I fili corrono, il
telaio del mondo fila il suo modello infinito, le linfe circolano nelle arterie
dell’umanità, ma un immenso volano mette in moto ogni cosa, un invisibile
palpito spinge ogni cosa avanti. Inizia la circolazione dell’amore. Le pale di
Dio discendono in profondità, estraggono il fango grondante dagli inferni delle
anime e lo trasferiscono nel cuore che è il centro. Il sangue avvelenato viene
assorbito, viene filtrato, e mandato poi avanti come un sangue rosa
ringiovanito. Tutto ciò che è affaticato e pesante viene immerso nel bagno
salvifico della misericordia, depressione e disperazione vengono versate nel
cuore che le accoglie.
Questo cuore vive di servizio. Non vuole glorificare
se stesso ma il Padre soltanto. Non parla del proprio amore. Fa il suo servizio
in modo che non lo si avverte, a tal punto che quasi lo si dimentica, come noi
dimentichiamo il nostro cuore nel groviglio degli affari. Pensiamo che la vita
vive da sé. Nessuno ascolta, neppure un secondo, il pulsare del suo cuore, né
vede le ore ed ore che esso gli dona. Si è abituato al suo battere lieve, al
suo eterno ondeggiare che batte da dentro alla sponda della sua coscienza. Lo
considera un destino, la natura, come il corso delle cose solite. Si è abituato
all’amore. Non ode più il dito che picchia giorno e notte alla porta della sua
anima, questa domanda, questa richiesta di entrare. [Hans
Urs von Balthasar, Il cuore del mondo, Jaca
Book]
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