venerdì 17 aprile 2020

Il Vangelo di oggi (Gv 21, 1-14) e la nostra vita di sempre


Quando vedo delle reti,
immagino a cosa servono quelle reti
e quindi le immagino sempre piene di pesci.

Vedere le reti dei discepoli vuote,
al termine di una notte di pesca,
mi fa pensare a un’attesa delusa:
si aspettavano di pescare almeno qualcosa,
e invece hanno tirato su le reti vuote.

Immagino che il desiderio di Pietro e dei suoi compagni sia di vederle ancora una volta piene.
E questo desiderio è anche il mio desiderio:
desidero che gradualmente si possa tornare a stare insieme, a vivere momenti di socializzazione, momenti di vita comunitaria, come ci piaceva tanto.

Guardo il campo sportivo dell’oratorio e lo immagino pieno di ragazzi che giocano. Vado in chiesa per la preghiera e, guardando i banchi, li immagino pieni di gente.
E così quando mi affaccio a guardare la piazza,
la immagino in una giornata di sole,
piena di gente sorridente che parla amichevolmente.

I campi si riempiranno di ragazzi,
le chiese si riempiranno di credenti,
le piazze saranno piene di gente sorridente e festante.

Ma il Vangelo di oggi sembra ricordarci che tutto questo non basterà a darci una gioia piena.
C’è qualcosa di più!

Improvvisamente le reti si riempiono di pesci
perché un uomo sulla riva,
quando già era l’alba,
dice ai discepoli:
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete» (Gv 21, 6).

La Sua parola è talmente sicura,
e il ricordo va alla pesca miracolosa raccontata al capitolo 5 del Vangelo di Luca,
che i discepoli,
dopo una notte di fatiche inutili,
gettano la rete, come dice quest’uomo,
e la rete si riempie
a tal punto da non riuscire più a tirarla su per la grande quantità di pesci (Gv 21, 6).

Forse a questo punto ci aspetteremmo una grande festa a bordo della barca
e invece questa pesca miracolosa permette ai discepoli di riconoscere nell’uomo sulla riva il Signore e l’entusiasmo si moltiplica!!!
«Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare» (Gv 21, 7).

Ci colpisce la gioia di Pietro,
la sua impazienza di incontrare il Signore e riabbracciarlo!

«Ma come? La rete è piena e non ti basta?».
«Ma come? La vita è tornata proprio tale e quale a prima e non ti basta?».

Eh sì! Proprio così!
Perché c’è stata una Presenza, una Presenza che non è mai mancata!
La Presenza del Signore accanto a me, accanto a te, accanto a quei discepoli
non è mai venuta meno,
sia quando la fatica sembrava inutile,
sia quando le reti erano vuote,
sia adesso che le reti sono piene!

La certezza della Presenza di Gesù deve rimanere fissa nel nostro cuore:
dobbiamo far memoria della compagnia di Gesù!

Sento e leggo opinioni diverse sul dopo epidemia.
Qualcuno dice che ricorderemo tutto e che questo ricordo ci aiuterà a cambiare, a migliorare.
Qualcuno dice che è proprio dell’uomo dimenticare tutte le cose brutte che gli capitano e ricominciare, come se non fosse successo niente.

Non so quello che succederà,
né come si comporterà l’uomo.

Sono convinto, però, che chi ha vissuto questa forte esperienza di compagnia di Gesù, chi ha fatto tesoro della sua Parola, chi ha trovato il modo in questo tempo di mettersi in ascolto di Dio, ricorderà per sempre questa esperienza, ne farà memoria ogni anno.

Anche questa coincidenza con la Pasqua, ci aiuterà, a ogni Pasqua che vivremo, a fare memoria di quello che è stato questa Pasqua, di come il Signore risorto è entrato nelle nostre case, anche a porte chiuse!
Il Signore è entrato e ha fatto comunione con noi,
ci ha reso strumenti di comunione,
ci ha fatto gli uni per gli altri portatori della buona notizia della Sua Risurrezione!

Stiamo sperimentando gli effetti della Risurrezione di Cristo, ascoltando ogni giorno la Sua Parola e prendendoci cura di ogni fratello, di ogni sorella perché è Dio stesso che ce li affida.

Oggi vogliamo fissare lo sguardo su Gesù che si prende cura dei suoi discepoli e si prende cura di noi.
Addirittura nel Vangelo che abbiamo ascoltato è Gesù stesso a cucinare per i suoi discepoli, è Gesù stesso a invitarli: «Venite a mangiare» (Gv 21, 12).
Gesù sa che stiamo facendo fatica,
sa che i discepoli hanno fatto fatica,
sa che la delusione era grande nei loro cuori prima che le reti si riempissero di nuovo e Lui li consola, Lui ci consola.
Ci consola con la Sua Parola,
ci consola stando con noi,
ci consola invitandoci: «Venite a mangiare».

Il nostro Dio si prende cura di noi e vogliamo lodarlo con le parole del salmo 117/118 che la liturgia di oggi ci fa pregare:

«Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina».

Nessun commento:

Posta un commento