mercoledì 13 dicembre 2023

11 giorni a Natale – Facciamo la pace


Ieri mattina ascoltavo Giorgio Zanchini su Rai Radio 1 mentre leggeva un articolo di Gideon Levy pubblicato sul Sole 24 Ore. L’articolo inizia così: «Un padre in lutto, il cui figlio di otto anni è stato ucciso dai soldati, questa settimana si è fermato all’ingresso della sua casa al confine con il campo profughi di Jenin e ha affermato una semplice verità: “Questi bambini non perdoneranno mai i soldati. State crescendo un’altra generazione di resistenza. Ora i nostri figli vogliono che anche i bambini israeliani vengano uccisi”».
 
Sono parole disarmanti: basterebbe ascoltarle per far cadere le armi, per far cessare definitivamente il fuoco in ogni parte del mondo. Bambini innocenti nascono e muoiono sotto le bombe. Bambini innocenti iniziano a odiare quando i loro coetanei, in tante altre parti del mondo, fanno amicizia e giocano spensierati nelle loro case o all’asilo. Bambini innocenti sono costretti a vivere la guerra, la morte violenta, la distruzione, lo sfollamento,…
Mentre ascolto la lettura dell’articolo, che si intitola “Israele e Hamas, odio che chiama altro odio”, mi tornano in mente le parole del Papa nell’intervista al TG1: «Nella guerra uno schiaffo provoca l’altro. Uno forte e l’altro più forte ancora e così si va avanti».
Mi torna in mente anche il pensiero scritto da un ragazzo sul tema della pace; dice pressappoco così: «Se l’umanità non metterà fine alla guerra, la guerra metterà fine all’umanità». È stato scritto qualche anno fa, ma il messaggio è sempre attuale: l’odio distrugge l’umanità.
 
E il giornalista israeliano continua: «Dall’altra parte dei regni “occupati”, i bambini vengono uccisi a migliaia. Le recenti immagini da Jabalya hanno dimostrato che né Dio né l’Idf hanno pietà dei bambini. Ogni 15 minuti, un bambino viene ucciso a Gaza. Ogni pochi minuti, un bambino viene portato di corsa in ciò che resta di un ospedale, gettato sul pavimento sudicio, a volte senza che nessuno lo accompagni. A volte nessuno sa se è rimasto qualcuno vivo in famiglia, e il bambino lancia uno sguardo incomprensibile e vitreo a ciò che sta accadendo attorno a lui. Il suo corpo e il suo viso sono coperti di polvere. È stato estratto dalle rovine…» (Gideon Levy su Il Sole 24 Ore di martedì 12 dicembre 2023, p. 9).

Sento su di me gli occhi di quel bambino…

 
Davanti alla chiesa vedo i genitori che portano all’asilo i figli o li accompagnano a prendere il pulmino che li porterà a scuola. Sono bambini uguali a quelli che anche oggi vivranno nel terrore sotto i bombardamenti e i colpi d’arma da fuoco in Ucraina, in Israele, a Gaza e in tutti i luoghi in cui c’è una guerra. Sono bambini uguali a quelli che moriranno o che rimarranno orfani nelle zone di guerra o nelle zone in cui si muore per mancanza di cibo o per le malattie o per il freddo…
 
Celebro la Messa e li porto tutti con me a Gesù!
E nel Vangelo trovo una parola che mi conforta e allo stesso tempo mi obbliga: «Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda» (Mt 18, 14).
Il conforto viene dal sapere che il Padre è Padre di tutti, ha pietà di tutti e li salva tutti!
L’obbligo è il dovere mio e di ciascun cristiano di partecipare con tutta la vita e tutte le forze al compimento della volontà di Dio, perciò fa la volontà di Dio chi fa tutto il possibile perché neanche uno dei piccoli si perda!
Non ho la possibilità di partecipare alla soluzione dei conflitti internazionali, ma certamente posso vivere con meno superficialità i tanti “minuti” di cui è composta la mia giornata, posso vivere con più serietà le relazioni e gli incontri, posso scegliere di agire sempre per il bene comune, posso fare la pace, posso custodire e mantenere la pace coi vicini e coi lontani, posso vigilare perché l’odio non entri a ridurre in macerie la mia umanità!

Quando mancano undici giorni a Natale, penso a tutti i piccoli e al loro diritto alla pace!

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