giovedì 21 gennaio 2021

Senti, senti cosa ti dice Gesù

Incontro pastorale giovanile del 21/01/2021 – Mt 6,25-34 e Laudato si’ nn. 96-100
 
Il sentimento che mi accompagna in queste serate che stiamo vivendo è quello della vocazione: mi sento proprio chiamato a esserci, a essere qui con il Cristo risorto e a essere qui con voi.
È Gesù che mi chiama,
è Gesù che ci chiama.
Ci chiama per stare con Lui e ci chiama per stare tra noi come fratelli e sorelle.
Se ascoltiamo la Sua voce, facciamo esperienza della Sua Presenza e della Sua guida, facciamo esperienza della Sua benedizione e della Sua Provvidenza.
Ascoltiamo insieme ciò che Egli ci dice stasera:
 
Dal Vangelo secondo Matteo (6,25-34)
25 Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28 E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31 Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?". 32 Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33 Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34 Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.
 
Leggendo questo brano, mi vengono in mente due versetti del salmo 46 che mi colpiscono sempre molto:
«Fermatevi! Sappiate che io sono Dio,
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe» (Salmo 46/45,11-12).
 
FERMATEVI!
Questo tempo ci ha costretto e ci costringe a fermarci,
ma noi ABBIAMO SCELTO DI FERMARCI?
Perché è vero che in molte cose siamo stati costretti a fermarci,
ma non è per niente automatico FERMARCI.
Siamo fermi,
ma come siamo fermi? Forse in noi riconosciamo
-         Ansia e agitazione per quello che non è possibile fare
-         Preoccupazione e inquietudine per la situazione che non si risolve
-         Impazienza
-         Rimpianto, tristezza, rabbia,…
Possiamo davvero dire che siamo fermi?
Gesù ci vede, tiene fisso su di noi il suo sguardo, ci sorride pieno d’amore e di tenerezza,
Egli sa di cosa abbiamo bisogno e ci parla
E FINALMENTE sentiamo che stiamo rallentando fino a fermarci.
FINALMENTE una sosta! FINALMENTE un’oasi di pace!

«… non preoccupatevi
… il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno»

Senti,
senti cosa ti dice Gesù.
Guardalo
e guarda anche intorno a te gli altri discepoli:
come te sono stati chiamati
 
«… non preoccupatevi
… il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno»
 
«Guardate gli uccelli del cielo»
Chi è che nei mesi scorsi non ha alzato lo sguardo per guardare gli stormi che volavano nel cielo: erano TANTISSIMI uccellini, MERAVIGLIOSI, ORDINATI,… SI MUOVEVANO DISEGNANDO GEOMETRIE COME UNA SQUADRA!!!
GUARDA QUANTI SONO!!!
«… il Padre vostro celeste li nutre»
 
«Osservate come crescono i gigli del campo»
Chi di noi non si è mai meravigliato guardando le piane di Castelluccio in fiore?
Che meraviglia!!!
Ma quanto dura la fioritura?
«… se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi…?»
 
A partire da qui, due semplici considerazioni per stasera:
i)                   IL PADRE VOSTRO CELESTE LI NUTRE
Siamo figli e siamo tutti figli amati.
Questo è il punto di partenza.
E LA VITA noi cristiani leggiamola sempre a partire da questa RIVELAZIONE che Cristo ci ha donato con la Sua INCARNAZIONE, VITA, PASSIONE, MORTE e RISURREZIONE.
È questo il “di più” che ci fa portatori di un messaggio a tutti gli altri uomini nostri contemporanei: siamo testimoni del Cristo risorto, Suoi discepoli e apostoli!
Se non partiamo dalla BUONA NOTIZIA che ci è stata annunciata, non capiamo nulla della nostra vita e SVALUTIAMO o DISPREZZIAMO Dio, la nostra vita, il nostro prossimo e il creato intero.
E ci ritroviamo a vivere secondo la mondana cultura dello scarto.
 
Un’immagine forse ci può aiutare a capire meglio…
Ci sono alcuni libri che possono essere compresi solo se prima qualcuno ci offre una CHIAVE DI LETTURA, altrimenti leggiamo un libro fino in fondo ma rischiamo di non capire nulla di quello che leggiamo, o addirittura di interpretare male quello che leggiamo.
 
La chiave di lettura della vita dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo è CRISTO.
Per questo noi cristiani annunciamo il Vangelo, anche a costo della vita come la santa martire Agnese che oggi ricordiamo.
 
ii)                NON VALETE FORSE PIÙ DI LORO?
Non nel senso di una supremazia o di un dominio o di una prepotenza,
ma nel senso del fare memoria che noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. Questo rivela all’uomo la sua vocazione: essere impegnato a condividere l’opera di Dio, il Suo amore per ogni creatura, la Sua cura per ogni creatura:
«Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Genesi 2,15).
Nella Genesi il verbo dominare viene usato nel senso del compito affidato all’uomo di custodire e coltivare il creato in modo che possa esserci armonia tra tutte le creature: ogni creatura ha una sua funzione e un suo compito nella creazione. L’esempio a cui fare riferimento, naturalmente, è Gesù: «Egli stesso era in contatto continuo con la natura e le prestava un’attenzione piena di affetto e di stupore» (Papa Francesco, Laudato si’, n. 97).
 
Una immagine che potrebbe aiutarci è quella del pastore che si prende cura delle sue pecore, o quella del veterinario che cura gli animali, o quella del contadino che provvede alla potatura o all’irrigazione delle piante o delle coltivazioni, o quella dei pescatori che andando a pesca, pensano anche a “pulire” il mare raccogliendo la plastica,… o quella di noi che facciamo la raccolta differenziata, o che teniamo in ordine gli spazi in cui viviamo o lavoriamo,…
Perché facciamo tutte queste cose?
Chi stiamo servendo?
È vero che in gioco non c’è direttamente un nostro simile, ma siamo tutti connessi e prendersi cura del creato è espressione del nostro amore per la vita, nostra e di ogni uomo.

Accogliendo il Cristo Risorto, vivendo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, noi viviamo una vita nuova: la stessa vita di Dio e la relazione che ci lega gli uni agli altri è la fraternità.
Così il creato ci parla dell’amore di Dio per noi e della Sua cura per ognuna delle creature; e noi, guardando il creato e riconoscendo l’amore e la provvidenza del nostro Padre celeste, come FIGLI AMATI, esprimiamo quello che siamo AMANDO i nostri fratelli e sorelle e prendendoci cura dell’intero creato, non come un dovere, ma come un gesto d’amore.
 
Quello di Gesù è, dunque, un invito alla fiducia: «Il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno»
 
Un consiglio…
Una volta alla settimana, preghiamo il salmo 104/103 in cui il salmista fa un meraviglioso affresco della CREAZIONE; ci aiuterà a riconoscere l’amore e la buona Provvidenza di Dio! [dGL]

sabato 2 gennaio 2021

Grazie, don Pietro!!!

Poco fa la notizia della tua nascita al cielo.
Subito ho pensato di dirti una parola molto semplice: «Grazie!!!».
Mi hai trasmesso la fede battezzandomi qualche anno fa nella chiesa di San Martino dove eri parroco.
Mi hai accompagnato e hai accompagnato con benevolenza la nostra famiglia, grande amico di Nonno Guido.
Mi hai testimoniato la mitezza col tuo sguardo sempre buono e il tuo sorriso che era già un segno di benedizione!

Ti voglio ricordare con la foto che abbiamo fatto subito dopo la prima Messa nella chiesa Madonna della Speranza: ci sei tu, parroco emerito, c’è don Anselmo, il tuo primo successore, e ci sono io, prete da poche ore!

Nella foto da sinistra: don Pietro, don Gian Luca, don Anselmo

Carissimo don, custodisci tutti e accompagna con amore la nostra chiesa diocesana!

GRAZIE di tutto!!!

Con affetto e gratitudine,

don Gian Luca