Non è presto per
cominciare a preparare il presepe.
Non è presto,
perché un presepe per essere vivente
dovrebbe coinvolgere chi lo prepara e nascere dal cuore; ogni statuina,
infatti, ha la sua storia e i suoi motivi per essere collocata proprio lì, ha
una sua posa, vuole suscitare in chi si ferma a guardare un sentimento,
un’emozione, magari una riflessione.
La mia città
ricorda un presepe e, a ben vedere, non sono solo la disposizione delle case e
i bei mattoni a vista a dare questo effetto. I comignoli fumanti e le luci
accese comunicano il calore della vita, degli affetti, dei ricordi e delle
speranze; raccontano le stesse attese della gente nella notte di Betlemme,…
Pian piano davanti
ai miei occhi prende forma un meraviglioso presepe che si compone sulle nostre
strade, nelle nostre chiese, nei nostri ambienti di lavoro, nei nostri vicoli e
nelle nostre case.
Ci siamo tutti: accoglienti e indifferenti, vigilanti e
dormienti, amici e nemici, piccoli e potenti, umili e superbi, pii ed empi,
sazi e affamati, pazienti e impazienti, tristi e allegri, generosi e avari,
altruisti ed egoisti, caritatevoli e insensibili, pieni di speranza e
disperati, curiosi e annoiati, poveri e ricchi, taciturni e chiacchieroni,
tranquilli e inquieti, scontrosi e cordiali, pastori e re,…
Incamminandomi verso la mangiatoia, mi accorgo
che non è mai troppo presto per un presepe così, perché ci aiuterebbe ogni
giorno a fare memoria dell’Incarnazione di Gesù, del suo venire ad abitare in
mezzo a noi, del suo stare con noi e sarebbe un continuo invito a riconoscerci
fratelli accomunati da una stessa attesa di gioia e di pace! [dGL]
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