lunedì 9 gennaio 2012

La carezza di Dio

Ieri ho celebrato tre messe: la mattina alle 08.00, quando le vecchiette della parrocchia erano sicuramente più sveglie di me, un funerale alle 15.00 e la messa delle 17.00. Le persone e le situazioni erano sicuramente diverse, ma il Vangelo era sempre quello della Festa del Battesimo di Gesù (Mc 1, 7-11).

Sabato sera, leggendo il Vangelo, ho sentito la carezza di Dio nelle parole rivolte a me, figlio nel Figlio: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1, 11) e sono rimasto colpito dall’effetto sorprendente di queste parole. Dal momento del nostro Battesimo, da quando veniamo innestati in Cristo, riceviamo in dono una speciale relazione con il Padre, diventiamo figli e figli amati! Possiamo chiamare Dio con la familiarità, con l’affetto, con la fiducia di chi sta parlando proprio con suo padre. È un miracolo: in Gesù diventiamo figli di un Padre che è fedele e non ci abbandona mai, non si dimentica mai di noi! È un tesoro da custodire con una vita di preghiera, di comunione con Dio e con i fratelli!

Domenica mi sono chiesto come condividere la carezza ricevuta da Dio con le nonne della messa delle 08.00. Come annunciare loro questa grande gioia? Per alcune di loro, la messa è l’unico momento in cui possono incontrare altre persone; forse le mani che stringono durante lo scambio di pace, rappresentano l’unico contatto umano della giornata,… Forse quando scambio la pace non ci faccio caso ma prendendo la mano di qualcuno, gli trasmetto una vicinanza fisica e spirituale: ci sono, puoi contare su di me, sono tuo fratello, non sarai mai solo,… Caro amico, il Signore dice proprio a te nel tuo dolore, nella tua solitudine, nella tua angoscia, nel tuo sentirti abbandonato anche dalle persone più care: Tu sei il Figlio mio, l’amato. Non voglio che tu faccia niente per meritare questo amore, seguimi e fai festa con me! Mangia con me, resta in comunione con me, vivi con me!

Alle 15.00 sono chiamato ad accompagnare il dolore di alcuni fratelli per la perdita di una persona molto cara. Mi soccorre la Parola del Signore, ancora una volta è una carezza, o un vero e proprio abbraccio: questo essere figlio amato si traduce nel dono di una vita che è per sempre. Gesù condivide con noi tutta la Sua vita: nasce, cresce, è obbediente alla volontà di Dio, vive, porta la croce, muore e risorge! La morte come un momento in cui veniamo alla luce, incontriamo il Signore, colui che con tutto il cuore desideriamo! Nell’ora della mia morte, Egli mi prenderà per mano e dicendomi: «Non temere», mi condurrà con dolcezza nella casa del Padre! Con Lui la morte non fa più paura!

Alle 17.00 la giornata volge al suo tramonto e la celebrazione si colora della gioia del ringraziamento per la continua presenza del Signore accanto a noi: ti ringrazio, Padre, perché mi hai custodito, ti sei fatto mio compagno di strada e hai asciugato le lacrime sul mio volto, ma anche sul volto di tanti fratelli. La carezza di Dio mi incoraggia a riprendere il cammino, a lasciarmi plasmare dal Suo Spirito. Come un figlio mi rivolgo a Lui: Padre nostro… [dGL]

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