Ieri mi è
capitato di passare davanti allo specchio e di dare un’occhiata, prima di
sfuggita, poi più attenta all’immagine riflessa. Nello specchio c’era
l’amministratore del Vangelo di Luca (16,1-8).
A farmelo
riconoscere non è stata la barba nera, l’evangelista infatti non si sofferma su
questo particolare poco rilevante ai fini del Vangelo, ma la condizione di
vita. Essa ci accomuna: abbiamo entrambi ricevuto qualcosa da amministrare e un
giorno dovremo rendere conto della buona o cattiva amministrazione di quanto ci
è stato affidato. Durante il tempo della nostra amministrazione, ci sono cose a
cui ci aggrappiamo nella convinzione che possano darci una qualche stabilità.
Il più delle volte si tratta di cose mondane: un lavoro sicuro, la giovinezza, una
posizione o un ruolo sociale, una buona fama, le ricchezze, il successo, il
potere, la bellezza,… ma di tutte queste cose, prima o poi, sperimentiamo il
limite trovandoci in una situazione di forte crisi: «Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione,
perché non potrai più amministrare» (Lc 16,2). È allora che l’amministratore
e io ci troviamo a fare i conti, a considerare le più convenienti vie d’uscita:
«Che cosa farò ora che il mio padrone mi
toglie l’amministrazione?» (Lc 16,3).
Un’altra
somiglianza tra me e l’immagine riflessa è che la via di salvezza è a portata
di mano. L’amministratore non deve intraprendere chissà quale azione
finanziaria; gli basta utilizzare il potere che ancora possiede per provare a
guadagnarsi qualche amico che si ricordi di lui quando sarà nel bisogno. Essere
accolto in casa di qualcuno gli eviterà di trovarsi disperato a mendicare un
pasto o un vestito. Anche io ho tutti i mezzi necessari per imboccare la via
della vita. È alla mia portata rispondere positivamente alla chiamata di Gesù e
seguirlo sempre, non soltanto nella celebrazione dell’Eucaristia o nella
preghiera quotidiana. Gesù va seguito anche quando porge l’altra guancia, anche
quando ha compassione della folla, anche quando perdona i nemici, anche quando
lavora nel nascondimento a Nazaret, anche quando si fa prossimo, anche quando,
disprezzato, continua ad amare e a donare la vita, anche quando risorge dai
morti ed è gioia per i discepoli, anche quando…
Potrebbe esserci, infine, una terza somiglianza
tra me e l’amministratore, ma al momento non so ancora dire se la mia
scaltrezza nel lasciare tutto e abbracciare il Vangelo sarà simile alla sua! [dGL]
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