Gesù ci chiama e condivide con noi la
Sua vita, ci fa entrare nella Sua casa, si prende cura di noi, si fa nostro
servo, ci rivela il Padre.
Il discepolato consente a Giovanni di sintetizzare
il Vangelo in un’espressione: «Dio è
amore» (1Gv 4, 8). Stare con Gesù, diventare Suoi amici, significa
conoscere il Padre e contemplare il Suo amore. Non si resta indifferenti all’amore:
ci si innamora o si fa resistenza.
L’amore di Dio ci viene incontro, si
presenta a noi in tutta la Sua grandezza: «Nessuno
ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv
15, 13). Gesù ci ha chiamati, Gesù ci ha resi amici, Gesù ci ha amati fino alla
fine, ha dato la Sua vita per noi! Per questo, gli occhi della fede riescono a vedere la vita come la
risposta a una chiamata: «Noi amiamo
perché egli ci ha amati per primo» (1Gv 4, 19).
Il discepolo, il cristiano è colui che
docilmente si lascia modellare da Dio. Come Giovanni Battista (Gv 3, 30), egli lascia
agire Dio, gli fa spazio. La precarietà, la debolezza, la fragilità di cui
facciamo continuamente esperienza non devono abbatterci e scoraggiarci; non
devono costituire per noi un ostacolo insuperabile. Al contrario, sono
occasioni per alzare lo sguardo verso il cielo, per rivolgerci a Dio!
«Rimanete
nel mio amore»
(Gv 15, 8), ci invita Gesù.
Si rimane in un luogo, in una relazione,
dopo che vi siamo entrati. Gesù ci fa entrare nel Suo amore e, a chi desidera
rimanere, indica la via: «Seguimi»
(Gv 21, 19). [dGL]
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