giovedì 29 dicembre 2011

Una vocazione in tre versetti

Cari amici,
vi racconto in breve la mia storia.

Io sono diventato prete per aver ascoltato tre versetti, tre granelli di senape.

Il primo è Mc 3, 14: «Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare»; il secondo è Lc 5, 4: «Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”»; il terzo è Gv 21, 17: «Gli disse per la terza volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: “Mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”».

Questi granelli di senape, seminati in tempi diversi, sono germogliati nel mio cuore, sono cresciuti e ora sono giovani alberi, bisognosi ancora di cure, ma robusti abbastanza da resistere ai venti.

Sono prete perché desidero stare con Gesù e questo mi basta.

Sono prete perché Gesù ogni giorno mi chiede di prendere il largo e, anche quando la notte è stata insonne e fallimentare, di avere fiducia nella Sua Parola, che chiama proprio me.

Sono prete perché Gesù nelle persone che incontro mi chiede di continuo: «Mi vuoi bene?» e la risposta è quella di Pietro: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». [dGL]

domenica 25 dicembre 2011

Figli di Dio

A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. (Gv 1, 12-13)

«Oggi celebriamo il natale del Salvatore e il natale della nostra salvezza. Oggi in Cristo, tuo Figlio, anche il mondo rinasce, al peccatore è rimesso il peccato, al mortale è promessa la vita» (dal Prefazio della notte di Natale, liturgia ambrosiana)

venerdì 23 dicembre 2011

Buon Natale!!!

Cari amici,
GèG vuol dire Gesù è gioia, Gesù è sempre giovane!

Sì, amici! Gesù è la gioia, quella gioia che ti prende il cuore e non lo lascia più perché è per sempre, quella gioia che rende eternamente giovane il nostro sorriso, quella gioia che rende giovani anche i centenari perché ci rinnova di giorno in giorno, di momento in momento, di occasione in occasione!

Vorrei rivolgermi proprio a voi, giovani cristiani d’età e di cuore, per dirvi che non è bene aspettare un ipotetico futuro per mettersi in gioco, per desiderare di amare, per impegnarsi a cambiare il nostro cuore. Non è bene aspettare la maturità per vivere un’esperienza di fede, perché invecchiando la fantasia, i sogni, i desideri rischiano di spegnersi!

È nell’oggi che dobbiamo decidere di seguire il Signore, di metterci in ascolto del Vangelo, di trasmettere l’amore e la gioia che da Lui riceviamo (Lc 19, 1-10)!

Come il calciatore desidera giocare, entrare in campo, dare tutto per contribuire alla vittoria della sua squadra, anche noi non dobbiamo aver paura di seguire il Signore sulla via del Vangelo e di essere Suoi discepoli che spezzano il pane con i fratelli! Non dobbiamo aver paura di aprire il cuore a Gesù che sta sulla porta e bussa (Apocalisse 3, 20); Egli desidera stare con noi e il Suo desiderio è uguale al nostro desiderio di stare tutto il tempo con le persone più care!

Non mi limito solo a guardarvi per come siete in apparenza: siete tutti bellissimi perché siete stati creati da Dio, siete Sua immagine,… Ma, quando vi incontro mi fermo ad ammirare i vostri occhi; sono occhi buoni che rivelano cuori generosi, vivaci, caldi, amici, pronti a tutto! E non finisco mai di stupirmi per quanto sapete amare quando ascoltate la voce del Signore!

Perciò vi invito a prendere sul serio il vostro essere cristiani e a essere cristiani sempre, in ogni occasione perché chi ci vede possa riconoscerci come veri fratelli e sorelle di Gesù! La Chiesa siamo noi! Sentiamoci chiamati in prima persona a testimoniare Gesù con la voce e la vita.

Mi rendo disponibile nella semplicità del mio essere prete ad ascoltarvi e accompagnarvi discretamente per tutto il tempo che il Signore mi concederà di trascorrere con voi!

Non abbiate paura di disturbarmi: sono qui per Gesù e per ciascuno di voi!

Il Signore Gesù che nasce a Betlemme, nasca nel nostro cuore e ci doni gioia e pace!

don Gian Luca

martedì 20 dicembre 2011

Rallegrati! Il Signore è con te!

«Rallegrati» (Lc 1, 28) è la prima parola dell’angelo Gabriele a Maria e a ciascuno di noi. E il motivo della gioia, dell’allegria, della letizia ci viene rivelato subito dopo: «Il Signore è con te» (Lc 1, 28). Possiamo decidere di cominciare la giornata prestando fede a queste parole di Dio: «Io sono con te», voglio essere al tuo fianco e condividere con te tutta la vita, per sempre. Anche se tutti dovessero abbandonarti, anche se il tuo migliore amico dovesse tradirti, anche se il tuo cuore dovesse spezzarsi,… Io sarò lì con te! Dovrebbe bastare per rallegrarci, farci ritrovare coraggio, vigore e speranza!

Ma l’angelo Gabriele continua, intuendo il nostro umano turbamento e ci dona un’altra perla: «Non temere» (Lc 1 30), non aver paura di quello che può succedere se decidi di obbedire alla volontà di Dio, non temere la tua giovinezza, la tua inesperienza, la tua piccolezza e fragilità,… perché sarà il Signore a portare a compimento la Sua opera, sarà Lui a guidarti, a donarti la sapienza, a sostenerti nella prova,…

L’angelo ci saluta con una parola straordinaria: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 37). Dobbiamo educarci alla piena confidenza nel Signore! Egli ci perdona, ci libera, ci risolleva,… ci fa risorgere! [dGL]

lunedì 19 dicembre 2011

L’Amico e l’Amato

Le strade per le quali l’Amico [= il cristiano fedele e devoto] cerca il suo Amato [= Dio] sono lunghe, pericolose, cosparse di meditazioni, sospiri e pianti e illuminate dall’amore. [Raimondo Lullo, Libro dell’Amico e l’Amato]

venerdì 16 dicembre 2011

Il presepe, la luce, le scale

«Ho fatto il presepe!» mi avvisa babbo appena rientro a casa. Distrattamente appoggio la giacca su una sedia e mi metto ad apparecchiare. Dopo cena salgo in camera, metto nella valigia qualche vestito, scendo e passo di fronte al presepe. Vado di fretta e non mi fermo.

Rientro in cucina e babbo mi fa: «Allora? Hai visto il presepe?».

Mi rammarico per la distrazione e torno indietro. Accendo la luce delle scale e a Betlemme sorge il sole. Nel silenzio di una semplice capanna di vimini, tutti guardano verso una mangiatoia coperta da un candido fazzoletto ricamato. Sto lì un momento e, curioso, non posso fare a meno di spostare il velo sottile. Lo faccio scivolare con delicatezza. Appare un bambino, che fa tenerezza. È circondato da chi gli vuole bene e apre le mani per accogliere il pellegrino in cerca di verità.

Si prova un tale rispetto e stupore di fronte all’innocenza dei bambini, che non si riesce a ingannarli e, allora, lascio cadere la corazza, la spada, lo scudo e l’elmo, armi di difesa contro il mondo.

Di fronte a Lui mi presento come sono veramente: un giovane come tanti miei coetanei, un uomo che tenta di mantenere in vita i suoi sogni, anche se il mondo si impegna in tutti i modi per spegnerli, un viandante inquieto in cerca di una casa dove riposare, un innamorato che gradualmente comprende che non si può amare se non si è disposti a dare la vita, a sacrificarsi…
Le ferite fanno male e sembra più ragionevole difendersi e sopravvivere, piuttosto che amare e vivere.

Grazie, Signore, per il dono della fede! Grazie per chi per amore mi ha generato e mi ha trasmesso la fede! Grazie per il dono di tanti testimoni che, nell’anonimato e nella ripetitività della vita quotidiana, prendono in silenzio la croce e Ti seguono. Grazie per la preghiera e la fede di tanti uomini e donne,…
Grazie per il dono della fraternità!

Improvvisa scende la sera su Betlemme. Le tenebre mi avvolgono e sento arrivare la prova: responsabilità, impegni, limiti, scale che sembrano difficili da affrontare, resistenze, incomprensioni, falsità, tentazioni, peccati,…

Io, però, sono sempre di fronte a Gesù. Tutto è immerso nel buio, ma Lui è lì, con Maria, Giuseppe, il bue, l’asinello, i pastori, le pecorelle, gli angeli,…
Vedo brillare la luce dell’Amore e non ho più timore.

È allora che una preghiera sale fiduciosa dal profondo del mio cuore:
«Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male» (1Re 3, 9).
«Fa’ che sia sempre fedele alla tua legge
e non sia mai separato da Te»,
che trovi in Te la costanza e la forza
per combattere la buona battaglia,
l’umiltà e la mitezza che mi fanno somigliare a Te,
la speranza che mi consente di sognare,
l’amore che libera e trasforma il cuore.
Amen.
  [dGL]

mercoledì 14 dicembre 2011

Evangelizzare

In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». […]
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Lc 7, 19. 21-23)

martedì 13 dicembre 2011

Per amore

Qualche giorno fa riflettevo su come passare dal fare le cose per piacere (perché mi piace, mi va,...) al farle per amore. Ieri a scuola, durante la lezione, un ragazzo mi ha fatto notare che «c’è solo una persona che può insegnarci a fare le cose per amore ed è semplicemente la persona che ci ama e ci vuole bene. Può insegnarcelo condividendo con noi la sua vita e tutto il suo amore per noi».

È proprio così: Gesù amandoci, ci insegna ad amare!

Camminando con noi (Lc 24, 15), Gesù ci fa gustare la bellezza dell’essere figli amati e suscita in noi il desiderio di abitare nella casa del Padre e vivere da fratelli (Gv 1, 38; Sal 132/133). Amando il Padre e coloro che il Padre gli ha affidato, Egli compie la Sua volontà fino in fondo (Mt 26, 42; Mc 14, 36; Lc 22, 42). Donando se stesso per la nostra salvezza, fa splendere in tutta la sua luce l’amore: «Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15, 13).

Sicuramente, come prete, mi impegnerò a progettare cammini ben strutturati e approfonditi ma dovrò, innanzitutto, stare con Gesù (Mc 3, 14) e con i fratelli, condividendo con loro gli snodi della vita, i momenti importanti, quelli contrassegnati dalla gioia e quelli difficili,…

Signore, insegnami ad amare! [dGL]

lunedì 12 dicembre 2011

L’uomo di Dio

L’uomo di Dio considera ogni cosa come un dono d’amore che viene da Lui.

Giovanni Battista, i profeti, i discepoli ricevono tutto ciò che sono e hanno da Dio; sono uomini di Dio nel senso che appartengono completamente a Lui e vivono per Lui! Come loro, noi cristiani siamo chiamati a riconoscere che tutto ciò che siamo e viviamo è grazia e proviene da Dio.

L’uomo di Dio nel discepolato conosce il cuore di Dio, comincia a guardare il mondo con i Suoi occhi, scopre quanto a uno sguardo superficiale è invisibile e impara a conformare i suoi desideri alla volontà di Dio. La sua autorevolezza deriva dalla fede nella potenza della Parola che Dio gli ha affidato; essa opera efficacemente (Is 55, 10-11).

L’uomo di Dio semina generosamente senza pretendere di vedere i frutti. Il campo non gli appartiene; egli vive per Dio e compie la volontà di Colui che l’ha chiamato (Mc 4, 3-9).

L’uomo di Dio, cosciente della fedeltà di Dio e della gratuità di ogni cosa, apre la sua bocca per rendere grazie e benedire il Signore (Lc 1, 46-55; Lc 1, 67-79).

L’uomo di Dio non ha paura di alzarsi sui pedali per aggredire una salita che gli consentirà di passare dal fare le cose per piacere al farle per amore.

L’uomo di Dio prende la croce ogni giorno e si incammina dietro al Maestro, imparando da Lui la mitezza e l’umiltà (Lc 9, 23; Mt 11, 29).

L’uomo di Dio non teme perché trova nel Signore la forza, il coraggio e la speranza. [dGL]

sabato 10 dicembre 2011

Per mantenere desta l'attesa (III)

Terza domenica d’avvento - 11 dicembre
Testimoni di giustizia, liberazione e gioia

«La tua Chiesa sia testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo (Preghiera Eucaristica V/C).
Aiutaci a costruire insieme il tuo regno fino al giorno in cui verremo davanti a te nella tua casa. Allora nella creazione nuova, finalmente liberata dalla corruzione della morte, canteremo l’inno di ringraziamento che sale a te dal tuo Cristo vivente in eterno» (Preghiera Eucaristica R/1).

Is 61,1-2. 10-11
Cantico: Lc 1 La mia anima esulta nel mio Dio
1Tess 5,16-24
Gv 1,6-8. 19-28

Anche la terza domenica d’Avvento, detta gaudete per il richiamo alla gioia, ha come protagonista il Battista, ma questa volta l’attenzione non è posta sul suo messaggio ma sulla sua stessa persona: Giovanni parla con la sua stessa vita. La pericope evangelica, tratta dal quarto vangelo, si apre con un’affermazione che è testimonianza di salvezza: «Venne un uomo mandato da Dio». Certo, Giovanni è solo un uomo, ma è inviato da Dio, è un profeta. Il suo stesso nome (Giovanni significa Dio fa grazia) annuncia la salvezza. Il fiume Giordano, nel quale il Battista amministra il battesimo di penitenza, circondato da alberi rigogliosi e da lussureggiante vegetazione, richiama la pienezza di vita che nel Battesimo ci viene donata.
            Anche in questa domenica la profezia di Isaia introduce e indica il Vangelo, la bella notizia per la vita. La prima lettura racconta in forma autobiografica l’investitura di un profeta da parte di Dio. Il profeta anonimo è forse un discepolo di chi ha scritto la seconda parte di Isaia (Is 40-55) o addirittura lo stesso profeta. In particolare la sua vocazione rimanda ai quattro canti del Servo di Jahweh, nella stessa parte del libro di Isaia. Gesù, nella sinagoga di Nazaret, applicherà a se stesso tale profezia. Sono almeno tre i richiami per la nostra vita cristiana:
-         La vocazione del profeta è ufficializzata dalla unzione/consacrazione di Dio. È attraverso tale unzione che lo spirito del Signore scende sull’uomo e lo rende profeta. Anche noi siamo dei “cristi”, dei consacrati attraverso l’unzione battesimale e crismale. I primi due sacramenti dell’Iniziazione Cristiana sono strettamente correlati, sono le due facce della stessa medaglia: incorporati a Cristo nella Chiesa e inviati a portare il Vangelo di salvezza.
-         Il contenuto della bella notizia è assai concreto. Non si tratta di esortazioni astratte e lontane dalla vita; esse hanno una ricaduta nella vita quotidiana: «fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri…». La missione che il cristiano riceve nel suo Battesimo/Cresima lo porta all’impegno personale e comunitario per un mondo più umano.
-     La conseguenza è la gioia e l’esultanza nel Signore. La seconda parte della profezia di Isaia rimanda ai celebri canti di gioia della Bibbia: il  cantico di Anna (1Sam 2) e il Magnificat di Maria (Lc 1). Il cristiano/profeta è paragonato allo sposo e alla sposa agghindati per le nozze. Contemplando la salvezza concreta che il Signore dona e che egli è chiamato ad annunciare, il battezzato vede la propria vita trasformarsi in canto di lode. Ma quali sono i “gioielli” che la comunità cristiana, popolo di redenti, può mostrare come segni della presenza del  Dio-con-noi (Emmanuele) che il Natale richiama?

Per riflettere…
-         «Lo spirito del Signore Dio è su di me». (Is 61, 1)
Signore, il tuo Spirito estingua le nostre paure e rinnovi in noi il desiderio di conoscerti e amarti con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente (Mt 22, 37).
-         «Mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri». (Is 61, 1)
Signore, il lieto annuncio rallegri la nostra vita e ci renda testimoni gioiosi per i fratelli!
-     «Mi ha mandato… a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore» (Is 61, 1-2).
Signore, seguirti vuol dire imparare da Te ad amare. Insegnaci a prenderci cura delle persone che incontriamo, ad annullare le distanze, a cancellare i giudizi, a metterci in gioco, a considerarci fratelli, a guarire le ferite, a liberare i prigionieri,…


Per pregare…
Lc 1, 46-54
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia.
Padre nostro

Preghiera
Dio d’amore, o fonte di gioia,
vogliamo offrirti un inno di grazie:
nulla chiediamo se non di cantare,
lodarti in nome di ogni creatura.
O creature tutte del cielo: Amen.
O creature tutte della terra: Amen.
O creature tutte degli abissi: Amen.
Sei tu la vita e vita è luce,
tutte le cose continui a creare,
e formi l’uomo a tua somiglianza,
l’uomo che è il volto del tuo mistero.
Per tutto quello che sei, o Dio: Gloria.
Per tutto quello che hai compiuto, o Dio: Gloria.
Per tutto quello che compirai, o Dio: Gloria.
(p. David Maria Turoldo)


Impegno d’Avvento:
Potremmo mettere un segno che ricordi il Battesimo, in famiglia nell’angolo della preghiera.

venerdì 9 dicembre 2011

Preghiera

O Padre, che hai cura dei poveri e dei miseri
e sei il rifugio di chi è nel pericolo,
non restare lontano
da quanti amano la tua salvezza,
perché solo tu sei la fonte della loro gioia
e del loro canto.
Amen.
[p. David Maria Turoldo]

mercoledì 7 dicembre 2011

Festa di Sant’Ambrogio

Atteniamoci fermamente alla fede
come alla rotta sicura
perché le tempeste del mondo
non ci rendano naufraghi.
Vasto e spazioso è il mare,
ma non ci impaura:
tu, o Signore, hai stabilito la tua Chiesa
sicura sulle acque, per sempre. [dal Messale Ambrosiano]

martedì 6 dicembre 2011

Ti voglio bene

Rileggendo i Dieci comandamenti, resto stupito vedendo in essi un cammino di santità tracciato dal Signore per il suo popolo. Questa via si può percorrere solo facendo memoria delle grandi cose che il Signore compie a beneficio dell’uomo, del suo popolo, di ciascuno di noi. Altrimenti, le dieci parole rischiano di essere percepite come un giogo pesante sotto il quale si rimane schiacciati.

All’inizio del nostro essere cristiani, del nostro essere Figli di Dio c’è una relazione d’amore; Dio dona la vita all’uomo e gli dice: «Ti amo e mi prendo cura di te per sempre». I primi discepoli si sentono amati da Gesù, si fidano di Lui, obbediscono a Lui. L’obbedienza è conseguenza dell’amore (Gv 14, 15); se amo Gesù, desidererò somigliare a Lui ed Egli mi insegnerà a essere mite e umile di cuore (Mt 11, 29), obbediente alla volontà del Padre.

È essenziale, dunque, fare memoria dell’amore del Signore. Esso si manifesta pienamente nell’evento della Pasqua.

La domanda di Gesù a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» (Gv 21, 16), risuona da quel giorno sulla bocca o negli occhi delle persone che incontro: «Mi vuoi bene?».

Signore, concedi al mio cuore di riconoscerti e di rispondere semplicemente: «Ti voglio bene». [dGL]

lunedì 5 dicembre 2011

Amicizia

Poter comunicare la fede agli amici è meraviglioso. Perché comunicare la fede è condividere le passioni, i desideri, le attese, le gioie, le sofferenze; è condividere la vita. Comunicando la fede, ci si sente compagni di viaggio e ci si sostiene a vicenda lungo il cammino!

Nel Vangelo di oggi (Lc 5, 17-26) incontriamo un gruppo di amici legati da una fede comune; essi hanno riconosciuto la potenza del Signore (Lc 5, 17) nell’agire di Gesù e hanno deciso di fidarsi di Lui. Mi rallegra guardarli mentre sollevano un amico ammalato e si adoperano per metterlo davanti a Gesù.

«Il Signore lo guarirà!», potrebbe essere la certezza presente nei loro cuori.
Forse, era stato il loro amico paralitico a incoraggiarli: «Il Signore mi guarirà!».

Solo la fede salvò quegli uomini e aprì ai loro occhi la via per arrivare a Gesù.
Per fede salirono sul tetto e calarono il loro amico nella stanza ponendolo in mezzo, vicino a Gesù. Ecco gli amici! Quelli che portano i fratelli davanti al Signore, quelli che intercedono per le necessità del prossimo e non si lasciano bloccare dalla folla o dalle tegole di un tetto!

E Tu, Signore, che vedi la fede dell’uomo, superi sempre le sue attese e cominci a guarire ciò che non si vede. La malattia, infatti, non è soltanto qualcosa di fisico; essa ha una ricaduta interiore, ferisce l’anima, intristisce, amareggia, paralizza, rischia di compromettere la relazione con Dio (ribellione, negazione di Dio) e con i fratelli (isolamento, tensioni,…).

Tu, Signore, sempre mi guarisci: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati» (Lc 5, 20) e mi rialzi perché possa ricominciare a seguirti: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua» (Lc 5, 24). [dGL]

domenica 4 dicembre 2011

Stare con Dio

«Credo che stare con Dio significhi solo questo: “Gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario” (Sal 27, 4). Perché il Signore è solo questo. Non è neppure partecipare a una liturgia perfetta e ingessata. A stare con lui non ti parte solo l’anima, ma anche tutto il corpo entra in vibrazione perché lui è gusto, dolcezza, ammirazione… lui ti riempie non solo la testa, ma ti dolcifica il cuore, t’inebria di bellezza, ti riempie di sapore, ti rilancia nella vertigine dello stupore, facendoti naufragare nel mistero dell’abbraccio totale». [F. Farronato, Parola di prete]

giovedì 1 dicembre 2011

Per mantenere desta l'attesa (II)

Seconda domenica d’avvento - 4 dicembre
Conversione e azioni di consolazione

«Padre santo fortifica il tuo popolo con il pane della vita e il calice della salvezza; rendici perfetti nella fede e nell’amore. Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi; fa che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti» (Preghiera Eucaristica V/C).

Is. 40,1-5. 9-11
Salmo 84/85 Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza
2 Pt 3,8-14
Mc 1,1-8

La seconda domenica di Avvento ha come protagonista Giovanni il Battista e il suo messaggio. Marco lo indica come colui che compie la profezia del secondo Isaia: è lui la “voce” che grida, invitando a preparare la strada del cuore perché il Signore possa percorrerla. Se il profeta grida che “nel deserto” occorre preparare la via al Signore, Marco indica Giovanni come colui che “grida nel deserto”. Il battesimo che Giovanni annuncia e pratica è l’indicazione segnaletica di un altro Battesimo, quello “in Spirito Santo” che Gesù introduce. E’ questo il Battesimo che noi abbiamo ricevuto, e così siamo stati immersi nell’amore di Dio.
            La prima lettura riporta l’inizio della seconda parte del libro di Isaia, il cosiddetto “libro della consolazione”, proprio per le parole con cui il profeta inizia il suo appello. Il popolo d’Israele è schiavo a Babilonia, ma i recenti eventi militari e politici (sconfitta di Babilonia ad opera dei Persiani) lasciano intravedere uno spiraglio: attraverso questi eventi il Signore riconduce Israele nella terra promessa, alla Gerusalemme perduta e rimpianta. Anche in questo brano possiamo evidenziare alcuni nuclei che lo rendono profezia per noi:
-     Anzitutto l’appello a “consolare” il popolo del Signore. E’ terminato il tempo del pianto, il peccato di cui Israele si è macchiato è stato espiato, il nostro peccato è stato lavato nel Mistero Pasquale di Gesù. Nonostante tutto il male che ancora ci circonda noi possiamo essere consolati e consolatori insieme. Il cristiano è un “consolato che consola”, mostrando con la propria esistenza che Dio è vicino e ci ama.
-      “Nel deserto preparate la via al Signore” perché Egli possa venire a ricondurre il popolo alla libertà della terra dei padri. La via più breve tra la terra dell’esilio (Babilonia) e la terra dei padri (Israele) passa attraverso il deserto, ma è impraticabile. Occorre fare un lungo giro risalendo il corso dell’Eufrate e scendendo dalla costa del Mediterraneo. Il profeta immagina una via nuova che il Signore intende aprire nel deserto per ricondurre in fretta Israele alla propria terra e per questo chiede la collaborazione del popolo. Questa via nuova deve essere aperta anche oggi nei cuori dei singoli e nelle comunità cristiane perché il Signore possa venire a portare la libertà. Quali sono gli interventi più urgenti e strutturali per aprire una via nuova al Signore all’interno delle nostre comunità?
-     Il Signore viene e conduce il popolo dei liberati. Bellissime le immagini con cui il profeta anonimo della fine dell’esilio descrive Dio: è un pastore forte e tenero, attento alla condizione di tutti, specialmente di quelli più deboli, gli agnellini e le pecore madri. Così è il Dio che ha fatto alleanza con Israele e così è il Dio che Gesù è venuto a rivelarci.
(testi tratti dal sussidio per l’Avvento della Diocesi di Rimini)

Per riflettere…
-         «Consolate, consolate il mio popolo». (Is 40, 1)
Signore, donaci di sperimentare in ogni momento la Tua misericordia, perché noi possiamo consolare i fratelli mostrando con la nostra vita che Dio è vicino e ci ama.
-         «Una voce grida». (Is 40, 3)
Signore, apri le nostre orecchie e il nostro cuore all’ascolto della Tua Parola, perché le lampade della fede si mantengano accese nell’attesa!
-        «Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (Is 40, 11).
Signore, insegnaci a camminare lungo le Tue vie perché nel discepolato possiamo apprendere il Tuo stile. Rendici attenti alle esigenze di ogni fratello!


Per pregare…
Salmo 84, 9-14
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Padre nostro

Orazione
Dio, Signore della vita,
che sempre perdoni l’infedeltà del tuo popolo,
svelaci il mistero della perenne liberazione
che in Cristo, tuo Figlio,
continuamente si compie,
e donaci di collaborare al tuo Regno che viene,
Regno di giustizia e di pace senza fine.
Amen.
(p. David Maria Turoldo)


Impegno d’Avvento:
Potremmo scegliere in questa settimana di celebrare il sacramento della Riconciliazione, fissando l’attenzione sulla misericordia di Dio che sempre viene a medicare le nostre ferite.