sabato 18 aprile 2020

Il Vangelo di oggi (Mc 16, 9-15) e la nostra vita di sempre

L’annuncio della risurrezione bussa alla porta del nostro cuore finché la porta non si apre e finalmente qualcosa comincia a muoversi.
Questo sembra suggerirci il Vangelo di oggi.
La risurrezione di Gesù bussa alla porta del cuore dei discepoli per opera di Maria di Magdala, ma «essi udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero» (Mc 16, 11).
Poco dopo l’annuncio arriva ai discepoli tramite due di loro «ma non credettero neppure a loro» (Mc 16, 13).
Alla fine è Gesù in persona a bussare mentre erano a tavola.
E forse i discepoli avranno pensato: «Chi sarà mai a quest’ora?», come capita nelle nostre case quando tutta la famiglia è riunita per il pranzo o la cena e non si è più in attesa di qualcuno.

L’annuncio arriva, bussa con pazienza e perseveranza perché è necessario all’uomo. È necessario che l’uomo sappia che Cristo è risorto!
Quindi il Signore manda i suoi discepoli ad annunciarci la Sua risurrezione finché la porta del nostro cuore non si apre. Quando il cuore si apre, è Gesù stesso a prendere l’iniziativa: «li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”» (Mc 16, 14-15).

I discepoli hanno preso sul serio la missione e non solo sono andati in tutto il mondo, ma sono andati in ogni spazio e in ogni tempo, perché questo annuncio è arrivato fino a noi. Ci è stato consegnato dalla Chiesa che fedelmente lo ha custodito e tramandato.

Così noi siamo proprio come quei discepoli e riceviamo la testimonianza della Maddalena, degli apostoli, dei santi, che hanno accolto il Vangelo e lo hanno fatto diventare parte integrante della loro vita.

Anche noi, come i discepoli, facciamo i conti con l’incredulità e la durezza di cuore. Forse non accogliamo fino in fondo il Vangelo, non ci facciamo mettere troppo in discussione, pretendiamo dei miracoli, pretendiamo di avere continue conferme, quando invece la fede è confidare in Uno che ci si è rivelato affidabile, Uno che non ci ha fatto mai mancare la Sua compagnia e il Suo amore.

In questi giorni vogliamo fissare la nostra attenzione su Dio.
Nella Pasqua Dio si rivela definitivamente a noi come amore incondizionato.
Ma noi cosa notiamo quando incontriamo Dio?
Notiamo quello che ci sembra mancare in Dio, oppure quello che sovrabbonda in Dio?
Quando diciamo che l’amore basta, allora perché Dio non ci basta?
Perché Dio, che si rivela come amore incondizionato senza misura, non ci basta?

Forse perché nell’incontrare Dio non accogliamo quello che Dio è, ma quello che noi vorremmo che fosse. E allora gli siamo grati quando fa quello che ci aspettiamo da Lui e ci rifiutiamo di riconoscerlo e accoglierlo quando, invece, non fa quello che desideriamo da Lui. A volte accade così anche con i nostri migliori amici.
Succede che anziché partire dalla considerazione di tutto ciò che Dio ha fatto e continua a fare per l’umanità, che ama e di cui si prende cura, noi andiamo a puntare lo sguardo e il dito su tutto ciò che Dio, secondo noi, dovrebbe fare e non fa. Attribuiamo a Dio delle cose che Dio non pensa e non vuole.
Gli diciamo: «Signore, se tu fossi buono, allora non succederebbe questo, non accadrebbe quest’altro,…».

Invece la Sacra Scrittura, il Vangelo, i Salmi ci dicono di fissare lo sguardo sulla bontà di Dio e quindi partire da un punto totalmente diverso: dare per certo che Dio è buono, che Dio ama, che Dio si prende cura di noi.
È allora che cambia tutto!

Accogliere la Risurrezione di Gesù ci converte e convertirsi vuol dire fissare lo sguardo su Dio e accettare di guardare tutto come lo vede Dio! Questo è il cuore docile che il Risorto crea in chi lo accoglie!
Il Vangelo trasforma il nostro cuore indurito in un cuore di carne!
Come cristiani, vogliamo esercitarci ad accogliere tutto a partire dalla certezza della bontà di Dio: il creato, la storia, ogni evento, la nostra vita, tutto è grazia!

Preghiamo con le parole del salmo 117/118, 1.14-21:

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.

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