lunedì 24 ottobre 2022

Quello che sarà


Isaia 2, 4: «Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra».
 
Isaia annuncia quello che accadrà alla fine dei tempi: la pace tra tutti i popoli sarà una realtà definitiva.
 
Sapendo per rivelazione che questa è la volontà di Dio, cosa stiamo aspettando a spezzare le nostre spade e a farne aratri? Cioè a costruire la pace con il nostro prossimo? Noi chiediamo e aspettiamo la pace tra le nazioni in guerra, ma stiamo costruendo la pace nelle nostre case? E nei nostri condomini e quartieri? E nella parrocchia che frequentiamo? E sulle strade che percorriamo?
Se il farsi prossimi è quello che sarà la nostra condizione definitiva (Lc 10, 25-37), perché qui e ora stiamo perdendo tempo in liti inutili ed estenuanti perfidie?
 
Isaia annuncia quello che sarà, ma allo stesso tempo annuncia quello che può essere già qui e ora. E vediamo le sue parole realizzarsi continuamente nella vita di persone sante (di quei tempi e dei nostri tempi).

Che stiamo aspettando a cercare la beatitudine?
«Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9)

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