Mancano cinque giorni a Natale e penso
alla piccola Vittoria che sta cominciando a parlare e tra qualche mese mi
chiederà: «Perché, Zio?».
E i «perché» possono essere infiniti: «Perché
hai la barba lunga? Perché abiti in una chiesa? Perché non hai una famiglia?
Perché non stai con noi? Perché ti vesti così? Perché spesso parli di Gesù? Perché…?».
Immagino le domande di mia nipote e mi
sembra di riascoltare il Vangelo di Domenica: «Tu, chi sei? Chi sei, dunque? Sei tu Elia? Sei tu il profeta? Chi sei?
Che cosa dici di te stesso? Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né
Elia, né il profeta?» (Gv 1,6-8.19-28).
L’incontro con Giovanni Battista non
lascia indifferenti. Trovarsi di fronte un uomo che è «vestito di peli di
cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi» (Mc 1, 6), venire a
sapere che mangia cavallette e miele selvatico (Mc 1, 6), sentirlo predicare e
vederlo diventare «voce» (Gv 1, 23), sentirlo annunciare uno più forte di lui
(Mc 1, 7), suscita infinite domande. Ancora oggi!
E io? Quando incontro un Giovanni
Battista sulla mia strada, mi meraviglio o passo oltre? Mi chiedo «Perché?», o
resto indifferente?
Oggi Giovanni Battista è quell’uomo
che fa la volontà di Dio e si ostina sulla via del bene. Diventa per me un
segno? Diventa per me una luce? Oppure lascio che la sua testimonianza si perda
tra le tante che incontro?
Giovanni è quel prete che col suo
celibato mi dice che tutti viviamo per il Regno dei cieli. Giovanni è quel
frate o quella suora che con i voti di povertà, castità, obbedienza mi ricorda
che i beni di questo mondo non danno la vita, né la felicità, che essere liberi
non significa fare quello che ci pare, ma obbedire a Dio, che amare è sempre
servire e mai possedere.
Giovanni è quella coppia di sposi che
si accoglie e riaccoglie rinnovando le promesse del matrimonio: «Io accolgo te
come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita».
Giovanni è quella famiglia in cui si
respira carità e condivisione!
Giovanni è quel ragazzo che va a fare
volontariato all’oratorio o all’UNITALSI e mi dice che la gioia è farsi
prossimi di qualcun altro.
Giovanni è quella missionaria che
parte per un Paese lontano e con la sua vita di cura e servizio al prossimo mi
dice che quell’uomo che io incontro nel mio Paese e sulla mia strada non è uno
straniero ma un fratello da onorare, rispettare e servire per amore di Cristo,
perché Cristo per lui e per me dona tutta la Sua vita!
Giovanni è quella donna che dice che
la parrocchia le è molto cara perché lì ha imparato a distinguere cos’è bene e
cos’è male.
Giovanni è quel bambino che,
stupendosi di ogni cosa, mi ricorda di non dare per scontata nemmeno una cosa!
Giovanni è quel piccolo che, avendo
bisogno di ogni cura, mi costringe a essere attento anche alla più piccola
cosa! Giovanni sono anch’io quando distolgo lo sguardo dal mio “Io” per tenerlo
fisso su Gesù Cristo, diventando segno di Cristo, annuncio di Cristo, voce di
Cristo, memoria di Cristo!
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