.
Ma leggiamo insieme il racconto degli Atti:
 
«A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità - nome che significa Gazzella - la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. 37Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. 38E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: "Non indugiare, vieni da noi!". 39Pietro allora si alzò e andò con loro. Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. 40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto al corpo, disse: "Tabità, àlzati!". Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. 41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva» (Atti 9, 36-41).
 
«Abbondava in opere buone e faceva elemosine». Ogni volta che leggo questo brano penso alla vivacità di una gazzella, e mi sembra di vedere Tabità che si muove nella sua città e sa a quale porta bussare per portare un aiuto, una parola di conforto, una elemosina. Me la immagino proprio come una gazzella, così veloce che è impossibile riempirla di onori, di lodi, di titoli,… forse, come S. Nicola, è impossibile vederla in azione; eppure tutti la conoscono e sanno quanto è essenziale il suo essere ovunque con discrezione. Tutti sanno quanto sia provvidenziale!
 
E così, alla morte di lei, subito si va di corsa a chiamare l’apostolo Pietro: «Non indugiare, vieni da noi!». E a Pietro vanno incontro le vedove, quelle che maggiormente erano esposte alla miseria dopo la morte dei loro mariti, quelle che senza l’aiuto di Tabità e di altre Gazzelle non avrebbero nulla per vivere. E vanno da Pietro in pianto mostrando le opere buone di Gazzella: «le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro».
 
Vi immaginate la gioia nella casa e in tutta la città quando Pietro «chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva»?
È la stessa gioia che ci prende quando ci accorgiamo di tutte le Gazzelle che ogni giorno ci donano vita svolgendo il loro compito, il loro servizio, il loro lavoro con amore!
Abbiamo sempre la possibilità di essere Gazzella gli uni per gli altri, perfino giocando una partita di calcio!
 
Gazzella era una discepola di Cristo, quindi una cristiana come noi. In noi scorre la vita di Cristo, in noi e in Gazzella vive il Cristo. Il nostro stile, come lo stile di Gazzella, è lo stile di Cristo. La nostra carità è la stessa carità di Cristo! Noi, come lei, con mitezza e umiltà portiamo a tutti la vita di Cristo! E la portiamo lasciando che sia l’amore di Cristo, la comunione con Lui a ispirarci e a muoverci non in qualche zona del campo, ma proprio in quella zona dove lo Spirito Santo ci manda: perché il nostro agire non risulti confusionario e disordinato, ma provvidenziale come il gioco di Antoine Griezmann!

mercoledì 14 dicembre 2022

Se lo vivi lo sai

Su consiglio di due catechisti, ho ascoltato l’ultima canzone di Jovanotti intitolata “Se lo senti lo sai”.
 
E sull’onda della frase “Se te lo spiegano non capirai, ma se lo senti lo sai”, mi sono ritrovato a ripensare a tanti momenti, esperienze, relazioni, persone, incontri, ...
 
Una delle cose che mi è venuta in mente, è la catechesi vissuta e proposta in questi anni ai ragazzi e ai giovanissimi e giovani. Ogni incontro di catechesi è un’esperienza memorabile come quelle cantate da Jovanotti.
 
Sabato scorso, ad esempio, i ragazzi dai 12 ai 14 anni sono andati alla CARITAS diocesana per incontrare Gesù nell’esperienza della prossimità. Per tutti loro era la prima volta in una struttura di questo tipo e sicuramente la meraviglia sarà stata grande nel vedere, ascoltare, toccare, incontrare una realtà di cui spesso sentono parlare a scuola, a casa, in parrocchia ma che sembra sempre qualcosa di lontano, forse difficilmente accessibile ai bambini e ai ragazzi. Sicuramente saranno tornati a casa cresciuti in umanità!
 
I ragazzi dai 6 agli 11 anni, invece, sono rimasti in parrocchia per incontrare Gesù nella catechesi e poi per vivere un pomeriggio di attività e gioco in oratorio. Anche per loro il pomeriggio è stato memorabile perché hanno fatto esperienza di amicizia tra loro e con i più grandi.
 
Così gli stessi catechisti ed educatori, prendendosi cura dei più piccoli, fanno continuamente esperienza di evangelizzazione e di apostolato!
 
Ricordo che un paio di anni fa, durante un incontro di catechesi, i ragazzi hanno avuto la possibilità di conoscere un uomo che dall’Africa era arrivato in Italia attraversando il deserto. Non vi dico le domande e la meraviglia negli occhi e nei cuori di tutti noi nell’ascoltarlo! E io ho pensato: e quando gli ricapita di avere un testimone di prima mano su qualcosa che sentiamo sempre raccontare, ma che quasi mai abbiamo occasione di incontrare?
 
E quella volta che abbiamo incontrato il Laboratorio di frontiera e altre associazioni che aiutano donne e uomini a realizzare la loro vocazione e i loro sogni? E quella volta che abbiamo incontrato la Casa Famiglia dell’Associazione Papa Giovanni XXIII? E quando abbiamo incontrato i ragazzi dell’UNITALSI parrocchiale? E quando abbiamo conosciuto i seminaristi del Seminario regionale?
 
Dopo queste e tante altre esperienze di vita, mi chiedo come qualche adulto possa pensare che in parrocchia ci si va solo perché altrimenti non ti fanno fare la Prima Comunione o la Cresima!

In parrocchia ci si va per vivere la felicità nell'incontro con Cristo e nell’amore per l’Altro!
 
Vi lascio il link alla canzone di Jovanotti, così ve la ascoltate anche voi e magari anche voi ricordate il bello e il bene che avete vissuto fino ad oggi e che è bene non dimenticare per poterne seminare ancora con generosità e con gioia!
 
Della canzone cambierei soltanto il ritornello: più che “se lo senti lo sai”, canterei “se lo vivi lo sai”!
Ma io sono don Gian Luca, non sono Jovanotti! Ahahahah!
 
Buon ascolto e buona vita con Gesù!



lunedì 12 dicembre 2022

Questo bel tempo di SINODO

Ho respirato aria di sinodo ieri pomeriggio a Villarosa in occasione di un incontro per i collaboratori parrocchiali organizzato dal Parroco don Alfonso.

Sono stato chiamato per offrire una piccola riflessione sul tema indicato dal Vescovo per quest'anno pastorale: l'accoglienza di Gesù nella casa di Marta e Maria (Lc 10, 38-42).
Ho iniziato l'incontro chiedendo a ciascuno dei partecipanti di dire la prima caratteristica che gli veniva in mente pensando alla persona di Marta.
E così ognuno ha offerto il suo contributo alla riflessione.
 
Finito il primo giro di risposte, ho chiesto di fare la stessa cosa pensando alla persona di Maria.
 
Poi ho letto con loro il brano delle nozze di Cana, brano in cui Maria (la Madre di Gesù) e i servitori fanno, ma FANNO la volontà di Dio perché si mettono in ascolto e accolgono la Parola di Dio: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2, 5).
Il fare la volontà di Dio, cioè l'agire secondo la Parola di Dio, fa gustare a tutti un vino nuovo, più buono di quello bevuto fino a quel momento (Gv 2, 9-10). Il fare la volontà di Dio è un FARE che riempie di gioia coloro che servono e coloro che vengono serviti!
 
Dopo la lettura, ho dato sinteticamente qualche spunto di riflessione e poi ho lasciato a tutti la possibilità di condividere pensieri, sentimenti, risonanze, a partire dai due Vangeli ascoltati (Marta e Maria e Le nozze di Cana).
 
E noi preti ci siamo messi in ascolto.
 
È stato bellissimo, perché ognuno ha offerto a tutti gli altri quello che lo Spirito Santo gli ha suggerito.
 
Da più parti è stata manifestata l'esigenza che la Chiesa offra ai fedeli la Parola di Dio aiutandoli nella comprensione di quella Parola attraverso l'omelia, la lectio, gli incontri di approfondimento; l'esigenza di essere aiutati a pregare; l'esigenza che Cristo sia al centro delle relazioni e di tutte le azioni che si svolgono in Parrocchia; il desiderio di cercare l'incontro con Cristo nella preghiera vissuta a casa o in chiesa, nella Confessione e nella partecipazione all'Eucaristia per camminare sulla Via del Vangelo!
 
Penso sia stato bello per i collaboratori parrocchiali vedere due preti che si sono messi ad ascoltarli con attenzione!
 
Per noi preti sicuramente è stato importante riconoscere i doni dello Spirito Santo che ispira tutto il Popolo di Dio e non solo i sacerdoti!

L'incontro vissuto mi ha ricordato una frase di San Cromazio che ho letto qualche giorno fa: «L'insegnamento del sacerdote incita il popolo alla giustizia; a sua volta la religiosità del popolo incoraggia i sacerdoti: in questo modo il gregge si allieta del pastore e il pastore del gregge»!

giovedì 1 dicembre 2022

L’INFINITO

Se il professore a scuola ti chiede di imparare a memoria L’INFINITO di Leopardi, non ti sta dando un compito: ti sta facendo un bellissimo regalo!

Infinite volte quelle parole mi hanno salvato dalla tristezza offrendomi lo spunto per apprezzare anche le cose più scontate.

Infinite volte quelle parole mi hanno comunicato dolcezza e un senso di pace.

Infinite volte mi hanno fatto sentire il passaggio del vento o vedere il mare…

Le poesie che sento più care, cerco di impararle a memoria; così mentre vivo mi tornano in mente, e sono raggi di sole capaci di rivelare tutta la bellezza che c’è in me e intorno a me!