lunedì 26 gennaio 2015

Il buon esempio

Cari padri e madri,
qualche giorno fa ho visto che sul calendario di Frate Indovino dello scorso anno, c’era una fiaba dei fratelli Grimm che avevo sentito raccontare a casa quando ero piccolo.

Vorrei condividerla con voi:

«C’era una volta un uomo molto anziano che camminava a fatica; le ginocchia gli tremavano, ci vedeva poco e non aveva più neanche un dente. Quando sedeva a tavola, reggeva a malapena il cucchiaio e versava sempre il brodo sulla tovaglia; spesso gliene colava anche dall’angolo della bocca. Il figlio e la nuora provavano disgusto, perciò costringevano il vecchio a sedersi nell’angolo dietro la stufa e gli davano da mangiare in una brutta ciotola di terracotta. Il poveretto guardava sconsolato il loro tavolo, con gli occhi lucidi. Un giorno le sue mani, sempre tremanti, non riuscirono a reggere la ciotola, che cadde a terra e andò in pezzi. La donna lo rimproverò, ma il vecchio non disse nulla e sospirò. Allora per pochi soldi gli comprarono una ciotola di legno. Mentre sedevano in cucina, si accorsero che il figlioletto di quattro anni armeggiava per terra con dei pezzetti di terracotta. “Che cosa stai combinando?” gli domandò il padre. “Ecco… – rispose il bambino – sto accomodando la ciotola per farci mangiare te e la mamma quando sarete vecchi”. I genitori allora si guardarono e scoppiarono in lacrime. Fecero subito sedere il vecchio nonno al loro tavolo e da quel giorno lo lasciarono mangiare sempre assieme a loro. E quando versava il brodo non dicevano più nulla».

Oltre a richiamarci alcuni dei valori fondamentali su cui poggia la nostra vita, il racconto mette in luce l’importanza del buon esempio.

In tono canzonatorio si dice:
«Fa’ quello che il prete dice e non quello che il prete fa».

Mi chiedo, però, se tra qualche anno non vi troverete a raccomandare ai vostri figli: «Fa’ quello che il babbo o la mamma dice e non quello che il babbo o la mamma fa».

Sicuramente non capiterà a casa vostra l’episodio narrato dai fratelli Grimm, ma tutti sappiamo bene che i figli tendono a riprodurre gesti e modi di vivere e di pensare che vedono in chi li educa: danno importanza a cose futili e superficiali e trascurano quelle profonde ed essenziali, fumano, bevono, parlano al telefono mentre guidano, dicono parolacce, giudicano e chiacchierano di tutto e di tutti, fanno fatica a coinvolgersi nella vita civile, gettano i rifiuti dove capita (tanto, poi, c’è uno che è pagato per pulire, aggiustare, mettere in ordine dove io ho sporcato, rotto, messo in disordine), non entrano più in chiesa e nutrono una sfiducia nei confronti della Chiesa, sono facilmente irritabili e impazienti, non hanno rispetto delle forze dell’ordine e delle regole in generale, scendono facilmente a compromessi perché quel che conta è arrivare al successo, al potere, al denaro,…

Cari padri e madri,
non vi sto bacchettando; desidero solo farvi capire che è necessario essere esempi positivi e non soltanto buoni predicatori. I piccoli vi guardano come modelli di vita ed è naturale per loro fidarsi della vostra esperienza, dei vostri consigli, del vostro modo di affrontare il quotidiano.

I ragazzi hanno bisogno di vedere quanto sono importanti per noi adulti i valori dell’equilibrio, della moderazione, dell’onestà, della lealtà, delle buone relazioni, della pace, della sincerità, del sacrificio, della laboriosità, della fedeltà alla parola data, del rispetto dell’altro, anche quando è anziano, malato, povero, straniero, carcerato,…

Noi cristiani ritroviamo questi valori nella vita dei Santi, uomini e donne come noi che hanno deciso di seguire Gesù da vicino. È alla scuola dei Santi che possiamo scoprire il segreto della felicità, della gioia!

Se i nostri ragazzi ci vedranno vivere di questi valori, capiranno che la vita buona è essere dono gli uni per gli altri. Lo vedranno in noi e vorranno essere come noi! [dGL]

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