giovedì 30 novembre 2023

24 giorni a Natale


Andrea, suo fratello Pietro e i loro colleghi Giacomo e Giovanni lasciano le reti dopo aver accolto la chiamata di Gesù:
«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4, 18-22). 

Quando mancano ventiquattro giorni a Natale, trascorro la giornata a considerare che il cristiano è colui che passa tutta la vita alla scuola di Gesù con la stessa attenzione e meraviglia di Andrea e di quei primi, che sicuramente sapevano pescare pesci, ma non sapevano pescare uomini!

mercoledì 29 novembre 2023

25 giorni a Natale – Offrire vero amore


Un mio amico alla radio racconta gli allenamenti con la Unione Sportiva Folgore del mister Luigi Ursini. Per me sono passati almeno 24 anni da quando – a sedici anni – ho smesso di giocare a pallone, eppure ho ancora impressi nella memoria parole e gesti del mister e quei pomeriggi trascorsi ad allenarci all’ex galoppatoio di San Benedetto. C’era l’essenziale: tanta terra, due porte, qualche ciuffo d’erba e tanta voglia di giocare. Soprattutto c’era uno che il mister lo faceva per vocazione. Sono passati tanti anni, eppure quei momenti li ricordo come se fossero accaduti ieri!
 
Così come ricordo benissimo il gruppo chierichetti della Parrocchia della Marina con suor Amelia. Anche lì eravamo una squadra ed era bello trovarsi insieme per partecipare alla Messa o per condividere una merenda, una gita – ne ricordo benissimo una sulla neve – o una partita a calcio con qualche altra parrocchia. La suora sapeva guidarci con dolcezza e ci insegnava la gentilezza col suo esempio. Non faceva lezioni: lei viveva e noi imparavamo il rispetto, la mitezza, la calma necessaria per svolgere bene i compiti che ci erano affidati, il gusto buono del servizio gratuito.
 
Quando mancano venticinque giorni a Natale, ripenso ai miei primi diciotto anni e noto quanto siano stati importanti gli incontri con persone belle, generose, umili, persone che non pensavano a se stesse ma al bene della comunità, o della squadra, o dei più piccoli. Ripenso agli ambienti che i miei genitori mi hanno fatto frequentare: ambienti in cui si cercava di educare i ragazzi alle virtù, alla lealtà, all’onestà, all’altruismo, al gioco di squadra, all’impegno anche quando costa sacrificio, alla pazienza, al rispetto per il prossimo.
 
Oggi alla parrocchia si chiede altro, come si chiede altro alla scuola e anche alla società sportiva. Perciò quando uno ha ricevuto quello che chiede, se ne va perché pensa di non avere più bisogno della parrocchia, della scuola, della società sportiva, dell’associazione,...

Così accade che l’esperienza parrocchiale di un bambino termina a dieci anni, il giorno della Prima Comunione. Poi per la parrocchia non c’è più tempo. Ma in quegli anni il bambino ha conosciuto amici, incontrato catechisti ed educatori, ascoltato testimoni, vissuto esperienze di condivisione, ha incontrato Gesù e s’è anche affezionato a Gesù. Improvvisamente tutto questo si interrompe. Forse perché nella mentalità comune si tratta di cose per bambini, o di cose che nella vita non servono. E così il bambino viene privato di buoni pensieri, buone amicizie, buoni maestri che, fino alla maggiore età, avrebbero potuto aiutarlo a crescere. E alcuni bambini si ritrovano da soli perché nella società sportiva a un certo punto si fa selezione e non c’è posto per tutti, perché a scuola rimangono indietro e perdono il gusto di andarci, perché i genitori non hanno tempo per crescere coi figli, …
 
Mentre scrivo, i ricordi di quegli anni si affollano nella mia mente e rischio di non chiudere mai questo post!
Ma davvero i miei primi diciotto anni sono stati fondamentali e sono convinto che lo siano per ogni persona. Spero, dunque, che l’attenzione dei genitori torni a fissarsi sull’essenziale: offrire al bambino buone relazioni, buone esperienze, buoni esempi, buone parole, buone amicizie, vero amore!

martedì 28 novembre 2023

26 giorni a Natale – Benedite il Signore!

Quando mancano 26 giorni a Natale, celebrando la Messa, mi colpiscono le parole del salmo responsoriale che è tratto dal libro di Daniele. In particolare mi soffermo sulle parole: «Benedite, opere tutte del Signore, il Signore».

Stamattina questo versetto mi ricorda perché sono vivo e qual è il mio compito e il compito di ogni persona sulla terra: benedire il Signore con il pensiero, la parola e le opere in tutte le attività e anche nel tempo del riposo e del sonno!

lunedì 27 novembre 2023

27 giorni a Natale


«Sei Tu, Signore, la mia vita», dice la vedova col suo gesto.
Per lei non esiste superfluo e nemmeno esiste parte del superfluo: ella offre tutto quello che aveva per vivere.

Quando mancano ventisette giorni a Natale, leggo Lc 21, 1-4 e m’accorgo che vive solo chi dice a Dio: «Sei Tu, Signore, la mia vita».

domenica 26 novembre 2023

28 giorni a Natale


Il Vangelo di oggi (Mt 25, 31-46) mi ha ricordato tante persone che nel tempo della loro vita hanno dato da mangiare agli affamati, hanno dato da bere agli assetati, hanno vestito chi era nudo, visitato chi era ammalato o in carcere, accolto chi era straniero, istruito chi aveva bisogno di istruzione, …
 
Navigando su internet, vedo sul sito di Avvenire che in Diocesi di Milano si è conclusa la fase diocesana del processo di canonizzazione di fratel Ettore Boschini, un uomo che avevo conosciuto quando mi trovavo a Milano. Sono andato sul canale Youtube della Diocesi di Milano a vedere il video in cui l’Arcivescovo offre ai presenti alcuni spunti di riflessione sulla vita di fratel Ettore (qui sotto puoi vedere il video):
 

Quando mancano ventotto giorni a Natale, guardo fratel Ettore e vedo che la pagina di Matteo, che ho ascoltato durante la Messa (Mt 25, 31-46), parla della mia vita e della possibilità reale per me di essere misericordioso come il Padre nostro celeste è misericordioso (cfr. Lc 6, 36).

Amare è servire

Brano su cui pregare: Mt 25, 31-46

Grazia da chiedere

Chiedo al Signore la grazia di vedere questi suoi fratelli più piccoli e di averne compassione.
 
INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA
Né i benedetti (v. 34), né i maledetti (v. 41) si sono accorti di aver visto Dio: entrambi, infatti, rispondono: «Signore, quando ti abbiamo visto…?» (vv. 37-39 e v. 44). I primi, però, hanno avuto compassione e si sono fatti prossimi di colui che hanno visto affamato, assetato, straniero, nudo, malato, carcerato. Essi nel loro agire somigliano al buon Samaritano (Lc 10, 25-37), al buon pastore (Gv 10, 11), al Signore nostro Gesù Cristo (Mc 10, 45). Essi amano alla maniera di Cristo e, amando alla maniera di Cristo, ricevono «in eredità il regno preparato» per loro «fin dalla creazione del mondo» (v. 34). Essi sono i discepoli di Cristo, siamo noi cristiani, chiamati a seguire Cristo Gesù sulla via dell’amore senza condizioni e senza misura. In questo tempo chiediamo il dono d’essere sentinelle pronte a servire e amare ogni prossimo, come Gesù ci ama!
 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?
 
-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

venerdì 24 novembre 2023

30 giorni a Natale


Guardo gli agricoltori nelle serre a raccogliere l’insalata. Erano lì anche ieri quando pioveva. Erano lì anche questa estate con temperature alte. Saranno lì anche in pieno inverno. È il loro lavoro e lo svolgono con grande dedizione, come ogni lavoratore. Li osservo in diversi momenti dell’anno e del giorno. Mi colpisce la loro costanza e dedizione.
 
Mi piace osservare le persone mentre lavorano: ieri mattina, ad esempio, una persona mi ha duplicato almeno una ventina di chiavi per la serratura nuova del portone della casa di accoglienza e un’altra ha montato la nuova serratura. Ieri pomeriggio una persona ha sostituito il vetro protettivo del mio cellulare e ci ha messo una pellicola nuova. Un’altra di buon mattino ha sfornato un pane così fragrante che era un piacere mangiarlo a pranzo con l’olio nuovo e i pomodori, altre persone hanno girato l'Italia sul camion o sul furgone per consegnare la merce ai supermercati o il materiale acquistato online, altre persone ieri sera hanno accompagnato i ragazzi della parrocchia a giocare la partita di calcio a 5, altre ancora hanno trascorso la serata a fare formazione per il primo soccorso, altre si sono riunite con me per preparare l’Avvento e la raccolta viveri per le missioni, altre ancora erano impegnate nelle prove di canto per il concerto in onore di Santa Cecilia, altre erano al lavoro in fabbrica o in azienda per il turno di notte, … Sono grato a ciascuna di queste persone e sono grato a ogni persona di ogni luogo e di ogni tempo!
 
Tutto questo lavoro che osservo mi fa pensare che le cose non siano proprio così materiali come sembrano – o come ce le presentano – e che i beni di questo mondo non sia mai giusto ridurli a un costo, ridurli a un prezzo; in tutte le cose materiali c’è sempre qualcosa che non potrò acquistare e che ha un valore inestimabile: come posso stabilire un prezzo per la vita, il tempo, l’ingegno, la cura, l’attenzione, la passione, la pazienza, la fantasia, il sudore, il lavoro, il sacrificio, … di chi li ha coltivati, pensati, costruiti, sfornati, raccolti, pescati, trasportati, …???
 
Trovo offensivo e non rispettoso delle persone ridurre tutto a commercio e far passare il messaggio che basta avere un portafoglio pieno o una carta di credito per acquistare tutto. Trovo sciocco e fuorviante il messaggio che tutto si riduca a quel bene materiale che acquisto, uso e scarto senza farci troppo caso. Trovo diseducativo fermarsi alla proposta di sconti vantaggiosi senza far notare ai consumatori che dentro quel prodotto c’è la vita di tante persone (e che forse quello sconto va anche a scapito della sicurezza e del benessere dei lavoratori). Quando ascolto le notizie di persone morte sul lavoro o di persone costrette a turni di lavoro estenuanti e, subito dopo, negli spot vedo tutto ridotto a una maggiore convenienza o a un risparmio, mi vergogno di questo sistema che non tiene in conto la vita, ma solo il profitto.

Quando mancano trenta giorni a Natale, spero che in me ci sia più meraviglia e gioia nel leggere il biglietto che nello scartare il regalo!

giovedì 23 novembre 2023

31 giorni a Natale


Da un po’ di giorni sto leggendo e rileggendo prima della Messa del Mattino le meditazioni proposte da San Francesco di Sales a Filotea.
Stamattina ho riletto la decima meditazione che si intitola “L’elezione e la scelta della vita devota”.
San Francesco mi propone di mettermi alla presenza di Dio e di abbassarmi davanti a Lui, domandando il suo aiuto per meditare.

Poi propone alla mia riflessione alcune considerazioni:

«1. Immagina di nuovo di trovarti in aperta campagna, sola, con il tuo angelo; a sinistra c’è il diavolo assiso su un grande trono, altissimo, con tanti diavoli vicino; intorno un’immensa moltitudine di mondani che lo riconoscono per padrone e signore e gli rendono omaggio, chi peccando in un modo e chi in un altro. Esamina il contegno di tutti i disgraziati cortigiani di quel re d’abominio: alcuni sono furiosi per l’odio, l’invidia, la collera; altri si uccidono tra loro; altri, smunti, tesi e ansiosi accumulano ricchezze; altri poi sono presi dalla vanità, senza provare un solo piacere che non sia vuoto e sciocco; altri ancora sono abbrutiti, smarriti, corrotti nelle loro passioni animalesche. Guarda come tutti sono senza pace, disordinati e senza ritegno; guarda come si disprezzano a vicenda: al massimo trovi un’ipocrita parvenza d’amore. È veramente una repubblica caotica, dove spadroneggia la tirannide di quel re maledetto. Finirai per provarne compassione.

2. A destra c’è Gesù Cristo crocifisso che, con un amore cordiale, prega per quegli infelici dominati dal diavolo, perché si liberino da quella tirannide, e li chiama a sé. Intorno a lui vedi una grande moltitudine di devoti con i loro angeli. Ammira la bellezza di questo regno della devozione. È meraviglioso vedere la schiera di vergini, uomini e donne, bianca più dei gigli; la schiera delle vedove, spiranti mortificazione e umiltà; guarda la schiera degli sposi, che vivono insieme con grande dolcezza e rispetto reciproco, segno di un grande amore: guarda come quelle anime devote sanno unire la cura della casa terrena con quella del cielo, l’amore del marito con quello di Cristo. Volgi lo sguardo intorno e vedrai tutti con un contegno santo, mite, amabile, mentre ascoltano nostro Signore. Tutti vorrebbero poterlo mettere al centro del loro cuore. Si rallegrano, ma di una gioia serena, piena di amore e controllata; si vogliono bene tra loro, ma di un amore bello e pulito. Coloro che sono afflitti, tra quel popolo eletto, non si tormentano più di tanto e non perdono il contegno. Noterai gli occhi del Salvatore che li consola e tutti vogliono stargli vicino.

3. Tu hai già abbandonato Satana con la sua disgraziata compagnia; lo hai fatto con i tuoi santi affetti; tuttavia non sei ancora giunta presso il re Gesù; e non sei ancora unita alla felice e santa compagnia dei devoti, anzi, sei sempre rimasta a mezza strada.

4. La Vergine santa, con san Giuseppe, san Luigi, santa Monica, e centomila altri, che si trovano nella schiera di coloro che sono vissuti nel mondo, ti invitano e ti incoraggiano.

5. Il Re crocifisso ti chiama per nome: «Vieni, o amata, vieni perché io possa incoronarti».

 
Concluse queste considerazioni, San Francesco mi propone una scelta:

«1. O mondo, gente abominevole, non mi vedrai mai più dietro ai tuoi vessilli: ho detto addio per sempre alle tue pazzie e alle tue vanità.

Re dell’orgoglio, dell’infelicità, spirito d’inferno, io rinuncio a te e a tutte le tue invenzioni. Ti odio e con te tutte le tue opere.

2. Mi converto a te, dolce Gesù, re della felicità e della gloria che non muore; ti abbraccio con tutte le forze della mia anima, ti adoro con tutto il cuore, ti scelgo, ora e per sempre, a mio re, e ti prometto fedeltà senza pentimenti; prometto obbedienza alle tue sante leggi, voglio ascoltare i tuoi consigli.

3. O Vergine santa, mia cara padrona, ti prendo per guida, mi metto sotto la tua bandiera, ti prometto un particolare rispetto e una reverenza tutta speciale. Mio santo angelo, presentami a quella santa assemblea: non lasciarmi finché non mi sia unita a quella beata brigata, assieme alla quale dico e dirò sempre, a prova della scelta operata: «Viva Gesù, viva Gesù!»

(S. Francesco di Sales, Filotea. Introduzione alla vita devota, ed. Paoline)

Quando mancano trentuno giorni a Natale, guardo Gesù Cristo crocifisso, re della felicità e della gloria che non muore, che mi chiama a sé e dico anch’io con San Francesco, Filotea e con tutta quella «beata brigata»: «Viva Gesù, viva Gesù!».

mercoledì 22 novembre 2023

32 giorni a Natale


Fuori piove.
Gli educatori dell’oratorio si riuniscono in sala San Francesco per progettare insieme il pomeriggio di sabato prossimo coi ragazzi. Dentro la stanza splende il sole tanto è l’entusiasmo che li lega e li motiva nell’inventare giochi e attività, pensando già oggi ai fratellini e alle sorelline che incontreranno nel fine settimana.

Quando mancano trentadue giorni a Natale, non importa se piove o c’è il sole: il tempo è sempre bello quando stiamo insieme come fratelli e sorelle!

martedì 21 novembre 2023

33 giorni a Natale


«Tu cosa chiederesti a Babbo Natale?».

Stamattina mi prende la voglia di chiederlo ai ragazzi che trascorrono tutti i pomeriggi in strada senza studiare e senza fare niente, a quelli che vedo in tv protagonisti di violenze e bravate, a quelli che vedo nei video sui social, …

Vorrei tanto chiederglielo ma ho paura che…
… che mi rispondano: «Niente».

Niente perché ho tutto. Niente perché quello che desidero Babbo Natale non può portarmelo. Niente perché Babbo Natale non esiste. Niente perché non desidero niente.
Ho paura che mi succeda quello che m’è successo con un’altra domanda: «Cosa ti piacerebbe fare?». Oppure: «Cosa vuoi fare da grande?». Oppure: «Come ti posso aiutare?».

«Niente».

«Non ci ho ancora pensato».

«Perché vuoi aiutarmi?» …

 
E intanto i giorni passano e anche le occasioni passano.
Chissà se arriverà mai un Natale in grado di accenderli.
Chissà se mai qualcuno riuscirà a farli sentire amati.
Chissà se mai crederanno a chi gli dirà che sono preziosi, che i loro desideri e i loro sogni sono estremamente importanti …

Quando mancano trentatré giorni a Natale, questo spero: che qualcuno stasera a casa li abbracci e gli dica: «Ti voglio bene».

lunedì 20 novembre 2023

34 giorni a Natale


Quando mancano trentaquattro giorni a Natale, sono sconvolto dalla notizia delle violenze sulle donne, sugli uomini, sui poveri, sugli indifesi, sui bambini, sugli stranieri, sugli omosessuali, sugli anziani, … ad opera di persone di tutte le età.
Sono sconvolto dalla rabbia e dalla prepotenza che avverto in piazza, quando sento da lontano persone discutere animatamente, o sulla strada quando mi fermo a far passare un pedone e subito, a sinistra o a destra, mi sorpassano con motorini, moto, monopattini o auto, rischiando di investire l’ignaro pedone… tutti che sembrano doversi prendere una rivincita, tutti che devono far pesare la loro potenza, ma sarebbe più giusto dire che devono far pesare la loro ignoranza e prepotenza.
Sono sconvolto dal racconto di professori e maestri aggrediti da genitori inferociti per la pagella dei figli – come se la responsabilità fosse dei professori – o presi di mira da bulli e bulletti nelle ore di lezione, …
 
Alla radio stamattina si parla di una violenza che non si riesce a contenere. E così mi metto a pensare ai tanti spot pubblicitari di film e serie televisive stracarichi di violenza. Sono ormai accessibili a tutti, anche ai più piccoli che con lo smartphone o con il pc o in tv, non hanno alcuna difficoltà ad accedere ai contenuti più violenti e inappropriati.
 
Sento su radio1 che il governo sarà tempestivo nel prendere provvedimenti e spero che saranno efficaci questi provvedimenti: ore scolastiche dedicate all’educazione all’affettività e alle buone relazioni, presenza di psicologi ed educatori per accompagnare nella crescita i ragazzi, ... Tutte buone idee! Ma se i ragazzi continueranno a guardare video inappropriati, a seguire serie televisive dove il cattivo sembra essere un eroe, a giocare con videogiochi così violenti da far impallidire i loro nonni, ad avere accesso a informazioni tanto dettagliate su omicidi, rapimenti, atti di violenza domestica o urbana, … non penso che cambierà molto, anzi sono convinto che non cambierà niente. È un po’ come con il contrasto alla ludopatia: qualche settimana fa, tutti i mezzi di comunicazione a sollevare il problema della ludopatia e l’urgenza di contrastarla, ma poi accendevo la tv e a tutte le ore mi ritrovavo con gli spot delle agenzie di scommesse. Ma se il gioco d’azzardo è un veleno che ammazza la vita, non è meglio non proporlo? E invece lo propongono a tutte le ore, anche quando potrebbero guardarlo i bambini, così quando saranno grandi… E così fanno con l’alcool e altre sostanze nocive…

Non lo chiedo a Babbo Natale e nemmeno a Gesù bambino, non lo chiedo al governo e nemmeno alla società, oggi lo chiedo a me come adulto, come cittadino e come parte integrante della società: «Prenditi cura dell’educazione dei più piccoli e non lasciarli soli, ma ascoltali e accompagnali nel loro percorso di crescita umana!».

domenica 19 novembre 2023

35 giorni a Natale


Quando mancano trentacinque giorni a Natale, mentre si sta concludendo un ritiro a cui ho partecipato, Dio mi dice: «Gian Luca, non fuggire più; cammina con me».

E d’improvviso mi accorgo che posso sempre fuggire la vita come Giona (libro di Giona, capitoli 1 e 2), o lasciarmi attrarre da Gesù Cristo (Gv 12, 32) e vivere per Lui, con Lui e in Lui!

sabato 18 novembre 2023

36 giorni a Natale


Col passare dei giorni,
mi sto accorgendo che l’attesa del Natale
getta luce su tutto il tempo che vivo!
Grazie, Signore Gesù!

venerdì 17 novembre 2023

37 giorni a Natale


Leggendo un libro di don Gnocchi, oggi mi fermo un po’ su queste sue parole:
 
«Un giorno a Slobin in Russia Bianca, misurai quanto grande e prezioso sia il dono di un altare e di un rito. Come quando si arrivava in un paese abbandonato dal nemico o conquistato combattendo, il nostro comando dette tosto alla popolazione il consenso di riaprire al culto la chiesa ortodossa (le chiese che il bolscevismo aveva trasformato in granai del popolo, in locali di divertimento o di adunanze popolari). E, in poche ore, donne, vecchi, bambini, con fervore quasi frenetico, riportarono la chiesa al suo stato antico. Paramenti sacri, calici, messali e icone balzarono fuor da dove Dio solo sa. E, con essi, il vecchio pope.
Quello di Slobin era un vecchio venerando e disfatto dagli anni e dalle sofferenze. Tornava al suo altare dopo molti anni di lavori forzati, sofferti per la sua professione religiosa. Ma non aveva vino per celebrare la messa.
Venne da me ripetutamente e con così toccante insistenza e animosa umiltà che finii per cedere, contro le disposizioni in materia. Levò allora dalla tonaca stinta due piccole bottiglie con mano tremante e arrossendo di commozione repressa. Quando gliele restituii, le prese avidamente, le riguardò incredulo e le ripose dopo averle baciate intensamente. Piangeva silenziosamente con un pianto di bambino troppo felice…» (don Carlo Gnocchi, Cristo con gli alpini, BUR, p. 34).
 
Come dovrei essere grato ogni mattina trovando il pane, confezionato dalle mani amorevoli delle Suore di clausura, e il vino pronti in sacrestia: devo solo portarli sull’altare e tutto è pronto per celebrare la Messa! Forse mi può capitare di dare per scontato tutto questo, e allora arrivano provvidenziali le parole di don Carlo e il bacio del vecchio pope.
 
Quando mancano trentasette giorni a Natale, prego per tutti i cristiani che vorrebbero tanto celebrare la Messa ma nella situazione di guerra, di violenza, di persecuzione, di povertà, di miseria, di malattia in cui si trovano, non possono celebrarla!

giovedì 16 novembre 2023

Gioia per chi ama

Brano su cui pregare: Mt 25, 14-30

Grazia da chiedere

Chiedo la grazia di vivere dei beni (Mt 25, 14) che il Signore mi consegna e così essere servo come Cristo servo (Fil 2, 6-11).
 
INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA
Un uomo sta per partire per un viaggio, chiama i suoi servi e consegna loro i suoi beni. Considero questa situazione. Sento il padrone che mi chiama. Sento per me la sua fiducia mentre mi consegna i suoi beni. Ora faccio l’inventario di quei beni: sono preziosissimi. Che cosa ne farò? Perché li ha consegnati a me? Quali istruzioni mi ha lasciato prima di partire (Gv 13, 1-19. 31-35; Gv 14, 1-7; Gv 15, 1-17; Gv 17)?
 
Ora ho due possibilità: posso accogliere quei beni e viverne, impiegandoli perché portino frutto (Mt 25, 16-17), ma posso anche scegliere di nasconderli in un luogo sicuro in attesa di riconsegnarli, intatti, al padrone appena tornerà (Mt 25, 18). La scelta che farò non sarà indifferente: ne deriverà la gioia mia e del mio prossimo (vv. 20-23), oppure l’infelicità mia e del mio prossimo (v. 24).
 
Ma cosa sono questi beni? L’amore del Padre verso di me, come mi viene rivelato dal Figlio (Gv 15, 9-17). Sono la Grazia e le grazie che ricevo da Dio in ogni momento della mia vita (Gc 1, 17). Si tratta di un amore che non posso trattenere o nascondere. Gesù mi ha detto di farne dono, di portare frutto. Chi andò a impiegare i talenti, ha vissuto di quell’amore diventandone segno attraverso il servizio al più piccolo (Mt 25, 40). Chi nascose il talento, ha continuato a vivere la sua vita su un binario parallelo rispetto a quell’amore che gli era stato messo tra le mani.
La conseguenza è la gioia piena per chi ama, la tenebra e il pianto per chi non ama.

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?

 

-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?

Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

38 giorni a Natale – Calcio a 5 e Paradiso

Partecipo alla prima trasferta della nostra squadra di calcio a 5, l’A.S.D. Cristo Re, a Castel di Lama. Affrontiamo le Fiamme Azzurre. Naturalmente partecipo da spettatore: in campo vanno i ragazzi della nostra parrocchia che hanno dato vita a una squadra di giovani, forse la più giovane del torneo.
 
La nostra squadra tiene bene il campo e, per buona parte della gara, il punteggio è fermo sul 2-1 per le Fiamme Azzurre. Poi, però, prevale la fisicità degli avversari, quasi tutti adulti, e alla fine il risultato è 6-2 per la squadra di casa. Ma io sono contento di quello che ho visto in campo: i nostri ragazzi non si sono persi d’animo e hanno vissuto la partita senza timori reverenziali verso i giocatori avversari e senza scoraggiarsi quando la sconfitta sembrava ormai inevitabile. Abbiamo terminato la gara in attacco, continuando a costruire gioco, ma senza trovare il goal: il portiere delle Fiamme Azzurre sembrava il mio gatto quando gioca con la pallina e vola per andare a prenderla quando ancora è a mezz’aria. Anche il nostro portiere è stato protagonista effettuando begli interventi e risultando determinante nell’azione del goal del 2-1: uscendo dalla porta palla al piede e arrivando oltre la linea di metà campo, ha servito all’attaccante un pallone che, qualche secondo dopo, è entrato in rete sorprendendo tutti, anche il portiere avversario.
 
Alla prossima partita dovrò portarmi un blocchetto per gli appunti in modo da segnarmi le azioni salienti e fare un resoconto dettagliato: stavolta posso solo dire che tutta la nostra squadra, in campo e in panchina, ha offerto una buonissima prestazione vivendo la partita con uno stile di correttezza, sportività e gentilezza!
 
Quando mancano trentotto giorni a Natale, ripenso alla partita di ieri sera a Castel di Lama e mi sembra una metafora della vita: quando sai che stai facendo qualcosa di buono e di bello, non vivi per la soddisfazione di un risultato, ma per la bellezza di quello che puoi esprimere e offrire nel tempo che hai a disposizione. Siamo tutti chiamati a qualcosa di estremamente bello e più teniamo d’occhio questa nostra vocazione al Paradiso, più crediamo che ci stiamo avvicinando a quella bellissima mèta, e, così, non ci diamo per vinti, ma giochiamo fino alla fine impegnandoci sulla via del bene.
 
Naturalmente ieri sera ci avrebbe fatto più piacere un pareggio o una vittoria, ma è stato ugualmente bello essersi misurati con giocatori più grandi e più forti fisicamente e averli fatti faticare fino alla fine per ottenere la vittoria!

Buona partita, cari ragazzi e buona vita!

mercoledì 15 novembre 2023

39 giorni a Natale – Buone notizie


Nella Messa di stamattina ascolto il Vangelo dei dieci lebbrosi che vanno incontro a Gesù (Lc 17, 11-19) e ne ricevo almeno tre buone notizie:

 

i)                Tutti e dieci vengono guariti. Dio fa grazia a tutti gli uomini e quindi anche a me!


ii)               La guarigione non obbliga i guariti, ma restano liberi di tornare da Gesù o di continuare per la loro strada. La libertà che Dio mi lascia anche dopo avermi fatto una o tante grazie, per me è una buonissima notizia! Dio non mi fa pesare il Suo amore, non mi obbliga, né mi costringe a cambiare vita, a essergli grato, a sdebitarmi in qualche modo. Tra Lui e me rimane l’amore che è sempre gratuito e lascia sempre liberi!


iii)             La salvezza è per tutti e non si limita ai “nostri”. E i “nostri” devono sempre vigilare perché non è detto che far parte dell’elenco dei discepoli, far parte della Chiesa significhi automaticamente salvarsi, vivere la vita di Dio, essere in comunione con Lui. La Bibbia è piena di “stranieri” che diventano segno di virtù e giustizia per chi “straniero” non è, o per chi “straniero” non si ritiene. Così nel Vangelo di oggi è uno straniero a tornare da Gesù per ringraziarlo. Ed è sempre quello straniero a ricevere le parole di Gesù: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17, 19).


Quando mancano trentanove giorni a Natale, ti ringrazio, Signore, perché ogni giorno ci fai dono della Tua Parola, la Buona Notizia che salva la mia vita e la vita di ogni uomo!

martedì 14 novembre 2023

40 giorni a Natale – Io, due gazze e Dio


Stamattina ho messo delle crocchette in una ciotolina per il gatto bianco e nero che ogni tanto viene a giocare sul prato. Poi, mentre preparavo l’altare per la Messa, tenevo d'occhio il campo e la ciotola dalla finestra della sacrestia. Il gatto non era ancora arrivato. A un certo punto s’è avvicinata alla ciotola una gazza, che è bianca e nera come il gatto, ma naturalmente non è il gatto! Con fare circospetto s’è messa a guardare dentro la ciotolina. Quindi con due saltelli s’è allontanata e ha cominciato a becchettare tra l’erba, fingendo disinteresse. Dopo un po’ è tornata vicino alla ciotola e ha dato qualche occhiata al contenuto e subito è volata via a qualche metro di distanza. Alla fine s’è convinta che non era una trappola e ha cominciato con il becco a prendere qualche crocchetta. Poi se n’è andata e ne è arrivata un’altra che ha ricominciato sospettosa l’ispezione compiendo lo stesso rituale della sua collega, mentre io la osservavo dalla finestra in attesa della Messa.
 
Sono uscito dalla sacrestia per celebrare la Messa e al mio ritorno, mezz’ora dopo, sul campo c’era solo la ciotolina vuota. Le gazze erano volate via e del gatto bianco e nero non c’era traccia.
 
Il comportamento delle gazze mi fa pensare alla mia relazione con Dio. Quando prego e ascolto la Sua Parola, mi sento amato da Lui e Gli dico tranquillamente: «Sia fatta la Tua volontà»; quando invece trascuro la preghiera o l’ascolto della Sua Parola, sono un po’ come le due gazze, guardingo e timoroso d’essere preso in trappola mentre dico: «Sia fatta la Tua volontà».

Mancano quaranta giorni a Natale e Ti chiedo, Signore, la grazia di non aver paura di Te che sei Dio e vieni ad abitare in mezzo a noi, rivelandoci con il dono della Tua stessa vita che sei amore, misericordia, compassione, carità senza misura e senza condizioni!

lunedì 13 novembre 2023

41 giorni a Natale


Mancano quarantuno giorni a Natale e col mio parroco si va in tipografia a stampare un piccolo racconto di Natale.
Ha una grande fantasia il mio parroco e scrive molto bene; così ogni anno, anche ora che è in pensione, regala ai nostri parrocchiani un racconto che ti cambia la vita perché sempre, dopo che l’hai letto, sia che continui a vivere come prima, sia che cambi vita, vivrai con la consapevolezza che se fai l’egoista rimarrai solo e t’incontrerai con l’infelicità, se, invece, ti fai prossimo guadagnerai un fratello (o una sorella) e la grande gioia d’averlo amato!
 
Su una delle illustrazioni che abbiamo scelto per accompagnare il testo, è raffigurata una natività: le figure del presepe sono vicinissime tra loro come a volersi scaldare in un dolcissimo abbraccio. Quella notte, chi decise di non aver posto per quei tre in cerca di un alloggio, magari aveva anche il caminetto acceso e stava in maniche corte dentro la sua casa, ma sicuramente non avrà sentito il calore di quell’abbraccio, e gli sarà rimasto nel cuore il pensiero di quei tre, una donna incinta e suo marito: «Fuori fa così freddo… Chissà se avranno trovato riparo per la notte?».

Notte insonne quella notte per chi ha deciso di non aver posto per ospitarli (Lc 2, 7).
Notte insonne ogni notte per noi, sapendo che in tanti posti della terra c’è chi non trova riposo per la fame, per la sete, per il freddo, per le bombe, per la malattia, per la paura, per il vento e il mare grosso che sommerge la sua nave, …

domenica 12 novembre 2023

42 giorni a Natale – Chi è in pace e chi no


«Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa» (Mt 15, 10).
Tutte e dieci si sono addormentate per il ritardo dello sposo e tutte e dieci si sono svegliate per andare incontro allo sposo; ma solo cinque erano pronte ed entrarono con lui alle nozze.

Chissà cos’è che ci fa pronti?
«Ecco lo sposo! Andategli incontro!» (Mt 15, 6), questa è la buona notizia, questo è il Vangelo che viene gridato a tutti fin dal momento dell’Annunciazione (Mt 1, 18-25). Da quel momento tutti si svegliano («Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» Mt 1, 24) e chi è pronto entra, chi non è pronto si oppone, resta indifferente, torna a dormire.

Che differenza c’è tra Maria, Giuseppe, i pastori, i Magi, … ed Erode? Perché i primi sono pronti ed Erode no? Perché Giovanni il Battista e i discepoli sono pronti e molti scribi, farisei e sacerdoti non sono pronti e rimangono fuori?
Si potrebbe continuare fino alla fine dei quattro Vangeli ad annotare vergini pronte e vergini che devono andare a comprare l’olio per le lampade. Si potrebbe continuare fino alla fine del mondo ad annotare donne e uomini pronti e donne e uomini che devono andare a comprare l’olio per le lampade. Potrei ripercorrere dall’inizio la mia vita e annotare tutte le volte in cui sono stato pronto e tutte le volte che, invece, sono andato a comprare l’olio rimanendo fuori dalle nozze. E sarà così fino alla fine dei miei giorni: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 10, 13).
 
Cos’è che mi rende pronto?
Nella Messa di oggi ho scelto l’atto penitenziale che dice così: «Signore, che vieni a visitare il tuo popolo nella pace, Kyrie, eleison» (dal Messale Romano). Mi è rimasta impressa questa invocazione e sto continuando a meditarla. Sembra dirmi che mi accorgo della visita del Signore quando sono in pace, quando non ho la vita occupata dalla rabbia, dall’odio, dal rancore, dalla gelosia, dai vizi, dai peccati, da me stesso e dal mio egoismo, dal potere, dalla guerra, dalla prepotenza, dalla pretesa di bastare a me stesso.
 
Giovanni predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (Mt 3, 2). È in pace chi s’è messo in ascolto. È in pace chi ha iniziato a obbedire allo Sposo che viene. È in pace chi non pensa di tornare a casa e allora, uscendo, prende tutto l’olio con sé. È in pace chi lascia la sua casa vecchia e si prepara a entrare in una casa del tutto nuova, chi vuole mettere tutta la sua vita nelle mani dello Sposo: i Magi partono e vedono e sentono che la loro gioia dipende dal Bambino che è nato. Erode, no: egli vuole mantenere a tutti i costi la sua casa, le sue cose, il suo potere, i suoi vizi. E rimane fuori.
Giovanni sente che tutta la sua vita è orientata a Gesù e diventa voce che grida nel deserto: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (Mt 3, 3). Molti scribi, sacerdoti e farisei, no: essi vogliono mantenere le loro posizioni, la loro sapienza, il loro ordine, le loro cattedre. E rimangono fuori.
Ma Gesù, lo Sposo, si presenta e ripresenta ieri, oggi e ogni giorno fino all’ultimo giorno. E la Chiesa continua a gridare come Giovanni il Battista: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!».
 
Zaccheo (Lc 19, 1-10) sale sull’albero per incontrare Gesù e, dopo averlo incontrato, non dà più peso al denaro, alla posizione sociale, al suo onore, ai suoi beni: tutto passa in ultimo piano rispetto allo Sposo che finalmente ha incontrato. Il giovane a cui Gesù dice: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19, 21), se ne andò, triste perché possedeva molte ricchezze. In quel momento non era pronto, non era in pace.
 
Questa pace che andiamo cercando, questa pace che andiamo pregando è la pace di chi sa di essere custodito, difeso, protetto, coccolato, amato da Dio. È la pace di chi sa che la sua vita non dipende dai suoi beni e dalle sue ricchezze (Mt 6, 25-34). È la pace di quelli che Gesù dice «Beati…» (Mt 5, 1-12). È la pace di chi compie la volontà del Padre celeste! È questa la pace che ci rende pronti a entrare alle nozze con lo Sposo!

Quando mancano quarantadue giorni a Natale, chiedo per me e per tutti il dono della pace!

sabato 11 novembre 2023

Robin Hood, Little John e Fra Tuck


Sento nominare Nottingham alla radio per il caso di Indi Gregory e subito mi viene in mente Robin Hood, quello del cartone animato della Disney, e mi metto a sperare che arrivi proprio lui, volpe gentile e imprendibile, a salvare la piccola bambina dalla condanna a morte. Spero arrivi quel Robin Hood di quand’ero piccolo, quello che liberava e aiutava i poveri e gli oppressi, ma senza far male ai cattivi. E, alla fine, i cattivi ti facevano pena perché, con tutto il potere che avevano, non riuscivano a essere simpatici, non riuscivano a voler bene, a vivere bene. E non odiavi il principe Giovanni, né il serpente Bis, né lo sceriffo di Nottingham, né gli avvoltoi; semplicemente li compativi: poveretti, sono così tristi! Poveretti, non sanno quanto sia bella la sincerità, non hanno amici, sono condannati a una vita triste, falsa, tutta invidia, gelosia, cattiverie, inganni,...
 
Così oggi mi commuovo per mia sorella Indi. Sì: è gravemente ammalata, forse irrimediabilmente malata, forse inguaribile. Ma prima di tutto è una figlia: ha un babbo e una mamma che la amano; prima di tutto è una bambina; prima di tutto è una nostra sorellina.

Indy è viva!

E ci sono medici che hanno dato la disponibilità di accoglierla, accudirla, amarla, accompagnarla nel tempo che le sarà dato di vivere! E mi chiedo come possa venire in mente a qualcuno di decidere sulla vita di quella figlia al posto dei suoi genitori!
 
Provo una grande pena per voi, uomini di qui e di là, che, accecati dalle vostre ideologie, pretendete di avere il diritto di toccare la vita, di accenderla e spegnerla secondo il vostro gusto, o secondo il vostro giudizio, di scegliere voi, pochi, cos’è meglio per tutti. Ho pena di voi, ma non vi odio. Semplicemente mi fate pena perché non siete contenti della vostra vita, non avete ancora capito nulla della vita e avete pure la pretesa di insegnare agli altri e perfino a Dio cos’è la vita!
 
Spero tanto che in quel di Nottingham arrivino Robin Hood, Little John e Fra Tuck – quelli della Disney, però, mi raccomando – a salvare quella piccola vita, e anche la nostra fragile vita!

43 giorni a Natale – 11 novembre – San Martino


Mentre allegro fai festa per San Martino,
sta’ attento a non eccedere col vino
e, se proprio vuoi eccedere in qualcosa,
fai al povero un’offerta generosa.
 
In tal modo il Santo avrai onorato
ricordando il suo bel mantello spezzato
e calda sopra di te splenderà l’estate,
pur in giornate nuvolose e gelate.
 
È la carità che ti fa, oh Cavaliere,
vivo, oggi ancor dopo tanti secoli,
mite e umile come Gesù e i Santi.
 
È per te che facciamo feste e fiere
pieni di gioia, senza sentirci mai soli,
perché siam fratelli tuoi e di tutti i Santi!

venerdì 10 novembre 2023

44 giorni a Natale


«Bisogna dare Dio agli altri», ha scritto Benedetta Bianchi Porro.
Ci penso e ci ripenso da quando ho letto questo suo pensiero qualche giorno fa. Effettivamente se vado in giro con questa “missione”, sono un evangelizzatore, anche senza dire una parola: basterebbe vivere e vivendo darei la buona notizia, darei Dio agli altri!
 
Mi viene in mente una nonna che ho conosciuto cinque anni fa arrivando qui in parrocchia, una nonna che vedo tutti i giorni perché la incontro tutti i giorni a Messa e poi durante la giornata in piazza e nella pinetina della parrocchia, o di passaggio nel campetto o nel vialetto dell’oratorio. Lei cammina e dove passa porta una parola allegra o un saluto amichevole a tutti quelli che incontra e quando ti fermi un po’ a parlare con lei, ti racconta volentieri la sua storia, le persone che ha incontrato, la vita che ha vissuto, le fatiche del lavoro, le sue gioie e i suoi dolori, … ma sempre con un tono di voce che ti trasmette voglia di vivere e allegria, anche quando parla delle difficoltà che ha dovuto affrontare nel corso degli anni. Qualche volta la senti pensierosa mentre racconta qualche dolore del passato, ma subito le sue amiche, sedute con lei, la incoraggiano, la rassicurano e lei riprende a sorridere e a trasmettere vita, speranza e fiducia.
 
Qualche settimana fa mi sono stupito sentendo i ragazzi della piazza chiederle: «Come stai, Meniche’?». Da loro non me l’aspettavo una tale gentilezza e attenzione per una persona anziana. Ma poi mi sono ricordato che quella nonna li ha sempre trattati come nipoti suoi, s’è sempre accorta di loro e li ha sempre salutati con affetto quando li incontrava seduti sulla panchina della piazza o nel campetto parrocchiale: fa così da sempre e così si succedono generazioni di nipoti che le vogliono bene e la trattano con dolcezza, come trattano la loro nonna.
 
Quando mancano quarantaquattro giorni a Natale, guardo Menichetta che, sorridendo ad Antonio, s’è seduta all’ultimo banco per partecipare alla Messa e ripenso a Benedetta Bianchi Porro e al suo «Bisogna dare Dio agli altri».
Anch'io vorrei portare Dio come lo porta questa nostra nonna, perché il farsi prossimo di Gesù è farsi prossimi a tutti, anche a quelli che si incontrano sulla piazza o in Chiesa, riconoscendoli come nipoti e prendendoli sul serio, come si fa con le persone che ci stanno a cuore, con le persone che ci sono care!