Mc 3,20-21. Senza misura, settanta volte sette, fino alla
fine,… a volte lo stile di Gesù ci sembra strano. Non usciamo per andare a
prenderlo, ma per stare con Lui ed essere come Lui!
mercoledì 31 dicembre 2014
martedì 30 dicembre 2014
Oggi leggi… (16)
Mc 3,13-19. Dodici persone provenienti da storie diverse,
sono accomunate dalla stessa risposta alla chiamata di Gesù. Stare con Lui ci
fa percorrere insieme l’unica Via.
lunedì 29 dicembre 2014
Oggi leggi… (15)
Mc 3,7-12. Gesù guarisce i malati e la folla gli si
stringe attorno. Però diventano discepoli solo quelli che cominciano a fidarsi
di Lui e lo seguono.
sabato 27 dicembre 2014
Cristiani come Stefano
La festa di
Santo Stefano, primo martire, ci aiuta a comprendere meglio il Natale appena
celebrato. Potremmo, infatti, correre il rischio di limitarci a rimanere di
fronte al Bambino adagiato in una mangiatoia e invece siamo subito messi di
fronte alla missione che scaturisce da quell’incontro. Dopo quella notte, dopo
quella visione, dopo il pellegrinaggio verso il luogo della nascita, si parte
per una via nuova ad annunciare a tutti ciò che si è rivelato ai nostri occhi,
la luce che ha squarciato le nostre tenebre. E annunciamo ciò che abbiamo
visto, con la luce e il sale che animano i nostri gesti e le nostre parole, segni
di un’esistenza che si lascia evangelizzare. È lo stile degli apostoli: un modo
di vivere e agire che contrasta con quello dei pagani.
Nel vangelo di
Matteo, Gesù avverte gli apostoli: «Guardatevi
dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle
loro sinagoghe…» (Mt 10,17).
Sembra qualcosa
di distante da quanto ordinariamente viviamo qui in Italia: siamo in una
società che si vanta d’essere tollerante e quindi apparentemente non veniamo
perseguitati per la nostra fede. Forse, però, non veniamo perseguitati apertamente,
perché noi cristiani non diciamo più niente: non offriamo ai pagani la
testimonianza di una vita buona, desiderabile, migliore.
Perché dovrebbero
portarci nei tribunali?
Perché
dovrebbero perseguitarci?
Perché
dovrebbero flagellarci?
Potremmo avere l’impressione
che il contrasto tra cristiani e pagani sia soltanto quello che si riscontra quando
si discute di etica e di morale; potremmo avere l’impressione che la
persecuzione sia qualcosa che riguarda solo la CEI e i pensatori di area
cattolica, continuamente attaccati dall’opinione pubblica.
Ma non è così!
Anche noi siamo
chiamati alla santità, anche noi con le nostre scelte quotidiane dobbiamo
entrare in contrasto con la mentalità comune, quando questa si discosta dal
Vangelo. Ma il più delle volte facciamo come tutti gli altri e, così, diamo l’impressione
che sia facile corromperci e renderci mondani, piegarci alle logiche del mondo, del mercato,…
Accendo la
televisione o vado in giro per le strade e sento dire di cristiani che corrompono altri cristiani, di cristiani che uccidono i loro figli, di cristiani che rubano e rapinano, di cristiani che timbrano il cartellino e poi vanno a spasso ai danni
della collettività, di cristiani che
approfittano della debolezza del prossimo, di cristiani che si fanno eleggere per fare i propri interessi e non
per mettersi al servizio, di cristiani
che violentano i più deboli, di cristiani
che predicano sulle piazze, vanno a messa, vanno dal Papa, si inginocchiano e
accendono ceri nei santuari di tutto il mondo e poi non salutano i vicini di
casa, litigano per le eredità, non si prendono cura della loro famiglia,
giudicano e chiudono le porte anziché aprirle, fanno parte di gruppi xenofobi o
razzisti e organizzano spedizioni punitive ai danni di poveri immigrati,… e si
sentono giustificati perché hanno assolto il precetto domenicale, o quello
pasquale.
E anch’io,
barcamenandomi tra il Vangelo e le mie incoerenze, faccio parte di questa
schiera di sbiaditi cristiani.
Perché il mondo
dovrebbe aver paura di noi?
Perché dovrebbe flagellarci
o lapidarci?
In una tale
confusione giunge provvidenziale il martirio di Stefano a richiamarmi alla
testimonianza cristiana, quella che fa nascere nei persecutori un’inquietudine,
una domanda. La domanda suscitata nel cuore dell’Innominato dall’incontro con
Lucia, la domanda suscitata nel cuore di Saulo dalla vita santa di Stefano, la
domanda suscitata nel cuore di Zaccheo al vedere Gesù entrare in casa sua,… la
domanda suscitata nel cuore di tanti cristiani dall’incontro con don Primo
Mazzolari, don Lorenzo Milani, don Pino Puglisi, papa Paolo VI, madre Teresa,
papa Benedetto, papa Francesco, un sacerdote anziano dal volto luminoso di
speranza,… la domanda suscitata dall’incontro con tanti altri martiri cristiani,
uomini e donne che hanno scelto di seguire Cristo!
Ben si addice a
tali apostoli la testimonianza di San Paolo contenuta nella lettera ai Galati: «Sono stato
crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita,
che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e
ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,
19-20).
Santo Stefano, che hai vissuto come il tuo
Maestro rendendo testimonianza alla Verità, affidando il tuo spirito al
Signore, perdonando e pregando per i tuoi uccisori (At 7,54-60), prega perché
anche noi possiamo essere cristiani come te! [dGL]
Oggi leggi… (14)
Mc 3,1-6. Il cuore di Dio si commuove per l’uomo. E il
nostro cuore? è indurito dalla presunzione di sapere già tutto o è docile
all’azione di Dio?
venerdì 26 dicembre 2014
Oggi leggi… (13)
Mc 2,23-28. La fede non è il rispetto formale di alcune
regole, ma relazione con Dio; è vivere nel Suo amore di Padre buono che
provvede al bene dei Suoi figli.
mercoledì 24 dicembre 2014
Oggi leggi… (12)
Mc 2,18-22. La via nuova percorsa da Gesù e dai suoi
discepoli fa discutere come tutte le novità, ma la gioia della Sua Presenza ci
conferma nella decisione di seguirlo.
martedì 23 dicembre 2014
Oggi leggi… (11)
Mc 2,15-17. Gesù viene a chiamarci perché sa che abbiamo
bisogno di Lui. E noi? Ci sediamo alla Sua mensa o ci sentiamo superiori e
stiamo a guardare scandalizzati?
lunedì 22 dicembre 2014
Libri improbabili (2)
Dopo
il successo della prima, pubblico la seconda recensione.
Buona
lettura! [dGL]
rubrica a cura di Johannes de Silentio
Titolo: My
name is Sampietrino.
Autore: Raimondo
Plazantica
Editore: Boutique
del mattone, 2014
Numero di pagine: 354.
Il libro in un TWEET:
Togliti le scarpe: il @sampietrino su cui
stai passeggiando è un pezzo da museo! #plazantica, #boutiquedelmattone
La recensione:
Il dottor
Raimondo Plazantica, laureato all’Accademia delle Costruzioni, racconta in un romanzo
appassionante la storia di Arturo, un addetto alla pavimentazione delle piazze,
che in una calda giornata estiva, soppesando un sampietrino, venne folgorato da un’idea: trovare il sampietrino più antico.
Non
ci sarebbe stato niente di eccezionale in una ricerca del genere se Arturo
avesse cercato il suo sampietrino
visitando i musei di tutto il mondo, ma a lui interessavano i sampietrini ancora in attività e non
quelli in pensione.
All’inizio
la ricerca procedeva di pari passo con il suo lavoro: smontando i sampietrini per la manutenzione delle
piazze, poteva comodamente misurarli e valutarne l’antichità guardandoli da
vicino. Col passare degli anni, però, Arturo si rese conto che era necessario
dedicarsi a tempo pieno a tale ricerca. Lasciò il lavoro e iniziò lo studio di
tutte le piazze d’Italia…
Oltre
che per la descrizione di importanti monumenti e opere d’arte, il libro è interessante
perché raccoglie tutte le avventure di questo alacre studioso armato di
piccozza, metro e tablet, comunicando
al lettore la passione, ma anche la fatica e i sacrifici della ricerca. Non
mancano colpi di scena ed episodi curiosi come quello accaduto sulla piazza di
una nota località turistica: Arturo aveva appena cominciato a liberare con
l’inseparabile piccozza i sampietrini
per poterli analizzare, quando le forze dell’ordine, avvertite dai numerosi
cittadini accorsi al rumore degli scavi, arrivarono a sirene spiegate per
arrestarlo.
Si
tratta di un romanzo divertente ed emozionante. Il lettore non riuscirà più a
camminare spensierato sui sampietrini
sapendo che ciascuno di essi potrebbe essere un pezzo unico: il sampietrino più antico ancora in
attività.
Nota bene: il libro e la recensione sono
frutto di fantasia.
Oggi leggi… (10)
Mc 2,13-14. Gesù accoglie tutti; anche pubblicani e
peccatori ricevono la vocazione a seguirlo. Gesù chiama ciascuno di noi!
Alziamoci e seguiamolo!
domenica 21 dicembre 2014
Oggi leggi… (9)
Mc 2,1-12. Pensa all’amicizia che rende capaci di portare
gli uni i pesi degli altri e all’amore di Gesù che ci perdona sempre, guarendo
la paralisi dei nostri peccati.
sabato 20 dicembre 2014
Alla barba
Barba, barbetta,
bella
e ormai lunghetta,
i più mi dicon:
«Tagliala!»,
ma
io non gli do retta:
nell’inverno
sei morbida sciarpetta,
barba, barbetta!
Barba, barbetta,
eran
pronte schiuma, forbici e lametta…
ma la morsa del
gelo s’è fatta stretta
e
il pensiero di levarti
m’è
passato in fretta,
barba, barbetta!
Barba, barbetta,
con
l’aiuto di una calda berretta,
forse mi farai
evitare del dottore la ricetta;
ma
una cosa posso dirla con certezza:
te
ne andrai quando avrò scritto l’ultima strofetta,
barba, barbetta!
Barba, barbetta,
pugno
di soffice lanetta!
Per mesi mi hai
fatto compagnia,
coprendomi
in maniera perfetta.
Ti saluto e di
te ho già nostalgia,
barba, barbetta! [dGL]Oggi leggi… (8)
Mc 1,40-45. Quando ci accorgiamo di non bastare a noi
stessi e ci affidiamo alla potenza di Gesù, avviene il miracolo. Esso non è
opera nostra; è dono di Dio.
venerdì 19 dicembre 2014
Tempi di periferia
Il bello degli
incarichi è che sono a tempo: anche gli incarichi a vita, hanno al massimo la durata di una vita! Mi ha sempre
colpito l’idea che si può essere responsabili di qualcosa e, dopo un paio di
mandati, si può tornare a essere soldati semplici, continuando il proprio
servizio, ma in una posizione diversa, nuova.
Per questo
motivo, quando Papa Benedetto XVI ha annunciato al mondo il frutto del suo
discernimento e si è ritirato in un monastero a pregare, non mi sono
interessato di questioni canoniche o storiche sulla possibilità che il Papa ha
di dimettersi. La sua decisione ha occupato tutto il mio campo visivo perché
era troppo bello guardare la fede in Gesù che rende liberi, completamente
liberi.
Il Papa si è
fidato di Dio e ha lasciato tutto senza la pretesa di designare il suo
successore, senza orientare le scelte della Chiesa, senza farsi appesantire
dalla preoccupazione delle tante cose rimaste in sospeso. La Chiesa è nelle
mani di Dio. Aver fede vuol dire considerarsi sempre al servizio di Qualcuno.
Penso sia stata la stessa fede che ha accompagnato Papa Giovanni XXIII quando
comprese che non avrebbe visto gli esiti del Concilio Ecumenico Vaticano II: il
suo successore lo avrebbe continuato e portato a compimento. Lo Spirito Santo,
che gli aveva ispirato la decisione, avrebbe custodito e accompagnato i lavori
conciliari perché portassero frutto. E così è accaduto!
Oggi i mezzi di
comunicazione di massa, tagliuzzando a proprio piacimento le parole del Papa,
fanno risuonare slogan che invitano
soltanto a uscire verso le periferie, dimenticando la necessità di nutrire la
fede con una vita da cristiani praticanti. Come se i veri cristiani fossero degli
improvvisati missionari che, non frequentando più la Chiesa e senza conoscere
il Vangelo, vanno in giro per il mondo cercando pecorelle smarrite!
Ma, una volta
trovata una pecorella smarrita, cosa sarebbero in grado di fare tali
missionari? Con tutta probabilità si affiancherebbero pieni di zelo alla
pecorella ritrovata senza sapere bene cosa dire, né quale direzione prendere e
così comincerebbero a vagare in due, entrambe smarrite,…
Io credo che le
periferie si evangelizzano soprattutto vivendo da cristiani le situazioni quotidiane,
quelle in cui veniamo a trovarci stando in famiglia, sul luogo di lavoro o di
servizio, in parrocchia, a scuola, in politica, nel tempo libero, nell’impegno
per il bene comune, nei tempi di
periferia.
Apprendendo dai giornali,
da internet o dalla radio la notizia di un Papa che torna a essere un semplice
sacerdote, l’uomo delle periferie, quello lontano dagli altari delle nostre
chiese, si sarà forse posto qualche domanda e forse sarà rimasto meravigliato.
Anche noi preti abbiamo
i nostri tempi di periferia, quelli
in cui non stiamo celebrando messa o quelli in cui non siamo seduti sulla
poltrona dei nostri uffici parrocchiali; questi tempi di periferia sono importanti occasioni per evangelizzare.
Papa Francesco non evangelizza le periferie solo quando si affaccia per l’Angelus e parla a tutto il mondo;
non evangelizza
le periferie solo quando visita gli ammalati o i carcerati;
non evangelizza
le periferie solo quando invita un po’ di poveri a casa sua per il pranzo di
Natale;
non evangelizza
le periferie solo quando telefona a qualcuno e i giornali ne parlano;…
Papa Francesco
evangelizza le periferie anche la mattina quando, andando a colazione, rivolge
un sorriso cordiale o un saluto carico di incoraggiamento alle persone che
lavorano nella casa in cui vive, o quando non si lamenta per il cibo che gli viene
servito a tavola, o quando prega lontano dai riflettori, o quando saluta i
fedeli con un semplice buonasera,…
Così una mamma
evangelizza le periferie prendendosi cura dei suoi figli, un politico
evangelizza le periferie facendo scelte che tengano conto del bene comune e non
dei suoi interessi personali, un consacrato evangelizza le periferie con uno
stile di vita fondato sui consigli evangelici e non sui consigli mondani,…
Vieni, Signore
Gesù!
Vieni a evangelizzare i miei tempi di periferia! [dGL]
Oggi leggi… (7)
Mc 1,35-39. La fama e gli impegni non distolgono Gesù
dall’essenziale: pregare e annunciare il Vangelo a ogni uomo. Troviamo il tempo
per pregare e annunciare!
giovedì 18 dicembre 2014
Oggi leggi… (6)
Mc 1,29-34. Perché Gesù impone il silenzio a chi vuole
divulgare la sua identità? Perché non bastano i miracoli per comprendere chi è
Gesù. Occorre attendere la Croce.
mercoledì 17 dicembre 2014
Oggi leggi… (5)
Mc 1,21-28. L’insegnamento di Gesù e i miracoli che Egli
compie provocano meraviglia e obbligano gli spettatori a domandarsi: chi è
Gesù?
martedì 16 dicembre 2014
Oggi leggi… (4)
Mc 1,14-20. Gesù ci incontra là dove siamo. Convertirsi e
credere in Lui è lasciare subito le reti e seguirlo. Sarà Lui a farci uomini e
donne felici!
lunedì 15 dicembre 2014
Vieni, Signore Gesù!
«Nell’esercizio quotidiano del Nostro ministero
pastorale, Ci feriscono talora l’orecchio insinuazioni di anime, pur ardenti di
zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei
tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina, vanno dicendo che la
nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando; e si
comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pure è maestra di
vita, e come se al tempo dei Concili Ecumenici precedenti tutto procedesse in
pienezza di trionfo dell’idea e della vita cristiana, e della giusta libertà
religiosa.
Ma a Noi sembra di dover dissentire da codesti
profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi sovrastanti
la fine del mondo.
Nel presente ordine di cose, la buona Provvidenza ci
sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani, che, per opera degli
uomini e per lo più oltre la loro stessa aspettativa, si volgono verso il
compimento dei suoi disegni superiori e inattesi; e tutto, anche le umane
diversità, dispone per il maggior bene della Chiesa» (Beato Giovanni
XXIII, Discorso di apertura del Concilio
Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962, nn. 8-9, in Tutti i documenti del Concilio, ed. Massimo, Milano).
Devo ringraziare
un amico prete, che dieci anni fa mi regalò una raccolta dei documenti del
Concilio, e il Seminario di Milano, che negli anni della formazione mi ha dato
l’occasione di studiarli e approfondirli. Devo ringraziarli perché davvero,
come il mio amico aveva scritto sul biglietto che accompagnava il regalo,
questi documenti sono preziosi compagni di viaggio che aiutano a guardare il
mondo con gli occhi della fede, con lo sguardo amorevole e benevolo di Dio.
Ogni anno
viviamo l’Avvento e ogni anno il mondo
ci rimbalza addosso sterili e noiose polemiche sul presepe, sui canti di
Natale, sulla necessità che la Chiesa si aggiorni,…
Queste storie,
che puzzano di ideologia e non hanno niente a che vedere con il rapporto tra le
diverse confessioni religiose, non fanno che aumentare in noi cristiani la
convinzione che sia urgente annunciare il Vangelo, che ci sia bisogno di quel
lievito, di quel sale, di quella luce di cui noi cristiani siamo portatori,
testimoni.
È Gesù il sole
che sorge per illuminare le tenebre (Lc 1,78-79)!
È Gesù la luce
che illumina le genti (Lc 2,32)!
Il mondo ha imparato bene a usare l’occhio
di bue e illumina solo ciò che vuole farci notare, lasciando in ombra tutto il
resto. Così ci vengono proposte per lo più immagini negative, violenze,
distruzioni, episodi di razzismo, truffe,…; col passare del tempo ci
convinciamo che una specie di montaggio cinematografico rappresenti tutta la
realtà e gradualmente un buio pessimismo e una mortifera disperazione si fanno
strada nel nostro cuore.
Avviene qualcosa
di simile quando noi cadiamo nella tentazione di sostituirci alla luce vera. Certamente
noi siamo chiamati a essere testimoni di quella luce da cui a nostra volta
veniamo illuminati, ma dobbiamo ricordarci che non siamo noi la luce!
Quando ci
convinciamo di essere noi la luce, illuminiamo solo una parte, incapaci di comprendere
nel nostro limitato fascio di luce la complessità del reale; allora con forza
ci battiamo per la difesa delle nostre ideologie impugnando le armi e
preparandoci alla crociata, guidati dall’odio, più che dall’amore per il
fratello, più che dal desiderio di portargli la luce.
Quanto è diversa
la testimonianza dei santi. Ricordo San Francesco alla presenza del Sultano: «Francesco, il servo di Dio, con cuore
intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio
altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e
annunciare il Vangelo della verità. E predicò al Soldano il Dio uno e trino e
il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto
fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con
piena verità la promessa del Vangelo: Io vi darò un linguaggio e una sapienza a
cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire (Lc 21,15)»
(Fonti Francescane n. 1173).
Non prese di
posizione politiche o ideologiche, ma la testimonianza coraggiosa di una vita
salda nella fede, gioiosa nella speranza e operosa nella carità!
Non vuote
argomentazioni, ma l’annuncio del Vangelo per la salvezza del Sultano e del suo
popolo!
Non la pretesa
di imporre la sua verità, ma il desiderio di condividere il tesoro che ha
trovato (Mt 13,44)!
Al termine dell’incontro
con il Sultano, le Fonti Francescane
dicono che Francesco «vedendo… che non
faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare
il suo sogno, preammonito da una rivelazione, ritornò nei paesi cristiani»
(FF n. 1175).
Le tradizionali chiacchiere sul presepe e sui canti di
Natale suonino per noi cristiani come la conferma della necessità di annunciare
Cristo a ogni uomo; è questa necessità a renderci tutti missionari, testimoni
della luce vera (Gv 1,9) come Giovanni Battista, Maria, gli Apostoli, i profeti
e tutti i santi.
Non perdiamoci d’animo dietro ai molti profeti di sventura, ma tenendo fisso lo
sguardo su Gesù e sulla buona Provvidenza,
facciamoci portatori di gioia e speranza! [dGL]
Oggi leggi… (3)
Mc 1,12-13. Il battesimo non separa Gesù dalla storia; al
contrario, lo colloca dentro la lotta che in essa si svolge. Come Gesù e con
Gesù, ogni battezzato entra in battaglia contro il diavolo, ma è sotto il segno
della vittoria e della pace.
domenica 14 dicembre 2014
Oggi leggi… (2)
Mc 1,9-11. Ecco che l’attesa arriva a compimento: Gesù, il Figlio
amato, viene ad abitare in mezzo a noi, a stare con noi per sempre!
sabato 13 dicembre 2014
Oggi leggi… (1)
Mc 1,1-8. Nota la parola VANGELO (buona notizia) che è
la venuta di Cristo. Tutto in questi versetti parla dell’attesa ravvivata dalla
voce del Battista. Anche tu lo attendi.
mercoledì 10 dicembre 2014
Gli ultimi posti
Il signor Alfredo
ha una spugna in mano e sta pulendo i bagni del ristorante. Lo osservo mentre è
inginocchiato. Ha una bacinella vicino a sé e di tanto in tanto ci sciacqua la
spugna.
«Dovrei farlo io
questo lavoro», gli dico.
Lui si gira e mi fa
un sorriso: «Vuoi sapere un segreto?».
«Sì», rispondo
curioso.
«Fai sempre quello
che gli altri non vorrebbero mai fare: stai sicuro che nessuno si lamenterà del
tuo lavoro e che nessuno te lo ruberà».
«Allora continua tu
ché io vado in sala a controllare se manca qualcosa», dico ridendo.
Il signor Alfredo si ferma e mi dice: «Ecco! Vedo
che hai capito benissimo». Ride pure lui, si rimette al lavoro. Resto alcuni istanti
a guardarlo e poi vado. [A. Ribeca, Il
colore prima del blu, capitolo 14]
lunedì 8 dicembre 2014
Chi è senza peccato…
Con il
quotidiano bollettino di guerra diramato dai media (TV, radio, internet, giornali,…) a tutte le ore, si
potrebbero facilmente compilare enciclopedie di cronaca nera. Si rimane
sconvolti, se si pensa che intorno a noi la violenza dilaga per i più svariati
motivi: omicidi, violenze, abusi, corruzione, attentati, esecuzioni, truffe,
rapine,…
Mentre scorrono
le immagini e si susseguono le parole, mi distraggo e penso all’adultera che
viene portata da Gesù (Gv 8,1-11). Si tratta di una donna che è stata sorpresa
in adulterio, anzi in «flagrante
adulterio» (Gv 8,4), si affrettano a precisare i santi scribi e farisei. Contro di lei ci sono prove schiaccianti,
anche se a quei tempi non c’erano telecamere o intercettazioni ambientali, e il
suo peccato non viene negato da Gesù.
I fatti di
cronaca ci stanno davanti come una realtà sempre più cruda e difficile da
accettare e noi certamente siamo pronti a indignarci, a giudicare, a
condannare, a prendere le distanze. Ma l’indignazione è sterile se non ci
spinge a un attento esame di coscienza. A ben guardare, anche noi facciamo i
nostri peccati al grido di «che male c’è?
Lo fanno tutti!».
Quasi tutte le
persone di cui parlano i telegiornali sono descritte dai conoscenti come uomini
e donne rispettabili, madri e padri meravigliosi, politici onesti, egregi
signori, reverendi ecclesiastici,… Prima di commettere un peccato, agli occhi
della gente siamo quasi tutti candidi, immacolati.
«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la
pietra contro di lei»
(Gv 8,7); il caso della donna peccatrice viene trasformato da Gesù in
un’occasione perché tutti si interroghino sui loro peccati.
Accade così
anche con i fatti di cui parlano i telegiornali; essi, mettendoci in allarme, ci
spronano ad alzare le difese, a vigilare, a rafforzarci contro un nemico che
sta sempre in agguato: «Siate sobri,
vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando
chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1Pt 5,8-9).
La donna
sorpresa in adulterio ha peccato, ma anche noi dobbiamo stare attenti perché in
qualsiasi momento possiamo fare un peccato; prima di tradire il marito, ella
era una moglie come tante altre, così come il politico era un onorevole tutto
dedito al bene comune, l’ecclesiastico un sant’uomo da trattare con il dovuto
rispetto, la mamma una donna solare che amava i suoi figli,…
La tentazione è
quella di non fidarsi più di nessuno e vivere in uno stato di ansia e
preoccupazione, ma non è cristiano vedere il diavolo da tutte le parti ed
essere schiavi delle proprie paure.
È cristiano,
invece, sentirsi richiamati alla vigilanza: «Fate
attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento» (Mc 13,33), «Vegliate dunque: voi non sapete quando il
padrone di casa ritornerà…; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi
trovi addormentati» (Mc 13,35-36), «Vegliate!»
(Mc 13,37), «… fate di tutto perché Dio
vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia» (2Pt 3,14),…
Cari fratelli
cristiani, occorre vegliare per non farsi conquistare da uno stile mafioso, dal
desiderio di potere, dalla corruzione, dalla prepotenza, da ogni forma di
violenza e discriminazione.
Occorre vegliare perché ai nostri piccoli non
manchino buoni maestri e ci si possa ancora fidare di noi cristiani. [dGL]
venerdì 5 dicembre 2014
La lingua e l’orecchio del discepolo
4Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia
indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa
attento il mio orecchio
perché io ascolti
come i discepoli.
5Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto
resistenza,
non mi sono tirato indietro.
[Isaia 50,4-5]
mercoledì 3 dicembre 2014
Apostoli di gratuità
«I fanciulli poi non mi lasciano né dire l’Ufficio
divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche
preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei
cieli»
(dall’Ufficio delle letture del 3 dicembre, Memoria di San Francesco Saverio,
sacerdote)
Da stamattina ho
già riletto molte volte questa frase tratta da una lettera di San Francesco
Saverio a Sant’Ignazio di Loyola. L’ho riletta anche dopo aver celebrato l’Eucaristia
e aver proclamato il Vangelo del giorno (Mt 15,29-37) in cui si racconta il
radunarsi della folla attorno a Gesù e la moltiplicazione dei pani.
Non faccio
fatica a immaginare San Francesco Saverio, missionario in Oriente, attorniato
da tanti ragazzi desiderosi di imparare a parlare con Dio! Con altrettanta
facilità riesco a raffigurarmi la folla che si raduna attorno a Gesù per
incontrarlo e presentargli le sue sofferenze, i suoi ammalati.
San Francesco
Saverio non è altro che un discepolo di Gesù, un suo apostolo inviato a sfamare
i suoi fratelli con l’annuncio del Vangelo. Nei suoi gesti, nelle sue parole,
nel suo stile, nella sua carità ogni uomo può rintracciare la somiglianza con
il Maestro, con colui che lo ha mandato. È per questo che i ragazzi accorrono e
il santo missionario non ha un momento di riposo. Non cercano le cose che lui
possiede, ma ciò che egli è: vogliono diventare cristiani come lui, discepoli
del suo stesso Maestro.
Allo stesso
modo, non è solo il desiderio di guarigione fisica a radunare la folla attorno
a Gesù, ma l’intuizione di una vita nuova, di una vita buona. Gesù è la vita e chi
è mortificato da una malattia, da una delusione, da una umiliazione, da una disuguaglianza,
da un giudizio poco benevolo, da un vizio, da un peccato, da un fallimento,…
accorre a Lui, gli si stringe intorno per trovare ristoro, per farsi risanare,
rianimare, rialzare.
«Zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati» (Mt 15,30)
vengono deposti ai suoi piedi dalle mani di una folla che sa farsi carico delle
sofferenze degli ultimi. Ed è quella stessa folla ad assistere piena di stupore
al rifiorire della vita, alla vittoria sul peccato e sulla morte: i muti
parlano, gli storpi guariscono, gli zoppi camminano, i ciechi vedono e il cuore
di ciascuno, liberato da ciò che l’opprimeva, esprime nella lode la sua gioia
(cfr. Mt 15,31)!
Anche oggi c’è proprio bisogno di annunciare il
Vangelo, di spezzare il pane, di insegnare a pregare; c’è proprio bisogno di
apostoli di gratuità che gridino dal profondo del cuore: «Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia?» (cfr. Ufficio delle
letture della Memoria di San Francesco Saverio, sacerdote). [dGL]
lunedì 1 dicembre 2014
Quella carità che…
Presentiamo a Dio i nostri
cuori miseri, vòti, perché Gli piaccia riempirli di quella carità, che ripara
al passato, che assicura l’avvenire, che teme e confida, piange e si rallegra,
con sapienza; che diventa in ogni caso la virtù di cui abbiamo bisogno.
[A. Manzoni, I Promessi sposi,
Capitolo ventiseiesimo]
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