Mi sono rimaste particolarmente
impresse queste parole del Papa.
Mi ricordano quando da piccolo il buio
mi faceva paura ed ero in grado di sopportarlo solo se c’era lì mia madre a
tenermi la mano o a prendermi in braccio.
Mi fanno pensare all’urgenza che ho di
tornare bambino. Il bambino ha paura del buio. Il bambino fugge il buio. Il bambino
vuole che ci sia sempre una luce accesa a impedire l’arrivo del buio. Il
bambino cammina nel buio solo se c’è lì con lui uno più grande: «Anche se vado per una valle oscura, non
temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi
danno sicurezza» (Salmo 22, 4). Il bambino non stringe alleanza col buio.
Io a volte sì. A volte cedo alla tentazione
di considerare alleato il buio. E ogni volta che succede mi ritrovo, poi, a
riconoscere d’essermi perso.
La paura del buio si attenua col
passare degli anni. Crescendo ci si convince che il buio può far comodo: il
buio permette di fare cose che alla luce del sole non faremmo mai; il buio
permette di ottenere vantaggi personali anche a scapito del prossimo e della
comunità; il buio permette di non avere vergogna e di non farsi scrupoli; il
buio permette di nascondersi agli occhi del nemico, ma anche dell’amico: «Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era
notte» (Gv 13, 30).
Così oggi m’immagino il Papa che si
immerge negli occhi luminosi della Beata Vergine Maria per trovare in lei
quella fiducia, quella tenerezza che consente di camminare anche in quest’ora
buia tenendo sempre fisso lo sguardo sul Suo Figlio Gesù!
Quando mancano cinquantacinque giorni a Natale,
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