È il 13 maggio 2015.
Nelle nostre parrocchie si prega il
Rosario per le famiglie; a Madrid si gioca, invece, il ritorno della semifinale
di Champions League tra Real Madrid e Juventus.
Da pochi minuti abbiamo terminato la
preghiera in Duomo; guardo sul cellulare il parziale della partita: 1 a 0 per
il Real. Mi fermo sul sagrato della Chiesa a salutare qualche parrocchiano e
poi, avviandomi verso casa, consulto di nuovo il cellulare: la Juventus ha
pareggiato.
Mancano circa trenta minuti alla fine
della partita; siamo a Madrid e gli avversari sono i campioni uscenti.
«Ci
sarà da soffrire»,
penso aprendo il portone di casa e mi metto a leggere qualcosa per ingannare il
tempo in attesa del risultato finale. Al 90° siamo in parità e la Juventus
conquista meritatamente la finale di Berlino!
La mia è una gioia contenuta, infatti
non sono juventino, ma è pur sempre gioia: perché è una squadra italiana e
soprattutto perché nella Juve di quest’anno mi pare di poter vedere le
caratteristiche di una vera squadra.
Una vera squadra non è composta da un
gruppo di singoli che giocano per mettere in mostra il loro talento, ma di
compagni che si cercano e si aiutano. Una vera squadra non è necessariamente composta
dagli undici migliori giocatori sul mercato, ma da persone che hanno messo a
disposizione i loro talenti per raggiungere un obiettivo comune.
Questa Juve mi fa pensare alla nostra
parrocchia.
Anche le nostre azioni dovrebbero essere
espressione del nostro essere squadra. Non ci siamo scelti, così come in una
squadra di calcio non sono i giocatori a scegliersi per giocare insieme, ma
sono l’allenatore e i dirigenti a selezionare la rosa a inizio stagione.
In parrocchia non giochiamo da soli,
ognuno secondo il suo schema di gioco, ognuno per i suoi obiettivi. In
parrocchia dovremmo giocare per raggiungere un obiettivo che è comune: la
santità, la vita nuova nel Risorto!
In parrocchia non sono i successi a dare
valore a un’esperienza; al contrario è l’esperienza del Risorto a dare senso e
valore a tutte le iniziative parrocchiali, a tutte le azioni pastorali, anche a
quelle più geniali!
In parrocchia non si vince con le azioni
personali, ma con azioni corali, quelle azioni che riescono a coinvolgere il
maggior numero di persone. E lo schema migliore è quello che permette a
ciascuno di sentirsi amato e di esprimersi al meglio per il bene della comunità!
In questa Juve, indubbiamente, ci sono
molti talenti e veri fuoriclasse, ma soprattutto c’è un forte spirito di
squadra: quello spirito che nella nostra parrocchia ci rende pronti a
soccorrere il compagno in difficoltà, a dare una mano a difendere, anche se siamo
attaccanti e la difesa spetta ai difensori e al portiere, a non far pesare all’altro
e alla comunità le sue mancanze e i suoi fallimenti.
È lo Spirito Santo ad animare e guidare
la nostra vita cristiana; è lo Spirito Santo a fare di noi un solo corpo!
Cari lettori, questo giornalino
parrocchiale vuole essere il canto di un bel coro! Sfogliando le sue pagine troverete tante
voci impegnate a raccontare una stessa esperienza: la gioia di stare con Gesù.
E così chi ci vede, ci ascolta, ci legge,
ci incontra,… si innamorerà della lieta armonia che dalla nostra Chiesa si espande
fino agli estremi confini della terra! [dGL]
(Editoriale per Il Cicalino, giornalino parrocchiale)
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