martedì 30 ottobre 2018

Colazione con…

Stamattina ho preso un caffè con Seneca.
Seduti al tavolo, parlavamo da buoni amici.

A un certo punto ho pensato di chiedergli un parere sull’uomo, tanto preso a rincorrere il proprio benessere, eppure così insoddisfatto da sembrare infelice.

Ci ha pensato un po’ il nostro filosofo e poi mi ha regalato un ottimo cioccolatino fondente, raccomandandomi di gustarlo per tutta la giornata: «Nessuno può vivere felice se bada solo a se stesso, se volge tutto al proprio utile: devi vivere per il prossimo, se vuoi vivere per te» (Seneca, Lettere a Lucilio, Libro V, lettera 48, p. 229, Garzanti, Milano 2018).

«Non solo per una giornata; spero di gustarlo per tutta la vita!», gli risposi salutandolo e ricordandogli l’appuntamento per il caffè di domani! [dGL]

sabato 27 ottobre 2018

La cura



Una scopa, una paletta e un cartello che invita: «In questa casa a tutti il compito di far tutto».

Scelgo questi tre oggetti per descrivere lo spirito che potrebbe animare tutti noi che abitiamo questo mondo. Scopa e paletta sono strumenti semplici: per usarli non occorre un manuale di istruzioni, solo umiltà e tanta buona volontà.

Il cartello esprime una bellissima idea: essendo il mondo la nostra casa comune, a ciascuno il compito di prendersene cura.

E davvero quella scopa e quella paletta, diventano espressione della cura per l’ambiente in cui viviamo.

I tre oggetti si trovano nel giardino della nostra parrocchia e sono ben visibili a chi passa. Il giardino è molto grande e le persone che lo frequentano sono tante, a tutte le ore della giornata.

C’è sempre qualcosa da raccogliere o da pulire e, immancabilmente, c’è qualcuno che prende in mano scopa e paletta e si dà da fare.

È bello notare come questi strumenti passino di mano in mano.
Al mattino li vedi nelle mani del custode del giardino che raccoglie le foglie cadute dagli alberi, dopo pranzo li trovi nelle mani dei volontari che mettono in ordine la mensa dopo la distribuzione dei pasti, nel pomeriggio sono nelle mani delle persone che frequentano il circolo ricreativo per gli anziani, la sera in quelle di qualche uomo di buona volontà che raccoglie tutto ciò che è stato “dimenticato” intorno al campo da calcio.

Così scopa e paletta diventano testimoni di una passione e di un’umiltà senza fine: «In questa casa a tutti il compito di far tutto».

Come sarebbe bello se, anche fuori dal nostro giardino, ciascuno sentisse come proprio compito quello di fare del suo meglio per il bene di tutti! [dGL]

venerdì 19 ottobre 2018

Gesù

«… e una donna, di nome Marta, lo ospitò» (Lc 10, 38)

Ospitare è aprire la porta e introdurre qualcuno all’interno di un ambiente, di un mondo, di una storia, di alcune relazioni. Si apre la porta della casa di Marta, Gesù entra e conosce la sorella Maria e il fratello Lazzaro.

Si apre la porta della casa di Marta e Gesù vede quali sono le sue occupazioni, ma anche le sue preoccupazioni e gli affanni.

L’accoglienza che Gesù riceve nella casa di Marta, mi fa pensare a come la nostra vita è arricchita dall’ospitalità. Aprire la porta vuol dire offrire a qualcuno la possibilità di entrare in relazione con noi, di conoscerci e di condividere una parte del nostro vissuto. Aprire la porta vuol dire offrire a qualcuno la possibilità di sorprenderci e di farci dono di qualcosa: «L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli», raccomanda ai cristiani l’autore della lettera agli Ebrei (13, 1-2).

Marta ospita Gesù. Gesù entra e si coinvolge nella vita di Marta. La sua presenza trasforma Marta, ne guarisce l’affanno indicandole «la parte migliore» (Lc 10, 42). E la parte migliore è l’amore che Dio offre ai suoi figli! «Ricordati che Dio ti ama! Ricordati che sei preziosa ai Suoi occhi!», sembra dire Gesù a Marta. «Ricordati e sta’ in pace!».

Maria, sorella di Marta, vive già di questo amore.
La troviamo in casa, seduta ai piedi di Gesù, in ascolto attento della sua Parola. Non è la differenza delle occupazioni a rivelare l’adesione a Cristo, ma la pace del cuore che sentiamo incontrando Maria; una pace che non è ancora di Marta. Quest’ultima si affanna e si agita per molte cose (cfr. Lc 10, 41) e il suo affanno genera risentimento nei confronti della sorella: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?» (Lc 10, 40). Sono queste sue parole a rivelarci che, pur avendo ospitato Gesù, ella è «distolta per i molti servizi» (Lc 10, 40); ella non tiene il suo sguardo fisso su Gesù.

Può capitare anche a noi di essere cristiani da una vita, ma di perdere di vista Gesù. Poi arriva il momento in cui incontriamo una Maria di Betania e rimaniamo colpiti dal suo amore per Gesù. Allora ci mettiamo in ascolto della sua testimonianza e scopriamo che s’è sentita amata da Gesù e, piena di gioia, s’è messa d’impegno per ricambiare il suo amore!

Stando ogni giorno un po’ di tempo con Maria, seduti ai piedi del Signore Gesù, impareremo a seguirlo e a servirlo con gioia! [dGL]

domenica 14 ottobre 2018

Calcio d'inizio

Parrocchia Cristo Re
14 ottobre 2018
«… e una donna, di nome Marta,
lo ospitò» (Lc 10, 38)

Cari genitori, cari ragazzi,
come state?
Vorrei entrare in dialogo con voi per conoscervi meglio.

Intanto vi comunico la mia gioia: la squadra è bella e ci sono i presupposti per una stagione che ci vedrà tutti protagonisti. Certamente si può far parte della nostra squadra anche facendo il tifo sugli spalti, ma vorrei invitarvi tutti a scendere in campo, a giocare la partita. C’è una maglia per ciascun parrocchiano: per quello appena nato e per l’ultracentenario! Gesù ci ama e ci chiama tutti a stare con Lui!

La catechesi, che iniziamo stamattina, non ha la pretesa di dire tutto e di riconsegnarvi, dopo la Cresima, un cristiano completo che ha imparato tutto ed è pronto a tutto.
La catechesi svolge un ruolo di iniziazione, accompagnamento e sostegno alla vita cristiana dei vostri figli. Vita cristiana che non si esaurisce nell’ora di catechesi o nella messa domenicale, ma interessa tutto il tempo che viviamo dal giorno del nostro Battesimo in poi.

I nostri ragazzi trascorrono la maggior parte del tempo in famiglia.
Non abbiate paura di questo tempo; approfittatene per stare un po’ con loro, ascoltarli, dialogare, interessarvi di loro senza giudicarli, senza ingabbiarli dentro schemi e pensieri da adulti. Soprattutto, non deludete la fiducia che ripongono in voi, nella vostra esperienza, nella vostra saggezza, nella vostra fede, nel vostro amore, nella vostra presenza. I ragazzi guardano a noi per imparare, per trovare un punto di riferimento sicuro, un esempio. Proviamo almeno a impegnarci a essere coerenti con quei valori che ci piacerebbe trasmettere loro: onestà, lealtà, mitezza, umiltà, magnanimità, pazienza, fedeltà, coraggio, generosità, solidarietà!

Da più parti arrivano lamentele sulla poca partecipazione dei ragazzi alla messa. Capita anche che a lamentarsene siano adulti che non vanno a messa, o che ci vanno solo a Natale e a Pasqua. Come se la messa fosse una cosa per bambini e ragazzi, o per signori e signore di una certa età. Come se l’adulto avesse cose più importanti da fare e quindi fosse assente giustificato.

Cominciamo come famiglie a prenderci a cuore la partecipazione alla messa domenicale! La messa della Domenica è il momento dell’incontro col Signore Gesù e con la comunità cristiana di cui facciamo parte. Una comunità che cammina insieme al suo Signore, una comunità fatta di fratelli che cercano di essere ben disposti gli uni verso gli altri, una comunità di uomini e donne che si soccorrono a vicenda nei momenti di maggiore fatica o difficoltà e che sanno fare festa insieme nei momenti di gioia, una comunità di fratelli che imparano a collaborare condividendo gratuitamente i talenti che hanno, valorizzando quello che unisce e mettendo da parte, se c’è, ciò che divide.

Oltre alla messa domenicale (da vivere qui o nelle chiese che preferite), potremmo provare a partecipare agli altri momenti che coinvolgono la nostra comunità: feste, incontri di formazione, attività di servizio e di carità (il coro, i chierichetti, il gruppo catechisti, l’UNITALSI, la Casa di accoglienza, la Conferenza di San Vincenzo,…), attività di catechesi e di oratorio,...

Spetta a noi vigilare ed essere pronti a cogliere le occasioni di crescita umana e spirituale che ci vengono offerte!

Le attività di oratorio, la catechesi del sabato e della domenica, qualche ritiro, il campo-scuola,… sono occasioni importanti per imparare a stare insieme, a rispettarsi e a incarnare la Parola di Dio nel quotidiano. Partecipando, i ragazzi sperimentano «com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!» (salmo 132/133).

A proposito del nostro oratorio, vorrei condividere con voi un decalogo scritto dall’Arcivescovo di Milano in occasione della festa per l’apertura degli oratori. Sono parole che ci aiutano a mantenere vivo il senso di questi spazi parrocchiali: non semplici luoghi di aggregazione, non sale da gioco, né centri sociali o ricreativi, ma luoghi di incontro con Gesù Cristo, luoghi di vita buona, santa, spazi di crescita umana e spirituale!!!

«1. L’oratorio accoglie tutti, per insegnare a tutti la via della vita.

2. L’oratorio è la casa dove la Comunità educante accompagna le giovani generazioni sui cammini della fede, della speranza, della carità.

3. L’oratorio organizza il tempo, per celebrare le feste e per vivere lieti i giorni feriali.

4. L’oratorio non basta a se stesso: accoglie le proposte che la Diocesi offre tramite la FOM, vive un rapporto necessario con la Parrocchia, la Comunità Pastorale, le proposte diocesane e il Decanato.

5. L’oratorio è per rivelare che la vita è una vocazione. Tutti sono in cammino verso la stessa meta, ma non tutti percorrono la stessa strada.

6. Tutti sono chiamati alla felicità e alla santità, ma diversa è la via dei piccoli e quella dei grandi, diversa la via dei ragazzi e quella delle ragazze. L’oratorio offre per ciascuno una proposta adatta.

7. L’oratorio insegna che si possiede veramente solo quello che veramente si dona.

8. L’oratorio è scuola di verità: tu non sei tutto, tu non sei il centro del mondo, tu non sei fatto per morire, tu non vivi solo per te stesso.

9. L’oratorio è per tutti, ma non è tutto. In oratorio si favorisce il convergere di tutte le forme di attenzione educativa presenti nel territorio: i gruppi cristiani, la scuola, le associazioni sportive, i gruppi culturali, musicali, teatrali, per l’unità nella pluralità.

10. L’oratorio è per tutti, ma non per sempre. L’oratorio educa ragazzi, adolescenti per introdurre alla giovinezza cristiana, tempo di responsabilità da vivere negli ambienti adulti, portando a compimento la propria vocazione» (mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano).

Ora mi fermo, perché altrimenti rischio di scrivere tutto!

Sarei contento di sapere cosa ne pensate.
Potete scrivermi e lasciare le vostre lettere nella cassetta della posta della casa parrocchiale, oppure possiamo incontrarci e parlarne.

Infine ringrazio gli educatori e i catechisti, che ogni anno si rendono disponibili con gioia ad accompagnare ragazzi, giovani e adulti nel loro cammino di fede, e auguro a tutti voi una buona Domenica e un buon cammino con Gesù!

La pace sia con voi!

don Gian Luca

mercoledì 10 ottobre 2018

Il volontariato [da Don Pino Puglisi, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, a cura di Francesco Deliziosi, Bur]

«Il volontariato è un servizio stabile, reso gratuitamente senza scopo di lucro, deve essere un servizio qualificato, organizzato, non occasionale. Coloro che si dedicano al volontariato non devono essere spinti solo dal sentimento ma da un reale desiderio di aiutare il prossimo. Non si aiuta l’altro per auto gratificarsi, per sentirsi meglio, ma per mostrare quel reciproco amore che esiste tra l’uomo e Dio. Aiutare il prossimo significa mettere in pratica quei valori contenuti nel Vangelo. Non dobbiamo aiutare a parole ma con i fatti e nella verità: non si può amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che si vede (San Giovanni, prima lettera, cit. libera)» (Padre Pino Puglisi).

martedì 9 ottobre 2018

Che senso ha la nostra vita

«Venti, sessanta, cento anni… la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo costruttori di un mondo nuovo» (Padre Pino Puglisi).

lunedì 8 ottobre 2018

L’unica regola

«Domandati in ogni cosa: "Che avrebbe fatto nostro Signore" e fallo. È questa la tua unica regola, ma è la tua regola assoluta» (Beato Charles de Foucauld).

lunedì 1 ottobre 2018

Mi piacerebbe...

Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male» (Gb 1,8).

Mi piacerebbe avere i tuoi occhi, Signore!
Sì, perché i tuoi occhi sono capaci di percorrere la terra e di porre attenzione al bene che c’è nelle tue creature.

Mi piacerebbe avere il tuo tempo, Signore!
Sì, perché Tu sai prenderti il tempo di guardare ciascuno, anche il più piccolo.

Mi piacerebbe avere la tua fede, Signore!
Sì, perché nonostante Satana provi in tutti i modi a convincerti di aver sbagliato a rallegrarti per il tuo servo, Tu continui a credere in Giobbe,
continui a credere in me…

Mi piacerebbe avere la tua benevolenza, Signore!
Sì, perché Tu non ti stanchi mai dei miei discorsi, delle mie azioni, dei miei tentativi di sostituirmi a Te.

Mi piacerebbe avere la tua speranza, Signore!
Sì, perché Tu vuoi che anche Satana, l’invidioso più ostinato, guarisca e possa finalmente riconoscere la bontà del prossimo!

Mi piacerebbe avere il tuo cuore, Signore!
Sì, perché vedendo il tuo servo Giobbe nella prova, il tuo cuore avrà sofferto come il cuore di una mamma che vede soffrire suo figlio.

Signore,
mi piacerebbe
prendere sul serio la mia vocazione di cristiano
e così scoprire
come in ogni occasione posso avere
i tuoi occhi,
il tuo tempo,
la tua fede,
la tua benevolenza,
la tua speranza,
il tuo cuore! [dGL]