Quando penso alla vocazione, rischio di
spostare l’attenzione su colui che viene chiamato e sulla scelta che egli deve
compiere: ascoltare la voce che chiama e rispondere positivamente, oppure far
finta di niente?
È in quei momenti, però, che alcuni brani
della Scrittura mi ricordano che bisogna sempre tener conto di Colui che ci
chiama a essere suoi discepoli, cioè a essere cristiani!
In Mc 10,17-27, ad esempio, si parla del
desiderio di un uomo di ereditare la vita eterna. Desiderio che ha dato la
forza a quell’uomo di osservare i comandamenti fin dalla sua giovinezza (Mc
10,20). Gesù risponde alla sua domanda fissando lo sguardo su di lui, amandolo
e proponendogli l’unica cosa che ancora gli manca per ereditare la vita eterna:
«… va’, vendi quello che hai e dallo ai
poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!» (Mc 10,21).
«Seguimi!» è la risposta
di Gesù al desiderio di quell’uomo e di ogni uomo.
La vocazione è, dunque, la risposta di
Dio alla mia domanda di vita eterna!
«Seguimi!» vuol dire «fai
la mia stessa strada», «vieni con me», «impara da me», «fidati di me».
Ci sarà una via da percorrere e non sarà
tutto semplice e in discesa, ma su quella via non sarai mai solo: il Maestro
buono sarà con te, ti guiderà, si prenderà cura di te, ti nutrirà, ti
proteggerà e ti riempirà il cuore della Sua gioia.
Seguendolo, lasci quello che hai e che
non è stato in grado di darti la felicità piena, e diventi erede di qualcosa di
grande, del tesoro, della promessa, della vita eterna.
Seguendolo, impari a fidarti di Lui.
Seguendolo, ti accorgi che la tua vita è
nelle sue mani e che non ti manca nulla, se stai con Lui.
«Tu
seguimi»
(Gv 21,22), dice Gesù a Pietro dopo la risurrezione.
Gesù si rivolge a Pietro, a uno che ha
già vissuto con Lui, a uno che è stato suo discepolo fin dall’inizio. Pietro ha
fatto esperienza di Gesù; ha visto che Gesù guarisce gli ammalati, riempie le
reti di pesci, moltiplica i pani, risuscita i morti, accoglie e perdona i
peccatori, ama fino a dare la vita e risorge sconfiggendo la morte!
Pietro sa che se terrà lo sguardo fisso
su Gesù – e tenere lo sguardo fisso su Gesù vuol dire proprio seguirlo – non
avrà a temere alcun male e non si smarrirà nelle tempeste che dovrà affrontare.
Il suo cuore non si perderà, ma resterà saldo e sarà in grado di confermare i
suoi fratelli, anche quando in gioco ci sarà la sua stessa vita.
Allora la parola vocazione non deve metterci addosso preoccupazioni o paure per
quello che accadrà dopo, come se ci venisse chiesto di fare un salto nel vuoto!
La parola vocazione
deve, invece, ravvivare in noi la fiducia in Qualcuno che si è rivelato
affidabile, in Qualcuno che sempre ci precede indicandoci la via! [dGL]
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