sabato 23 novembre 2013

Venga il tuo regno

«Venga il tuo regno», noi preghiamo, e sia più intenso delle lacrime, e sia più bello dei sogni di chi visse e morì nella notte per costruirlo. Un regno che è di Dio, che è per l’uomo. Ed è come ripetere le parole del ladro pentito.

Pregare ogni giorno: «Venga il tuo regno» significa credere che il mondo cambierà; e non per i segni che riesco a scorgere dentro il groviglio dolente della cronaca, ma perché Dio si è impegnato con la croce.

Dire: «Venga il tuo regno» è affermare che la speranza è più forte dell’evidenza, l’innocenza più forte del male, che il mondo appartiene non a chi lo possiede ma a chi lo rende migliore.

Dire: «Venga il tuo regno» è invocare per noi un amore di una qualità simile a quella del Crocifisso, che muore ostinatamente amando, preoccupandosi di chi gli muore accanto, dimenticandosi di sé.

Il regno di Dio verrà quando nascerà, nel cuore nuovo delle creature, l’ostinazione dell’amore, e quando questa ostinazione avanzerà dalle periferie della storia fino a occupare il centro della città degli uomini. Solo questo capovolgerà la nostra cronaca amara in storia finalmente sacra.

[p. Ermes Ronchi, Respirare Cristo. Commento ai vangeli festivi. Anno C]

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