martedì 21 ottobre 2014

Alla presenza di Dio

«Nelle tue mani è la mia vita» (sal 15,5).

Cinque anni fa in seminario la mia classe ha scelto di abitare in questo versetto del salmo 15.

Seminaristi del quinto anno, non sapevamo ancora dove il Signore ci avrebbe condotto per annunciare il Vangelo, ma avevamo intuito che soltanto la fede in Lui ci avrebbe sostenuto nella scelta definitiva dell’ordinazione e nella missione che ci sarebbe stata affidata.

Ora sono qui a considerare come quel motto sia davvero un ramo robusto e frondoso sul quale trovare rifugio. Se manca la fede nel Signore, diventiamo incapaci di fare anche le cose più elementari; pur essendo marinai esperti nell’arte della navigazione, preferiamo rimanere a riva non potendo escludere l’eventualità di una tempesta.

Forse si tratta di un versetto che molti cristiani hanno appeso ben in vista nelle loro case per dare il giusto valore alle cose e pronunciare con fiducia parole come «fedele sempre», «nella gioia e nel dolore», «nella salute e nella malattia», «tutti i giorni della mia vita».

Nella povertà e nell’abbondanza, nella buona e nella cattiva sorte, l’uomo di fede fonda la propria paziente speranza su questa verità: nelle tue mani è la mia vita, o Dio. E, facendo questo, non rimane deluso, ma anzi sperimenta una gioia piena alla presenza di Dio. [dGL]

martedì 14 ottobre 2014

Due lettere

È Domenica pomeriggio e in chiesa c’è l’annuale rassegna delle corali.

Seduto vicino al portone d’ingresso, mi lascio trasportare da ciò che ascolto ed è come se tutto diventasse man mano più leggero, sostenibile, sereno. La musica e il canto aiutano a portare il peso delle cose e sono capaci di comunicare a chi ascolta sentimenti di gioia, entusiasmo, amore, compassione, dolore, tristezza, allegria, festa,…

Le corali propongono il loro repertorio e a me tornano in mente le parole che ho usato per invitare i parrocchiani a partecipare all’evento: «… cogliamo questa occasione per ascoltare un po’ di buona musica», ho detto loro al termine della messa.

Buona musica… Mentre ascolto i canti, seguo queste due parole e cammino tra mille pensieri; alla fine mi ritrovo di fronte alla musica oggi diffusa tra i giovani. Musica rabbiosa, violenta, rumorosa, musica sempre più spesso di PROTESTA.

Com’è diversa la musica delle corali: sembra veicolare la possibilità di percorrere strade nuove! È musica che ispira fiducia nell’oggi e speranza per il domani.

Torno tra i miei pensieri alla ricerca di una parola con cui definire la buona musica.

D’un tratto vedo la parola che stavo cercando: PROPOSTA!
La buona musica è una musica di PROPOSTA!

ProTEsta e proPOsta. Bastano due lettere per trasformare tutto!

Quello che sulle prime poteva sembrare appropriato per un gioco enigmistico (del tipo: 53 ORIZZONTALE – cambiano una protesta in una proposta), mi rivelò una via da imboccare per cambiare il mio stile di vita.

Infatti, aiutato dalla velocità dei moderni mezzi informatici, mi sto abituando ad avere tutto a portata di clic: con un clic so dov’è stato sconfitto Gioacchino Murat; con un altro clic, senza alcuna fatica, posso aprire e chiudere relazioni con gente che si trova dall’altra parte della terra; con un clic posso condividere tutte le mie esperienze con migliaia di persone che nemmeno conosco; con un clic trovo un tema già svolto da utilizzare durante il compito in classe di domani; con un clic traduco la versione dal greco all’italiano in pochissimo tempo e senza spaginare il dizionario; con un clic,…

E così, progressivamente, mi sto disabituando ad approfondire, studiare, verificare con precisione, sto perdendo il gusto di lavorare sulle cose, la disponibilità al sacrificio, il senso dell’allenamento e del potenziamento dei talenti; sto vivendo con fastidio i cambiamenti e gli imprevisti che mi fanno crescere, ma mi chiedono di modificare tradizioni, strutture, schemi rassicuranti.

A lungo andare il mondo con la sua pubblicità martellante riuscirà anche a convincermi che nella vita è inutile ogni forma di impegno, ogni scelta definitiva, ogni sacrificio:
Se fai fatica a leggere e scrivere, lascia perdere: tanto non imparerai mai!
Se non ti viene spontaneo fare proposte, è meglio che ti specializzi nell’arte della protesta: ti offro un bel palco e una folla che aspetta il tuo comizio pieno di luoghi comuni, accuse, parole forti e perfino parolacce!
Se non sei capace di restaurare, è meglio che segui la tua inclinazione naturale a rottamare ogni cosa; in fondo tutti sanno che è il metodo vincente!
A reti unificate il mondo trasmette questo monotono programma…

Ma io preferisco ascoltare la voce del maestro Manzi che riuscì a coinvolgere in uno straordinario progetto educativo persone di ogni età e condizione sociale, insegnando a tutti che «Non è mai troppo tardi!».

Non è mai troppo tardi per imparare, per impegnarsi a vincere il male con il bene, per trasformare una buia protesta in una luminosa proposta! [dGL]

lunedì 6 ottobre 2014

I veri eroi

Cosa resta di una Domenica calcistica?
Sorrisi, tensioni, parole forti, prove Tv, polemiche, errori arbitrali, accuse, dichiarazioni poco sportive, litigi,… Tanto materiale per il bar sport e per gli infiniti processi televisivi in attesa della Domenica successiva.

Secondo gli esperti, la medicina per guarire il calcio dai suoi molteplici mali, sarebbe l’introduzione della moviola in campo. Ma siamo proprio sicuri che un calcio perfetto, senza errori umani, continuerebbe a essere un calcio vero ed emozionante?

Nella vita reale non esistono partite perfette: infortuni, errori, incidenti ed episodi di ingiustizia sono all’ordine del giorno.

Come affrontano la vita le persone comuni, quelle che non finiscono mai sotto i riflettori? Normalmente si impegnano per superare le difficoltà, senza perdere tempo e forze in chiacchiere e recriminazioni.

Forse il calcio è uno sport così popolare perché in quei novanta minuti la gente può trovare un’immagine della vita e quindi un incoraggiamento al sacrificio, alla lealtà, al gioco di squadra, alla tenacia, a non perdersi d’animo nelle situazioni critiche,…

Nella vita reale esistono la vittoria e il successo, ma anche la sconfitta e il fallimento.
Si può perdere in modo onorevole, uscendo dal campo tra gli applausi e i complimenti degli avversari e si può, invece, ricevere la contestazione da parte dei propri tifosi, delusi per la scarsità dell’impegno mostrato nel gioco. Allo stesso modo, le vittorie più entusiasmanti non sono quelle ottenute facilmente, ma quelle maturate ribaltando un risultato negativo, affrontando coraggiosamente un iniziale svantaggio, o un rigore che non c’era, o giocando in inferiorità numerica.

Sia in caso di sconfitta, sia in caso di vittoria, è il cuore a fare la differenza!

A volte nelle pubblicità i calciatori vengono presentati come eroi, modelli dell’uomo contemporaneo, idoli di bambini e ragazzi,…
Perché davvero valga la pena imitarli, però, abbiamo bisogno di calciatori che siano prima di tutto testimoni di maturità umana, persone umili in cui si intravveda la stessa passione e lo stesso spirito di sacrificio che vediamo in tanti uomini e donne che vivono senza invocare continuamente la moviola in campo e senza fare nocivi processi alle intenzioni! [dGL]

giovedì 2 ottobre 2014

Seguite le Scritture

Dei fratelli si presentarono dall’abate Antonio e gli chiesero: «Di una parola ti preghiamo: come essere salvati?».
Il vecchio rispose loro: «Seguite le Scritture. È ciò che vi serve».
Quelli dissero di rimando: «Noi vogliamo sentirlo da te, padre».
E il vecchio replicò: «Il Vangelo dice: Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra (Mt 5, 39)».
«Non possiamo farlo», risposero.
«Se non potete porgere l’altra guancia – aggiunse il vecchio – sopportate che almeno una sia percossa».
«Non possiamo fare neppure questo», aggiunsero.
«Se ciò non è possibile – continuò il vecchio – non picchiate in ragione del fatto che venite picchiati».
«Neanche questo – dissero – è possibile».
Allora il vecchio ordinò a un discepolo: «Prepara un po’ di brodo perché sono stanchi». E rivolto a loro, disse: «Se una cosa non la potete e l’altra non la volete, che potrò fare per voi? Sono necessarie le preghiere». [Detti dei padri del deserto, PIEMME, 1997]