domenica 29 dicembre 2019

Talento

«Il “talento” anticamente era un’unità di misura molto grande, e l’uso che spesso facciamo della parola è frutto di un’errata interpretazione. In un passo del Vangelo di Matteo (Mt 25, 14-15) è usata per indicare ciò che un ricco padrone, in partenza per un viaggio, affidò ai suoi servi: diede un certo numero di talenti “a ciascuno secondo la sua capacità”. Qui il talento non è un’abilità naturale, innata, come nella nostra interpretazione individualistica, ma tutto ciò che ci dona la vita in base alle nostre capacità: un bicchiere riceve tanto liquido quanto ne può contenere. Il talento non è una sorta di ingiusta distribuzione del destino, è la parte di mondo che possiamo accogliere e di cui possiamo prenderci cura al meglio, non al di sotto e non al di sopra delle nostre capacità. I talenti sono le cose e le persone che ci vengono affidate in base alla nostra abilità di portarle a compimento. A questo sono chiamati tutti» (Alessandro D’Avenia, L’arte di essere fragili, Mondadori).

mercoledì 25 dicembre 2019

La luce del Natale

«Caro fratello, cara sorella, se le tue mani ti sembrano vuote, se vedi il tuo cuore povero di amore, questa notte è per te. È apparsa la grazia di Dio per risplendere nella tua vita. Accoglila e brillerà in te la luce del Natale» (Papa Francesco, Omelia nella notte di Natale 2019).

Se vuoi, puoi leggere il testo completo della bellissima omelia del Papa cliccando su questo link:

Oppure puoi ascoltarla cliccando qui:


martedì 24 dicembre 2019

Ti prego

«Ti prego, Signore Dio:
l’angelo che tu hai mandato
venga di nuovo e ci insegni
come accogliere questo bambino
che nascerà per noi.

Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria,
che nascerà per noi»

(Salmello tratto dalla liturgia ambrosiana delle ore, Primi vespri di Natale).

lunedì 23 dicembre 2019

Forza impareggiabile

«13. C’è un solo male che devi temere: il peccato. Quando la corte dell’imperatore d’Oriente si riunì per discutere la punizione da infliggere a san Giovanni Crisostomo per la franca denuncia rivolta all’imperatrice, furono suggerite le seguenti possibilità:
a)   gettarlo in prigione; “ma – dicevano – lì avrebbe l’opportunità di pregare e di soffrire per il Signore, come ha sempre desiderato”;
b)   esiliarlo; “ma, per lui, non c’è posto dove non abiti il Signore”;
c)   condannarlo a morte; “ma così diventerà un martire e soddisferà la sua aspirazione di andare dal Signore”.
“Nessuna di queste possibilità costituisce per lui una pena; al contrario, le accetterà con gioia”.
d)   C’è una sola cosa che egli teme molto e che odia con tutto se stesso: il peccato; “ma sarebbe impossibile forzarlo a commettere un peccato!”
Se temi solo il peccato, la tua forza sarà impareggiabile» (François-Xavier Nguyen Van Thuan, Cinque pani e due pesci, ed. San Paolo).

domenica 22 dicembre 2019

La preghiera

«[…] Gesù riconosce e insegna a riconoscere come vero comportamento orante quello del pubblicano [leggi Lc 18, 9-14]. La preghiera dei cristiani deve essere dunque la preghiera del Cristo: umile, semplice e sincera. Al Padre celeste dobbiamo chiedere lo Spirito Santo, innanzitutto, che in sé porta ogni pienezza. Per pregare dunque bene dobbiamo tenere sempre come modello di vita Cristo Signore, e far passare attraverso il suo cuore tutti noi stessi» (Don Pino Puglisi, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, BUR).

sabato 21 dicembre 2019

Più vicini

«[…] È un’amicizia da parte di Gesù che non conosce nemmeno il tradimento, difatti Gesù non si tira indietro anche quando Pietro lo ha rinnegato. Condizione però, perché si ristabilisca questa amicizia è il pentimento, che non significa autocolpevolizzarsi, autocommiserarsi, né soltanto riconoscere di avere sbagliato, ma soprattutto desiderio di ricominciare di nuovo. Anche noi per ritenere qualcuno amico, esigiamo fedeltà, confidenza, fiducia, per cui Gesù è amico esigente, ma che non abbandona. A questo proposito mi veniva in mente una citazione: “L’uomo è legato a Dio da un filo sottilissimo e quando pecchiamo il filo si spezza, quando ci pentiamo Dio fa un nodo al filo e il filo si accorcia e così siamo più vicini”» (Don Pino Puglisi, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, BUR).

venerdì 20 dicembre 2019

Ti voglio bene

«[…] Se, infatti, noi pretendiamo che gli altri cambino prima di noi nulla mai cambierà.
È importante cambiare noi stessi, i nostri atteggiamenti, la nostra accoglienza, bisogna essere profondamente e sinceramente accoglienti verso tutti accogliendoli così come sono. Accoglienti significa essere come è Dio nei nostri confronti, come Gesù nei confronti di Zaccheo. Zaccheo sentendosi amato da Gesù ha cambiato il suo atteggiamento.
Solo se si è amati si può cambiare; è impossibile cambiare se si è giudicati. Si può contribuire a cambiare qualcuno solo se si esprime il proprio amore, e nel proprio amore gli si dice: “Appunto perché ti voglio bene così come sei, desidero per te che tu cambi”. Tutto questo può aiutarci a crescere insieme come gruppo» (Don Pino Puglisi, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, BUR).

giovedì 19 dicembre 2019

La vita

«… la vita è vocazione all’Amore (che è Dio stesso). Vocazione all’Amore, quindi vocazione alla comunione con Dio. È nella comunione con Dio che consiste la pienezza di vita dell’uomo. Questa comunione con Dio si realizza attraverso la comunione con gli altri uomini e questa comunione con Dio e con gli altri uomini dà, già da ora, una caparra che sarà la gioia senza fine quando saremo ammessi a goderne in un modo straordinario, inesprimibile adesso» (Don Pino Puglisi, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, BUR).

mercoledì 18 dicembre 2019

Pace

«11. La tua sola saggezza sarà la scienza della croce (cfr. 1Cor 2, 2). Guarda alla croce e troverai la soluzione a tutti i problemi che ti assillano. Se la croce è il criterio sul quale basi le tue scelte e le tue decisioni, la tua anima sarà in pace» (François-Xavier Nguyen Van Thuan, Cinque pani e due pesci, ed. San Paolo).

martedì 17 dicembre 2019

Il nostro Dio

«Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte» (Salmo 67, 20-21).

lunedì 16 dicembre 2019

Fiducia

«La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così possiamo dire con fiducia: Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?» (Eb 13, 5-6).

domenica 15 dicembre 2019

L’amore fraterno

«L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli» (Eb 13, 1-2).

sabato 14 dicembre 2019

Un solo linguaggio

«6. Indossa una sola uniforme e parla un solo linguaggio: la carità. La carità è il segno che tu sei un discepolo del Signore (cfr. Gv 13, 35). È il distintivo meno costoso, ma è il più difficile da trovare. La carità è la “lingua” principale. San Paolo la riteneva molto più preziosa del “parlare le lingue degli uomini e degli angeli” (1Cor 13, 1). Sarà la sola lingua che sopravvivrà in cielo» (François-Xavier Nguyen Van Thuan, Cinque pani e due pesci, ed. San Paolo).

venerdì 13 dicembre 2019

Salvezza

«Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi; ...» (Esodo 14, 13).

giovedì 12 dicembre 2019

Speranza

«Dio eterno è il Signore,
che ha creato i confini della terra.
Egli non si affatica né si stanca,
la sua intelligenza è inscrutabile.
Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi
» (Isaia 40, 28-31).

mercoledì 11 dicembre 2019

Una sola forza

«5. Tu credi una sola forza: l’Eucaristia, il corpo e il sangue del Signore che ti darà la vita: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). Come la manna nutrì gli Israeliti nel loro viaggio verso la terra promessa, così l’Eucaristia ti nutrirà nel tuo cammino della speranza (cfr. Gv 6, 50)» (François-Xavier Nguyen Van Thuan, Cinque pani e due pesci, ed. San Paolo).

martedì 10 dicembre 2019

Coltiva…

«10. Coltiva un amore speciale per Maria. San Giovanni Maria Vianney confidava: “Dopo Gesù, il mio primo amore è per Maria”. Se ascolti lei, non perderai la strada; qualunque cosa intraprenderai nel suo nome, non fallirai. Onorala e guadagnerai la vita eterna» (François-Xavier Nguyen Van Thuan, Cinque pani e due pesci, ed. San Paolo).

lunedì 9 dicembre 2019

C’è un centro nella vita…

«Il giovane Francesco d’Assisi cerca una direzione nella vita. Poco più che ventenne, è prigioniero di guerra per un anno intero nelle carceri di Perugia, da cui esce drammaticamente disorientato. Torna ad Assisi, ma la sua crisi si distende come una palude lunga e limacciosa. Gli capita un giorno di entrare nella chiesetta diroccata di San Damiano, poco fuori città. Lì vive il suo incontro con il Crocifisso – la grande immagine oggi custodita dalle clarisse.
Il Crocifisso di San Damiano ha uno sguardo vivo, è un Gesù che emerge dalla tomba, avendo attraversato le ombre della morte. È un Vivente che guarda lontano, fino ai confini del mondo, scrutando dentro il cuore di ognuno. Il giovane Francesco vi sta davanti a lungo. E intuisce che c’è un centro nella vita. Perché in quell’icona tutti i personaggi guardano a Gesù, oppure lo indicano con un gesto della mano, oppure parlano di Lui» (don Paolo Alliata, C’era come un fuoco ardente, ed. PONTE ALLE GRAZIE).

domenica 8 dicembre 2019

Tempio di Dio

«Ascolta, porta molte volte la mano al petto e ripeti: “Il Signore è con me, il Signore è in me”. Progressivamente arriverai ad assaporare la gioia di questa presenza. Sei tempio di Dio. Vivi con amore ogni momento presente, ognuno dei tuoi giorni. Sii una lode incessante» (Teresa Gutiérrez de Cabiedes, Van Thuan libero tra le sbarre, Città Nuova).

sabato 7 dicembre 2019

Il bene

«La crescita del bene nel mondo dipende in parte da gesti che non fanno la storia; e il fatto che le cose per me e per te non vadano male come avrebbero potuto, lo dobbiamo almeno per metà a coloro che hanno vissuto con fedeltà una vita nascosta, a chi riposa in tombe che nessuno visita» (George Eliot).

venerdì 6 dicembre 2019

Perdono

«Dinh, sai? Mia madre ci ripeteva sempre: "Non c'è un santo senza un passato né un peccatore senza un futuro". Ciò che è stato perdonato, è perdonato» (Teresa Gutiérrez de Cabiedes, Van Thuan libero tra le sbarre, Città Nuova).

mercoledì 4 dicembre 2019

La ricompensa

«Una sola ricompensa: Dio stesso. Quando Dio chiese a San Tommaso d’Aquino: “Hai scritto bene su di me, Tommaso: quale ricompensa vuoi?”, San Tommaso rispose: “Solo te, Signore!» (François Xavier Nguyen Van Thuan).

martedì 3 dicembre 2019

La misura

«Le barriere cadono: poiché Dio mi ha perdonato quando io ero ancora suo nemico (Rm 5, 10), anch’io devo perdonare al mio prossimo mentre mi è ancora nemico (Mt 5, 43-48); poiché Dio, senza pensare ad un tornaconto, mi ha fatto dono sino alla perdita totale di se stesso (Mt 27, 46), io devo rinunciare a tener un conto tra l’elemosine e una ricompensa concreta, tangibile (Mt 6, 1-4; 6, 19-34); la misura che Dio adotta diventa la misura che io devo adottare ed in base alla quale vengo misurato in conseguenza: questa non è una sentenza di “pura equità”, ma la logica dell’amore assoluto: ed è ancora la sua assoluta incondizionatezza che si è operata in noi e che noi a nostra volta dobbiamo operare, che reca in sé il “timore”» (Hans Urs Von Balthasar, Solo l’amore è credibile, ed. Borla, p. 93).

Gratitudine

Cari genitori,
all’alba e al tramonto di ogni giorno
accogliete come un dono
i vostri figli

lunedì 2 dicembre 2019

L’Amico

«Dopo la mia liberazione, molte persone mi hanno detto: “Padre, lei ha avuto molto tempo per pregare, in prigione”. Non è così semplice come potreste pensare. Il Signore mi ha permesso di sperimentare tutta la mia debolezza, la mia fragilità fisica e mentale. Il tempo passa lentamente in prigione, particolarmente durante l’isolamento. Immaginate una settimana, un mese, due mesi di silenzio… Sono terribilmente lunghi, ma quando si trasformano in anni, diventano un’eternità. Un proverbio vietnamita dice: “Un giorno in prigione è come mille autunni fuori”. Vi sono giorni in cui, stremato dalla stanchezza, dalla malattia, non arrivo a recitare una preghiera!

Mi viene alla memoria una storia, quella del vecchio Jim. Ogni giorno, alle 12, Jim entrava in chiesa, per non più di due minuti, poi usciva. Il sacrestano era molto curioso e un giorno fermò Jim e gli domandò:
“Perché vieni qui ogni giorno?”
“Vengo per pregare”.
“Impossibile! Quale preghiera puoi dire in due minuti?”
“Sono un vecchio ignorante, prego Dio a mio modo”.
“Ma cosa dici?”
“Dico: Gesù, eccomi, sono Jim. E me ne vado”.

Passano gli anni. Jim, sempre più vecchio, malato, entra in ospedale, nel reparto dei poveri.
In seguito, sembra che Jim stia per morire, e il prete e la religiosa infermiera stanno vicino al suo letto.

“Jim, dicci: perché, da quando sei entrato in questo reparto, tutto è cambiato in meglio, e la gente è diventata più contenta, felice e amichevole?”.
“Non lo so. Quando posso camminare, giro di qua e di là, visitando tutti, li saluto, chiacchiero un po’; quando sono a letto, chiamo tutti, li faccio ridere tutti, li rendo tutti felici. Con Jim, sono sempre felici”.
“Ma tu, perché sei felice?”
“Voi, quando ricevete una visita ogni giorno, non siete felici?”
“Certo. Ma chi viene a visitarti? Non abbiamo mai visto nessuno”.
“Quando sono entrato in questo reparto, vi ho chiesto due sedie: una per voi, una riservata per il mio ospite, non vedete?”
“Chi è il tuo ospite?”
“È Gesù. Prima andavo in chiesa a visitarlo, adesso non posso più; allora, alle 12, Gesù viene”.
“E che cosa ti dice Gesù?”
“Dice: Jim, eccomi, sono Gesù!...”
Prima di morire lo vediamo sorridere e fare un gesto con la mano verso la sedia vicina al suo letto, invitando qualcuno a sedere. Sorride di nuovo e chiude gli occhi.

Quando le forze mi mancano e non riesco neanche a recitare le preghiere, ripeto: “Gesù, eccomi, sono Francesco”. Vengono gioia e consolazione, ed esperimento che Gesù risponde: “Francesco, eccomi, sono Gesù”» (François Xavier Nguyen Van Thuan, Cinque pani e due pesci, ed. San Paolo, pp. 30-32).

Preghiera

Cari genitori,
affidate a Dio i vostri figli

venerdì 29 novembre 2019

Educate

Cari genitori,
educate i vostri figli
a guardare con occhi limpidi,
a pensare in modo semplice,
ad agire con cuore puro

mercoledì 27 novembre 2019

Sentimenti

Cari genitori,
cari figli,
«abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2, 5).

lunedì 25 novembre 2019

Come un padre

«Il sacerdote deve comportarsi con i fedeli come un padre si comporterebbe con i suoi figli più piccoli: come non ci alteriamo se loro ci insultano, ci colpiscono o piangono, né diamo soverchia importanza ai loro sorrisi e alle loro moine, ugualmente non dobbiamo inorgoglirci per le lodi dei fedeli, né abbatterci per le critiche che ci vengono mosse inopportunamente da loro» (San Giovanni Crisostomo).

Scegliete

Cari genitori,
scegliete
di essere punti di riferimento per i vostri figli

domenica 24 novembre 2019

Cercate

Cari genitori,
insieme ai vostri figli
cercate il buono, il vero, il bello, il giusto

sabato 23 novembre 2019

Gratuità

Cari genitori,
con le vostre scelte di vita
dite ai vostri figli quant’è bella la gratuità!

venerdì 22 novembre 2019

Ascolto

Cari genitori,
trovate ogni giorno il tempo e il modo di ascoltare i vostri figli

giovedì 21 novembre 2019

mercoledì 20 novembre 2019

lunedì 4 novembre 2019

Successo evangelico

«Devo dirlo fin da subito, sin dal primo capitolo delle mie memorie: chi non è disposto a intraprendere il cammino del fallimento sociale non potrà seguire Gesù Cristo. Non ci si deve ingannare, così stanno le cose. Non tutti i fallimenti conducono a Dio, ma posso assicurare che nessun successo conduce a Lui. A salvarci sono i fallimenti che non si trasformano in disperazione o, detto in altre parole: disperarsi impedisce a un determinato fallimento di dare il suo frutto evangelico. Dunque, chi fallisce e non si dispera si trova nelle migliori condizioni possibili per comprendere e vivere il Vangelo. Per questo motivo fallire può essere la maggiore delle fortune e la benedizione più grande. Ecco perché educare un cristiano significa prepararlo a fallire nel modo giusto.
Voglio inoltre aggiungere che un successo evangelico spesso è all’apparenza un fallimento umano» (Pablo d’Ors, L’oblio di sé, Vita e Pensiero, p. 41).

giovedì 31 ottobre 2019

Pane

«Appena si avvicina la sera l’aria sente odore di minestra, di aglio e di cipolla. Pietro porta con sé, in casa dell’amico, Severino, il quale ne sembra subito rapito. Lo commuove a tavola il pane con la croce sulla crosta; il pane è fatto in casa, è buono quando è raffermo di una settimana, e poiché manca di sale, ha ancora il gusto del grano. Gli ricorda il pane della sua gioventù» (Ignazio Silone, Il seme sotto la neve, Mondadori, p. 414).

martedì 29 ottobre 2019

Sì, ma i Santi?

Il peggior nemico del cristianesimo non è il 31 ottobre,
né la convivenza con altre religioni,
né le frazioni di tradizionalisti e progressisti.

Il peggior nemico del cristianesimo
è la mancanza d’amore per il Vangelo,
un tesoro così bello,
così santo,
così buono,
così eterno,
così dolce!

L’innamorato parla solo della sua amata e ne parla con entusiasmo, scegliendo le parole e le immagini più belle, più preziose, più pure, più delicate!

E agli occhi degli altri pare un pazzo pazzo d’amore!

In questi giorni si parla tanto per contrastare zucche e zucchine
e non si trovano parole per raccontare la bellezza dei Santi
e delle anime sante,
bisnonni, nonni,
padri, madri,
figli, figlie,
fratelli, sorelle,
zii, zie,
amici,
uomini e donne che occorre ringraziare perché ci siamo,
perché abitiamo le case che hanno costruito,
perché professiamo la fede che ci hanno trasmesso,
perché ci hanno insegnato
a parlare, a camminare, a guardare, a contemplare,... ad amare,
perché hanno studiato, inventato, composto sinfonie, canzoni, poesie,...
perché hanno coltivato la loro zolla di terra
facendone con la grazia di Dio un giardino
pieno di fiori colorati e di alberi da frutto!

Mi sono innamorato di Gesù e dei Suoi amici, i Santi.

Così è un gesto d’amore andare a messa il 1 novembre ed essere in comunione con tutti gli amici visibili, la Chiesa terrestre, e con tutti gli amici invisibili, la Chiesa celeste.

Così il 2 novembre è un gesto d’amore andare a messa e visitare i cimiteri per ricordare e ringraziare, e per sentirci parte di una storia, che non è iniziata con noi e non finirà con noi. [dGL]

lunedì 28 ottobre 2019

Sperare e non temere

«Una volta, per consolarmi, [il Signore] mi disse con molto amore di non affliggermi, perché in questa vita non si può essere sempre allo stesso modo: alcune volte avrei avuto molto ardore, altre sarei stata del tutto priva di esso, alcune volte mi sarei sentita calma, altre inquieta e fra tentazioni, ma dovevo sperare in lui e non temere» (S. Teresa d’Avila, Libro della mia vita, Paoline, p. 382).

mercoledì 23 ottobre 2019

Presepe

trovami casa

è vero che non è compito del parroco trovare casa ai suoi parrocchiani, ma la sera il parroco fatica a trovare pace e a sorridere al mondo, perché pensa alla notte di chi non ha trovato un tetto e ha solo coperte e cartoni.
le ore del giorno Lazzaro e i Suoi le passano girovagando qua e là, senza una meta, animati da una debole speranza.

23 ottobre
e fa ancora caldo.
il clima sembra avere un po’ di pietà e di compassione, almeno da queste nostre parti.
pietà e compassione che erode non aveva duemila anni fa
eppure il suo palazzo era maestoso
eppure i ricchi epuloni banchettavano

dunque i mezzi per aiutare i miseri non mancavano

che c’entra adesso erode?
boh
è arrivato senza bussare

Lazzaro e i Suoi all’aperto
un’altra notte
le stelle, la luna,
e loro pastori erranti.
sono ancora uomini, loro in ritirata dalla vita, loro che non hanno riparo?

che vuole farci, padre?

dormitori non ce ne sono
e con ogni mezzo si esorcizza il fantasma di case popolari

ci sono Caritas e Case di accoglienza
figlie di Compassione e Provvidenza
ma anche lì a un certo punto i posti mancano

ci vorrebbe una Confraternita!
ci vorrebbe un Santo!
un San Francesco o un San Filippo o un San Camillo
o una Madre Teresa o un Fratel Ettore

ci vorrebbe Gesù!

ma anche Lui
senza permesso
senza prenotazione
senza conto in banca
senza garanzie,...
senza amici che contano,...

nemmeno in una grotta o in una stalla.
per Lui un tetto di luna e di stelle,
coperte e cartoni al posto della paglia

mercoledì 2 ottobre 2019

Cos’è un prete

«Ma un giorno mio padre mi ha fatto questa domanda: “Dici sempre che vuoi esser prete. Ma sai veramente che cosa è un prete?”. E allora mi ha mostrato un ritratto del prete che era esattamente l’eco di quello che io sentivo senza comprendere, di quello che sognavo senza poterlo esprimere: “Figlio mio, prete ed egoismo non vanno per mano. È impossibile. Un prete non appartiene a se stesso. Ha una sola ragione di vivere: è di vivere per gli altri”.
Questo corrispondeva esattamente a quello che il Signore aveva seminato dentro di me. Tutta la vita io vivo questo sogno di essere uno con Cristo per aiutare i miei fratelli a vincere l’egoismo» (Dom Helder Câmara, Il Vangelo con Dom Helder, Cittadella editrice, p. 10).

venerdì 20 settembre 2019

Verità Libertà

Sono un prete e nell'esercizio del mio ministero incontro spesso persone molto anziane e persone ammalate.
Mi capita anche di assistere moribondi e agonizzanti.

Così ho potuto notare come l'opinione dell'ammalato sulla sua vita cambi notevolmente a seconda della percezione che egli ha del mondo che lo circonda.

A partire da queste esperienze quotidiane di incontro e ascolto, oggi mi chiedo se la decisione di farsi uccidere, perché ci si sente un peso o uno scarto per la società, si possa davvero considerare scelta libera del malato.

Io credo di no.

Noi siamo tutti figli di qualcuno (per essere concepiti c'è stato bisogno dell'incontro di un uomo e di una donna) e nessuno di noi ha deciso se nascere o non nascere, né abbiamo deciso dove e quando nascere.

Nessuno di noi è stato libero di nascere.

Se questo vale per la nascita di ogni uomo, dovrebbe valere per la vita intera: non ho deciso quando nascere (si vede che non è in mio potere), non decido quando morire.

Ogni volta che un uomo sceglie di lasciarsi morire, è una sconfitta per tutta la nostra società umana.

Ognuna di queste morti ci ricorda quanto siamo stati incapaci di prossimità, solidarietà, compassione, carità.
Ognuna di queste morti ci ricorda quanto siamo stati incapaci di far sentire "a casa sua" una persona in difficoltà.
Ognuna di queste morti ci ricorda quanto siamo individualisti e poco inclini a prenderci cura dei membri della comunità di cui facciamo parte, soprattutto dei più deboli, dei più poveri, degli ultimi.

Per me, poi, che sono cristiano, il dolore per ognuna di queste morti è ancora più grande.

Sono molto contento quando mi ritrovo con “il mondo a fianco” nella battaglia per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, degli emarginati, dei più poveri e abbandonati.

Sarei molto contento di ritrovarmi “il mondo a fianco” nella battaglia per il rispetto della vita fin dal suo concepimento.

Sarei molto contento di ritrovarmi “il mondo a fianco” nell’assistenza e nella prossimità agli ammalati e agli agonizzanti.

San Camillo, Santa Teresa di Calcutta e molti altri santi, che si sono segnalati per la passione vissuta nelle corsie degli ospedali, hanno detto con la vita che la differenza la fa l’amore: «Più cuore in quelle mani», diceva san Camillo ai suoi discepoli!

I malati e gli agonizzanti non possono essere lasciati soli!
Con loro noi, e tutto il mondo, dovremmo essere, non per aiutarli a morire, ma per far loro sentire quanto ci sono cari e indispensabili!

Ho scritto questo perché so bene che solo il malato conosce le sofferenze fisiche o morali che sta attraversando e non mi permetterei mai di giudicarlo per le sue opinioni e volontà.

don Gian Luca Rosati, prete

giovedì 19 settembre 2019

Goccia (62)

«Chi riserva la generosità solo verso i concittadini? La natura mi comanda di essere utile a tutti gli uomini: se poi siano liberi o schiavi, nobili o affrancati, liberi di diritto o per amicizia, che differenza fa? Dovunque c’è un uomo, lì vi è occasione di fare del bene» (Lucio Anneo Seneca, La vita felice, in Dialoghi morali, Einaudi).

mercoledì 18 settembre 2019

Goccia (61)

È venuto infatti Benedetto XVI e voi dite: «Non è Giovanni Paolo II».
È venuto Francesco e voi dite: «Non è Benedetto XVI».
Passano gli anni e cambiano i nomi, la conclusione, però, è la stessa:
«Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli» (Lc 7, 35).

[riflessione sul Vangelo del giorno: Lc 7, 31-35]

sabato 10 agosto 2019

Il coraggio

Signore Gesù,
Ti chiedo il coraggio di lasciarmi salvare
non a modo mio,
ma a modo Tuo,
non per le mie vie,
ma per le Tue vie. [dGL]

venerdì 26 luglio 2019

La barca e i naufraghi



- Chi sei?
- Sono un prete
- E chi è un prete?
- Un prete è uno che va in giro per tutta la vita sulla barca della Chiesa a soccorrere naufraghi.
- Chi sono i naufraghi?
- I naufraghi sono tutti quelli che il mondo scarta o lascia da soli.
- Posso venire con te?
- Certo che puoi!

Soccorre naufraghi è la missione di un cristiano fin dalla chiamata rivolta da Gesù ai primi discepoli. Il Vangelo racconta di naufraghi soccorsi da Gesù e dai suoi, gli Atti degli Apostoli raccontano di naufraghi soccorsi dagli apostoli e dai cristiani nel nome e per amore di Gesù. Tutta la storia della Chiesa racconta di naufraghi soccorsi e portati in salvo. La nostra piccola e ordinaria storia di cristiani è tutta un soccorrere naufraghi.

I naufragi a cui assistiamo sono di tipo diverso: ci sono i naufraghi veri e propri, quelli che devono essere salvati da un naufragio in mare, ma ci sono naufraghi nel mare della solitudine, della malattia, della povertà, dell’emarginazione, delle dipendenze dall’alcool, dal fumo, dalla droga, dal gioco d’azzardo,… ci sono naufraghi che hanno visto infrangersi i loro sogni e oggi non trovano un salvagente a cui aggrapparsi per riprendere una vita dignitosa, quelli che sono stati abbandonati da tutti, o quelli che hanno abbandonato tutto e tutti, quelli che sono stati traditi dalle persone che amavano o dagli amici di cui si fidavano, quelli che sono vittime di violenze e prepotenze,… Si naufraga per tanti motivi e ci si ritrova in una condizione in cui ci si sente perduti.

A tutti i naufraghi si avvicina Gesù e con Gesù si avvicina il cristiano chiamato a stare là dove sta Gesù: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» (Gv 12, 26).

Se ci facciamo caso, dalla mattina alla sera, abbiamo la possibilità di soccorrere naufraghi, prendendoci cura di tutte le persone che incontriamo in casa nostra e sulla strada. A qualcuno basta un saluto o un sorriso per sentirsi accompagnato con simpatia da chi gli sta intorno e non sentirsi solo. A un altro basta una visita e qualche minuto di attenzione per ritrovare un po’ di serenità e di speranza. Altri hanno bisogno di fiducia e di incoraggiamento per superare una crisi. Tutti possiamo offrire al prossimo una parola buona, uno sguardo benevolo e la possibilità di riscattarsi dagli errori commessi in passato.

Quando penso alla misericordia di Dio, la immagino così: una chiamata alla vita santa che si rinnova e risuona con maggiore forza nel momento in cui il mio rapporto con Dio sembra compromesso irrimediabilmente.

Perciò un prete, come ogni cristiano, va in giro per tutta la vita sulla barca della Chiesa a soccorrere naufraghi. [dGL]

giovedì 18 luglio 2019

Il primo passo dell’uomo

Josip Botteri Dini, Il Samaritano, Chiesa di Cristo Re, Porto d'Ascoli
Leggendo la parabola del buon Samaritano (Lc 10, 25-37), rimango colpito da due parole di Gesù che rimandano il dottore della Legge alla sua vita.

Quando il dottore della Legge espone il comandamento dell’amore: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso» (Lc 10, 27), Gesù gli dice: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

Al termine del racconto della parabola, quando il dottore della Legge è invitato a tirare le conclusioni e dice che il prossimo è chi ha avuto compassione dell’uomo aggredito dai briganti, Gesù dice: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10, 37).

Il dottore della Legge chiede a Gesù che cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Gesù gli risponde con indicazioni riguardanti il suo presente: «… fa’ questo e vivrai»; «Va’ e anche tu fa’ così». Le risposte di Gesù mi fanno pensare all’eternità come qualcosa che è già in atto nella nostra vita terrena: amare Dio con tutto il cuore e il mio prossimo come me stesso vuol dire condividere quell’amore di Dio che è da sempre e che si esprime nel creato, nella storia, nella vita d’ogni giorno, nell’eternità.

Il primo passo dell’uomo per entrare nella vita eterna è riconoscersi amato da Dio.

Nella parabola del buon Samaritano balza all’occhio la violenza dei briganti che aggrediscono un uomo in cammino e lo lasciano mezzo morto sulla strada. Balza all’occhio il comportamento di un sacerdote e di un levita che vedono e passano oltre.
«Ma come si può passare oltre e lasciarlo lì a morire?».
«È un sacerdote il primo che passa! È un levita il secondo!».
E via con l’indignazione e con i giudizi!!!
E via con il malumore per un mondo che non funziona per colpa di briganti sempre più violenti e di sacerdoti e leviti che se ne vanno per la loro strada indifferenti …

Ma questo malumore crescente ci distrae dal gesto di un uomo che vede e ha compassione. Nel mondo ci sono briganti e persone talmente piene di impegni da non potersi fermare, persone insensibili e sorde ai bisogni dei più piccoli e deboli.

Ma nel mondo ci sono persone come quel Samaritano.

Esistono tanti buoni Samaritani e ognuno di noi, una volta o l’altra, li ha incontrati. Eravamo come quell’uomo mezzo morto e qualcuno ci ha soccorso, ha dedicato a noi il suo tempo e il suo cuore. Dobbiamo riconoscere che eravamo mezzi morti e che saremmo morti del tutto, se quell’uomo non fosse passato per la via e non ci avesse raccolto.

Pensiamo alla gratitudine che fiorisce nel nostro cuore quando qualcuno ci fa del bene in modo gratuito e inaspettato. Ci prende una gioia che ci fa guardare tutto con fiducia e speranza! Ci viene voglia di far qualcosa per ricambiare il bene ricevuto e rendere tutto ancora più bello!

Sono convinto che l’uomo della parabola, una volta guarito, abbia scelto come regola di vita di andare e fare come il buon Samaritano, che aveva incontrato sulla via da Gerusalemme a Gerico! [dGL]

venerdì 12 luglio 2019

La bellezza è nella storia di chi ama

La bellezza è nella storia di chi ama – venerdì 12 luglio 2019

Dal Vangelo secondo Matteo (7,24-25)
24 Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.

Oggi concludiamo questa bellissima storia dell’oratorio estivo.
è stata una storia entusiasmante, vissuta in allegria tra amici.
Alcuni amici sono ben visibili accanto a noi (preti, Lucia, educatori, animatori, mamme e papà, amici,...), altri ci sono sempre, ma possiamo vederli solo con gli occhi della fede.

Gesù, Maria, San Giuseppe e tutti i santi ci guardano sempre giocare e lavorare e ballare,... e ci raccontano la loro bella storia.

Le parole che abbiamo ascoltato poco fa, tratte dal vangelo secondo Matteo, ci dicono il segreto della bella storia di ogni santo e quindi anche della nostra: costruire sulla roccia. Non esistono nel mondo persone che vivono e non affrontano mai la pioggia, la tempesta, il vento forte, la fatica, il buio spaventoso della notte,... momenti di delusione, di solitudine e tristezza. Invece esistono nel mondo persone che la roccia fa resistere a ogni difficoltà. Questa roccia è Dio!

Dai santi impariamo a vivere, e vivere significa giocare, divertirci, ma anche rispettarci, volerci bene, aiutarci, prenderci per mano, condividere, incontrarci, ammirare ciò che è vero, bello, buono e giusto e vivere per ciò che è vero, bello, buono e giusto! Vivere è amare ed essere amati, essere destinatari di una cura e prenderci cura di qualcuno. Qui in oratorio abbiamo fatto esperienza di una cura gratuita da parte di chi ci vuole bene e ognuno di noi, a sua volta, ha avuto occasione di prendersi cura di qualcuno. Gli animatori si sono presi cura gli uni degli altri e dei bambini e ragazzi che gli sono stati affidati. Le mamme hanno preparato le merende e, così facendo, si sono prese cura di circa 100 figli per tre pomeriggi a settimana. Bambini e ragazzi si sono presi cura dei loro compagni di gioco, o di squadra o di laboratorio, e anche degli animatori. Sì, anche degli animatori: perché è vero che il più grande si prende cura del più piccolo, ma il più grande, per essere contento, ha bisogno che il più piccolo si prenda cura di lui mostrandosi attento ad ascoltare, gentile nel parlare, sorridente nel ringraziare, contento nel giocare,...

Oggi sono felice di poter dire che è stata una bella storia e continuerà a essere una bella storia, sempre più bella! Per tutto questo vogliamo ringraziare Dio, pregando insieme come Gesù ci ha insegnato: Padre nostro,...

mercoledì 26 giugno 2019

Saggezza antica

«Bisogna sempre evitare di giungere al litigio e alla rissa. È meglio allontanarsi e lasciar perdere le provocazioni, qualunque siano e da chiunque vengano (d'altronde possono venire solo dagli stolti). Occorre dare lo stesso peso sia all’ossequio sia agli oltraggi del volgo, senza inorgoglirsi dell’uno o rattristarsi per gli altri» (Seneca, La fermezza del saggio, in Dialoghi morali, Einaudi, pp. 113 e 115).

domenica 16 giugno 2019

Freccia (2)

- Chi sei?
- Sono un prete
- E chi è un prete?
- Un prete è uno che va in giro per tutta la vita sulla barca della Chiesa a soccorrere naufraghi
- Chi sono i naufraghi?
- I naufraghi sono tutti quelli che il mondo scarta o lascia da soli
- Posso venire con te?
- Certo che puoi!

venerdì 14 giugno 2019

lunedì 10 giugno 2019

Freccia

Le frecce tricolore volavano.
Noi sui marciapiedi eravamo tutti col naso in su a vederle sfrecciare!
Con gli occhi immersi nel blu,
pensavo a Dio che guardo sempre troppo poco,
sia quando è in cielo, sia quando è qui in terra! [dGL]

venerdì 24 maggio 2019

La dolce umiltà

Le reliquie di Santa Bernadette sono appena ripartite dopo le giornate di preghiera nella Cattedrale di San Benedetto del Tronto.

Sono arrivato tardi, ma la folla è ancora sul sagrato.
Sembra la banchina del porto quando il transatlantico parte per la traversata oceanica e i parenti lo guardano prendere il largo e accompagnano con gli occhi i loro cari che, piano piano, si allontanano.

C’è già nostalgia di una presenza amica, silenziosa, discreta, semplice e umile.

Un flusso continuo di persone in questi giorni è passato davanti all’urna che contiene le reliquie di Santa Bernadette e davanti all’immagine della Madonna di Lourdes.

Ognuno ha affidato alla Vergine Maria e a Santa Bernadette le sue intenzioni di preghiera, raccomandando le persone più care e chiedendo la guarigione del corpo e dello spirito.

Vedere la gente che prega è bellissimo.
La delicatezza dei gesti, la devozione nel sussurrare parole sante, gli occhi lucidi per la commozione, una carità che si ravviva e s’esprime con un’attenzione e una cura amorevole per anziani e ammalati,...

Lunedì pomeriggio mi sono commosso nel vedere due persone anziane, forse marito e moglie, sostenersi a vicenda sulla via della Cattedrale e compiere il loro piccolo pellegrinaggio. L’altare ormai era vicino e loro camminavano, lenti e contenti!

«La santità ci attira a sé», ho pensato mentre dal fondo della chiesa, presentavo all’umile suora di Nevers le mie preghiere e le parlavo di tante persone bisognose di una carezza da parte di Dio. [dGL]

giovedì 23 maggio 2019

Il Vangelo fa notizia!

«Lo avete fatto a me» (Mt 25, 40).
La notizia è su quasi tutti i giornali!
Eppure si tratta di una frase risalente a quasi 2000 anni fa.

È contenuta tra le pagine di un libro insieme a tante altre frasi.
Il libro si chiama “Vangelo”.

Il versetto in questione è tratto da un discorso di Gesù e nella sua interezza suona così: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Improvvisamente questa Parola di Gesù è uscita dal Vangelo e ha cominciato a girare per le strade e a incontrare la gente.

L’effetto dell’incontro è sorprendente!

«Lo avete fatto a me» sveglia anche le coscienze più assonnate, mandando in crisi un sistema che tende a presentare come giuste l’indifferenza, la durezza di cuore, la mancanza di pietà e compassione.

Gesù dice: «Lo avete fatto a me», e noi torniamo a vedere il nostro prossimo e lo scopriamo maltrattato, offeso, umiliato, emarginato, scartato,... imprigionato.

Adesso lo vediamo ovunque il nostro prossimo: può essere nostro fratello, nostra madre, nostro padre, una persona malata, una persona che gioisce, un amico, uno sconosciuto che incontriamo per strada,... un nemico. Sì, possiamo farci prossimi a chiunque, pure ai nostri nemici!

Se ci trovassimo in mezzo al mare e ci fosse uno in pericolo di vita, anche lì vedremmo semplicemente il nostro prossimo e non esiteremmo a salvarlo!

«Lo avete fatto a me» significa che quando vediamo persone che dormono sulle panchine o buttate agli angoli delle strade, proviamo a metterci nei loro panni e non ci sentiamo troppo bene,...

«Lo avete fatto a me» richiama a tutti l’importanza della solidarietà umana.
E quanto è importante educare alla solidarietà umana!
È proprio grazie alla solidarietà umana che tanti uomini e donne si prendono a cuore la situazione dei loro familiari, dei vicini di casa, di persone lontane, dei più piccoli, degli ultimi e degli scarti della società,...

«Lo avete fatto a me» richiama a tutti l’importanza della condivisione!
E quanto è importante educare alla condivisione!
È proprio grazie alla condivisione che ciascuno mette a disposizione della comunità i suoi talenti perché tutti possano trarne beneficio.
È proprio grazie alla condivisione che ai poveri non manca il pane quotidiano e l’assistenza sanitaria,...

«Lo avete fatto a me» richiama a tutti la necessità del volontariato!
E quanto è importante incoraggiare il volontariato!
Le associazioni oggi faticano a rimanere in piedi e a trovare nuovi volontari, eppure crescono le richieste di intervento da parte di chi vive in situazioni di disagio.

«Lo avete fatto a me» è una buonissima notizia per la realtà in cui viviamo: essa ci rincuora nella nostra ordinaria azione di uomini e di cristiani e ci mantiene svegli quando la nostra coscienza rischia di addormentarsi in una falsa pace!

Speriamo che questa Parola straordinaria ci porti a uscire incontro al prossimo per alleggerire la sua solitudine e la sua povertà e rispondere al suo estremo bisogno di prossimità! [dGL]