«Arianna cominciò a ridere come mai.
Un panino con la frittata? Ma non era possibile fare un panino con la frittata.
Il nonno insisteva e le diceva che era buonissimo, ma proprio eccezionale e che
non si faceva più perché adesso tutte le cose dovevano essere veloci e invece
un panino con la frittata ci vuole del tempo per farlo. Molto tempo e una cura
particolare. […]
“Una rosetta con la frittata?”. La
nonna fu presa dall’entusiasmo. Era seduta in salotto. Carlotta e Domitilla
continuavano a giocare nella stanza dei nipoti e lei stava facendo un lavoro
mentre alla radio suonava musica classica. “Facciamola insieme dai”. Arianna si
entusiasmò. Tutti le dicevano che era sbadata e impulsiva e che faceva le cose
senza pensarci e si dimenticava i pezzi e correva e insomma si concentrava
poco, invece la nonna le diceva sempre: fallo, dai, vedrai che ti viene bene.
Questo la entusiasmava e le metteva una grande felicità. Aprì il frigorifero e
prese due uova. Le ruppe in una scodellina e con la forchetta cominciò a girare
per sbattere l’uovo.
Fu una rosetta magnifica, trionfale.
Il pane croccante insieme alla frittata tiepida. Carlotta e Domitilla
arrivarono di corsa e ne vollero assaggiare. Anche il nonno ne chiese una e
insomma per parecchio tempo non fecero altro che sbattere uova e far frittate e
lei pensava di essere diventata veramente brava, ormai, a far frittate» (Matteo
Nucci, Sono difficili le cose belle, Harper Collins, pp. 134-136).
Immerso nella lettura di un bel
romanzo, mi ritrovo a ricordare l’atmosfera di quei pomeriggi trascorsi a casa
coi miei fratelli e coi nonni dopo la scuola. Si usciva poco a quei tempi
durante la settimana e la casa era il luogo in cui giocare, leggere, divertirsi
e ridere insieme, imparare guardando o ascoltando i nonni, riposarsi, invitare
gli amici. Si stava insieme grandi e piccoli senza chiudere le porte, senza
avere spazi segreti e inaccessibili, senza nascondersi, se non per giocare a
nascondino. Così capitava di guardare nonna mentre, fatta una montagnola di
farina su una tavola di legno, vi versava al centro i tuorli delle uova e
iniziava a impastare, oppure di vedere nonno che puliva il pesce o lavorava a
piccoli modellini di barche a vela, oppure capitava di accompagnare i nonni nel
giardino, o in campagna a cogliere i pomodori, o a prendere le uova nel pollaio,…
Si cresceva insieme, si imparava insieme, si superavano gli ostacoli insieme,
si gustavano le cose buone insieme: che profumi che uscivano dal forno o dalle
pentole quando cucinavano il pranzo o la cena! Che gusto il pane con l’olio e
il pomodoro! E che sapore indimenticabile il panino con la frittata!
Quando
mancano tre giorni a Natale, ricordo che fin dalla mia nascita c’è sempre stato
qualcuno al mio fianco che s’è preso cura di me, mi ha insegnato, m’ha dato
fiducia e m’ha incoraggiato a provare e riprovare, a non arrendermi, qualcuno
che m’ha accompagnato a cercare, a fare la fatica di imparare, a fare il bene!
Chi sarei oggi se m’avessero lasciato crescere da solo?
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