L’annuncio
della risurrezione bussa alla porta del nostro cuore finché la porta non si
apre e finalmente qualcosa comincia a muoversi.
Questo sembra
suggerirci il Vangelo di oggi.
La
risurrezione di Gesù bussa alla porta del cuore dei discepoli per opera di
Maria di Magdala, ma «essi udito che era vivo e che era stato visto da lei, non
credettero» (Mc 16, 11).
Poco dopo l’annuncio
arriva ai discepoli tramite due di loro «ma non credettero neppure a loro» (Mc
16, 13).
Alla fine è
Gesù in persona a bussare mentre erano a tavola.
E forse i
discepoli avranno pensato: «Chi sarà mai
a quest’ora?», come capita nelle nostre case quando tutta la famiglia è
riunita per il pranzo o la cena e non si è più in attesa di qualcuno.
L’annuncio
arriva, bussa con pazienza e perseveranza perché è necessario all’uomo. È necessario
che l’uomo sappia che Cristo è risorto!
Quindi il Signore
manda i suoi discepoli ad annunciarci la Sua risurrezione finché la porta del
nostro cuore non si apre. Quando il cuore si apre, è Gesù stesso a prendere l’iniziativa:
«li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano
creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: “Andate in tutto
il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”» (Mc 16, 14-15).
I discepoli
hanno preso sul serio la missione e non solo sono andati in tutto il mondo, ma
sono andati in ogni spazio e in ogni tempo, perché questo annuncio è arrivato
fino a noi. Ci è stato consegnato dalla Chiesa che fedelmente lo ha custodito e
tramandato.
Così noi siamo
proprio come quei discepoli e riceviamo la testimonianza della Maddalena, degli
apostoli, dei santi, che hanno accolto il Vangelo e lo hanno fatto diventare parte
integrante della loro vita.
Anche noi,
come i discepoli, facciamo i conti con l’incredulità e la durezza di cuore.
Forse non accogliamo fino in fondo il Vangelo, non ci facciamo mettere troppo
in discussione, pretendiamo dei miracoli, pretendiamo di avere continue
conferme, quando invece la fede è confidare in Uno che ci si è rivelato
affidabile, Uno che non ci ha fatto mai mancare la Sua compagnia e il Suo
amore.
In questi
giorni vogliamo fissare la nostra attenzione su Dio.
Nella Pasqua Dio
si rivela definitivamente a noi come amore incondizionato.
Ma noi cosa notiamo
quando incontriamo Dio?
Notiamo quello
che ci sembra mancare in Dio, oppure quello che sovrabbonda in Dio?
Quando diciamo
che l’amore basta, allora perché Dio non ci basta?
Perché Dio,
che si rivela come amore incondizionato senza misura, non ci basta?
Forse perché nell’incontrare
Dio non accogliamo quello che Dio è, ma quello che noi vorremmo che fosse. E
allora gli siamo grati quando fa quello che ci aspettiamo da Lui e ci
rifiutiamo di riconoscerlo e accoglierlo quando, invece, non fa quello che
desideriamo da Lui. A volte accade così anche con i nostri migliori amici.
Succede che anziché
partire dalla considerazione di tutto ciò che Dio ha fatto e continua a fare
per l’umanità, che ama e di cui si prende cura, noi andiamo a puntare lo
sguardo e il dito su tutto ciò che Dio, secondo noi, dovrebbe fare e non fa.
Attribuiamo a Dio delle cose che Dio non pensa e non vuole.
Gli diciamo: «Signore, se tu fossi buono, allora non
succederebbe questo, non accadrebbe quest’altro,…».
Invece la
Sacra Scrittura, il Vangelo, i Salmi ci dicono di fissare lo sguardo sulla
bontà di Dio e quindi partire da un punto totalmente diverso: dare per certo
che Dio è buono, che Dio ama, che Dio si prende cura di noi.
È allora che
cambia tutto!
Accogliere la
Risurrezione di Gesù ci converte e convertirsi vuol dire fissare lo sguardo su
Dio e accettare di guardare tutto come lo vede Dio! Questo è il cuore docile
che il Risorto crea in chi lo accoglie!
Il Vangelo
trasforma il nostro cuore indurito in un cuore di carne!
Come
cristiani, vogliamo esercitarci ad accogliere tutto a partire dalla certezza
della bontà di Dio: il creato, la storia, ogni evento, la nostra vita, tutto è
grazia!
Preghiamo con
le parole del salmo 117/118, 1.14-21:
Rendete grazie
al Signore perché è buono,
perché il suo
amore è per sempre.
Mia forza e
mio canto è il Signore,
egli è stato
la mia salvezza.
Grida di
giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti:
la destra del
Signore ha fatto prodezze.
La destra del
Signore si è innalzata,
la destra del
Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma
resterò in vita
e annuncerò le
opere del Signore.
Il Signore mi
ha castigato duramente,
ma non mi ha
consegnato alla morte.
Apritemi le
porte della giustizia:
vi entrerò per
ringraziare il Signore.
È questa la
porta del Signore:
per essa
entrano i giusti.
Ti rendo
grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la
mia salvezza.
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