Quando vedo
delle reti,
immagino a
cosa servono quelle reti
e quindi le immagino
sempre piene di pesci.
Vedere le reti
dei discepoli vuote,
al termine di
una notte di pesca,
mi fa pensare a
un’attesa delusa:
si aspettavano
di pescare almeno qualcosa,
e invece hanno
tirato su le reti vuote.
Immagino che
il desiderio di Pietro e dei suoi compagni sia di vederle ancora una volta
piene.
E questo desiderio
è anche il mio desiderio:
desidero che
gradualmente si possa tornare a stare insieme, a vivere momenti di
socializzazione, momenti di vita comunitaria, come ci piaceva tanto.
Guardo il
campo sportivo dell’oratorio e lo immagino pieno di ragazzi che giocano. Vado in
chiesa per la preghiera e, guardando i banchi, li immagino pieni di gente.
E così quando
mi affaccio a guardare la piazza,
la immagino in
una giornata di sole,
piena di gente
sorridente che parla amichevolmente.
I campi si
riempiranno di ragazzi,
le chiese si
riempiranno di credenti,
le piazze
saranno piene di gente sorridente e festante.
Ma il Vangelo
di oggi sembra ricordarci che tutto questo non basterà a darci una gioia piena.
C’è qualcosa
di più!
Improvvisamente
le reti si riempiono di pesci
perché un uomo
sulla riva,
quando già era
l’alba,
dice ai
discepoli:
«Gettate la
rete dalla parte destra della barca e troverete» (Gv 21, 6).
La Sua parola
è talmente sicura,
e il ricordo va
alla pesca miracolosa raccontata al capitolo 5 del Vangelo di Luca,
che i
discepoli,
dopo una notte
di fatiche inutili,
gettano la
rete, come dice quest’uomo,
e la rete si
riempie
a tal punto da
non riuscire più a tirarla su per la grande quantità di pesci (Gv 21, 6).
Forse a questo
punto ci aspetteremmo una grande festa a bordo della barca
e invece questa
pesca miracolosa permette ai discepoli di riconoscere nell’uomo sulla riva il
Signore e l’entusiasmo si moltiplica!!!
«Allora quel
discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro, appena
udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era
svestito, e si gettò in mare» (Gv 21, 7).
Ci colpisce la
gioia di Pietro,
la sua
impazienza di incontrare il Signore e riabbracciarlo!
«Ma come? La rete è piena e non ti basta?».
«Ma come? La vita è tornata proprio tale e quale a
prima e non ti basta?».
Eh sì! Proprio
così!
Perché c’è
stata una Presenza, una Presenza che non è mai mancata!
La Presenza
del Signore accanto a me, accanto a te, accanto a quei discepoli
non è mai
venuta meno,
sia quando la
fatica sembrava inutile,
sia quando le
reti erano vuote,
sia adesso che
le reti sono piene!
La certezza
della Presenza di Gesù deve rimanere fissa nel nostro cuore:
dobbiamo far
memoria della compagnia di Gesù!
Sento e leggo
opinioni diverse sul dopo epidemia.
Qualcuno dice
che ricorderemo tutto e che questo ricordo ci aiuterà a cambiare, a migliorare.
Qualcuno dice che
è proprio dell’uomo dimenticare tutte le cose brutte che gli capitano e
ricominciare, come se non fosse successo niente.
Non so quello
che succederà,
né come si
comporterà l’uomo.
Sono convinto,
però, che chi ha vissuto questa forte esperienza di compagnia di Gesù, chi ha
fatto tesoro della sua Parola, chi ha trovato il modo in questo tempo di
mettersi in ascolto di Dio, ricorderà per sempre questa esperienza, ne farà
memoria ogni anno.
Anche questa
coincidenza con la Pasqua, ci aiuterà, a ogni Pasqua che vivremo, a fare
memoria di quello che è stato questa Pasqua, di come il Signore risorto è
entrato nelle nostre case, anche a porte chiuse!
Il Signore è
entrato e ha fatto comunione con noi,
ci ha reso
strumenti di comunione,
ci ha fatto
gli uni per gli altri portatori della buona notizia della Sua Risurrezione!
Stiamo
sperimentando gli effetti della Risurrezione di Cristo, ascoltando ogni giorno
la Sua Parola e prendendoci cura di ogni fratello, di ogni sorella perché è Dio
stesso che ce li affida.
Oggi vogliamo
fissare lo sguardo su Gesù che si prende cura dei suoi discepoli e si prende
cura di noi.
Addirittura
nel Vangelo che abbiamo ascoltato è Gesù stesso a cucinare per i suoi discepoli,
è Gesù stesso a invitarli: «Venite a mangiare» (Gv 21, 12).
Gesù sa che
stiamo facendo fatica,
sa che i
discepoli hanno fatto fatica,
sa che la
delusione era grande nei loro cuori prima che le reti si riempissero di nuovo e
Lui li consola, Lui ci consola.
Ci consola con
la Sua Parola,
ci consola stando
con noi,
ci consola invitandoci:
«Venite a mangiare».
Il nostro Dio si
prende cura di noi e vogliamo lodarlo con le parole del salmo 117/118 che la
liturgia di oggi ci fa pregare:
«Rendete
grazie al Signore perché è buono,
perché il suo
amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli
che temono il Signore:
«Il suo amore
è per sempre».
La pietra
scartata dai costruttori
è divenuta la
pietra d’angolo.
Questo è stato
fatto dal Signore:
una meraviglia
ai nostri occhi.
Questo è il
giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci
in esso ed esultiamo!
Ti preghiamo,
Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo,
Signore: Dona la vittoria!
Benedetto
colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo
dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli
ci illumina».
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