mercoledì 6 dicembre 2023

18 giorni a Natale


«… è la storia di una nave e di Fred Tre Dita e di un mozzo di nome Stoner… […]
Sì, e tutti credevano che fosse stato lui, Stoner, a mettere sottosopra il quadrato e a schizzare inchiostro dappertutto e… […] E gli hanno dato la caccia e non sono mai riusciti ad acchiapparlo perché non sapevano che faccia avesse e… Atticus, quando finalmente lo hanno visto, accipicchia, non aveva fatto nessuna di queste cose… Atticus, era proprio simpatico…» (Harper Lee, Il buio oltre la siepe, Feltrinelli).
 
Sono le parole di Scout, la protagonista del libro “Il buio oltre la siepe”. Sta raccontando a suo padre, Atticus, la trama di un libro e il padre le risponde: «Sono quasi tutti così, Scout, quando finalmente li vedi».
 
Vedere, ascoltare, conoscere richiede tempo, attenzione, cura, vicinanza, umiltà, amore. Altrimenti si passa oltre, ci si fa un’idea superficiale, si conosce per sentito dire, si parla per sentito dire, si accusa per sentito dire, si emargina per sentito dire, si giudica per sentito dire, si odia per sentito dire,… si è convinti di vedere ma in realtà non si vede. E i piccoli protagonisti del libro, Scout e Jem, imparano a vedere sicuramente grazie alle loro esperienze, ma soprattutto grazie all’amore del padre che li vede, li ascolta, li incoraggia, li corregge, li ama. Atticus educa i suoi figli con dolcezza, dedicandosi a rispondere alle loro domande e a spiegargli parole e avvenimenti che non capiscono; egli stesso vigila sulla sua vita per vedere bene l’altro.

Così oggi, quando mancano diciotto giorni a Natale, la risposta di Atticus è rivolta a me e m’invita a chiedermi cos’è che ancora non vedo, quando tratto il mio fratello con indifferenza o addirittura come un nemico!

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