Il Battesimo di tre bambini, Edoardo, Damiano e Pietro, mi ha
fatto tornare in mente l’incontro del Papa coi cresimandi a San Siro (25 marzo
2017).
Il Papa in quell’occasione ha invitato i ragazzi a cercare i loro
punti di riferimento nei nonni, nei genitori, nei catechisti, negli adulti e
nei buoni amici; allo stesso tempo ha invitato nonni, genitori, catechisti e
adulti a essere buoni punti di riferimento per i ragazzi.
Mentre battezzavo Damiano, Edoardo e Pietro pensavo alla necessità
che l’uomo ha di rielaborare le esperienze che vive. Non basta all’uomo fare
esperienze: deve sempre metterle in relazione al passato, al presente e al futuro,
confrontarle con le esperienze già vissute e anche con le esperienze che gli
sono state raccontate da altri, considerare se sono state buone o cattive
esperienze. E questo fin dalla nascita. C’è sempre bisogno di qualcuno che custodisca
il bambino e che lo aiuti a capire cosa è buono per la sua vita e cosa, invece,
gli è nocivo.
Durante il battesimo, quando il padrino accende la candela dal
cero pasquale, spesso il bambino si mette a fissare curiosamente la fiamma che
arde e subito tende la mano per toccarla. Se non ci fossero lì i genitori a
tenerlo lontano dalla fiamma, il bambino la toccherebbe e imparerebbe che fa
male toccare il fuoco. Ma si brucerebbe la mano. Quindi non tutto nella vita si
impara facendo esperienze dirette e alcune esperienze dirette potrebbero
danneggiarci in modo permanente. Molte istruzioni per la vita le impariamo dall’esperienza
di altri, che troviamo accanto a noi al momento della nostra nascita: tutti
nasciamo nudi, ma nessuno nasce da solo, ho letto in un libro qualche anno fa.
E nessuno vive da solo, ma sempre in relazione!
Nell’incontro coi cresimandi, c’è un passaggio in cui il Papa
racconta come si insegna la solidarietà. Sono convinto che anche Pietro,
Edoardo e Damiano la impareranno così dai loro genitori, dai nonni, dal padrino
e dalla madrina: «… vi racconterò una
cosa che io ho conosciuto a Buenos Aires. Una mamma era a pranzo con i tre figli, di sei, quattro e mezzo e tre
anni; poi ne ha avuti altri due. Il marito era al lavoro. Erano a pranzo e
mangiavano proprio cotolette alla milanese, sì, perché lei me l’ha detto,
e ognuno dei bambini ne aveva una nel piatto. Bussano alla porta. Il più grande
va, apre la porta, vede, torna e dice: “Mamma, è un povero, chiede da mangiare”. E la mamma, saggia, fa la
domanda: “Cosa facciamo? Diamo o non diamo?” – “Sì, mamma, diamo, diamo!”.
C’erano altre cotolette, lì. La mamma disse: “Ah, benissimo: facciamo due
panini: ognuno taglia a metà la propria e facciamo due panini” – “Mamma, ma ci
sono quelle!” – “No, quelle sono per la cena”. E la mamma ha insegnato loro la
solidarietà, ma quella che costa, non quella che avanza! Per l’esempio
basterebbe questo, ma vi farà ridere sapere come è finita la storia. La
settimana dopo, la mamma è dovuta andare a fare la spesa, il pomeriggio, verso
le quattro, e ha lasciato tutti e tre i bambini da soli, erano buoni, per
un’oretta. È andata. Quando torna
la mamma, non erano tre, erano quattro! C’erano i tre figli e un barbone che
aveva chiesto l’elemosina e lo hanno fatto entrare, e stavano bevendo insieme
caffelatte… Ma questo è un finale per ridere un po’… Educare alla
solidarietà, cioè alle opere di misericordia. Grazie» (Papa Francesco, Incontro
coi cresimandi a San Siro, 25 marzo 2017: https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/march/documents/papa-francesco_20170325_milano-ragazzi-cresima.html).
Quando mancano tredici giorni a Natale, mi rasserena pensare che
per essere cristiano non occorre che vada a evangelizzare la Luna o Marte, ma
basta che evangelizzi il mio prossimo, il più vicino a me; mi rasserena pensare
che per essere cristiano basta spezzare il pane col mio prossimo, basta leggere
un libro a un bambino, basta raccontare Gesù con la mia semplice vita, basta
insegnare le preghiere ai più piccoli, amarli e prendersene cura, basta aver
rispetto del lavoro degli altri, basta custodire e promuovere la dignità dell’altro,
basta insegnare a leggere e scrivere, basta fare bene il proprio lavoro, vivere
la propria vocazione,…; mi rasserena pensare che per essere cristiano basta far
memoria dell’amore più grande, far memoria del bene ricevuto, essere grati a
chi ci ama, basta dare gratuitamente quel che siamo!
Il
video del Papa a San Siro
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