Il Vangelo di
“Gesù che scrive” (Gv 8,1-11) è una meraviglia!!!
Una donna
viene sorpresa in flagrante adulterio e i suoi giudici sono pronti a lapidarla,
ma quella donna e quegli uomini si trovano al cospetto di Gesù che è vero uomo
e vero Dio.
Scribi e
farisei hanno già espresso la condanna facendo riferimento alla Legge di Mosè, ma
insistono perché sia Dio a esprimere il giudizio finale: «Tu che ne dici?» (Gv
8,5).
Essi, poi,
convinti di essere nel giusto, commettono l’imprudenza delle imprudenze: mentre
Dio si china e si mette a scrivere col dito per terra – Dio sembra dar loro il
tempo di farsi un bell’esame di coscienza – essi insistono perché sia fatta
giustizia.
Così, la donna e i suoi giudici si ritrovano di fronte alla Verità che incontriamo
in ogni momento e non solo nell’ora della nostra morte; alla presenza di Dio è
impossibile mantenere la presunzione di essere “giusti” per i meriti acquisiti
con le nostre sole forze. Basta una frase di Gesù per far crollare la superbia:
«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (Gv 8,7).
Di fronte
alla santità di Dio, il superbo frana e viene preso dal terrore.
Rimane
tranquillo e sereno solo il povero, l’umile, il peccatore pentito, colui che, cosciente
dei suoi limiti e delle sue fragilità, in Dio ha cercato e trovato rifugio e
salvezza.
Infatti scribi
e farisei se ne vanno uno per uno, cominciando dai più anziani.
Rimane solo
la donna alla presenza di Gesù.
Ella ha vissuto
la disperazione e la morte a cui conduce ogni peccato.
Ella incontra il giudizio di Dio che è l’amore
che fa risorgere: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»
(Gv 8,11).