«Il primo giorno della settimana ci
eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo, che doveva partire il giorno dopo,
conversava con loro e prolungò il discorso fino a mezzanotte. C’era un buon
numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti» (At 20, 7-8).
Mi è venuto in mente questo brano,
tratto dal libro degli Atti degli Apostoli, mentre raccontavo a don Domenico,
il nostro parroco emerito, la messa di Sant’Antonio, celebrata in una sala
parrocchiale, a causa dell’abbondante nevicata, e alla luce delle candele, a
causa di un guasto alla rete elettrica della zona.
Quello che avevo soltanto letto o
sentito raccontare, si è trasformato in un’esperienza di vita. Non è successo
per gioco o per il gusto di tornare all’antichità, ma per necessità.
La festa di Sant’Antonio abate è molto
sentita in città e, non volendo rassegnarmi all’idea di non celebrarla, ho
acceso un po’ di candele e mi sono messo ad aspettare quelli che il Signore
avrebbe chiamato a partecipare, come ogni giorno, alla messa feriale.
Ed ecco che dalla porta entrano due
confratelli della Confraternita dei sacconi, che riconosco a fatica alla luce di una grossa candela appoggiata
vicino all’ingresso. Portano il pane di Sant’Antonio da benedire e distribuire
al termine della messa.
«Bene», mi dico, «saremo almeno in tre
stasera!».
Poi arriva una signora e i tre
cominciano a imbustare il pane.
Nel frattempo giungono a piedi altre
persone, che portano torce e lampade a batteria per contribuire
all’illuminazione della stanza. Alcuni ragazzi sistemano le candele di cera assicurandole
a un supporto di fortuna.
Così, il canto d’ingresso ci vede lietamente
raccolti attorno alla mensa.
L’atmosfera mi fa pensare alle prime
comunità cristiane. Come loro, anche noi ci mettiamo in ascolto della Parola
che Dio ci rivolge; poi presentiamo a Dio le nostre preghiere e gli affidiamo
tutte le persone che ci hanno chiesto una preghiera e quelle che non hanno
potuto essere con noi a celebrare l’Eucaristia. Infine, ognuno può aggiungere
liberamente la sua intenzione di preghiera. Il nostro pensiero va agli abitanti
e ai sacerdoti delle vicine zone terremotate, messe a dura prova dal freddo e
dal gelo di questi giorni.