lunedì 14 novembre 2011

Non sotterrare il cuore (Mt 25, 14-30)

«Perché non cerchi di dare un nome a quei talenti?», mi chiese lo Spirito Santo mentre baciavo l’altare. Ci pensai un momento durante il canto iniziale: «Cinque, due, uno a tre servi,... Vuol dire che ognuno ha almeno un talento! Ma qual è il talento che viene affidato a ciascuno? La vita! Se penso alla vita, mi viene in mente il cuore che batte…».

Il terzo uomo non ha seppellito una moneta, ma la sua stessa vita; ha scavato una bella buca e ci ha sepolto il suo cuore che ancora batteva. Egli ha deciso di smettere di vivere, prima di morire. Lo ha fatto per paura di Dio e dei fratelli. La paura, dunque, uccide l’uomo, i suoi talenti, il suo cuore.

Dio dona un cuore a ognuno di noi. All’inizio della vita, il cuore è grande, generoso, accogliente, docile, mite, fiducioso, reca impressa ben riconoscibile l’immagine di Dio,… Poi, crescendo viene intaccato dall’egoismo, dall’invidia, dalla gelosia, dai pensieri cattivi, dalle mormorazioni, dai peccati e, con il passare del tempo, diventa piccolo, indurito e sempre meno capace di accogliere, avere fiducia, amare.

Gesù ci rivela il Padre, vince la morte e fa sparire tutte le nostre paure. Egli viene in mezzo a noi e con la Sua misericordia allarga e rinnova il nostro cuore.
Tra qualche settimana, l’angelo ci dirà: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2, 10-11).

Riprendiamo coraggio e, seguendo Gesù, facciamo della nostra vita un dono d’amore! Se alleniamo il cuore all’amore, vivremo per sempre! [dGL]

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