venerdì 16 dicembre 2011

Il presepe, la luce, le scale

«Ho fatto il presepe!» mi avvisa babbo appena rientro a casa. Distrattamente appoggio la giacca su una sedia e mi metto ad apparecchiare. Dopo cena salgo in camera, metto nella valigia qualche vestito, scendo e passo di fronte al presepe. Vado di fretta e non mi fermo.

Rientro in cucina e babbo mi fa: «Allora? Hai visto il presepe?».

Mi rammarico per la distrazione e torno indietro. Accendo la luce delle scale e a Betlemme sorge il sole. Nel silenzio di una semplice capanna di vimini, tutti guardano verso una mangiatoia coperta da un candido fazzoletto ricamato. Sto lì un momento e, curioso, non posso fare a meno di spostare il velo sottile. Lo faccio scivolare con delicatezza. Appare un bambino, che fa tenerezza. È circondato da chi gli vuole bene e apre le mani per accogliere il pellegrino in cerca di verità.

Si prova un tale rispetto e stupore di fronte all’innocenza dei bambini, che non si riesce a ingannarli e, allora, lascio cadere la corazza, la spada, lo scudo e l’elmo, armi di difesa contro il mondo.

Di fronte a Lui mi presento come sono veramente: un giovane come tanti miei coetanei, un uomo che tenta di mantenere in vita i suoi sogni, anche se il mondo si impegna in tutti i modi per spegnerli, un viandante inquieto in cerca di una casa dove riposare, un innamorato che gradualmente comprende che non si può amare se non si è disposti a dare la vita, a sacrificarsi…
Le ferite fanno male e sembra più ragionevole difendersi e sopravvivere, piuttosto che amare e vivere.

Grazie, Signore, per il dono della fede! Grazie per chi per amore mi ha generato e mi ha trasmesso la fede! Grazie per il dono di tanti testimoni che, nell’anonimato e nella ripetitività della vita quotidiana, prendono in silenzio la croce e Ti seguono. Grazie per la preghiera e la fede di tanti uomini e donne,…
Grazie per il dono della fraternità!

Improvvisa scende la sera su Betlemme. Le tenebre mi avvolgono e sento arrivare la prova: responsabilità, impegni, limiti, scale che sembrano difficili da affrontare, resistenze, incomprensioni, falsità, tentazioni, peccati,…

Io, però, sono sempre di fronte a Gesù. Tutto è immerso nel buio, ma Lui è lì, con Maria, Giuseppe, il bue, l’asinello, i pastori, le pecorelle, gli angeli,…
Vedo brillare la luce dell’Amore e non ho più timore.

È allora che una preghiera sale fiduciosa dal profondo del mio cuore:
«Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male» (1Re 3, 9).
«Fa’ che sia sempre fedele alla tua legge
e non sia mai separato da Te»,
che trovi in Te la costanza e la forza
per combattere la buona battaglia,
l’umiltà e la mitezza che mi fanno somigliare a Te,
la speranza che mi consente di sognare,
l’amore che libera e trasforma il cuore.
Amen.
  [dGL]

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