Da lontano mi raggiunge la voce del mister durante una partita di calcio.
Avevamo un bel vantaggio sulla squadra
avversaria e la vittoria era già assicurata. Eppure il nostro allenatore
continuava a urlare come se la partita fosse appena iniziata; camminava su e
giù a bordo campo e ci incitava senza interruzione ad attaccare con impegno,
con grinta, con grande intensità!
In questo momento non mi trovo su un campo
di calcio.
Sono in una chiesa e sto partecipando a
una veglia di preghiera.
La chiesa è stracolma: in tanti hanno
desiderato essere presenti per salutare Debora, una giovane ragazza, un’amica,
una figlia, una sorella in Cristo.
Mi chiedo perché le parole del mister mi tornino in mente proprio ora,
visto che sono passati più di quindici anni da quella partita.
I pensieri, però, sono così: ti si
presentano e, a volte, ti sembra che non c’entrino nulla con quello che stai
vivendo. Se, però, provi a scacciarli e loro non se ne vanno, cominci a considerare
la possibilità che non siano venuti per distrarti, ma per aiutarti.
Nella chiesa c’è un grande raccoglimento.
Il canto e la preghiera comunitaria ci
uniscono, comunicandoci il calore di un abbraccio; nei momenti difficili ti
accorgi di come la preghiera sia davvero la luce che ti permette di recuperare
la speranza, di rialzarti e riprendere il cammino.
La veglia prosegue e viene proclamata la
Parola di Dio, il sacerdote la spezza perché scenda meglio nel cuore e ci doni
un po’ di conforto nella notte. Tra una lettura e l’altra, sento ancora la voce
del mister: ci sta incoraggiando ad
attaccare, a non fermarci, a giocare fino alla fine…
Non è la prima volta che la morte mi porta
a riflettere sulla vita.
La vita è un dono meraviglioso, ma può
capitare di darlo per scontato o di non apprezzarne fino in fondo il valore.
Penso al tempo che perdo o impiego male ogni giorno; penso alle cose futili che
mettono a rischio le relazioni con chi mi sta intorno; alla tristezza da cui mi
lascio prendere quando le cose non vanno o non sono come vorrei; al disimpegno,
alla pigrizia, ai litigi inutili, ai sospetti, ai pregiudizi, alle lamentele,…
Quando penso alla morte, tutto sembra
fermarsi e riprendere la sua giusta dimensione; è come se per un momento mi si
aprissero gli occhi e mi fosse concesso di vedere chiaro l’essenziale.
È allora che lo Spirito Santo mi ricorda l’invito evangelico
a non temere, a riprendere fiducia, ad amare, a vivere in un modo diverso, in
un modo del tutto nuovo: alla maniera del Risorto!
Le tenebre della morte sono state
squarciate definitivamente dalla Risurrezione di Cristo! La morte non è l’ultima
parola: noi risorgeremo!
Cari
amici, siamo tutti chiamati a vivere il nostro tempo prendendoci cura gli uni
degli altri! A chiedercelo è Dio che ci dona la vita; a chiedercelo sono i nostri
genitori, i nostri fratelli e tutti gli amici che, con il loro affetto, rendono
più belle le nostre giornate; a chiedercelo con forza e a sostenerci sono anche
tutti quegli amici e fratelli che ci hanno preceduto nel passaggio dalla Chiesa
terrestre alla Chiesa celeste. [dGL]
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