domenica 22 marzo 2020

Pasqua


«Era il giorno di Pasqua quando, terminati i vespri celebrati nella grande chiesa dell’Intercessione della Santa Vergine, ritornavo alla mia cella presso il mulino e sulla strada vidi un operaio. Quando gli fui vicino, mi chiese di dargli un uovo. Io non ne avevo, e tornai al monastero e ricevetti dal mio padre spirituale due uova. Ne detti uno all’operaio; ma quando egli mi disse che erano in due, gli diedi anche il secondo uovo, e allontanatomi mi misi a piangere di compassione per tutti coloro che sono poveri ed ebbi pietà di tutto il mondo e di ogni creatura.
Un’altra volta, pure a Pasqua, mentre mi dirigevo dalla porta principale del monastero verso la nuova cappella della Trasfigurazione, vedo correre verso di me un bambino di circa quattro anni con un bel visetto – la grazia di Dio risplende nei bambini piccoli –. Avevo un uovo e lo detti al bambino. Egli ne fu felice e corse da suo padre a mostrargli il dono. E per questo gesto così piccolo ricevetti da Dio una grande gioia, e amavo ogni creatura in Dio, e lo Spirito santo riempì della sua armonia l’anima mia. Giunto alla mia cella, per la compassione verso il mondo, pregai a lungo Iddio con lacrime».
[Silvano del Monte Athos, Ho sete di Dio, Piero Gribaudi editore]

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