mercoledì 29 novembre 2023

25 giorni a Natale – Offrire vero amore


Un mio amico alla radio racconta gli allenamenti con la Unione Sportiva Folgore del mister Luigi Ursini. Per me sono passati almeno 24 anni da quando – a sedici anni – ho smesso di giocare a pallone, eppure ho ancora impressi nella memoria parole e gesti del mister e quei pomeriggi trascorsi ad allenarci all’ex galoppatoio di San Benedetto. C’era l’essenziale: tanta terra, due porte, qualche ciuffo d’erba e tanta voglia di giocare. Soprattutto c’era uno che il mister lo faceva per vocazione. Sono passati tanti anni, eppure quei momenti li ricordo come se fossero accaduti ieri!
 
Così come ricordo benissimo il gruppo chierichetti della Parrocchia della Marina con suor Amelia. Anche lì eravamo una squadra ed era bello trovarsi insieme per partecipare alla Messa o per condividere una merenda, una gita – ne ricordo benissimo una sulla neve – o una partita a calcio con qualche altra parrocchia. La suora sapeva guidarci con dolcezza e ci insegnava la gentilezza col suo esempio. Non faceva lezioni: lei viveva e noi imparavamo il rispetto, la mitezza, la calma necessaria per svolgere bene i compiti che ci erano affidati, il gusto buono del servizio gratuito.
 
Quando mancano venticinque giorni a Natale, ripenso ai miei primi diciotto anni e noto quanto siano stati importanti gli incontri con persone belle, generose, umili, persone che non pensavano a se stesse ma al bene della comunità, o della squadra, o dei più piccoli. Ripenso agli ambienti che i miei genitori mi hanno fatto frequentare: ambienti in cui si cercava di educare i ragazzi alle virtù, alla lealtà, all’onestà, all’altruismo, al gioco di squadra, all’impegno anche quando costa sacrificio, alla pazienza, al rispetto per il prossimo.
 
Oggi alla parrocchia si chiede altro, come si chiede altro alla scuola e anche alla società sportiva. Perciò quando uno ha ricevuto quello che chiede, se ne va perché pensa di non avere più bisogno della parrocchia, della scuola, della società sportiva, dell’associazione,...

Così accade che l’esperienza parrocchiale di un bambino termina a dieci anni, il giorno della Prima Comunione. Poi per la parrocchia non c’è più tempo. Ma in quegli anni il bambino ha conosciuto amici, incontrato catechisti ed educatori, ascoltato testimoni, vissuto esperienze di condivisione, ha incontrato Gesù e s’è anche affezionato a Gesù. Improvvisamente tutto questo si interrompe. Forse perché nella mentalità comune si tratta di cose per bambini, o di cose che nella vita non servono. E così il bambino viene privato di buoni pensieri, buone amicizie, buoni maestri che, fino alla maggiore età, avrebbero potuto aiutarlo a crescere. E alcuni bambini si ritrovano da soli perché nella società sportiva a un certo punto si fa selezione e non c’è posto per tutti, perché a scuola rimangono indietro e perdono il gusto di andarci, perché i genitori non hanno tempo per crescere coi figli, …
 
Mentre scrivo, i ricordi di quegli anni si affollano nella mia mente e rischio di non chiudere mai questo post!
Ma davvero i miei primi diciotto anni sono stati fondamentali e sono convinto che lo siano per ogni persona. Spero, dunque, che l’attenzione dei genitori torni a fissarsi sull’essenziale: offrire al bambino buone relazioni, buone esperienze, buoni esempi, buone parole, buone amicizie, vero amore!

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