«La convinzione inculcata dalla religione che su altri piani e in altri mondi saremmo stati riscattati dalle nostre pene, generava un orizzonte di fiducia e una maggiore capacità di sopportazione e suscitava altresì rispetto per il povero o lo sfortunato: non reietti e maledetti ma cari a Dio, e perciò da trattare con riguardo. Il povero e il malato erano riscattati già in vita nella loro dignità da quella ricompensa che avrebbero ricevuto dal cielo o in cielo. Insomma la promessa della gloria post mortem non generava solo alienazione in terra, come sostenevano Feuerbach e Marx, ma aveva effetti sociali e morali benefici (carità, solidarietà, dignità, compassione). Perso quell'orizzonte di speranza, tutte le aspettative si sono trasferite in terra in forma di diritti e pretese; e se disattese o deluse producono ribellione, frustrazione, malcontento» (Marcello Veneziani, Scontenti, Marsilio Editori, Venezia 2022, p. 47).
lunedì 26 dicembre 2022
giovedì 15 dicembre 2022
… come Antoine Griezmann
Vedendo giocare Antoine Griezmann in “Francia
– Marocco” mi è venuto in mente lo stile tipico del cristiano.
mercoledì 14 dicembre 2022
Se lo vivi lo sai
lunedì 12 dicembre 2022
Questo bel tempo di SINODO
Ho respirato aria di sinodo ieri pomeriggio a Villarosa in occasione di un incontro per i collaboratori parrocchiali organizzato dal Parroco don Alfonso.
giovedì 1 dicembre 2022
L’INFINITO
Se il professore a scuola ti chiede di imparare a memoria L’INFINITO di Leopardi, non ti sta dando un compito: ti sta facendo un bellissimo regalo!
Infinite volte quelle parole mi hanno salvato dalla
tristezza offrendomi lo spunto per apprezzare anche le cose più scontate.
Infinite volte quelle parole mi hanno comunicato
dolcezza e un senso di pace.
Infinite volte mi hanno fatto sentire il passaggio
del vento o vedere il mare…
mercoledì 30 novembre 2022
Venite dietro a me
![]() |
Vocazione degli Apostoli Pietro e Andrea, opera di Fermo Ghisoni di Caravaggio, fonte Wikipedia) |
Oggi è la festa dell’Apostolo Andrea. Le letture
della Messa sono quelle proprie della festa. Il Vangelo è quello della
vocazione di Andrea, che di mestiere faceva il pescatore (Mt 4, 18-22). Mi
colpisce la chiamata che Gesù rivolge a lui e a suo fratello Simone, chiamato Pietro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di
uomini».
Per un momento metto da parte tutto quello che ho
studiato, letto, pregato su questa frase di Gesù e considero la situazione:
Andrea e Pietro stanno pescando, perché questo è il mestiere che sanno fare, e
a un certo punto sentono Gesù che li chiama a lasciare quelle loro reti, a
scendere da quella loro barca e a seguirlo: «Venite
dietro a me, vi farò pescatori di uomini».
Ma che significa?
«Ed
essi subito lasciarono le reti e lo seguirono»
perché non diedero per scontato di saperlo già essere, di saperlo già fare, ma riconobbero
che la loro salvezza era stare dietro a Gesù per tenere fisso lo sguardo su di
Lui, per seguirne le orme (1Pt 2, 21) e diventare pescatori di uomini.
Se io sono convinto di saper già essere uomo, se io
penso di saper già essere cristiano, facilmente distoglierò lo sguardo da Gesù
e comincerò a camminare per conto mio, dove dico io, come dico io,…
È come quando vado in montagna e non conosco il
sentiero: sto sempre molto attento a non perdere di vista la guida o il gruppo
di cui faccio parte e se mi capita di rimanere indietro, mi affretto a
raggiungere la guida e i miei compagni di cammino!
martedì 29 novembre 2022
Ritratto di una Mamma
«“Onora tuo padre e tua madre” … Onorali con dimostrazioni di rispetto, in modo da astenerti da ogni offesa, perché nemmeno con l’espressione del viso si deve mancare alla pietà dei genitori… L’onore però non consiste soltanto nelle manifestazioni di rispetto, ma anche nella generosità…: onore significa dar aiuto secondo i meriti. Sostenta tuo padre, sostenta tua madre. E quand’anche avrai sostentato tua madre, non compenserai mai i dolori, non compenserai gli strazi che ha patito per te; non compenserai gli atti di amore con cui essa ti ha portato in grembo, non compenserai il nutrimento che ti ha dato, premendo soavemente le poppe sulle tue labbra con tenerezza di affetto; non compenserai la fame che ha sopportato per te, quando non voleva mangiare nulla che ti potesse nuocere, né toccar nulla che le danneggiasse il latte. Per te essa ha digiunato, per te ha mangiato, per te ha rifiutato il cibo che pur desiderava, per te ha preso il cibo che non le piaceva, per te ha vegliato, per te ha pianto: e tu permetterai che essa viva nel bisogno? O figlio, che terribile giudizio vai a cercare, se non sostenti colei che ti ha partorito! Tu devi quello che hai a colei alla quale devi quello che sei» (S. Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca, VIII, 74-75, citazione tratta da Cesare Pasini, Ambrogio di Milano, San Paolo, p. 25).
venerdì 25 novembre 2022
Tra due minuti
«Sono le diciassette e dieci. Tra due minuti, sarò cristiano» (A. Frossard).
Mi sono rimaste impresse queste parole che ho
trovato nel libro “Dio esiste io l’ho incontrato”. Mi sono rimaste impresse
perché André Frossard passa dall’ateismo più convinto all’incontro con Dio. E mi
fa sempre impressione leggere: «Tra due minuti sarò cristiano».
Siamo agli sgoccioli dell’Anno liturgico e tra un
paio di giorni è Capodanno: con la Prima Domenica d’Avvento inizia un nuovo
anno. I Vangeli di questi giorni ci ricordano che tutto il tempo è tempo di
grazia, e ci invitano a considerare i nostri giorni un dono d’amore di Dio, a
non sprecarli in egoismi, invidie, gelosie, maldicenze,… ma a farli fruttare, a
moltiplicarli, a renderli eterni investendoli in carità, fraternità, giustizia,
solidarietà, pazienza, prossimità, opere buone!
E quei “due minuti” continuano a dirmi che a
cambiare la vita sono davvero gli istanti, i momenti a cui scegliamo di far caso, le parole e i gesti che scegliamo di vedere e di ascoltare.
Cosa accade quando faccio la Comunione? In quei “due
minuti” successivi, come scelgo di essere cristiano? Come lascio che il Corpo e
il Sangue di Cristo mi guariscano il cuore? In quei due minuti potrei scegliere
di pregare per i miei nemici, per quelli che mi ostacolano, per quelli che non
mi sono troppo simpatici, per quelli che giudico continuamente, per quelli che
invidio,…
Cosa accade quando mi raggiunge la notizia di
bambini che muoiono di fame o di freddo, o di uomini e donne che muoiono
annegati in mare, o vittime di guerra o violenze? Cosa accade quando le
ingiustizie feriscono le mie orecchie? In quei “due minuti” come scelgo di
essere cristiano? Potrei fare un gesto di carità verso la prima persona che
incontro, oppure ricordare che qualcuno mi aveva chiesto un aiuto e provvedere
a fare quanto mi era stato chiesto, oppure chiedere scusa per un atto ingiusto
che mi è capitato di commettere, …
Cosa accade quando leggo la notizia della morte
improvvisa di qualcuno? In quei “due minuti” come scelgo di essere cristiano? Potrei
pensare alla mia vita, al tempo che mi viene donato e che sembra infinito, al
Paradiso verso cui sto camminando, al bene che ricevo e che ho ricevuto da
quando sono nato. In quei due minuti potrei pensare alla precarietà della mia
condizione di creatura e quindi liberarmi subito di tante o poche perfidie,
tutte inutili, che mi fanno fare tardi all’appuntamento con l’Amore, che me lo
fanno posticipare, che non me lo fanno riconoscere e servire. In quei “due
minuti” potrei scegliere di essere gentile, di impegnarmi al massimo nel
cercare il bene, nel volere il bene, nel fare il bene! In modo tale che quando
sarà il mio momento, l’uscita di scena da questo mondo sia veramente una
meraviglia! È brutto pensare di congedarsi da questo mondo ringhiando e
sparando giudizi e cattiverie a destra e a sinistra. È invece bello congedarsi
perdonando, con la pace nel cuore e sul volto, con la luce del Paradiso negli
occhi perché per tutta la vita a quel Paradiso s’è guardato e quel Paradiso s’è
cercato!
mercoledì 23 novembre 2022
Nuova ed eterna
lunedì 21 novembre 2022
Mo viene Natale
sabato 19 novembre 2022
Io, prete, vado a...
sabato 29 ottobre 2022
Il primo passo
venerdì 28 ottobre 2022
Dà alla testa
mercoledì 26 ottobre 2022
Chi succede?
lunedì 24 ottobre 2022
Quello che sarà
martedì 18 ottobre 2022
Mantello, libri e pergamene
Caro Timoteo,
che effetto può averti fatto ricevere una lettera
dall’apostolo Paolo in cui egli ti scrive: «Venendo, portami il mantello che ho
lasciato a Troade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene» (2Tm
4, 13)?
Forse non ti ha fatto nessun effetto, se non quello
di andare a casa di Carpo per recuperare il mantello.
Forse, invece, ti ha aiutato a non idealizzare Paolo
e a non pensarti come su un piedistallo, irraggiungibile, privilegiato,
inarrivabile per la vocazione alla santità che hai ricevuto da Dio, per il
compito che ti ha affidato l’apostolo Paolo, e per l’amicizia di Paolo che ti
considera suo figlio: «Figlio mio,…» (2Tm 2, 1).
Così, oggi, ascoltando nella prima lettura la frase:
«Venendo, portami il mantello…», ho pensato alle necessità quotidiane
(mantello, libri, pergamene,…) che entrano nelle lettere dei Santi e restano a
testimonianza che l’evangelizzazione non è mai astratta e che gli evangelizzatori,
perfino gli apostoli, hanno bisogno di una coperta e di qualcuno che recuperi
per loro libri e pergamene.
E il fatto che, terminata la lettura, anche oggi il
lettore abbia detto: «Parola di Dio», mi ha richiamato a non essere astratto
quando predico o scrivo e a non desiderare la vita spirituale come qualcosa che
mi estranea dalla realtà, rendendomi cieco e sordo (insensibile) alle necessità
mie e del mio prossimo.
Venendo, portami il mantello…
giovedì 13 ottobre 2022
La Grande perla
«…
D’improvviso udii una voce dietro di me:
“Dove
sei diretto, padrone? Al convento?”
[…]
“Al convento,” risposi; “ad ascoltare i cantici alla Madonna.”
“Che
la Sua grazia ti assista!”
Accelerò
il passo e mi raggiunse.
“Tu
sei quello che chiamano la Società del carbone?”
“Sono
io.”
“Eh,
che la Madonna ti conceda buoni profitti. Tu fai del bene al villaggio; dai il
pane ai poveri padri di famiglia, che Dio ti benedica!”
E
subito dopo lo scaltro vecchio, il quale doveva aver subodorato che i lavori
stavano andando in malora, aggiunse in tono consolatorio:
“Anche
se non guadagni niente, figliolo, non preoccuparti! Ne ricaverai sempre un
profitto; la tua anima andrà in Paradiso…”
“Questo
voglio anch’io, nonno.”
“Io non sono molto istruito; ma una volta in chiesa ho sentito un discorso di Cristo, e questo discorso mi si è impresso nella mente e non va più via. Diceva: vendi tutto quello che possiedi per comprare la Grande perla. E qual è la Grande perla? La salvezza della tua anima, figliolo. La tua signoria, padrone, è sulla buona strada per la Grande perla.”» (Nikos Kazantzakis, Zorba il greco, Crocetti editore, pp. 218-219).
mercoledì 5 ottobre 2022
… è forse la stessa cosa
mercoledì 27 luglio 2022
Chi lo sa?
C’era, però, don Luciano che ci dava appuntamento in
parrocchia per i Vespri. Una volta alla settimana ci potevamo rivedere e, dopo
la preghiera, trascorrere un po’ di tempo insieme. La parrocchia con i suoi
orari “chiama” a raccolta e, se ti fai trovare lì a quell’ora, puoi incontrare
tanti altri “chiamati”.
Sono passati più di 25 anni e mi trovo a passare
da quelle parti. Don Luciano è sempre lì: lo trovo seduto all’ingresso del
piccolo cortile parrocchiale. In mano ha un libro di don Primo Mazzolari. Don
Luciano medita sul Vangelo e si arrabbia quando avverte che qualcuno sta
tentando di annacquarlo: sa bene che qualora si accettasse di annacquarlo, il Vangelo
sarebbe una parola come un’altra e non sarebbe più in grado di farti sentire la
vita, di comunicarti la vita!
Ma lì in parrocchia non ritrovo solo don Luciano. Ci
sono anche tanti altri che c’erano la prima volta che ci sono andato, e questo
per me è meraviglioso. Sono passati molti anni, ma basta rivedersi per sentire
quella comune vocazione che ci ha tenuto lì, ben stretti al Cristo, alla Sua
Chiesa e anche alle altre pietre vive della Chiesa: chi faceva i lavori di
manutenzione, chi teneva in ordine le sale, chi puliva la chiesa, chi faceva
catechismo, chi suonava,… Li ritrovo tutti lì che continuano a camminare come
meglio possono dietro al Cristo che ci guida.
Ultimo giorno di oratorio estivo. Ripenso. E mi
chiedo: questi ragazzi, educatori, volontari e genitori, si saranno accorti che
siamo tutti qui perché Gesù ci ha chiamato? E io ho evangelizzato in modo che se ne
accorgessero? Qualcuno cercherà gli orari delle Messe in parrocchia per
continuare a incontrarsi coi suoi amici? E Gesù lo avranno accolto nella loro
cerchia di amici? O lo avranno lasciato fuori ad aspettare?
sabato 23 luglio 2022
Ti ho scelto perché eri sprovveduto
In un brano della Leggenda Perugina, contenuta nelle Fonti Francescane, c’è il Signore che parla a San Francesco e lo rincuora. Parole bellissime che ho pensato bene di condividere con tutti voi. Le trascrivo:
«E la voce incalzava:
“Io non ti ho scelto per dirigere questa mia famiglia perché eri letterato ed
eloquente, al contrario perché eri sprovveduto, in maniera che sappiate, tu e
gli altri, che sono io a vigilare sul mio gregge. Ti ho innalzato in mezzo ai
fratelli a guisa di insegna, allo scopo che vedano e compiano a loro volta le
opere che io realizzo in te. Coloro che camminano la mia strada, possiedono me
e mi possederanno sempre più. Quelli che si rifiutano di camminare la mia
strada, si vedranno togliere anche i doni che sembrano avere. Pertanto ti dico
di non avvilirti, ma di fare bene quello che fai e badare a compiere il tuo
dovere, sapendo che ho piantato l’Ordine dei frati in uno slancio di amore che
mai verrà meno”».
Nel corso degli anni
puoi arrivare a pensare che siano i tuoi titoli di studio o la tua eloquenza o
i tuoi talenti o le tue strategie a tenere in piedi la baracca, o che siano
quelle qualità ad aver motivato la tua scelta da parte del Signore,… Ma, in
realtà: «Ti ho scelto perché eri sprovveduto».
Col passare del tempo,
puoi arrivare a pensare che sei tu a operare bene, e invece: «Ti ho innalzato
in mezzo ai fratelli a guisa di insegna, allo scopo che vedano e compiano a
loro volta le opere che io realizzo in te».
Puoi arrivare a pensare
di dover fare chissà cosa per il Signore, e così essere sempre scontento e in
affanno, mentre è proprio il Signore a dirti: «Pertanto ti dico di non
avvilirti, ma di fare bene quello che fai e badare a compiere il tuo dovere».
Quando le cose non
procedono secondo le tue aspettative, puoi arrivare a dubitare dell’amore del
Signore, ma è il Signore stesso a rassicurarti: «… ho piantato l’Ordine dei
frati in uno slancio d’amore che mai verrà meno».
giovedì 14 luglio 2022
Sono un uomo
«Alessandro attraversava ormai l’India e combatteva devastando i territori di genti poco note anche agli stessi popoli confinanti. Durante l’assedio di una città, mentre faceva il giro delle mura per individuarne i punti più deboli, fu colpito da una freccia; tuttavia rimase a lungo a cavallo e continuò la sua ricognizione. Ma poi il sangue, coagulatosi nella ferita, rese più acuto il dolore, e la gamba, che penzolava dal cavallo, si era a poco a poco intorpidita. Costretto a desistere, disse: “Tutti giurano che sono figlio di Giove, ma questa ferita grida che sono un uomo”. Seguiamo anche noi il suo esempio. Ciascuno, in misura diversa, si lascia infatuare dall’adulazione; diciamo: “Voi sostenete che sono saggio, ma io mi rendo conto di avere molti desideri inutili e dannosi. Non capisco nemmeno quello che la sazietà mostra agli animali: quale misura ci debba essere nel mangiare e nel bere; non conosco ancora la capacità del mio stomaco”» (Seneca, Lettere a Lucilio, Libro VI, lettera 59, Garzanti).
lunedì 11 luglio 2022
Ricordi
Nella
sua cameretta, sul suo piccolo banchetto di lavoro, Nonno Giuseppe prendeva un
foglietto e con il lapis* in mano
tracciava la linea di una vela o calcolava la lunghezza di uno scafo o dell’albero
maestro...
Era
il suo modo di progettare o di affrontare qualsiasi questione o problema:
prendeva un foglietto, si metteva gli occhiali e, col lapis in mano, scomponeva e ricomponeva finché non gli appariva
davanti agli occhi la soluzione...
Me
lo ricordo bene il vecchio lupo di mare trascorrere le sue giornate di
pensionato a disegnare i simboli eucaristici sulle vele delle sue piccole
lancette, o un cavalluccio marino, o un galletto, o il torrione di San
Benedetto,...
Quel
suo modo di lavorare, metodico, costante, silenzioso, mi infondeva un senso di
pace...
E ora che la barca della Chiesa viene incoraggiata a prendere il largo da un Papa venuto dall’oltremare, mi ritrovo sul mio piccolo banchetto di lavoro, con un piccolo lapis e un foglietto a tratteggiare le linee d’una Chiesa in uscita o di un ospedale da campo...
* Qui trovate la definizione di lapis: https://www.treccani.it/vocabolario/lapis/
** Nella foto vedete la lancetta che Nonno Giuseppe mi regalò quando andai all'Università Cattolica: risiedevo nel Collegio Augustinianum e quindi sulla vela disegnò il galletto simbolo di quel Collegio universitario
sabato 9 luglio 2022
Qui per offrire
Oggi vorrei semplicemente condividere una lettura
che mi è capitata stamattina navigando su internet. È tratta da una
testimonianza contenuta in un libro su Franz Kafka:
«Quando eravamo a Berlino, Kafka andava spesso allo Steglitzer Park. Talvolta lo accompagnavo. Un giorno incontrammo una bambina, che piangeva e sembrava disperata. Le parlammo. Franz le chiese che cosa le fosse successo e venimmo a sapere che aveva perso la sua bambola. Subito lui si inventò una storia plausibile per spiegare la sparizione: “La tua bambola sta solo facendo un viaggio, io lo so, mi ha scritto una lettera”.
La bambina
era un po’ diffidente: “Ce l’hai con te?”.
“No, l’ho
lasciata a casa, ma domani te la porto”.
La bambina,
incuriosita, aveva già quasi scordato le sue preoccupazioni, e Franz se ne
tornò subito a casa, per scrivere la lettera.
Si mise al
lavoro in tutta serietà, come si trattasse della creazione di un’opera. Era
nella stessa condizione di tensione in cui si trovava non appena si sedeva alla
scrivania o stava anche solo scrivendo a qualcuno. Tra l’altro, si trattava
effettivamente di un vero lavoro, essenziale al pari degli altri, perché la
bambina doveva assolutamente essere resa felice e preservata dalla delusione. La
menzogna doveva dunque essere trasformata in verità attraverso la verità della
finzione. Il giorno successivo portò la lettera alla bambina, che l’attendeva
al parco. La bambola spiegava che ne aveva abbastanza di vivere sempre nella
stessa famiglia ed esprimeva il desiderio di cambiare un po’ aria, in una
parola, voleva separarsi per qualche tempo dalla bambina, cui per altro voleva
molto bene. Prometteva tuttavia di scrivere ogni giorno – e Kafka scrisse
effettivamente una lettera ogni giorno, raccontando di sempre nuove avventure,
le quali, seguendo il particolare ritmo vitale delle bambole, si snodavano in
modo rapidissimo.
Dopo alcuni
giorni, la bimba aveva scordato la perdita reale del suo giocattolo e pensava
solo e semplicemente alla finzione che le era stata offerta come sostituto.
Franz scrisse ogni frase di quella sorta di romanzo in modo così accurato e
pieno d’umorismo che la situazione della bambola risultava perfettamente
comprensibile: era cresciuta, era andata a scuola, aveva conosciuto altre
persone. Rassicurava sempre la bimba del suo amore, ma alludeva anche a
complicazioni della sua vita, ad altri doveri e altri interessi che, al
momento, non le permettevano di riprendere la vita in comune. La piccola veniva
pregata di riflettere sulla cosa e veniva così preparata all’inevitabile rinuncia.
Il gioco durò
come minimo tre settimane.
Franz aveva
una paura terribile al pensiero di come avrebbe potuto finire il tutto. Perché
la fine doveva essere una vera fine, vale a dire che doveva consentire
all’ordine di sostituire il disordine causato dalla perdita del giocattolo.
Cercò a lungo e decise alla fine di far sposare la bambola. Descrisse dapprima
il futuro marito, la festa di fidanzamento, i preparativi del matrimonio, poi
in ogni dettaglio la casa dei giovani sposi: “Vedi tu stessa che dovremo rinunciare
a rivederci in futuro”.
Franz aveva
risolto il piccolo conflitto di un bambino attraverso l’arte, attraverso il
mezzo più efficace di cui disponeva personalmente per riportare ordine nel
mondo» (Dora Diamant, in “Quando Kafka mi venne incontro…”. Ricordi
di Franz Kafka, a cura di Hans-Gerd
Koch, ed. Nottetempo, 2007).
Questa testimonianza mi ha colpito molto perché penso sia una cosa bellissima scegliere di offrire tutto il proprio talento per una sola persona che vedi piangere. E sono pieno di gioia nel pensare che ci sono state e ci sono (e quindi ci saranno) miliardi di persone che hanno fatto, fanno e faranno la stessa cosa per me e per ogni altro uomo!
La considerazione di tutto questo amore che ricevo, contrasta il mio egoismo e fa crescere in me il desiderio di saper cogliere le occasioni, che ogni giorno mi sono date, per fare anch’io lo stesso per tutti gli altri!giovedì 23 giugno 2022
Grazie, don!
Qua, se non ricordo male, è quando s'era diffusa la
voce che il Papa stava arrivando a San Benedetto e tu e io, seduti fuori dal
Duomo, ci dicevamo: "Ma ti pare che il Papa viene a San Benedetto così, senza che ci sia una comunicazione ufficiale?".
E ce ne siamo rimasti tranquilli e sereni a Ripa,
senza nemmeno accendere la TV!
Padre, maestro, amico! Ogni momento vissuto insieme
è rimasto scolpito nella mia memoria! Stasera, improvvisa, m'è arrivata la
notizia della tua Pasqua! Sono sicuro che ti sei presentato a Dio col tuo
solito sorriso! Prega per noi e continua a sorriderci dal Cielo!
Dio ti doni la pace e la gioia dei Santi in Paradiso!
Arrivederci, don Domenico
mercoledì 8 giugno 2022
Sinodo e dintorni (2)
Dovremmo preoccuparci, piuttosto,
dell’equipaggiamento di cui li abbiamo dotati: siamo proprio sicuri di aver
fornito mappe, zaino, borraccia, bussola, stuoia e sacco a pelo, gavetta e
posate, pietra focaia, un tozzo di pane per il viaggio, il bastone del
pellegrino, una torcia e il gusto di camminare insieme verso la meta?
Non ne siamo sicuri? Allora domandiamoci che cosa
abbiamo fatto e proposto nel tempo che hanno trascorso con noi.
Zdenek Zeman dice: «Noi usiamo che quando abbiamo palla attacchiamo, non difendiamo».
E noi? Cosa siamo soliti fare quando abbiamo la palla? Come viviamo i momenti in cui abbiamo la possibilità di proporre la gioia del Vangelo?
Se li contiamo, ci accorgiamo che momenti e occasioni sono
davvero tanti: la celebrazione della Messa, la catechesi, la celebrazione dei
sacramenti, pellegrinaggi, attività di oratorio, campi-scuola, attività di
volontariato, incontri di formazione, momenti di preghiera e ascolto della
Parola di Dio, momenti conviviali, ritiri spirituali,…
Non è che in tutti questi momenti ci stiamo
limitando a “difendere”?
Come mai ai ragazzi e ai giovani passa il messaggio
che il cristianesimo è una serie di regole? Come mai molti intorno a noi sono
convinti che la Chiesa sia un giudice e non una mamma?
Cosa
stiamo proponendo alle persone che incontriamo?
La frizzante aria di montagna, l’acqua fresca della
fonte, oppure l’aria stantia degli sgabuzzini, l’acqua maleodorante di uno
stagno?
Più passa il tempo e più mi convinco che la gente si
allontana dalla Chiesa nel momento in cui gli uomini e le donne di chiesa rinunciano
a proporre la bellezza del Cristo risorto e riducono quasi tutto a un fare per
produrre, dove il criterio dell’agire diventa l’efficienza (come se fossimo un’azienda)
e tutto deve avvenire secondo una relazione meccanica di causa-effetto (a
queste opere che ho fatto, devono seguire i prodotti che mi aspetto). Ma chi
potrebbe mai innamorarsi di una tale catena di montaggio?
La
parte fondamentale nell’evangelizzazione la fa l’amore senza misura e senza
condizioni del Cristo, che dà forma al nostro amore: come Lui, anche noi amiamo
senza misura e senza condizioni! E questa libertà di cui facciamo esperienza
quando ci sentiamo amati e amiamo, ci piace più di tutto! E infatti dove
riconosciamo l’amore di Cristo, noi stiamo e viviamo volentieri! E chi incontra
Cristo, non lo lascia più!!!
Perciò oggi faccio mie le parole del Papa: «Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo» (Evangelii Gaudium, n. 49)