martedì 6 dicembre 2011

Ti voglio bene

Rileggendo i Dieci comandamenti, resto stupito vedendo in essi un cammino di santità tracciato dal Signore per il suo popolo. Questa via si può percorrere solo facendo memoria delle grandi cose che il Signore compie a beneficio dell’uomo, del suo popolo, di ciascuno di noi. Altrimenti, le dieci parole rischiano di essere percepite come un giogo pesante sotto il quale si rimane schiacciati.

All’inizio del nostro essere cristiani, del nostro essere Figli di Dio c’è una relazione d’amore; Dio dona la vita all’uomo e gli dice: «Ti amo e mi prendo cura di te per sempre». I primi discepoli si sentono amati da Gesù, si fidano di Lui, obbediscono a Lui. L’obbedienza è conseguenza dell’amore (Gv 14, 15); se amo Gesù, desidererò somigliare a Lui ed Egli mi insegnerà a essere mite e umile di cuore (Mt 11, 29), obbediente alla volontà del Padre.

È essenziale, dunque, fare memoria dell’amore del Signore. Esso si manifesta pienamente nell’evento della Pasqua.

La domanda di Gesù a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» (Gv 21, 16), risuona da quel giorno sulla bocca o negli occhi delle persone che incontro: «Mi vuoi bene?».

Signore, concedi al mio cuore di riconoscerti e di rispondere semplicemente: «Ti voglio bene». [dGL]

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